Barcellona PG. Nella città dei padrini stravincono gli antimafiosi
Elezioni
in una piccola e tosta città di mafia. Città di vecchi padripadroni, che o
stanno con la mafia o non osano andarle contro. Se avessero potuto votare soltanto
loro...
Solo un paio di anni fa sarebbe
stato pressoché impossibile avvicinarsi all’onnipotente Senatore nel suo giro
per i seggi. Cortigiani, clienti, vassalli e galoppini a spintonarsi per una
pacca sulle spalle o una stretta di mano, la promessa d’intercessione contro
l’inferno della miseria e della disoccupazione. Ogni volta gli stessi riti, gli
stessi bagni di folla.
Lunedì 21 maggio, ore 12,30,
di fronte al Municipio del Longano, la scena è differente. Manca poco e niente
allo spoglio dei voti per la scelta del nuovo sindaco di Barcellona Pozzo di
Gotto e Domenico “Mimmo” Nania discute pacatamente con Santino Catalano, già
deputato regionale in quota Pid, dichiarato decaduto perché incandidabile per
una pregressa condannata patteggiata. Accanto ci sono solo altre due persone.
Più in là una volante della Polizia a monitorare l’ingresso di una scuola sede
elettorale. Un senso di solitudine, presagio del tramonto di un’era. Tre ore
più tardi la città-palude della legalità, la città-fortezza dei poteri forti e
della borghesia massomafiosa sarà investita da un desiderio collettivo di
rottura e cambiamento. Col 61,3% dei consensi e 13.664 voti, Maria Teresa
Collica, 42 anni, ricercatrice universitaria e presidente di Città Aperta, spezza
dieci anni di predominio della destra estrema e moderata. Candidata di una
coalizione di associazioni di volontariato, Prc, Sel, Socialisti e Idv, sembrava
la vittima sacrificale per provare a strappare almeno un consigliere comunale
al partito unico dei nania boys.
Invece, a sorpresa, la Collica ha sbaragliato prima i concorrenti delle
primarie del centrosinistra (snobbate dal Pd), poi, al primo turno, si è
piazzata poco dietro il candidato unto dal signor-senatore, Rosario Catalfamo.
Al ballottaggio lo Tsunami. Poi
il corteo gioioso per il centro e le tristissime periferie barcellonesi di
centinaia di ragazze e ragazzi, studenti universitari e mariateresa football-fans, i commercianti mosche bianche
dell’antiracket, l’antimafia sociale, due suore e gli scout cattolici, i
dirigenti dei partiti sostenitori, gli animatori dei circoli culturali out. La Barcellona che sogna ancora a
colori, che vuole rinnovare e rinnovarsi, che chiede spazi di agibilità
democratica ed espressione, centri di aggregazione e socializzazione. Che se la
sente di sfidare i controlli criminali del territorio e l’esercizio mafioso del
potere pubblico e privato. Che è stanca di pensare al Longano come lo Stato N
(Nania) e a tripla C: la C di Cattafi (Rosario), l’avvocato superboss in odor
di servizi segreti; la C di Cassata (Franco), il procuratore generale di
Messina sotto processo a Reggio Calabria per diffamazione pluriaggravata; la C
di Corda Fratres, il sodalizio paramassonico scuola e officina dell’intellighenzia
e dei potentati locali. Quella Corda creatura del magistrato Cassata, a cui ha
aderito sino a qualche anno fa la stessa neosindaca e in cui continuerebbero a
militare più di uno degli assessori designati.
La prima a parlare di
influenze cordafratrine per spiegare il successo della Collica è stata l’on.
Sonia Alfano, precipitatasi a Barcellona alla vigilia del primo turno in
compagnia del senatore lombardiano Beppe Lumia (Pd), per presentare la neo
costituita Commissione europarlamentare antimafia. Dopo la pubblicazione dei
nomi degli aspiranti membri di Giunta, l’Alfano ha emesso una nota al veleno.
