Abusivismi USA per il MUOS di Niscemi
La Marina militare statunitense
avviò i lavori di realizzazione del MUOS tre anni prima della firma delle
autorizzazioni da parte della Regione siciliana. La prova inconfutabile della
grave violazione delle norme in materia urbanistica ed ambientale e degli
impegni formalmente assunti da Washington con il governo italiano è stata
individuata in un rapporto ufficiale del Program Executive Office (PMW-146), l’organismo
dello Space and Naval Warfare Systems
Command (con sede a San Diego, Califonia) che dirige il programma del nuovo
sistema di telecomunicazioni satellitari della US Navy.
Il rapporto dal titolo
Mobile User Objective System (MUOS) Communications-on-the-Move (COTM) è stato
pubblicato il 28 aprile 2009 ma desecretato solo l’1 aprile 2010 (http://www.public.navy.mil/spawar/PEOSpaceSystems/Press/Documents/Mobile%20User%20Objective%20System%20Overview%20Brief%204.1.10-S.pdf
). Esso descrive analiticamente le caratteristiche tecniche del MUOS e dei suoi
elementi chiave (satelliti geostazionari e stazioni di terra). Nel capitolo
relativo allo stato di avanzamento dei lavori nei terminali terrestri del
sistema, alla pag. 14 vengono riportate le foto dei quattro siti prescelti:
Wahiawa (isole Hawaii), Australia, Virginia e Niscemi. L’immagine
dell’infrastruttura siciliana è eloquente: in un ampio spiazzo ricavato dopo
aver rimosso un’intera collina sono già stati completati gli scavi per le tre
piattaforme in cemento armato destinate ad ospitare le mega-antenne del MUOS. Attorno
al cantiere, perimetrato da una rete metallica, sono ben visibili i sentieri tracciati
per gli accessi dei camion e dei mezzi pesanti.
Lo stato dei luoghi lascia
presupporre che la foto sia stata scattata nell’inverno 2009, ma la valutazione
d’incidenza che autorizza i lavori nella stazione terrestre di Niscemi è stata
rilasciata l’1 giugno 2011 dall’allora dirigente generale dell’Assessorato regionale
Territorio ed Ambiente, Giovanni Arnone, e notificata al Dipartimento di US
Navy solo il successivo 28 giugno. Per quasi tre anni cioè i militari
statunitensi e le imprese contractor avrebbero operato a Niscemi nel più
assoluto abusivismo, con l’aggravante che le opere del MUOS sono state
realizzate all’interno della riserva naturale orientata Sughereta di Niscemi, inserita nella rete ecologica Natura 2000 come Sito di Importanza
Comunitaria (SIC) contrassegnato dal n. ITA050007.
La
richiesta del Comando US Navy di Napoli-Capodichino per l’uso e la costruzione
del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari fu approvata il 31 ottobre 2006 dalla Direzione generale del
demanio e dall’Agenzia
per la gestione delle radiofrequenze del Ministero della difesa italiano. Fu
tuttavia specificato dai autorità militari che “prima della messa in funzione
del MUOS deve essere garantito e certificato che le emissioni rientrino nei
parametri stabiliti dalle vigenti leggi italiane e che non interferiscano con
emissioni di servizi già operativi in loco”. Dato poi che il nuovo impianto
doveva ricadere in un’area di 2.509 m2 della
riserva naturale Sughereta, il 24 gennaio 2007 il comando dell’Aeronautica militare di
Sigonella inoltrò specifica richiesta di autorizzazione all’Assessorato
regionale all’ambiente, diretto al tempo dalla niscemese Rossana Interlandi,
esponente dell’Mpa del governatore Raffaele Lombardo.
Dopo il rilascio
di un’autorizzazione di massima da
parte del Servizio per i beni paesaggistici naturali ed urbanistici della
Regione con un’istruttoria record di appena 15 giorni, in attesa del progetto
esecutivo e della relazione paesaggistica, il 14 giugno
2007 l’Assessorato inviò al Comune di Niscemi una prima scarna documentazione sul
MUOS. L’iter approvativo entrò in stand by almeno sino al successivo 3 aprile
2008, quando la Regione trasmise al sindaco di Niscemi il progetto del nuovo sistema
satellitare. Un mese e mezzo più tardi, il Comune ricevette dall’Aeronautica
militare la relazione paesaggistica e la valutazione di incidenza ambientale
predisposta dalla Marina Usa. Il 9 settembre 2008 fu convocata a Palermo una conferenza di servizi, a cui parteciparono l’Assessorato regionale territorio e
ambiente, la Soprintendenza dei beni culturali, l’Ispettorato forestale di
Caltanissetta (ente gestore della riserva), il Comune di Niscemi e i
rappresentanti di US Navy e del 41° Stormo dell’Aeronautica. In quella sede fu espresso all’unanimità parere favorevole sulla
compatibilità ambientale del MUOS.
