Il MUOS di Niscemi, un’arma ambientale
A
Niscemi (Sicilia), all’interno di una riserva naturale (area SIC), sono in
corso i lavori di realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS
(Mobile User Objective System), il
nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare degli
Stati Uniti d’America.
Il MUOS dovrà assicurare il
collegamento della rete militare Usa (centri di comando, controllo e logistici,
le migliaia di utenti mobili come
cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti operativi, missili
Cruise, aerei senza pilota, ecc.), decuplicando la velocità e la quantità delle
informazioni trasmesse nell’unità di tempo e rendendo sempre più automatizzati
e disumanizzati i conflitti del XXI secolo. Con la conseguenza di accrescere
sempre più il rischio di guerra (convenzionale, batteriologica, chimica e/o
nucleare) anche per un mero errore di elaborazione da parte dei computer.
Il
terminale MUOS di Niscemi sarà costituito da tre
grandi antenne paraboliche del
diametro di 18,4 metri
per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari con frequenze
che raggiungeranno i 31 GHz e da due trasmettitori di 149 metri
d’altezza per il posizionamento geografico con frequenze tra i 240 e i 315 MHz. Un mixer di onde elettromagnetiche che penetreranno la
ionosfera con potenziali effetti devastanti per l’ambiente e la salute
dell’uomo. Originariamente il progetto era stato
previsto per Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina militare
Usa nel Mediterraneo alle porte di Catania. Poi fu deciso di dirottare
l’impianto una settantina di chilometri più a sud, nella stazione utilizzata
dal oltre vent’anni dal Pentagono per le comunicazioni con i sottomarini atomici
in navigazione negli oceani. A determinare il cambio di destinazione le
risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dal
MUOS che accertò l’alto rischio che le emissioni potessero avviare la
detonazione degli ordigni ospitati a Sigonella. Ovviamente senza tenere
assolutamente in considerazione gli effetti del sistema sulla salute e la
sicurezza delle popolazioni che abitano nei pressi della base di Niscemi.
A denunciare
l’insostenibilità ambientale del MUOS e le
“gravi carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi ci
ha pensato nel novembre 2011 il
Politecnico di Torino, attraverso un report dei professori Massimo Zucchetti e
Massimo Coraddu. “Con
la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un incremento medio
dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a
qualche volt per metro rispetto al livello esistente”, scrivono i due
ricercatori. “C’è poi il rischio di effetti acuti legati
all’esposizione diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a
malfunzionamento o a un errore di puntamento. I danni alle persone
accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e
permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”.
Le
onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure sul traffico aereo nei
cieli siciliani e in particolare sull’aeroporto di Comiso, prossimo
all’apertura. “Il fascio di microonde del MUOS è
senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di
bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”,
spiegano Zucchetti e Coraddu. “Gli incidenti provocati
dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di Km. sono eventualità
tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile come non siano state
prese in considerazione dagli studi progettuali. I rischi d’interferenza
investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona circostante il
MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di
19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile
di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”. Sigonella, tra l’altro, è
oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e decollo dei droni a
disposizione delle forze armate Usa e Nato.
Nonostante i rilievi del
Politecnico e in aperta violazione delle
norme
di attuazione del Piano territoriale paesistico della riserva naturale “Sughereta”
di Niscemi entro cui ricade la base statunitense, l’1 giugno 2011 la Regione
siciliana ha autorizzato l’avvio dei lavori del MUOS. I cantieri hanno generato
sbancamenti di colline e sradicamenti della macchia mediterranea, sfregiando
irrimediabilmente un’ampia area classificata come zona A cioè inedificabile.
“L’entità delle
trasformazioni in atto denotano una gravissima manomissione dell’ambiente con
l’aggravante di esplicarsi a danno di un’area protetta di interesse
internazionale”, commenta
amaramente il responsabile del Centro di educazione e formazione ambientale di
Niscemi, Salvatore Zafarana. “Ad essere definitivamente
compromessi sono alcuni lotti boscati di limitate estensioni ma di indiscusso
pregio naturalistico e paesaggistico”.
Sui crimini ambientali
commessi ai danni della riserva, la Procura di Caltagirone ha aperto
un’inchiesta e, il 6 ottobre 2012, ha pure ordinato il sequestro dei cantieri
del MUOS. Dopo il ricorso dell’avvocatura dello Stato, il Tribunale di Catania ha
però annullato il provvedimento ordinando il dissequestro degli impianti. D’allora
diverse centinaia di cittadini di Niscemi e di tutta la Sicilia hanno intrapreso
una campagna di azioni non violente finalizzate a bloccare il transito dei
mezzi che operano all’interno della base, in particolar modo i camion gru
chiamati ad innalzare le tre maxi-antenne satellitari. In più occasioni le
risposte delle autorità di pubblica sicurezza sono state durissime: i
manifestanti sono stati caricati, manganellati, spintonati, strattonati e
denunciati per svariati reati.
