Di Paola rilancia il miliardario scudo anti-missili NATO
Non
ha timori reverenziali il ministro-ammiraglio per il potente alleato
d’oltreoceano. “Noi chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i propri impegni e
noi rispetteremo i nostri”, ha esordito il responsabile del dicastero della
Difesa, Giampaolo Di Paola, intervenendo il 30 aprile nell’ultraconservatore
Centro per gli Studi Strategici Internazionali (CSIS) di Washington. Oggetto
della polemica, il costosissimo programma di “difesa” aerea a corto e medio
raggio MEADS (Medium Extended Air Defense
System), progettato in vista della sostituzione del
sistema “Patriot” negli Stati Uniti e in Germania e “Nike Hercules” in Italia. Uno “scudo” anti-missili che piace sempre meno al
Pentagono e che il Congresso non intende più finanziare.
“Se
gli Stati Uniti dovessero rinunciare al MEADS, lascerebbero i due alleati
europei con le mani legate”, ha spiegato Di Paola. “Comprendo il punto di vista
statunitense, secondo cui il MEADS è solo uno dei tanti sistemi anti-missili
che può essere messo in campo. Ma c’è un accordo preso insieme ad Italia e
Germania, e ognuno dei tre paesi deve rispettarlo. I partner hanno già
contribuito finanziariamente al programma in modo considerevole”.
“Gli
Stati Uniti non possono abbandonare adesso il MEADS, perché farà parte del
contributo europeo alla difesa missilistica”, ha ammonito il ministro. “Spero così
che parteciperete al programma sino a che venga conclusa la sua fase progettuale.
A quel punto, voi sarete liberi, e noi europei potremo decidere se andare
avanti”.
La
firma del memorandum tra Roma, Berlino e Washington per la ricerca e lo
sviluppo del nuovo sistema d’armi risale al secondo semestre del 2004. Successivamente,
il MEADS è stato assunto strategicamente dalla NATO e nel 2007 è divenuto una
delle priorità militari ed industriali dell’ultimo governo Prodi. E il sistema è
stato inserito all’interno di un più ampio piano di cooperazione bilaterale
Italia-USA: in cambio della concessione di nuove basi militari in territorio
italiano e del potenziamento di quelle esistenti (Vicenza, Aviano, Camp Darby,
Sigonella, Niscemi, ecc.), l’esecutivo di centro-sinistra ha ottenuto da Washington
il consenso ad un’effimera partecipazione delle aziende Finmeccanica allo
“scudo” anti-missili da installare in Europa e in Medio Oriente e alla produzione
del nuovo cacciabombardiere F-35. L’impegno nazionale è stato oneroso: solo per
il MEADS, dal 2004 ad oggi l’Italia ha speso più di 600 milioni di euro.
Il programma però si è caratterizzato
per i notevoli ritardi (il piano originario fissava come data entro cui
completare la produzione il 2007, oggi si è posticipato al 2018), mentre le
previsioni di spesa finale sono schizzate da 3,4 a 4,2 miliardi di dollari. Secondo
il memorandum del 2004, i costi di
progettazione e sviluppo del MEADS devono essere così suddivisi: il
58% agli USA, il 25% alla Germania e il restante 17% all’Italia. Troppi soldi
per il Congresso, che nel febbraio 2011 ha deciso di bloccare ulteriori
stanziamenti. Solo per completare la
fase di ricerca, Washington dovrebbe assicurare 804 milioni di dollari entro il 2013. Se l’amministrazione Obama non
contrasterà le indicazioni dei congressisti, non resteranno che due strade: la
rinuncia generale al MEADS o l’assunzione da parte di Germania e Italia della
quota statunitense non finanziata. L’ultima ipotesi comporterebbe l’ennesimo
trasferimento di risorse pubbliche a favore del complesso militare-industriale
a netto predomino statunitense.
Il sistema
MEADS è prodotto da un consorzio internazionale con sede ad Orlando, guidato da
Lockheed Martin, il colosso USA che è pure prime
contractor dei cacciabombardieri F-35 e del MUOS, il
nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari di US Navy che disporrà di un
terminale terrestre a Niscemi, in Sicilia. La joint venture vede poi la
presenza delle europee EADS ed MBDA. Quest’ultima è presente attraverso la
filiale tedesca MBDA-LFK ed MBDA Italia. Operante quasi esclusivamente nel
settore bellico, la holding è controllata al 25% da Finmeccanica e il restante
75% da società con sede in Gran Bretagna e Francia. Lo scorso anno ha avuto un
fatturato record di 3 miliardi di euro (+5% rispetto al 2010 e +15% al 2009).
“Il MEADS è un programma
volto a fornire un assetto di difesa aerea in grado di operare contro aerei,
missili da crociera e missili balistici tattici”, spiegano i produttori. “Il sistema
ha dimostrato di poter difendere fino a otto volte l’area di copertura dei
sistemi che andrà a sostituire, richiedendo un minor numero di assetti. Questo
consente una notevole riduzione del personale e delle attrezzature impiegate,
così come la domanda di trasporto aereo”.
L’intercettore base del MEADS
sarà il missile Patriot PAC-3 Segment
Enhancement (MSE), mentre il missile IRIS-T
SL (prodotto da Diehl BGT Defence) andrà ad armare i dispositivi delle
forze armate tedesche. La configurazione base del sistema richiede un
lanciatore, un battle manager per la direzione
delle operazioni tattiche ed il radar per il controllo di fuoco a banda X che
incorpora il dispositivo di riconoscimento amico-nemico
prodotto da Selex Sistemi Integrati (Finmeccanica). Radar, centri operativi e
lanciatori saranno montati a bordo dei nuovi camion 6x6 FMTV di produzione USA,
trasportabili sui velivoli carco C-130 “Hercules”.
È in Italia che si
stanno eseguendo buona parte dei test di funzionamento del battle manager e dei sistemi di controllo di fuoco del MEADS, i
primi negli stabilimenti MBDA di Fusaro (Napoli), i secondi nella base aerea di
Pratica di Mare (Roma). MBDA Italia dispone di un organico di circa 1.300 dipendenti,
distribuiti nei centri di La Spezia, Fusaro e Roma. Seguendo una tendenza
affermatasi da parecchi decenni nel mercato statunitense, le attività di
ricerca e sviluppo sono condotte dall’azienda in convenzione con alcune importanti
università italiane, prime fra tutte quelle di Napoli, Ancona, Pisa, L’Aquila e
Torino.
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