Giochi di guerra nucleare in tempi di pandemia per l’Aeronautica Militare italiana
Sono
sette i militari di stanza nella base aerea di Nellis, Nevada, risultati positivi
al
COVID-19. Nelle ultime 24 ore il numero è quasi raddoppiato, mentre è allarme
pandemia in tutta la Contea di Clark, dove secondo il Distretto sanitario del
sud Nevada sono già stati registrati tre morti e altri 126 cittadini contagiati,
dieci dei quali in gravi condizioni, anche se nelle prossime ore le autorità
locali prevedono una forte crescita del numero di pazienti positivi al virus. Il
20 marzo scorso nella Nellis Air Force Base si è conclusa la grande
esercitazione aerea Red Flag 20-02 a
cui hanno partecipato i reparti di volo provenienti da quattro paesi, Stati Uniti
d’America, Germania, Spagna e Italia, con
oltre duemila militari e una ottantina tra cacciabombardieri e grandi velivoli
da trasporto.
Proprio
qualche ora prima che venisse ufficializzata la chiusura dei war games, il
Comando dell’US Air Force aveva dato notizia che uno dei “membri delle forze
Nato” partecipanti a Red Flag era
stato messo in isolamento dopo essere risultato positivo al tampone sul
Covid-19, mentre il personale militare con cui era entrato in contatto negli
ultimi giorni era stato “tenuto al rispetto delle linee guida previste dal
Centro di controllo e prevenzione delle malattie infettive Usa”. “Il militare
Nato è stato sottoposto ad esami urgenti dopo che sabato 14 aveva accusato
gravi sintomi influenzali”, ha dichiarato il colonnello Cavan Craddock, comandante
del 99th Air Base Wing di US Air Force. “Martedì 17 il paziente è stato
trasferito con un aereo Nato al Nellis Emergency Department e stamani è stato
accertato il contagio da Covid-19. Le operazioni aeree di Red Flag 20-2 si sono appena concluse e il personale che vi ha
partecipato sta per rientrare alle rispettive basi di appartenenza”. Nel comunicato
il Comando della base militare di Nellis ometteva tuttavia di precisare il
paese di origine del “militare Nato” ricoverato d’urgenza.
Il
21 marzo veniva confermato il contagio di un secondo militare impegnato nelle esercitazioni
aeree in Nevada, un pilota del 57th Wing dell’Aeronautica Usa di stanza a
Fairchild, Washingon. Altri cinque militari sono stati sottoposti ad isolamento
nelle ultime 48 ore mentre è stata ordinata la chiusura di tutti gli impianti
sportivi e ricreativi e delle strutture religiose ospitate nella base di Nellis,
mentre sono stati ridotti gli orari di apertura degli store alimentari con “turni
speciali riservati al personale militare, ai dipendenti civili, ai familiari e
ai contractor”. L’allarme pandemia ha infine convinto i comandi delle forze aeree
del Pacifico ad annullare, “in accordo con i paesi partner” la terza fase delle
esercitazioni di Red Flag prevista
dal 30 aprile al 15 maggio in Alaska.
Intanto
si sono concluse le operazioni di rientro in Italia dei reparti dell’Aeronautica
presenti a Red Flag 20-02: il 4°
Stormo di Grosseto, il 14° di Pratica di Mare, il 32° di Amendola (Foggia), il
36° di Gioia del Colle, il 37° di Trapani-Birgi e la 46^ brigata di Pisa. Ad
oggi l’ufficio stampa dello Stato Maggiore della Difesa non ha fatto alcun
accenno all’epidemia da coronavirus esplosa a Nellis né a quali misure di
prevenzione e controllo sono state adottate per verificare l’eventuale contagio
del personale italiano di ritorno dall’esercitazione in Nevada. Di contro si sprecano
gli entusiastici commenti sull’inopportuna partecipazione a Red Flag in piena emergenza sanitaria in
Italia. “Si è trattata della più importante esercitazione aerea organizzata
dagli Stati Uniti a cui l’Aeronautica Militare ha partecipato insieme alle
forze aeree tedesche e spagnole”, ha dichiarato il Colonnello Luca Maineri, a capo del team in
trasferta negli Stati Uniti. “Un’esperienza unica al mondo, in grado di
contribuire in un contesto altamente realistico a migliorare la prontezza e l’integrazione
tra piloti di diversi assetti ed appartenenti a differenti Paesi.
Per l’Aeronautica Militare ha rappresentato il più importante evento
addestrativo del 2020, per la prima volta in assoluto con tre tipologie di
velivoli: gli F-35 del 32° Stormo, gli Eurofighter del 4°, 36° e del 37° Stormo
ed il CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare. Per
consentirci di operare in America ad una tale distanza da casa, la Forza Armata
ha saputo ancora una volta dar prova della sua capacità di logistica di
proiezione, grazie alla quale siamo in grado di raggiungere con personale e
mezzi, in brevissimo tempo, qualsiasi destinazione ed essere in grado di
operare ed addestrarci in ogni angolo del mondo esattamente come se fossimo in
Italia”.
Un appuntamento, quello di Red Flag, a cui i vertici delle nostre
forze armate non potevano certamente mancare, anche a costo di mettere a
comprovato rischio di contagio i propri uomini. Nell’immenso poligono desertico
del Nevada hanno fatto bella mostra di sé le nuove bombe termonucleari B61-12
destinate ad essere stoccate nei depositi Usa in Europa, compresi quelli delle due
basi in Italia di Ghedi ed Aviano. I media statunitensi hanno riprodotto le
immagini sul montaggio delle armi atomiche sotto le ali degli F-15E “Strike Eagle”
di US Air Force e del loro trasporto in volo durante le esercitazioni di
inseguimento e tiro effettuate congiuntamente con i velivoli dei paesi Nato presenti
a Red Flag, primi fra tutti i cacciabombardieri
F-35A del 32° Stormo di Amendola. “La presenza in Nevada ci ha consentito di accrescere
e consolidare il ruolo del nuovo velivolo quale enabler fondamentale in scenari complessi, che includono minacce aeree e terrestri avanzate”,
ha commentato enfaticamente l’Aeronautica militare. E’ ai costosissimi caccia
di quinta generazioni che le dottrine Nato affidano lo strike nucleare per le prossime
guerre prossime venture.
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