Il
MUOS, l’HAARP e le guerre climatiche
Nel Movimento No MUOS si avverte il timore che il nuovo sistema di
telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa possa essere in qualche
modo legato all’HAARP (High
Frequency Active Auroral Research Program), il Programma di Ricerca Attiva
Aurorale con Alta Frequenza che dal 1994 la US Air Force e la US Navy portano
avanti dalla base di Gakona, in Alaska. L’HAARP vede operative centinaia di antenne che
trasmettano nella banda bassa, da 2,8 a 7 MegaHerz, e nella banda alta, da 7 fino 10 MegaHerz,
capaci di trasmettere onde elettromagnetiche fino a quote di 350Km. Si tratta
di un range delle frequenze di poco
inferiore a quelle previste per il MUOS e corrispondente a quello delle 46
antenne della NRTF (Naval Radio
Transmitter Facility) della stazione Usa di Niscemi che da più di vent’anni
assicurano le comunicazioni con le unità navali e i sottomarini a capacità e
propulsione nucleare in immersione negli oceani.
Ufficialmente Washington affermava
che l’HAARP ha la funzione di studiare la ionosfera ed evitare gravi fenomeni
atmosferici, ma più di uno studioso ipotizza che i test e le attività della
megastazione dell’Alaska servano invece a creare enormi perturbazioni
ambientali e climatiche. Il fisico
indipendente Corrado Penna, tra i sostenitori dell’ipotesi di utilizzo delle
antenne MUOS per fini non dichiarati di modificazione ambientale in sinergia
con il sistema HAARP, ha più volte denunciato come queste tecnologie possono
servire “a causare terremoti o altri fenomeni come siccità, uragani,
inondazioni, ecc., sia indirizzando le emissioni sul nucleo della terra
(influendo così sul magnetismo terrestre), sia indirizzandole sulla ionosfera”.
Il 5 febbraio 1998, la
Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa del
Parlamento europeo sentì il dovere di convocare un’audizione pubblica
sull’HAARP a cui NATO e forze armate USA scelsero di non partecipare. I
parlamentari Ue riuscirono a sapere che i programmi di ricerca sulle radiazioni
ad alta frequenza sono condotti congiuntamente dai militari degli Stati Uniti
d’America e dall’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di
Fairbanks. Progetti analoghi sarebbero condotti pure in Norvegia, probabilmente
in Antartide, e nell’ex Unione Sovietica. Attraverso impianti basati a terra e
una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si
riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera dove si trovano enormi
campi magnetici protettivi denominati “fasce di Van Allen”, i quali
intercettano protoni, elettroni e particelle alfa. L’energia così generata
riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
“L’HAARP può essere impiegato per molti scopi”, scrive l’on.
Maj Britt Theorin, relatrice della proposta di risoluzione (mai adottata) sull’uso potenziale delle risorse di
carattere militare per le strategie ambientali della commissione sulla
sicurezza del Parlamento europeo (14 gennaio 1999). “Manipolando le proprietà
elettriche dell’atmosfera si è in grado di porre sotto controllo forze immani.
Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti
per il nemico. Attraverso l’HAARP è possibile convogliare in una zona
prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe
possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può
anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe
applicare anche contro i missili del nemico…”. Forse per questo, Washington ha perfezionato la tecnologia HAARP
nell’ambito dell’Iniziativa di Difesa Strategica (IDS), quella dello Scudo spaziale e delle Guerre stellari.
Il progetto USA consente
anche di potenziare le comunicazioni con i sommergibili atomici e di manipolare
la situazione meteorologica globale. “Ma è possibile anche il contrario, cioè
disturbare le comunicazioni”,
aggiunge l’europarlamentare. “Manipolando la ionosfera è
possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a
destinazione le proprie. Un’altra applicazione del sistema è quella di
scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità, con
un’apposita tomografia a effetto penetrante, per esplorare campi di petrolio e
di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere
oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un’altra
delle applicazioni del sistema HAARP”.
È certo che a partire dagli
anni ‘50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare
nelle fasce di Van Allen per sondare gli effetti ad un’altezza così elevata
sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico
scatenato dalle deflagrazioni. Gli esperimenti hanno creato nuove fasce di
radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. “Gli elettroni correvano
lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il
Polo Nord”, aggiunge Maj
Britt Theorin. “Con
questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la
fascia di Van Allen. Secondo gli scienziati americani ci vorranno probabilmente
molte centinaia di anni prima che essa si stabilizzi nella sua posizione
normale. L’HAARP può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella
sensibile area antartica. Inoltre le potenti onde radio possono causare buchi
ionosferici, pregiudicando il sistema che ci protegge dalle radiazioni
provenienti dal cosmo”.
