MUOS… Non è solo colpa dell’imperialismo yankee
Le
megaparabole del MUOS sono lì, nel cuore della “Sughereta” di Niscemi, erette a
emblema di morte, distruzione, olocausto. Nulla hanno potuto contro l’arroganza
dei Signori di tutte le Guerre, i cento - mille volti, sguardi e corpi che
hanno sfidato il senso comune e le leggi per impedire l’ennesimo scempio nell’Isola
portaerei-fortezza Usa e Nato. Il suo ruolo a livello mondiale? Servirà
principalmente per dare
ordini
bellici. È una struttura nociva per la salute delle persone e dell’ambiente.
Per parecchi mesi intricate trattative, complicato e segreto carteggio… Lotte
ad oltranza del movimento. Balletti delle istituzioni, decisioni dei Tribunali,
il 24 luglio 2013 la giunta Crocetta revocò la sua revoca, consentendo l’installazione
finale delle antenne del MUOS. La sua era stata tutta propaganda elettorale… il
nostro un sogno…
Le mega-parabole del MUOS
sono lì, nel cuore della “Sughereta” di Niscemi, erette a emblema di morte,
distruzione, olocausto. Nulla hanno potuto contro l’arroganza dei Signori di
tutte le Guerre, i cento-mille volti, sguardi e corpi che hanno sfidato il
senso comune e le leggi per impedire l’ennesimo scempio nell’Isola portaerei-fortezza
Usa e Nato. Stavolta, però, non è solo colpa dell’imperialismo yankee o di una
borghesia nazionale affarista, vile e mafiosa. Se un giorno i siciliani
riusciranno a liberarsi del MUOStro per le guerre globali del XXI secolo, come
fecero già vent’anni fa con i missili nucleari di Comiso, ricorderanno certo ancora
il nome di chi avrebbe potuto e dovuto ostacolarne, e non l’ha fatto, i lavori
di costruzione, violando la Costituzione e le normative urbanistiche,
ambientali e antimafia. Primo fra tutti il governatore della Regione siciliana Rosario
Crocetta, bugiardo paladino della legalità, con la sua corte di assessori e parlamentari-sostenitori.
Un megafono per amplificare servitù e
ingiustizie in una terra che con le antenne del MUOS oggi è ancor di più meno
libera.
Generali,
ministri e governatori insieme appassionatamente
«Dire no al MUOS non è stata una passeggiata. Ci rendiamo conto di
avere toccato interessi forti. Mi aspetto una reazione da parte di qualcuno.
Chi? Gli stessi poteri magari che decisero di fare scomparire il presidente
dell’Eni Enrico Mattei». L’11 marzo 2013 il neo presidente della Regione
Sicilia Rosario Crocetta ammetteva pubblicamente di temere le conseguenze della
sua originaria presa di posizione contro l’installazione del MUOS a Niscemi. In
campagna elettorale Crocetta aveva assunto l’impegno a impedirne
la costruzione con ogni mezzo. «Uno
dei primi atti che farò da governatore sarà quello di revocare le
autorizzazioni ai lavori firmate dal mio predecessore Raffaele Lombardo» aveva
ripetuto agli esponenti No MUOS incontrati ai comizi. Un impegno accolto con
favore dall’elettorato e dai media siciliani e che contribuì non poco all’esito
della competizione elettorale. Da presidente il No all’impianto USA divenne però sempre più tiepido e l’assunzione
di qualsiasi atto amministrativo fu rinviata sine die. Al primo incontro ufficiale tra
l’assessore all’Ambiente e Territorio Mariella Lo Bello e il Coordinamento dei
Comitati No MUOS, tenutosi a Palermo il 30 dicembre 2012, le posizioni
apparvero poco conciliabili e la richiesta di revoca delle autorizzazioni in
autotutela fu respinta dalla Regione. Erano palpabili sin d’allora le pressioni
politiche nazionali e statunitensi sui nuovi governanti siciliani. Il 3 gennaio
2013 la ministra degli Interni Annamaria Cancellieri inviò una missiva al presidente
Crocetta preannunciando l’intervento repressivo della polizia contro i
manifestanti di Niscemi. «La base MUOS
è un sito di interesse strategico per la
difesa militare della nazione e dei nostri alleati», scrisse la Cancellieri. Mentre
alcuni parlamentari protestarono esprimendo contestualmente solidarietà ai No
MUOS che presidiavano la stazione Usa di Niscemi, Crocetta preferì il silenzio.
