Esperimenti a Stelle e Strisce
Dal luglio 2019 Il Comando dell’unità Usa Naval Medical Research Unit
(NAMRU) è stato trasferito nella grande stazione aeronavale di Sigonella. Nella
base siciliana buona parte delle sperimentazioni dell’unità medico-navale di US
Navy sembrerebbero indirizzate alla “guerra” al Covid-19. Ancora segretissimi
le modalità e i possibili esiti. Nessuna comunicazione è giunta dal Governo
italiano, nonostante le legittime preoccupazioni espresse da più parti sul
fatto che le pericolose ricerche Usa su virus e batteri si svolgano adesso in
una delle aree più densamente popolate della Sicilia. Sperimentazioni, vaccini
e alleanze misteriosi.
21 agosto 1978. In piena Guerra
fredda l’Ambasciata Usa in Etiopia inviava un cablogramma top secret al
Dipartimento di Stato. Oggetto alcuni articoli comparsi sulla stampa etiope in
cui venivano sollevati pesanti dubbi sulle attività svolte da un’unità d’elite
medico sanitaria della US Navy, NAMRU - Naval Medical Research Unit, ospitata in
Egitto sin dalla fine della seconda guerra mondiale. “Sul quotidiano Herald, il giornalista Mustafà Abubeker
ha scritto giorno 18 agosto che è un
fatto risaputo che nonostante quanto dichiarato dall’ex presidente Nixon nel 1969, le ricerche sulle armi biologiche procedono ancora (…) così
come a un progetto simile lavorava NAMRU-5 in Etiopia prima che venisse chiuso
su richiesta del governo”, specificava l’addetto diplomatico statunitense ad Addis Abeba. “Il
giornalista aggiungeva che I militari Usa
hanno iniziato a differenziare le armi biologiche in difensive ed offensive, ma
si tratta di una divisione del tutto simbolica. Contro chi potranno essere
utilizzati gli agenti per la guerra biologica? Apparentemente contro le forze
armate di una grande potenza, ma se poi le ostilità crescono, anche in Medio
Oriente. Non c’è dubbio che una malattia epidemica che colpisca le truppe di
quella Potenza potrebbe estendersi poi alla pacifica popolazione che vive
vicino ai paesi in ostilità (…) Gli Stati Uniti potrebbero usare le armi biologiche
per distruggere l’economia di ogni altro paese in modo da costringerlo a sottostare
alle loro politiche. Nel 1971 gli Usa sono riusciti a trasferire a Cuba il
virus della peste suina africana e un’epidemia ha ucciso così un considerevole
numero di maiali. Il pericolo delle attività di un’unità come NAMRU-3 (oggi
esistente al Cairo) per la popolazione non deriva solo dal possibile uso delle
armi da essa sviluppate. La stessa ricerca e lo stoccaggio dei batteri e dei
virus sono una minaccia la cui grandezza è assai da difficile da stimare. Il
virus può fuoriuscire incidentalmente dai laboratori anche grazie il corpo di un
impiegato, come è già accaduto in passato nei laboratori militari Usa.
Infezioni possono svilupparsi con un incendio in un deposito o durante un
attacco contro i laboratori nel caso di manifestazioni anti-americane o di
attacchi terroristici. E potrebbe anche accadere che qualche ricercatore di NAMRU-3
possa diventare psicologicamente instabile e usare i batteri dei laboratori per
scatenare un’epidemia…”. Mere speculazioni giornalistiche? A non ritenerle
tali è lo stesso corpo diplomatico USA che allerta il Dipartimento di Stato e
altre ambasciate in Africa e Medio oriente per impedire la propagazione di notizie
simili etichettata come “disinformazione comunista”. “Se gli attacchi a NAMRU
non si limiteranno a questi articoli apparsi sull’Herald, il Dipartimento dovrebbe inviare ai luoghi interessati
questo messaggio e i rapporti richiesti sulla natura e lo scopo delle sue
attività”, concludeva l’Ambasciata Usa in Etiopia.
L’appello sortiva il suo effetto e il 4 ottobre 1978
il Dipartimento di Stato inviava un telegramma “confidenziale” agli uffici
diplomatici Usa in Egitto, URSS, Indonesia e Taiwan. “Segnaliamo cable
con un rapporto sulle affermazioni sovietiche sul possibile coinvolgimento di NAMRU-3 nella guerra biologica”,
riportavano le autorità di Washington. “Esiste la possibilità che esse
potrebbero far parte della campagna sovietica contro le unità NAMRU. A metà
agosto, il giornale Herald di
proprietà del governo etiope ha pubblicato simili scurrilità. Il Dipartimento
della Difesa ha preparato un documento utile a respingere il contenuto
dell’articolo”. Il testo delle due missive è stato desecretato il 20 marzo 2014:
l’URSS si era già dissolta da tantissimi anni, l’Etiopia non era più un paese
“anti-americano” e i laboratori di NAMRU-3 continuavano a manipolare virus e
batteri a pieno ritmo al Cairo mentre i propri ricercatori operavano a fianco dei
militari di innumerevoli regimi africani e mediorientali.
