Incurante dei colpi di Stato e dei golpisti, l’Italia va alla guerra anche in Burkina Faso
Burkina
Faso: due colpi di stato in meno di un anno, la rottura dei rapporti militari
con la Francia, l’avvicinamento con Mosca e adesso anche la partnership con l’Italia
per combattere le organizzazioni armate islamiche radicali. Il 1° maggio il
Consiglio dei ministri, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del
ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, ha
deliberato la prosecuzione delle operazioni delle forze armate in innumerevoli
scacchieri internazionali e – a sorpresa - l’avvio di una nuova missione bilaterale
“di supporto alle forze del Repubblica del Burkina Faso impegnate contro le
milizie jihadiste”. Tempi, onere finanziario e modalità con cui sarà realizzato
l’ennesimo intervento militare italiano in territorio africano saranno
comunicati alle Camere nelle prossime settimane.
L’Italia
ha firmato nel luglio del 2019 un accordo di cooperazione nel settore della
difesa con il governo burkinabé guidato al tempo dal primo ministro Christophe Joseph
Marie Debiré. A sottoscriverlo l’allora ministra della Difesa,
Elisabetta Trenta (M5S) e il ministro della Difesa Nazionale e dei Veterani, Moumina
Chériff Sy. “Sanciamo la comune ferma volontà di rafforzare le relazioni
bilaterali, con l’intento di ampliarle a specifiche aree di cooperazione, come
la lotta al terrorismo e
le attività di capacity building”, spiegava
la nota della Difesa. “L’Accordo con il Burkina Faso sottolinea la
significativa importanza che l’Italia dà alla cooperazione con l’Africa, in
special modo con i Paesi del Sahel,
con l’obiettivo di supportarli nel loro percorso di stabilizzazione e sviluppo.
Il miglioramento delle condizioni di sicurezza di quest’area rappresenta un
aspetto imprescindibile di questo nostro impegno e, le Forze Armate italiane,
fianco a fianco con la nostra cooperazione
internazionale, sono particolarmente impegnate in tal senso”.
Composto da 12 articoli, l’Accordo prevede lo
sviluppo e la ricerca, il supporto logistico e l’acquisizione di prodotti e
servizi; lo svolgimento di visite reciproche di delegazioni di personale civile
e militare; la formazione e l’addestramento militare; la partecipazione a corsi
teorici e pratici, a periodi di orientamento, seminari, conferenze, dibattiti e
simposi organizzati presso enti civili e militari; il “sostegno a iniziative
commerciali relative ai materiali e ai servizi della Difesa”. L’Italia si impegna
inoltre ad esportare al paese africano diversi sistemi di guerra come
aeromobili ed elicotteri militari, sistemi aerospaziali e relativo
equipaggiamento; carri e veicoli armati; armi da fuoco automatiche e relative
munizioni; armamento di medio e grosso calibro; bombe, mine (“eccetto quelle
anti-uomo”), missili, razzi e siluri; polveri, esplosivi e propellenti; sistemi
elettronici, elettro-ottici e fotografici; materiali speciali blindati.
Il
disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’accordo bilaterale è stato approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio
dei ministri (premier Giuseppe Conte, proponenti il titolare degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e quello della Difesa
Lorenzo Guerini) ed è approdato in Parlamento nel gennaio 2020, per essere
approvato in via definitiva il 29 aprile 2021 quando alla guida dell’esecutivo c’era
il banchiere Mario Draghi, mentre ministri degli esteri e della difesa erano
stati confermati Di Maio e Guerini.
“Quanto
alle relazioni bilaterali, il
crescente rilievo italiano per lo Stato saheliano è evidenziato dalla recente
apertura di una nostra ambasciata
nella capitale burkinabè”, riportava il governo nella Scheda di presentazione dell’Accordo alle Camere. “Il Burkina Faso
si è inoltre confermato nel triennio 2017-2019 tra i 22 Paesi prioritari della Cooperazione italiana
individuati nel relativo documento di programmazione ed indirizzo; tale posizionamento
evidenza il ruolo di primo piano del Paese nel contesto della regione saheliana
e la volontà dell’Italia di rafforzare il proprio partenariato, anche in
risposta alla crisi alimentare determinata dalle emergenze climatiche ed
ambientali, dalla dinamica dei prezzi delle derrate alimentari e, da ultimo,
dall’afflusso di popolazioni provenienti dal Mali (…) La presenza della
cooperazione italiana in Burkina Faso data oltre 25 anni, durante i quali il
Paese è stato destinatario di 107 milioni di euro a dono”.
Cooperazione ibrida umanitaria-militare quella
italiana, dove ancora una volta si sono mescolati interessi geostrategici,
affari per il comparto bellico-industriale ed energetico e le sanguinose politiche
di contrasto dei flussi migratori verso il Mediterraneo. “L’Italia attribuisce una grande importanza al Burkina
Faso per la stabilizzazione del Sahel e la recente firma dell’accordo di
cooperazione in materia di difesa consentirà di aumentare la collaborazione
bilaterale per la formazione nei settori del controllo delle frontiere e della
lotta ai traffici illeciti”, ha dichiarato la viceministra Emanuela Del Re all’incontro
con il Presidente Roch Mark Kaboré durante l’Assemblea Generale dell’Alleanza G5 in Mauritania (25 gennaio
2020).
