Fermare il MUOS una volta per tutte
La Regione ha decretato il
blocco, ma i lavori continuano… Intervista al
giornalista Antonio Mazzeo, esponente del Comitato NO MUOS
A
Niscemi (Sicilia) i lavori per l’ultimazione dell’apparato militare MUOS sono
stati bloccati a fine marzo da un decreto della Regione. Nell’attuale base di
comunicazione militare, già sospettata di inquinamento elettromagnetico,
dovrebbero essere installate tre nuove antenne alte 150
metri, in grado di sparare onde fino a 31 Ghz. Ignorando il blocco, le
autorità militari statunitensi hanno provato a continuare i lavori, ma si sono
trovati di fronte il presidio permanente dei comitati, decisi a contrastare
l’installazione del mega impianto di antenne, ritenuto altamente nocivo
per la salute, l’ambiente e lo sviluppo economico-turistico dell’area. Ma
la battaglia dei comitati va oltre, chiedendo che l’isola sia liberata dalle
numerose servitù militari che oggi la vedono al centro dei programmi del
governo statunitense, con Sigonella che si appresta a diventare la
capitale dei droni e Niscemi, che vorrebbero trasformare in un nodo
nevralgico a livello globale per le comunicazioni militari e la guerra ambientale.
Se la sovranità è stata fino ad oggi un tabù per i governi che si sono
succeduti in Italia, potrebbe crearsi, in questa fase politica, convulsa e
incerta, uno spiraglio sull’onda della battaglia contro il MUOS?
Il decreto della Regione Sicilia ha imposto
il blocco dei lavori, ma i lavori continuano. E così?
Sì,
perlomeno sino a venerdì 12 aprile la situazione era questa. Però
all’inizio di questa settimana gli operai non si sono per il momento presentati
al cantiere.
Lo stato di avanzamento dei lavori a che punto è?
Sono già state installate le antenne?
Non
ancora. Sono però ormai pronti i tralicci e le antenne sono già completate. A
questo punto ciò che manca è innalzarle sui piedistalli e connetterle.
Se i lavori dovessero continuare, nonostante il
decreto che impone lo stop, quali altri strumenti legali sono
possibili per far rispettare il blocco?
Nei
giorni scorsi sono stati presentati degli esposti alla Procura della Repubblica
di Caltagirone sulla prosecuzione dei lavori. Bisogna vedere cosa farà adesso
al Procura. Tuttavia ci appare grave che l’esposto non sia stato fatto dalla
Regione stessa che aveva la piena titolarità per farlo, coerentemente a
quanto aveva disposto nel decreto.
E quindi l’esposto da chi è stato fatto?
Dai
rappresentanti dei Comitati No MUOS.
Avete chiesto spiegazioni a qualche rappresentante
della Regione? Avete avuto qualche incontro o comunque qualche contatto?
Nei
giorni scorsi no, ma i filmati e le foto con gli operai nei cantieri sono stati
trasmessi all’Assessore regionale all’ambiente. Ampio risalto ne hanno dato
anche la stampa e le TV siciliane.
Il movimento di protesta contro il MUOS sembra
cresciuto in questi ultimi mesi? Quali sono le iniziative in campo in questo
momento?
La
crescita è stata enorme sia quantitativamente che qualitativamente. Penso in
particolare al radicamento ormai presente in ogni angolo della Sicilia.
C’è
la presa di coscienza che si tratta di un sistema di distruzione di massa
planetario e non solo di un impianto militare che inquina e fa ammalare le
persone. Il presidio di 24 ore al giorno della base e i blocchi continuano. Dal
21 al 28 aprile ci sarà una settimana di mobilitazione nell’isola con
dibattiti, eventi culturali e spettacoli No MUOS. Il 25 aprile 2013 (data in
cui si celebra La Liberazione ndr) ci sarà una giornata di mobilitazione a
Niscemi per liberarsi dalle basi. Appena tutti gli eventi saranno definiti sarà
pubblicato il programma.
