Il 1° marzo di nuovo a Niscemi contro il MUOS per una Sicilia di pace
A Comiso, trent’anni fa, i
missili Cruise della Nato trasformarono la Sicilia in avamposto atomico nel
Mediterraneo. Oggi, le tre mega-antenne del MUOS, il nuovo sistema di
telecomunicazioni satellitari della Marina militare Usa, erette nel cuore della
riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, consacrano l’Isola in spettrale
laboratorio delle guerre globali del XXI secolo. Guerre che saranno sempre più
disumanizzate e disumanizzanti, iper-robotizzate e iper-dronizzate. Come
allora, non sono bastate le mobilitazioni di migliaia di siciliani, i cortei,
le petizioni, le azioni dirette non violente, gli scioperi autoorganizzati, i
blocchi dei cantieri, per impedire l’ennesimo scempio del territorio perpetrato
dai moderni signori della morte bellica. A fine anni ’80, la crisi del mondo bipolare
consentì il progressivo smantellamento dei Cruise e la smilitarizzazione della
base di Comiso. Gli scenari geo-strategici contemporanei sono molto più
complessi ed articolati ed è in atto una corsa al riarmo generale planetario
che non ha precedenti nella storia dell’umanità. Difficile vedere all’orizzonte
chi, come e quando potrà imporre un cambiamento epocale nella direzione della
pace, del disarmo e della giustizia sociale. Ovvio allora che il completamento
dei lavori di realizzazione del MUOS abbia causato uno scoramento diffuso tra
tutti coloro che, nella disattenzione di buona parte dei grandi media nazionali,
hanno dato vita a una straordinaria stagione di lotte antimilitariste, contro
un progetto di mera supremazia militare, devastante per il territorio, l’ambiente
e la salute.
Il Movimento No MUOS, però, non
si arrende ed è già stata messa in cantiere un’agenda piena di iniziative ed
eventi. Nei giorni scorsi, i parlamentari
per la pace, primi firmatari Erasmo Palazzotto (Sel), Gianluca Rizzo (M5S),
Paolo Beni (Pd), Mario Sberna (Scelta civica), Massimo Artini (vicepresidente
della Commissione difesa della Camera dei deputati) e Claudio Fava
(vicepresidente della Commissione antimafia) hanno depositato alle Camere il
testo di una mozione che impegna il Governo
a sospendere la realizzazione del MUOS e “rimettere ogni accordo al
riguardo al Parlamento ai fini dell’approvazione preventiva ai sensi degli articoli
80 e 87 della Costituzione, previa informativa riguardo le reali caratteristiche
e condizioni d’uso dell’impianto di trasmissione, la sua possibile esclusione
in occasione di eventi bellici e i costi sostenuti per le basi militari statunitensi
e lo stazionamento dei militari Usa in Italia”. L’appello perché in sede
parlamentare venisse finalmente affrontato il tema del MUOS di Niscemi era stato
lanciato nell’ottobre 2013 nel corso di un incontro promosso a
Roma dall’Intergruppo dei Parlamentari per la Pace in collaborazione del
Coordinamento dei Comitati No MUOS, ARCI, Legambiente, COBAS, Associazione
Antimafie “Rita Atria”, Rete Disarmo, Emergency e Pax Christi. “Per la sua
rilevanza strategica, il nuovo sistema satellitare sarà usato dagli Stati Uniti
in tutti i conflitti, anche in quelli palesemente in contrasto con l’art. 11
della Costituzione italiana che afferma i principi fondamentali della pace e del
ripudio delle guerre”, spiegano i legali del Coordinamento No MUOS, Paola
Ottaviano e Sebastiano Papandrea. “L’accordo che ha
consentito l’installazione del MUOS nel territorio nazionale è del tutto
illegittimo”, aggiungono i due avvocati. “Secondo la
Costituzione, il Governo avrebbe dovuto richiedere la
ratifica dell’accordo da parte del Presidente della Repubblica, previa
autorizzazione del Parlamento. Invece si è adottata una prassi semplificata con
la sottoscrizione di un protocollo solo da parte del rappresentante del
Ministero della Difesa, non ratificato dal Capo dello Stato e non approvato
dalle Camere”.
Sabato 1 marzo, i No MUOS si ritroveranno a Niscemi,
per una grande manifestazione regionale di fronte ai cancelli della stazione di
radiocomunicazione satellitare. “Ci muoveremo
ancora una volta tutte e tutti verso la base attraverso cui governi e militari
credono di poter raggiungere i propri fini di guerra e controllo passando sulle
nostre vite”, scrivono i Comitati nell’appello d’indizione dell’evento. “Determinati come abbiamo imparato ad essere, così come fu
lo scorso 9 agosto quando in centinaia invademmo pacificamente l’installazione
di morte, torneremo a riprenderci ciò che è nostro, sempre più convinti che
l’occupazione militare non sia più tollerabile e che le scelte sui territori
debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano e
non dai disegni geopolitici delle potenze economiche”. Nell’Utopia, come lo fu
per Comiso, che la Sicilia si trasformi in Ponte di Pace in un Mediterraneo dei
Popoli.
Articolo pubblicato in Arcireport, n. 6, 13 febbraio 2014.
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