Kaboré
è stato arrestato il 24 gennaio 2022 da un golpe militare; il successivo 30 settembre 2022 la capitale Ouagadougou è stata investita da un nuovo
putsch guidato da una fazione avversa dell’esercito. Il governo ad interim è
stato sciolto e sono stati imposti il coprifuoco notturno e la chiusura dei
confini e degli spazi aerei nazionali; la leadership del paese è stata assunta dal comandante delle forze speciali
Cobra, Ibrahim Traoré (presidente) e
dall’avvocato Apollinaire Joachim Kyélem
di Tambela (primo ministro). “Il Burkina Faso è un Paese importantissimo
per l’Unione europea e per l’Italia: per questo il colpo di stato militare ci
preoccupa enormemente”, ha dichiarato il 25 gennaio 2022 ad Agenzia Nova ancora Emanuela Del Re, promossa
a Rappresentante speciale UE per il Sahel. “Le motivazioni alla base del colpo
di stato sono profonde e vanno ricercate nei serissimi problemi di sicurezza,
con i continui attacchi terroristici e di gruppi armati ai danni della
popolazione e delle forze armate, nei problemi economici, nella corruzione
diffusa, nella mancanza di accesso ai servizi di base”.
Nella
stessa intervista Emanuela Del Re ha ricordato la sua ultima visita in Burkina
Faso nel novembre 2021 e l’incontro ancora una volta con il presidente Kaboré e
le più alte cariche dello Stato. “Avevo percepito crescenti tensioni”, ha spiegato
la rappresentante UE. “Sull’instabilità locale incidono anche problemi tra le
forze militari e le numerose morti di soldati caduti negli ultimi mesi in
missione per mano di terroristi, nonché le difficili condizioni per le forze
armate che non sono dotate di equipaggiamenti adeguati e, in alcuni casi, non
hanno accesso ai ristori necessari quando si trovano in missione in zone
remote”.
La
centralità strategica del Sahel per il sistema
Italia, da “difendere” con ogni mezzo anche a costo di stringere alleanze
con golpisti e contro-golpisti, è stata ribadita dal Documento programmatico pluriannuale della
Difesa per il triennio 2022-24, presentata dall’ex ministro
Pd, Lorenzo Guerini. “Gli impegni internazionali in Sahel prevedono la prosecuzione
della strutturazione dell’impegno della Difesa nell’area che comprende il Mali,
il Niger e il Burkina Faso, integrando attività multilaterali, di coalizione e
di carattere bilaterale”, vi si legge. “Tale sforzo, in un ambiente
estremamente complesso per dimensioni, caratteristiche fisiche, geografiche e
ambientali, attori coinvolti, mira anche a sviluppare una continuità e
profondità operativa all’impegno nel continente africano, in un’ideale
saldatura tra nord Africa e fascia saheliana e nell’ottica della
massimizzazione dell’efficacia del nostro contributo alla lotta al terrorismo e
alla stabilizzazione del quadrante. Sulla base degli sviluppi politici interni
e internazionali, si rivaluteranno costantemente i livelli d’impegno in
iniziative internazionali in Mali e potenzialmente in Burkina Faso, dando
invece priorità al supporto di natura bilaterale verso il Niger, le cui
autorità politiche paiono garantire una stabilità di medio termine che risulta
fondamentale per capitalizzare gli sforzi di costruzione delle capacità locali”.
In
questi ultimi mesi il quadro delle relazioni internazionali del regime di Ouagadougou
è mutato radicalmente: a gennaio è stato revocato unilateralmente l’accordo di
cooperazione militare sottoscritto con la Francia nel 2018, mentre sia il
presidente della prima giunta golpista (Paul-Henri Sandaogo Damiba) che quello
odierno di transizione (Ibrahim Traoré) hanno intensificato i contatti con la
Repubblica russa e da più fonti viene denunciata la presenza di contractor della
società Wagner in alcune aree di conflitto del paese. Il cambio di
interlocutori – così come l’escalation negli scontri armati e le drammatiche violazioni
dei diritti umani - non sembrano però preoccupare il governo Meloni che si dichiara
invece pronto ad avviare la (dis)avventura in territorio burkiné.
Tra le
nuove missioni per l’anno 2023 è stata prevista anche la partecipazione di
personale militare all’European Union
Military Assistance Mission in Ucraina (supporto al riequipaggiamento ed
addestramento delle forze ucraine); all’European
Union Border Assistance in Libya (supporto al controllo dei confini libici
contro i traffici illeciti); all’European
Union Military Partnership Mission in Niger (supporto alle forze nigerine
impegnate contro le milizie jihadiste).
Articolo
pubblicato in Africa ExPress il 12
maggio 2023, https://www.africa-express.info/2023/05/12/incurante-dei-colpi-di-stato-e-dei-golpisti-e-dei-tagliagole-litalia-va-alla-guerra-anche-in-burkina-faso/
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