L’8 gennaio l’Assemblea
Regionale Siciliana approvò all’unanimità una mozione che impegnava la giunta ad
adottare ogni iniziativa utile alla revoca delle autorizzazioni ai lavori del nuovo
sistema satellitare. Per ottenere un primo atto formale del governo si dovette
attendere però il successivo 11 gennaio, quando le forze dell’ordine caricarono
ripetutamente centinaia di manifestanti che tentavano d’impedire l’arrivo in contrada
Ulmo di un’autogrù della Comina S.r.l. di Belpasso per l’innalzamento delle
antenne del MUOS. Lo sconcerto generale per la violenta repressione di una
protesta del tutto legittima e pacifica, convinse Crocetta
ad annunciare l’avvio del procedimento di revoca delle due autorizzazioni
ambientali firmate dal governo Lombardo. «Noi
non diciamo no al MUOS, diciamo alla Marina militare americana di presentare
uno studio autorizzato da un organismo pubblico sanitario competente come
l’Istituto Superiore di Sanità che dimostri che il MUOS non è dannoso», scrisse lo
stesso Crocetta sul quotidiano Il
manifesto del 13 gennaio 2013. L’idea di affidare all’Istituto dipendente
direttamente dal ministero della salute non era nuova. Il governatore l’aveva
espressa il 23 novembre 2012 quando i
No MUOS avevano iniziato a presidiare i cancelli della base di Niscemi
impedendo l’ingresso dei mezzi. «Proprio stamattina ho avuto una riunione in Regione
per parlare di questo caso»,
spiegò Crocetta alla giornalista
Antonella Sferrazza. «Incaricherò l’ISS di fare uno studio sulla pericolosità di queste antenne
per la salute e per l’ambiente».
Ancora più sconcerto destò
però il tenore di alcune dichiarazioni che l’assessore Mariella Lo Bello
rilasciò a Livesicilia.it il 16
gennaio 2013. «Non siamo
contrari all’opera in sé»,
esordì Lo Bello. «Non
riteniamo che il MUOS sia dannoso, ma che la gente debba conoscere i dati di
cui non siamo in possesso. Se venisse fuori che è nocivo dal punto di vista
dell’inquinamento elettromagnetico o che non può stare così vicino ad un
aeroporto chiederemo che venga spostato in un altro posto». Dopo l’audizione congiunta delle Commissioni ambiente
e sanità dell’Assemblea Regionale del 5 febbraio a cui parteciparono esperti,
docenti universitari e attivisti No MUOS, il governatore annunciò l’avvio del procedimento di revoca. L’azione amministrativa fu
intrapresa solo sei giorni dopo ma si rivelò del tutto differente da quanto
preannunciato. L’assessorato emise infatti un mero «invito» alla Marina USA a «sospendere» i
lavori in attesa dell’acquisizione di pareri tecnico-scientifici che potessero
offrire garanzie della non nocività del MUOS sulla salute della popolazione.
L’11 marzo una delegazione della Regione guidata dal
governatore si recò a Roma per un vertice con l’esecutivo guidato da Mario
Monti che si dichiarò favorevole all’affidamento a un «organismo tecnico indipendente» di uno studio sulle problematicità ambientali del MUOS: la scelta,
come auspicato dalla giunta Crocetta, ricadde sull’Istituto Superiore di Sanità
con la collaborazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale (ISPRA), organo del ministero dell’ambiente. Soddisfatto
per il discutibile esito del summit romano, Crocetta invitò i manifestanti a
sospendere blocchi e presidi nelle stradine di accesso alla base NRTF di
contrada Ulmo. La richiesta fu però respinta anche perché il via vai di camion
proseguiva nonostante le assicurazioni di sospensione dei lavori. Il 15 marzo
le forze dell’ordine caricarono ancora una volta i giovani e le mamme No MUOS.
