Sicilia avamposto di strategie militari


Tra i giornalisti italiani, Antonio Mazzeo è stato il primo ad approfondire la vicenda del Mobile User Objective System (Muos) di Niscemi. “Questa vicenda – dice Mazzeo – non riguarda solo il Muos, ma anche i droni, ossia gli aerei senza pilota. Sigonella è ormai considerata, nei programmi del Pentagono e della Nato, come la futura capitale mondiale degli aerei senza pilota, che rappresentano, insieme al nuovo sistema di telecomunicazione satellitare due anelli importanti nelle strategie militari globali. Rispetto a queste due scelte, le istituzioni nazionali avevano il dovere di prendere posizione, come previsto dalla Costituzione: ma in Italia non vi è stato dibattito parlamentare sul Muos, né sui droni”.

Un silenzio complice, frutto di una partita di giro tra interessi strategici ed economici, secondo Mazzeo: “L’Italia accoglie il Muos a Niscemi, i droni a Sigonella, la 173esima brigata aviotrasportata a Vicenza, i comandi Africom a Vicenza e a Napoli, la grande base della Nato a Giugliano in Campania, e in cambio il complesso militare industriale italiano può finalmente operare negli usa e ottenere commesse da parte del pentagono, che sappiamo essere enormi e infinite, perché i modelli di guerra statunitensi sono permanenti”. Questo, secondo il giornalista, spiega “il silenzio dei media”.

Tornando al Muos, le ragioni che hanno portato alla scelta della Sicilia secondo Mazzeo sono chiare, e storiche: “I processi di militarizzazione e di americanizzazione del territorio siciliani hanno avuto ben poche opposizioni, se non quelle dei gruppi anti-militaristi, non violenti, ecologisti, perché purtroppo è mancata sempre un’attenzione da parte delle forze politiche e sociali della regione. In Sicilia, gli americani hanno avuto alleati non soltanto nella borghesia politica, ma ovviamente anche nei gruppi criminali mafiosi, che sono stati fondamentali per il controllo politico-sociale dei territori, facilitando consenso e controllo. a reazione della gente non era prevista: non è possibile controllare al computer come sui evolvono i movimenti sociali, anche in realtà disgregate dal punto di vista politico e sociale come l’area di Niscemi”.

I cittadini si sono opposti a un progetto che s’immaginava di realizzare senza resistenze: “Questa non è una battaglia contro un impianto, ma il frutto di una presa di coscienza collettiva sulla perversione di un sistema dentro cui si muovono anche interessi poco trasparenti. L’azienda che ha ricevuto il subappalto per l’esecuzione degli sbancamenti e la costruzione della piattaforma in cemento armato, ad esempio, nel settembre del 2011 si è vista togliere dalla prefettura di Caltanissetta il certificato antimafia. Nonostante la comunicazione della prefettura e l’interrogazione parlamentare del senatore Giuseppe Lumia a febbraio 2012, però, questa società ha continuato a operare all’interno della base e ha completato i suoi lavori, violando la normativa La Torre-Rognoni che vieta la concessione in subappalto a imprese sfornite di certificato antimafia”.

Infine, una previsione sugli scenari futuri: “Secondo il cronogramma, il Muos doveva essere operativo già nel 2010 – conclude Mazzeo -. Ma a marzo 2013 è stato lanciato un satellite, dei 5 previsti, e sono stati completati i lavori di un solo terminale terrestre, alle Hawaii, dei 4 previsti. L’opera è in netto ritardo e l’investimento da 2 miliardi e mezzo di dollari passerà a 6, o forse 8 a fine progetto. Abbiamo tempo, almeno 2 anni, per imporre l’argomento Muos, droni e nuove scelte di guerra globale all’interno del dibattito politico nazionale e costringere il governo a un cambio di rotta, riguardo al Muos e le scelte di militarizzazione, soprattutto nel Sud Italia, funzionali a un modello di guerra che non è sostenibile”.

 
Intervista a cura di Massimiliano Perna pubblicata in Altreconomia, n. 148, aprile 2013

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