Quando sei intervenuto alla conferenza “La guerra
ambientale è in atto” tenutasi a Firenze nell’ottobre 2012 (1) , avevi
evidenziato il fatto che c’è un disinteresse a livello nazionale verso la
questione. E’ cambiato qualcosa? A livello parlamentare intravedete qualche
nuova possibilità di avere ascolto?
Beh,
è cambiato tanto. Sono sorti comitati d’appoggio ai NO MUOS in Emilia, Veneto,
Lombardia, e poi a Torino, Roma, Napoli. Sono stati organizzati incontri e
dibattiti in tutto il paese e diverse testate nazionali e televisive ne hanno
parlato. A livello parlamentare puntiamo a che venga presentata e approvata una
mozione che dichiari il fermo e incondizionato No all’installazione del MUOS
nel territorio italiano, e imponga al governo il cambio di rotta e la revoca
agli USA del permesso di installazione.
Questo potrebbe creare più di un problema in termini
di rapporti Italia-Usa. Vi siete posti il problema?
Molti
altri paesi in ambito NATO ed extra NATO hanno rifondato le loro relazioni con
gli Stati Uniti, imponendo lo smantellamento di basi, testate nucleari e altri
apparati militari. Perché l’Italia non dovrebbe seguire questa strada?
A tal proposito a che punto sono i lavori delle altre
3 basi a terra (Virginia, Hawaii, Australia) che dovrebbero completare,
assieme ai quattro satelliti in orbita, il sistema che comprende il MUOS di
Niscemi? Ci sono stati dei movimenti di protesta in questi paesi?
Alle
Hawaii sono stati completati da tempo, in Australia e in Virginia (Stati Uniti)
continuano. No, purtroppo non ci sono stati movimenti. In Australia e alle
Hawaii hanno scoperto del MUOS e delle problematiche ambientali e
sanitarie connesse dalle lotte in Sicilia. Però ci sono stati piccoli eventi di
solidarietà negli Stati Uniti.
E’
necessario costruire delle relazioni con i movimenti d’oltreoceano: guardo in
questo senso con favore al movimento che si sta sviluppando negli USA contro i
droni. E la Sicilia, con Sigonella, sarà la capitale mondiale dei droni.
Tornando alla situazione parlamentare, intravedete
qualche possibilità in più dopo le ultime elezioni che, in termini di
risultati, hanno ricalcato ciò che si è verificato in Sicilia qualche mese
prima?
Sì,
paradossalmente sì, nonostante la gravissima crisi politico-istituzionale. Oggi
ci sono i numeri per votare una mozione NO MUOS, ma anche contro le basi Usa e
NATO, le missioni internazionali delle forze armate italiane, le spese
militari, i nuovi sistemi d’arma come gli F35, ecc
E i numeri dovrebbero venire da Partito Democratico e
dal Movimento 5 Stelle?
Certo,
da M5S, SEL e PD. Mi chiedo poi come potrebbero giustificare i
parlamentari del PDL un orientamento diverso da quello espresso dai loro
colleghi di partito in Sicilia nelle amministrazioni regionali, provinciali e comunali.
Non è la prima volta però che a livello locale
succedono delle cose e a livello nazionale delle altre? La TAV per esempio.
Anche se in quel caso la Regione si è espressa a favore.
Ci
sono molte differenze tra MUOS e TAV, tra la Val di Susa e Niscemi, tra gli
interessi politici ed economici in gioco nelle due realtà e, ovviamente,
nell’atteggiamento di enti locali e partiti. Ma c’è un grande filo comune: la
volontà popolare di liberare i territori, di difenderli, di appropriarsene, di
amarli e farli amare.
Di recente sei stato invitato a una conferenza presso
il Parlamento Europeo a Bruxelles in cui si parlava di geoingegneria ,
guerra ambientale ecc. Del resto la stessa conferenza di Firenze trattava lo
stesso argomento. Quale ruolo potrebbe giocare il sistema di cui fa parte
il MUOS in questo senso?