Dal luglio
2019 il Comando dell’unità speciale Usa è stato trasferito nella grande stazione
aeronavale di Sigonella mentre dovrebbero completarsi presto i lavori di ristrutturazione
e ampliamento del Building No. 303 a
NAS 1, individuato da US Navy come nuova sede logistica di NAMRU-3. Secondo
quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la decisione di
“ricollocazione” sarebbe stata presa per non meglio specificate “necessità di
potenziamento della sicurezza richiesta”. Nessuna comunicazione è giunta dal governo
italiano nonostante le legittime preoccupazioni espresse da più parti sul fatto
che le pericolose ricerche Usa su virus e batteri si svolgano adesso in una
delle aree più densamente popolate della Sicilia. “NAMRU-3 ha avuto una
significativa presenza in Ghana, Gibuti ed Egitto e ha dislocato il proprio
personale in altre aree”, spiega il Pentagono. “I ricercatori e i collaboratori
di NAMRU-3 sono impegnati in diverse ricerche sulle infermità virali e le
malattie tropicali e subtropicali anche in Camerun, Liberia, Nigeria e
Giordania, mentre si segue l’evoluzione di eventuali problematiche
epidemiologiche di cui potrebbero essere vittime i militari e i dipendenti
civili della Difesa dislocati in Turchia, Afghanistan ed Iraq”. “Le ricerche di
base, epidemiologiche e cliniche di NAMRU-3 si rivolgono in particolare alle
malattie enteriche, alle infezioni acute respiratorie, alle epatiti, alla
tubercolosi, alle meningiti, all’HIV e a varie infezioni da parassiti, batteri
e virus che sono endemiche e l’unità si è pure specializzata nella ricerca e
sperimentazione di agenti profilattici come vaccini e farmaci contro le
infermità e le infezioni tropicali”, aggiunge il Pentagono. Dove finisca la
ricerca di tipo sanitario e dove inizi invece l’intervento “scientifico” a fini
militari e di guerra biologica è tutto da chiarire ma la rilevanza
politico-strategica di NAMRU-3 è indubbia, non fosse altro per la sua
dipendenza gerarchica dal Centro di Ricerca Medica di US Navy e del Corpo dei
Marines con sede a Silver Spring, agenzia con due direzioni preposte alla
“protezione del personale militare in caso di attacchi biologici, nucleari e
chimici”.
I rumori
sul possibile coinvolgimento di NAMRU-3 nella moltiplicazione degli agenti potenzialmente
“spendibili” nelle moderne guerre batteriologiche non si sono certamente spenti
con la fine dell’URSS e del Patto di Varsavia. Nel marzo 2009, una testata
giornalistica egiziana, Al Masry Al Yawm,
ha rivelato gli accordi milionari sottoscritti dall’Università del Cairo con il
Dipartimento della Difesa per svolgere alcune “ricerche applicate su malattie
infettive in corso in Egitto”. Gli articoli hanno scatenato un terremoto politico
e il portavoce dell’Università ha dovuto ammettere la partnership con i
laboratori di NAMRU-3, US Navy e The American University del Cairo “per studi
principalmente rivolti all’influenza aviaria (bird flu)” che aveva colpito diversi cittadini egiziani negli anni
precedenti. Un altro quotidiano egiziano, Al-Wafd,
in un lungo reportage del 27 gennaio 2012 ha accusato NAMRU-3 di
“gestire agenti patogeni capaci di sterminare l’intera nazione”. “Nel 1976, in
occasione di un focolaio di meningite in Egitto, NAMRU-3 si offrì di cooperare
con l’Abbassia Hospital, ma gli studi furono avvolti nel mistero”, riportò
ancora Al-Wafd. “Ottocentocinquantasette persone furono contagiate
dalla malattia e 50 morirono in seguito all’intervento di NAMRU, dopo aver
ricevuto un medicinale chiamato Dexametazon (…) NAMRU ha
suscitato scalpore anche quando i suoi medici hanno cercato di condurre uno
studio sperimentale sui bambini ad Al-Bahira, sostenendo che desideravano
sviluppare un siero dalla diarrea per una nuova vaccinazione. Doni e denaro
sono stati dati alle loro famiglie a Farshut, Umm Al-Laban, Kum Al-Qanatir
e in altri villaggi nel centro di Abu Homs, ma alcune di esse hanno rifiutato
categoricamente di trasformare i loro figli in cavie da laboratorio…”. I test
sono stati confermati nel 2013 dal Journal
of Virology della Società Americana di Microbiologia: nello specifico i
laboratori dell’unità militare avevano analizzato i tamponi con tessuti rettali
e campioni delle feci dei bambini delle comunità rurali vittime di diarree di
origine batterica, nell’ambito di una ricerca di alcune università statunitensi
sull’Enterotossigeno Escherichia coli (ETEC). Non potevano mancare,
ovviamente, gli “studi” sulle principali pandemie influenzali che hanno colpito
l’area mediterranea negli ultimi anni. Nel 2016 NAMRU-3 ha isolato il virus H7N9
nell’ambito di un’indagine sul ruolo delle cellule
endoteliali polmonari nel reclutamento dei leucociti durante l’infezione virale
influenzale. Ancora nel 2016, i laboratori del Cairo hanno “valutato” la
risposta immunitaria dei topi al coronavirus Mers-CoV, isolato quattro anni
prima in Giordania. Nel 2017 MAMRU-3 ha cooperato nell’isolamento
del virus dell’aviaria H10N8 proveniente dalla Cina, contribuendo altresì alla
produzione di un apposito vaccino dopo la sua sperimentazione in vitro e in
vivo sui furetti. Con l’inatteso trasferimento a Sigonella, buona
parte delle sperimentazioni dell’unità medico-navale sono state indirizzate alla
“guerra” al Covid-19. Ancora segretissimi le modalità e i possibili esiti: le
basi e i laboratori Usa in Italia restano nella piena titolarità dell’ospite a
stelle e strisce e non sarà certo l’odierna pandemia a convincere governo e
forze politiche a rimettere in discussione le antiche sudditanze.
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