Proprio a causa
dell’implementazione del sistema HAARP come arma per manipolare l’ambiente, la
Commissione presieduta da Maj Britt Theorin ha chiesto inutilmente la
sospensione di tutte le attività sperimentali e che le conseguenze giuridiche,
ecologiche ed etiche fossero analizzate da un organismo internazionale
indipendente. “Tutta
una serie di atti normativi internazionali (Convenzione
sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle
tecniche di modificazione dell’ambiente, The Antarctic Treaty, Trattato
recante principî per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello
spazio esterno e la Convenzione dell’ONU
sulle leggi del mare) fanno risultare l’HAARP assai dubbio non soltanto dal
punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico”, concludeva l’europarlamentare.
In un suo recente saggio
sulle guerre climatiche (“Owning the weather”, Limes, ), il generale Fabio Mini, già comandante delle forze NATO
in Kosovo, rileva come da ormai diversi anni la ricerca militare si sia rivolta
sia alle bassissime frequenze (ELF) sia a quelle alte. “In entrambi i casi lo
scopo è quello d’interferire con la ionosfera in modo da aumentare o diminuire
fino alla soppressione le capacità di trasmissione di segnali radiomagnetici”,
scrive il militare. “Le e missioni dei trasmettitori HAARP che avvengono quasi
regolarmente in quattro periodi dell’anno sono in grado di inviare nella
ionosfera raggi di potenza superiore al gigawatt. Gli scienziati che si
occupano del programma negano che la loro attività abbia una qualsiasi valenza
militare o che interferisca con l’ambiente naturale. Tuttavia, il termine auroral che fa parte del suo acronimo si
riferisce al fenomeno delle aurore boreali che si determinano nella zona di
confine tra ionosfera e atmosfera quando emissioni ad altissima energia
provenienti dal sole vengono convogliate
dal magnetismo terrestre verso i poli e
vanno a collidere con le particelle più
rarefatte dell’atmosfera. HAARP nega che le sue emissioni siano in brado di
produrre artificialmente questo fenomeno, anche se le emissioni sono dirette
esattamente verso la stessa zona e hanno caratteristiche molto simili a quelle
ad alta energia provenienti dal sole”.
Il generale Mini ricorda poi
come gli esperimenti militari per alterare la ionosfera risalgano perlomeno
alla seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso. Nel 1958 le forze armate
Usa fecero esplodere tre ordigni atomici
a a fissione nella parte inferiore della fascia di Van Allen e due ordigni a
fusione nella parte alta dell’atmosfera, alterando l’equilibrio della
ionosfera. tali esperimenti continuarono fino al 1962, quando le dirompenti
poteste della comunità scientifica internazionale costrinsero Washington a
sospenderli. Nello stesso periodo iniziarono però le sperimentazioni nucleari
sovietiche nella ionosfera e nelle fasce di Van Allen. “Oggi sono proprio i
radar meteorologici ad individuare – spesso in corrispondenza di aree colpite
da gravi fenomeni atmosferici – le segnature circolari tipiche delle onde
elettromagnetiche ad alta frequenza come quelle generate dalle emittenti di
onde longitudinali, onde scalari, silent
sound e di quelle delle trasmittenti HARP”, conclude Fabio Mini.
Per
l’economista Michel Chossudovsky, l’HAARP è un vera e propria arma di distruzione di massa. Oltre ad
interferire sulle comunicazioni radio ad alta frequenza, televisive e radar, le
sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore,
consistenti in una corrente naturale di elettricità che varia da 100 mila ad 1
milione di megawatt. In questo modo è possibile utilizzare il vento solare per
danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi
missilistici dei paesi nemici. Anche in questo caso il programma
di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza s’incrocia con le attività
dell’NRTF di Niscemi. Alcuni dei
trasmettitori della stazione dell’US Navy di contrada Ulmo operano in VLF (Very Low Frequency), con bande di
frequenze comprese tra i 3 kHz - 30 kHz, all’interno del sistema planetario di
“Sorveglianza dell’attività solare” e per il monitoraggio delle cosiddette SID - Sudden Ionospheric Disturbances, i
disturbi delle comunicazioni radio originati nella ionosfera dalle attività
eruttive del sole. Nella lista dei trasmettitori in VLF utilizzabili per il
monitoraggio SID, predisposta dalle forze armate statunitensi, oltre alla
stazione di Niscemi, compare anche quella dell’isola di Tavolara in Sardegna.
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Antonio
Mazzeo, peace-researcher e giornalista, ha pubblicato numerosi saggi ed inchieste
sui processi di riarmo e militarizzazione in Italia e nel Mediterraneo. Nel
2012 ha pubblicato il volume Un
EcoMuostro a Niscemi. L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo
(Sicilia Punto L, Ragusa) in cui si descrivono le problematiche di tipo
militare, ambientale, sociale e criminogeno relative all’installazione in
Sicilia del terminale terrestre del MUOS. Nel 2010 ha conseguito il Primo
premio “Giorgio Bassani” di Italia Nostra per il giornalismo. È attivista della
Campagna per la smilitarizzazione di
Sigonella e del Movimento No MUOS.
Per consultare articoli e pubblicazioni: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/
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