Il 29 marzo 2013 – un giorno prima della manifestazione nazionale che vide
la partecipazione a Niscemi di più di 15.000 persone - l’Assessorato
regionale Territorio ed Ambiente
revocò le autorizzazioni rilasciate l’1 e 28 giugno 2011, rispettivamente di
valutazione ambientale ed esecuzione dei lavori del MUOS. Com’era già avvenuto
nell’ottobre 2012 con il ricorso al Tribunale della libertà di Catania contro il
provvedimento di sequestro preventivo dei cantieri da parte del Gip del Tribunale
di Caltagirone per il reato di abusivismo edilizio, il Ministero della Difesa,
nell’interesse della Marina Usa, chiese al TAR di Palermo l’annullamento previa sospensione dell’atto
della Regione e il ristoro dei presunti danni conseguenti al procedimento, indicati in 25.000 euro al
giorno dalla
data del 29 marzo 2013.
L’amorevole
carteggio Governo-Regione-Ambasciata Usa
La crescente mobilitazione a
Niscemi e in tutta la Sicilia e la revoca delle autorizzazioni da parte della
Regione impensierirono i militari e il corpo diplomatico Usa; fu così deciso di
rafforzare il pressing sul governo e le forze armate italiane, la Regione
Sicilia e gli amministratori locali. Gli statunitensi invocarono la riapertura
d’imperio dei cantieri e un’azione energica contro i No MUOS. Ovviamente il
governo Monti si prodigò per non deludere l’alleato d’oltreoceano: fu chiesto
alle forze dell’ordine di esercitare la tolleranza
zero con le proteste, mentre il prefetto fu sollecitato a trovare una
soluzione con il presidente Crocetta che consentisse di completare
l’installazione delle mega-antenne. Parte del circuito pro-MUOS attivato al di
fuori dei canali politico-istituzionali ufficiali è stato rivelato dagli hacker
di Anonymus Italia che intercettarono
nel maggio 2013 centinaia di e-mail e comunicazioni riservate del Viminale con la
Prefettura di Caltanissetta, la Farnesina, il Ministero della Difesa e
l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma con oggetto la costruzione del sistema satellitare in Sicilia.
L’obiettivo generale fu quello
di aggirare il divieto ai lavori in verità mai realmente sospesi. Il prefetto
di Caltanissetta Carmine Valente s’impegnò in una difficile opera di mediazione
con gli amministratori siciliani e le forze armate Usa. «Dopo la riunione a Palazzo
Chigi sembra che la situazione di empasse
in cui ci si trova sul MUOS possa essere superata, anche alla luce di una
conversazione informale avuta oggi con Crocetta», riportò il prefetto in una
e-mail inviata il 16 aprile al viceministro Staffan de Mistura. «Il Presidente in effetti ha
manifestato imbarazzo a ritirare la revoca in quanto non sarebbe sostenuta da
alcuna motivazione plausibile e perché, alla luce dell’accordo politico
raggiunto lo scorso 11 marzo, è stata accettata pubblicamente anche dal
Governo nazionale la tesi che le autorizzazioni rilasciate precedentemente
dalla Regione Siciliana presentassero vistose lacune sotto il profilo
ambientale e sanitario».
Carmine Valente assicurò comunque che a Palermo «vi sarebbero poche remore a
concedere una deroga alla revoca per la prosecuzione di alcuni lavori ben
definiti, nelle more della decisione della Commissione istituita presso l’ISS». A tal fine suggerì di
presentare alle autorità siciliane una richiesta di autorizzazione «di un numero limitato di
lavori» da
portare a termine entro il 31 maggio.
Giorno 18 aprile il Capo di
gabinetto del Ministero della Difesa, ammiraglio Vanni Nozzoli, inviò al
prefetto il documento stilato in accordo con il viceministro De Mistura e l’Ufficio
di Cooperazione per la Difesa dell’Ambasciata Usa per consentire regolarmente l’ingresso ai contractor
USA sia agli impianti MUOS che alle antenne della stazione NRTF. «Stamani ho parlato con
l’assessore Lo Bello che sa tutto e aspetta questa lista», rispose Carmine Valente. Il
22 aprile fu stilato il testo finale dell’accordo da sottoporre all’Assessorato
Ambiente e Territorio. La mattina del 24 Valente scrisse all’ammiraglio
Nozzoli. «Ho
avuto modo di parlare con l’Assessore Lo Bello, mi ha assicurato che la scheda
è condivisibile e che rispecchia esattamente quello che ci eravamo detti a Roma
nell’ultima riunione». Il
3 maggio il dirigente generale dell’assessorato Vincenzo Sansone firmò il
provvedimento che consentì la riappacificazione tra Regione, governo nazionale
e Washington. «Relativamente
alla scheda proposta – vi si legge - fermo restando che questo Assessorato non
ha mai impedito alcuna azione all’interno della base, nulla osta a che vengano
effettuati interventi di manutenzione e messa in sicurezza degli impianti,
demandando al Prefetto e al Comandante di Sigonella la vigilanza sulle attività
svolte all’interno della base».