Ho
cercato di delinearlo nella relazione che ho presentato (2). I legami
potenziali ad esempio tra il sistema HAARP e il MUOS sono evidenti. La potenza
elettromagnetica del MUOS e il range di trasmissione delle micro-onde (sino a
31Ghz) ci lascia assai perplessi rispetto all’impiego esclusivo dell’apparato
in campi solo legati alle comunicazioni. D’altronde la base militare di
Niscemi, che contava già un importante apparato di antenne, è stata già utilizzata
nell’ambito di “studi” militari sulla ionosfera e sulle attività solari.
Vi siete fatti un’idea alla luce anche della battaglia
contro il Muos di cosa sarà la guerra nel prossimo futuro ? Il Muos, come tante
altre apparecchiature sparse per il mondo, sembra studiato per garantire un
maggiore controllo sulla popolazione e una rapidità di intervento che rende
sempre più simile la guerra ad un’operazione di polizia internazionale. E’
così?
E’
così e molto di più. E’ un ulteriore tassello verso una totale disumanizzazione
delle guerre: le macchine, i computer, i satelliti non solo dirigeranno gli
attacchi, ma decideranno sempre più quando, come e dove farli,
by-passando qualsivoglia controllo umano. Questo è il passo ulteriore,
direi epocale, verso il baratro e l’olocausto.
Quanto ha pesato nel rendere più accettabili questi
passaggi la questione della lotta al terrorismo internazionale?
L’11
settembre 2001 e la cosiddetta guerra globale al terrorismo hanno facilitato il
processo e hanno contribuito a creare artificialmente il consenso generale alle
guerre e alla loro ulteriore tecnolocizzazione. Oggi i droni e la delega totale
della guerra alle macchine sono la nuova e ultima frontiera
Quindi, a parte la questione rilevante sul chi
ha architettato l’11 settembre, per chi sta alla guida di questi processi di
militarizzazione e di sfruttamento economico degli stessi, l’11/9 si è
rivelato un grande investimento di lungo periodo, contribuendo di fatto a
tacitare quei movimenti critici che anche in Occidente avevano preso forza alla
fine degli anni ’90?
Non
solo in funzione di controllo sociale e di contrasto dei movimenti, ma anche di
affermazione del neoliberismo a livello planetario e di rafforzamento del
blocco politico-militare-finanziario e industriale dominante.
Un bell’investimento, che di fatto ha
ricreato consenso intorno ad un’idea che mostrava tutti i suoi limiti (penso a
Seattle, Genova, ai movimenti in Sud America, ecc.), ma forse più che consenso
ha creato un clima di paura che ha spinto le persone a piegare la testa, a
nascondere le proprie idee, a subire un sistema di controllo sociale
sempre più pervasivo.
Lo
definirei un consenso artificiale, condizionato dai timori e dalle fobie create
artificialmente dall’establishment militare e dai media alleati.
Vuoi aggiungere qualcosa sul Muos?
Che
non è solo uno strumento di guerra globale per affermare la superiorità
politico-militare degli Stati Uniti a livello planetario e uno strumento per
condurre le guerre ambientali, nonché un crimine contro l’ambiente e la
salute dell’uomo, ma che si tratta anche dell’ennesimo business a uso e consumo
della numero uno del complesso militare-industriale mondiale, la Lockheed
Martin, che nonostante le gravissime pecche progettuali e i ritardi accumulati
nel programma, ha visto quadruplicare i profitti per la costruzione del
MUOS. Dai 2 miliardi di dollari preventivati nel 2000 agli 8 miliardi che
si prevede di spendere entro il 2016. Insomma prima delle guerre e dei crimini
ci sono gli affari, che si fanno col drenaggio di immense risorse pubbliche a
favore degli speculatori privati.
Note:
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