“L’ufficializzazione della zavorra cassatiana sulla candidatura di Maria Teresa
Collica traspare con l’indicazione ad assessore dell’avvocato David
Bongiovanni, legittimamente difensore di mafiosi di buon calibro”, scrive l’europarlamentare.
“Spetterebbe alla Collica relegare Cassata e il circolo Corda Fratres (che, nel
frattempo, a Mazzarrà S. Andrea è riuscito a ottenere l’elezione del sindaco
Bucolo, sotto l’egida del padre padrone della discarica della mafia, Pino
Innocenti) in un tristo passato anziché radunarli fra i propri sostenitori”.
“Nessuno dei membri della
nuova amministrazione di Barcellona è espressione della Corda Fratres o è mai
stato indicato dai vertici dell’associazione”, afferma Maria Teresa Collica.
“Ho scelto Bongiovanni in assoluta autonomia e indipendenza per le sue qualità
professionali. Lo stesso vale per la professoressa Lina Panella, figlia di uno
dei co-fondatori della Corda Fratres. Noi guardiamo esclusivamente alle
capacità personali e alle rispettive competenze. E oltre agli assessori
conteremo su uno staff di esperti che gratuitamente si sono messi a
disposizione a beneficio della città”.
Stando ai denigratori e ai
cultori del sospetto, cassatiani e cordafratrini si sarebbero mobilitati in
blocco per consentire alla Collica la conquista di Palazzo Longano. Alla
vigilia delle primarie del centrosinistra, “su iniziativa esclusivamente
personale”, il direttore dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG), Nunziante
Rosania, si sarebbe incontrato con “l’amico” Franco Cassata per caldeggiare la
giovane assistente universitaria. “Si è trattato di un mero scambio di
valutazioni su quella che ho sempre considerato un’importante opportunità di
cambiamento politico a Barcellona”, ha spiegato il Rosania ad alcuni attivisti
di Città Aperta.
“Quell’incontro è avvenuto a
totale mia insaputa”, replica Maria Teresa Collica. “Appena ne sono venuta a
conoscenza, ho manifestato le mie perplessità sull’iniziativa, anche se so
essere stata fatta dal dottore Rosania in totale buona fede. Ho detto che si
trattava di una scelta infelice che poteva rilevarsi un boomerang per tutti
noi. Dopo che sono emersi in sede giudiziaria alcuni particolari sulla figura
del giudice Cassata, per continuare a portare aventi certe battaglie in campo
politico e sociale, ho ritenuto doveroso allontanarmi dal suo entourage e da
quello della Corda Fratres. Perché aldilà di eventuali responsabilità che
devono essere accertate dalla magistratura, ritengo che i rapporti personali
debbano basarsi su nette valutazioni di opportunità”.
La vicenda ha avuto un eco
doloroso all’interno di Città Aperta. Due dei suoi co-fondatori hanno deciso di
prendere le distanze dalla Collica, arrivando perfino ad accusare il suo progetto
di trasformismo. “Questo nuovo non mi piace”, scrive la professoressa Patrizia
Zangla. “Con la vostra condotta consentite ai gattopardi, da cui vi fate
manipolare, di adagiarsi sornioni e guardare compiaciuti il sistema messo a
punto. Guardano le pedine che muovono sulla scacchiera. Il re e la regina, il
fante… Siete dei tracotanti del potere. Persino quando rispondete alle critiche
vince il pensiero omologato, questi i vostri argomenti: fango, invidia, abiura alle proprie idee politiche.
Siete antidemocratici: o con voi o contro di voi”.
Accuse fermamente respinte
dalla sindaca che ricorda invece come l’intero programma della coalizione, i
contenuti e le iniziative della campagna elettorale siano stati costruiti dal
basso con tutti gli aderenti e i sostenitori di Voltare pagina. “Tutti insieme abbiamo deciso di rifiutare
apparentamenti o accordi con le coalizioni dei candidati sconfitti al primo
turno”, spiega Collica. “Non lo abbiamo fatto certo per superbia, ma perché con
la gente abbiamo capito che queste scelte non sarebbero state assolutamente
comprese e apprezzate. E anche questi sono processi di costruzione della
democrazia dal basso…”.