Dopo le prime massicce
manifestazioni di protesta da parte della popolazione locale, il governatore
Lombardo e il nuovo assessore all’ambiente Sorbello decisero di soprassedere
alla firma delle autorizzazioni. Come già scritto, esse giunsero solo l’1
giugno del 2011, accompagnate tuttavia da una serie di prescrizioni ai lavori:
la salvaguardia dei nuclei di vegetazione arbustiva ed arborea; la protezione
delle scarpate dell’impianto con alcune specie arbustive specifiche; il
rispetto delle esigenze riproduttive degli uccelli migratori abituali “evitando
le opere di maggiore impatto tra aprile e giugno”; il contenimento delle
polveri e la riduzione dell’impatto acustico, ecc.. A ben osservare la fotocriminis nel rapporto 2009 del Program
Executive Office (PMW-146) della Marina Usa è assai
difficile credere che i contractor abbiano pensato di rispettare le (post) prescrizioni
atte a proteggere il fragile habitat della Sughereta
di Niscemi.
In verità, i No MUOS avevano già denunciato da tempo che
i lavori di realizzazione del terminale terrestre erano iniziati molto prima
che si perfezionasse l’iter autorizzativo. In un dossier pubblicato nel marzo
2009, la Campagna per la
smilitarizzazione di Sigonella scriveva che “le opere di movimentazione
terra e predisposizione delle piattaforme per le antenne e le torri radio del MUOS
hanno preso il via il 19 febbraio 2008, dopo una breve cerimonia a cui
partecipò, tra gli altri, il direttore del Mobile
User Obiective Program della US Navy, Wayne Curls”. Era stato il
settimanale della base di Sigonella Signature,
nel numero del 29 febbraio 2008, a descrivere nei particolari la cerimonia di apertura
dei cantieri. “Quando il sistema sarà pienamente implementato, i sistemi di
Guerra avranno la completa capacità di comunicazione per rispondere a tutte le
richieste di missione in qualsiasi parte del mondo”, dichiarò allora Wayne
Curls. “Il terminale MUOS comporterà un piccolo aumento a Niscemi del personale
della Marina Usa. La realizzazione della stazione è prevista entro i prossimi tre
anni…”.
Sempre secondo gli attivisti
della Campagna per la smilitarizzazione
di Sigonella, la costruzione dell’impianto fu affidata nella primavera del
2008 dal Comando US Navy di Sigonella ad un consorzio d’imprese denominato
“Team MUOS Niscemi”, costituito dalla Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza),
società leader nella costruzione d’impianti elettrici e dalla Lageco (Lavori Generali
Costruzioni) di Catania.
“La scoperta
dell’inizio dei lavori per l’installazione del MUOS ancora prima che le
autorizzazioni venissero rilasciate dalla Regione, è l’ennesima gravissima
violazione di legge commessa dalla Marina militare Usa in questa vicenda”,
commentano gli avvocati del Coordinamento dei comitati No MUOS, Paola Ottaviano
e Sebastiano Papandrea. “Il TAR di Palermo, nell’ordinanza del 9 luglio 2013
con cui rigetta la richiesta di sospensiva del Ministero della difesa,
sottolinea il fatto che l’amministrazione militare statunitense sia sottoposta
alla legislazione nazionale e al rispetto della complessiva disciplina vigente
in Italia. Tale obbligo risulta pertanto violato non solo nel corso dell’iter
autorizzativo e all’indomani della revoca di quest’ultimo, ma addirittura prima
ancora che questo venisse iniziato”.
“Ciò non può che aggravare le responsabilità di
tutti quei soggetti che hanno posto in essere tali violazioni, e di tutti
quelli che facendosene complici, le hanno agevolate, facendone pagare le
conseguenze ai cittadini niscemesi e all’intera comunità siciliana”, aggiungono
i due legali. “Inoltre questa scoperta aggrava la posizione del governo
americano anche nei giudizi pendenti innanzi al TAR Palermo; è evidente,
infatti, che tutte le autorizzazioni rilasciate, compresi i nullaosta ARTA
relativi ai vincoli paesaggistici sono falsati da errore sul presupposto e
costituirebbero autorizzazioni in sanatoria non previste dallo specifico
procedimento”.
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