Il tradimento del
Governatore
Nonostante
il pressing del governo Monti e dei militari Usa o i pareri scientifici assai poco indipendenti, il
9 luglio 2013 il TAR di Palermo respinse la domanda di sospensiva del Ministero
della Difesa, ritenendo che vi fossero seri dubbi sulla nocività dell’impianto MUOS
per la salute pubblica, l’ambiente e la sicurezza del traffico aereo negli
scali siciliani. Il ministro Mauro diede subito mandato all’Avvocatura dello
Stato d’impugnare innanzi al Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) le ordinanze
emesse dal TAR e la discussione fu fissata d’urgenza per il successivo 25 luglio.
Il 18 luglio, però, l’ennesimo colpo di scena. Alcuni organi di stampa
pubblicarono stralci del Rapporto sul sistema MUOS predisposto dal Comitato
d’esperti dell’Istituto Superiore di Sanità. L’esito delle valutazioni era
ovviamente del tutto riduzionista e tranquillizzante. «Non sono
prevedibili rischi dovuti agli effetti noti dei campi elettromagnetici e anche
nell’ipotesi, poco probabile, di un puntamento delle antenne paraboliche a
livello del terreno o comunque nelle direzioni di persone che potrebbero essere
esposte al fascio principale, tali rischi possono essere considerati del tutto
trascurabili», riportò l’ISS. Gli esperti
invitarono però ad assumere un atteggiamento prudenziale, in quanto «la natura
puramente teorica delle valutazioni riportate impone comunque la necessità di
verifiche sperimentali, successive alla messa in funzione delle antenne del
MUOS, qualora quest’ultime vengano affettivamente installate».
Com’era
prevedibile, il 24 luglio 2013 – un giorno prima del pronunciamento del CGA –
la giunta Crocetta revocò i provvedimenti di revoca delle autorizzazioni
ai lavori, consentendo l’installazione finale delle antenne del MUOS. «Sulla base
del parere estremamente positivo espresso dall’Istituto Superiore di Sanità,
non era più perseguibile mantenere alcun divieto senza causare il default della
Sicilia», affermò il governatore siciliano. «Le
autorizzazioni del governo Lombardo avevano prodotto responsabilità e legittimi
interessi a favore di terzi che, in caso di diniego ad effettuare l’istallazione,
hanno diritto di essere risarciti. Gli americani, infatti, sostengono che l’intero
complesso MUOS a livello mondiale costi 18 miliardi di dollari e che tale
istallazione non può funzionare senza l’impianto di Niscemi. Non avevamo altra
scelta se non quella del rispetto delle leggi». Dove
Crocetta avesse tratto l’astronomico costo del MUOS non è dato sapere. Che la
non installazione in Sicilia degli impianti (costati appena una quarantina di milioni di dollari) possa comportare il
blocco del sistema a livello planetario è poi un’invenzione di sana pianta del
governatore. Nei momenti più critici del contenzioso tra Washington e la
Regione siciliana, i tecnici Usa avevano prospettato finanche di trasferire il
terminale terrestre in un altro luogo del Mediterraneo.
Per
sancire il nuovo corso pro-MUOS, il 19 settembre 2013 Rosario Crocetta e l’assessore alla sanità Lucia Borsellino incontrarono a Roma il ministro della Difesa
Mario Mauro. I cronisti diedero un volto e un nome all’inatteso accompagnatore
della delegazione siciliana: il senatore Pd-il Megafono Giuseppe Lumia, già
presidente della Commissione parlamentare antimafia, eletto . Proprio colui che
qualche tempo prima aveva interrogato il governo sull’irregolarità dei lavori
d’installazione del terminale MUOS di Niscemi, eseguiti nello specifico da
un’azienda in odor di mafia. Ma c’è mafia è mafia. Come c’è certo antimafia e antimafia. Quella che si
limita alla presenza nelle parate delle tragiche ricorrenze. E quella sociale
che lotta e paga in prima persona per ottenere libertà e diritti, pace, disarmo
e giustizia.
A futura memoria.
Articolo pubblicato in Casablanca, n. 33. gennaio-febbraio 2014
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