Digeriti i colpi e
archiviato lo storico successo, i compiti e le difficoltà da affrontare
appaiono veramente enormi per la nuova amministrazione. Si teme innanzitutto
che spulciando tra le carte e le delibere della ex giunta Nania vengano alla
luce buchi di bilancio insostenibili. C’è poi il fuoco di sbarramento dei
consiglieri comunali, in buona parte eletti nelle liste anti-Collica.
Riconoscendo sportivamente il tracollo, il Senatore ha però inviato segnali di
disponibilità al dialogo, prontamente raccolti dalla sindaca. “Confido nel
ricambio generazionale del Consiglio che può favorire l’ingresso di nuove
energie”, afferma la Collica. “Cercherò di volta in volta il consenso sulle
singole determinazioni e paleserò il risultato del voto in modo che i
barcellonesi sappiano se i consiglieri rispondono agli interessi della città o
a quelli personali”.
L’impegno alla pubblicità e
alla trasparenza potrebbe però non bastare ad evitare tra meno di un mese che
il governo Monti risponda favorevolmente alla richiesta di scioglimento per
mafia degli organi elettivi e di azzeramento della macchina burocratica
amministrativa, fatta prima del voto dalla Prefettura di Messina. La
ri-elezione in questa tornata di undici consiglieri che sostenevano la giunta
Nania potrebbe infatti pesare a favore del commissariamento di Palazzo Longano.
“Abbiamo scelto di non
apparentarci con nessuno proprio perché fosse chiaro che siamo del tutto
sganciati dall’amministrazione uscente”, spiega Maria Teresa Collica.
“Riteniamo questa l’unica strada per tentare di evitare lo scioglimento che
avrebbe senso solo se ci fosse una palese continuità o contiguità con essa. Cosa
diversa è la macchina amministrativa. Abbiamo già annunciato una
riorganizzazione degli uffici comunali che dovrà tenere conto delle inchieste
giudiziarie in atto. Purtroppo esiste il cosiddetto patto di stabilità che non
permette nuove assunzioni. Così per avere un turn over a livello dirigenziale bisognerà attendere i
pensionamenti”.
La nuova giunta eredita poi
tutto il peso del devastante progetto di realizzazione di un megaparco
commerciale di oltre 19 ettari in contrada Siena, un’operazione ordita dal
pluripregiudicato Rosario Cattafi. L’ispezione prefettizia sulle presunte
infiltrazioni criminali nella vita amministrativa di Barcellona Pozzo di Gotto
aveva preso spunto da questa vicenda, a seguito dagli esposti firmati proprio
da Città Aperta e dall’Associazione antimafie “Rita Atria”. “Personalmente
continuo ad essere del tutto contraria a questa scelta anche per motivi di
ordine economico e sociale”, afferma Maria Teresa Collica. “Senza più Cattafi a
capo dell’operazione, ritengo che la città tutta vada coinvolta
sull’opportunità di una simile realizzazione. Il coinvolgimento diretto dei
cittadini sarà il modo con cui vogliamo amministrare”.
La nuova amministrazione di
Barcellona è fatta innanzitutto dell’entusiasmo dei giovani volontari che la liberarono
in autunno dai fiumi di fango che l’avevano sommersa. Ma vede anche aleggiare alcuni
fantasmi ingombranti, desiderosi di riciclare la propria immagine e deviare
magari il corso degli eventi. Uno di essi, l’on. Dino Madaudo, già
sottosegretario Psdi alla difesa e frequentatore del Cattafi al tempo delle sue
spericolate operazioni nel gran mercato delle armi da guerra (1992-93), ha
avuto l’ardire di presentarsi nel Longano e offrire il suo supporto al progetto
Collica. La grande scommessa è se quei fantasmi saranno respinti, ostacolati,
sconfitti. O se almeno ci sarà la volontà di farlo, sino in fondo. La fine
dell’era Nania è un’occasione storica, unica, per trasformare il tessuto
sociale barcellonese. Maria Teresa e gli assessori non possono né devono
sprecarla.
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