Navi libiche anti-migranti. Paga l’Italia
Sei
milioni e mezzo di euro in nove mesi per addestrare gli uomini della Guardia
costiera libica a contrastare le imbarcazioni di migranti in fuga dal continente
africano. È quanto è stato stanziato dal governo Letta con i due decreti approvati,
rispettivamente, il 5 dicembre 2013 e il 10 gennaio 2014, e che hanno consentito
di prorogare la partecipazione delle forze armate e di polizia italiane in
missioni operative all’estero. Nello specifico, con il primo decreto, sono
stati destinati 2.895.192 euro per la copertura del periodo compreso dal primo
ottobre al 31 dicembre 2013, mentre il secondo atto estende l’addestramento
italiano anti-migranti sino al prossimo 30 giugno, con una spesa di 3.604.700 euro.
A operare in Libia è stato chiamato il personale della Guardia di finanza, che dovrà
assicurare pure la manutenzione ordinaria delle unità navali cedute dall’Italia
al governo libico in esecuzione degli accordi di cooperazione sottoscritti per “fronteggiare
il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani”.
Il 29 dicembre
2007, Roma e Tripoli firmarono in particolare due protocolli anti-migrazione che prevedevano il pattugliamento marittimo
congiunto delle acque del Mediterraneo e la “cessione in uso” di sei motovedette
della Guardia di finanza alla Guardia costiera libica. Le unità militari avrebbero dovuto imbarcare “equipaggi misti” con personale libico
e agenti di polizia italiani per attività di addestramento, formazione, assistenza
e manutenzione. La cessione in via “temporanea” riguardava nello specifico tre guardacoste della classe “Bigliani” e tre
vedette veloci della classe “V.5000”. Le unità “Bigliani”, realizzate dalla società Intermarine, erano omologate per imbarcare
sino a 12 militari: fornite di un radar “Gemant 2(V)1” e di uno “Scancoverter
SC 1410”, furono armate con una mitragliera “Breda” cal. 30/70 e due “MG” cal.
7,62 Nato. Le vedette
in vetroresina della classe “V.5000” erano state costruite dalla “Moschini S.p.A.”
di Fano: in grado di superare
i 50 nodi di velocità, esse potevano ospitare sino a cinque persone a bordo e
furono armate, ognuna, con una mitragliera “MG” da 7,62 e quattro “M/12” calibro
“parabellum”. “Dette unità navali – fu specificato
nei protocolli di cooperazione anti-immigrazione - effettueranno le operazioni
di controllo, ricerca e salvataggio nei luoghi di partenza e di transito delle
imbarcazioni dedite al trasporti di immigrati clandestini, sia in acque
territoriali libiche che internazionali”.
Le prime
tre motovedette della Guardia di finanza furono consegnate ai libici il 14
maggio del 2009 a Gaeta (Lt), durante una cerimonia a cui parteciparono l’allora
ministro dell’Interno, Roberto Maroni e l’ambasciatore libico a Roma, Hafid
Gaddur. Sempre a Gaeta, il 10 febbraio 2010, furono consegnate le altre tre
motovedette, tutte dotate di “moderni sistemi di scoperta e telecomunicazioni e di
due potenti propulsori diesel”, come riferì il governo italiano. Due imbarcazioni
furono distrutte a Tripoli e Zuwarah nel 2001
durante i bombardamenti aeronavali scatenati contro il regime di Gheddafi dalla
coalizione internazionale a guida Nato. Le altre quattro unità furono
seriamente danneggiate e nell’agosto 2013 furono trasferite a Napoli per essere
sottoposte a lavori di riparazione. Il mese successivo fecero ritorno in Italia
anche i trenta finanzieri destinati a funzioni addestrative della Guardia
costiera libica. Secondo Analisi Difesa,
le imbarcazioni saranno riconsegnate nel maggio di quest’anno; nel frattempo,
una quarantina di sottufficiali della marina militare libica saranno addestrati
in Italia dalla Guardia di finanza.
Con
i protocolli del dicembre 2007, l’Italia s’impegnò pure a cooperare con
l’Unione Europea per la “fornitura, con finanziamento a carico del bilancio
comunitario, di un sistema di controllo per le frontiere terrestri e marittime
libiche, al fine di fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, da
realizzare secondo le esigenze rappresentate dalla parte libica alla delegazione
della missione Frontex”. Il Trattato
di Cooperazione Italia-Libia firmato a Roma il 30 agosto 2008, definì all’art.
19 che nell’ambito della
mutua collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina, la realizzazione del sistema di controllo
delle frontiere terrestri sarebbe stata affidata a società italiane “in
possesso delle necessarie competenze tecnologiche” (cioè Selex ES, gruppo
Finmeccanica). I costi del programma sarebbero stati coperti per metà dal governo
italiano, mentre per il restante 50%, “le due Parti chiederanno all’Unione
Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute
tra la Grande
Giamahiria e la Commissione Europea”. Fu convenuto infine d’istituire, “presso una idonea struttura” in territorio
libico, un Comando operativo interforze, costituito da personale italiano e
libico, con il compito di disporre l’attuazione delle crociere addestrative e
di pattugliamento, “raccogliere le informazioni operative acquisite dalle unità
operative” e “impartire le direttive di servizio necessarie in caso di
avvistamento e/o fermo di natanti con clandestini a bordo”. Per svolgere le sue
funzioni, il Comando interforze poteva “richiedere l’intervento e/o l’ausilio
delle unità navali italiane ordinariamente rischierate presso l’isola di
Lampedusa per le attività anti immigrazione”. Le nuove autorità libiche e il
goveno Letta hanno fatto sapere di essere intenzionate a rafforzare la
partnership militare in funzione anti-migranti. Secondo quanto dichiarato
dal ministro della difesa Mauro a conclusione del vertice bilaterale tenutosi a
Roma il 28 novembre 2013, “è emersa tra le Parti anche la possibilità di
imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate
nell’Operazione Mare Nostrum”.
Il
decreto legge che ha prorogato le missioni
internazionali delle forze armate sino al 30 giugno 2014 ha previsto anche uno
stanziamento di 5.118.845 euro a favore del personale italiano impiegato in
attività supporto e formazione ai militari libici e nella missione dell’Unione
europea di “assistenza” alla vigilanza delle frontiere della Libia (“European
Union Border Assistance Mission” - EUBAM Libya). A favore degli agenti di
Polizia di stato distaccati presso EUBAM Libya sono stati destinati invece 132.380
euro. Il governo ha infine autorizzato lo stanziamento di 100.000 euro a favore
del comando del contingente militare italiano in Libia “per sopperire a
esigenze di prima necessità della popolazione locale”, attraverso “interventi
urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle
disposizioni di contabilità generale dello Stato”.
Nell’ultimo trimestre del
2013, per la formazione e l’addestramento dei militari libici i contribuenti
italiani hanno speso invece 2.547.405 euro, a cui vanno aggiunti i 91.430 euro per
il personale della Polizia di Stato della missione EUBAM.
Commenti
Posta un commento