Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana
A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico.
Il Segretariato
generale della difesa e Direziona Nazionale degli Armamenti - Direzione degli
Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato maggiore della Difesa ha infatti avviato
l’iter per l’avvio dei “Lavori di adeguamento infrastrutturale della
Base Navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo PPX”.
Nelle intenzioni dei Signori della Guerra, la base della Marina Militare della
Città dello Stretto è destinata ad ospitare “prevedibilmente”
dal 2026 i pattugliatori d’altura
di nuova generazione in via di realizzazione dalla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint
venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e
Leonardo SpA (49%).
La
realizzazione dell’Hub militare del Mare di
Messina vede come general contractor l’Associazione temporanea di imprese
(ATI) composta da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime di Genova e FINSO (Fincantieri
Infrastrutture Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria
SpA di Mirano (Venezia).
Il progetto prevede la
realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che verrà comunque conservata
sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della lunghezza totale di 210
metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte, Pontile Comando e
Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si realizzeranno
interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo delle navi
attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici destinati
alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per il
personale”.
Più specificatamente le opere
a mare prevedono l’“ampliamento della sola banchina Comando con impalcato su
pali, interessando anche porzioni di banchina adiacenti, così da poter ospitare
quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione di cui due dislocate
permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale attività non
comporterà scavi di dragaggio”.
Relativamente alle opere a
terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione (o risanamento conservativo
ove possibile) degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree
contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc), necessari a
garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”.
In verità il “risanamento
conservativo” interesserà solo gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina
I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema –
sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex
Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex
Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria
presidiaria; il Complesso sportivo; lo Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi
da calcio e basket; l’Officina S.E.N.; la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente
modificata l’urbanistica e la stessa skyline della Zona Falcata di Messina.
Del programma di
trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari sembra che non
se ne siano accorti nessuno in città. Nessun ostacolo è stato frapposto alla
furia devastatrice del Ministero della Difesa e dello Stato maggiore della
Marina. Fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la Direzione Generale
delle Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza
Energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale delle opere in
via di realizzazione.
“Sulla base delle informazioni
fornite con la documentazione trasmessa – scrive la Direzione del MASE - in
considerazione dell’entità e della complessità delle opere in progetto, come
più diffusamente illustrato nella nota tecnica allegata, si ritiene che per i Lavori di adeguamento infrastrutturale della
Base Navale di Messina per garantire l'ormeggio di nuove unità navali tipo PPX,
non sia possibile escludere la sussistenza di potenziali impatti significativi
e negativi legati alla realizzazione e all’esercizio delle opere previste. Si
propone pertanto che lo stesso debba essere sottoposto a Valutazione di Impatto
Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006 comprendente la
Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi dell’art. 10 co. 3 del D.Lgs.
152/2006”.
Il
programma PPX (noto anche come programma "OPV - Offshore
Patrol Vessel") è stato lanciato dallo Stato maggiore della Marina
Militare per rafforzare le capacità di sorveglianza navale delle acque
nazionali ed internazionali e di proiezione avanzata delle forze armate
italiane in ambito NATO ed extra-NATO.



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