Mario Ciancio, la mafia e l’affaire del residence dei militari USA a Lentini
“Mario Ciancio Sanfilippo ha intrattenuto per decenni stretti rapporti con
la mafia”. Lo ha sostenuto il 12 marzo scorso la sostituta procuratrice generale Miriam Cantone
nel corso della prima udienza del processo in Corte d’appello a Catania sul
provvedimento di sequestro e confisca dei beni dell’onnipotente
editore-imprenditore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo, disposto dalla Sezione
misure di prevenzione del Tribunale etneo il 24 settembre 2018. Aziende e
immobili per il valore complessivo di 150 milioni di euro (compresa la società
editrice del quotidiano La Sicilia e
la maggioranza delle quote della Gazzetta
del Mezzogiorno di Bari) di cui è stata richiesta la restituzione da parte
dei legali di Ciancio, pure imputato del reato di concorso esterno in
associazione mafiosa presso il Tribunale penale di Catania.
Tra
le vicende analizzate nel corso della lunga requisitoria della dottoressa
Cantone, quella relativa al progetto di costruzione di un megavillaggio a
Lentini (Siracusa) destinato ad ospitare i militari USA di stanza nella base di
Sigonella, progetto poi non realizzato anche per l’opposizione di alcune
associazioni ambientaliste e dei NoWar
siciliani. “Sarebbe stato l’ex parlamentare Salvatore Urso l’uomo che avrebbe venduto a Ciancio i terreni sui quali
sarebbe dovuto sorgere il villaggio Xirumi per i soldati americani”, ha
dichiarato la magistrata. “Il nome di Urso compare anche
nelle carte del processo a Giulio Andreotti, per la sua presenza a un
incontro che quest’ultimo avrebbe avuto all’hotel Nettuno con Nitto Santapaola”.
Scomparso nel gennaio 2017, Salvatore Urso (ex sindacalista e democristiano doc,
vicinissimo al pluriministro messinese Nino Gullotti) è stato deputato alla
Camera dal 1972 al 1994 e sindaco del comune di Aci Sant’Antonio per oltre vent’anni.
Della sua partecipazione all’affaire del megaresidence di Sigonella sino ad
oggi non era trapelato nulla. Adesso però il progetto Xirumi, già al centro
delle indagini del ROS dei Carabinieri nel 2003 e del procedimento penale
contro l’ex governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, viene ad assumere
contorni ancora più complessi e inquietanti.
L’oro americano tra centinaia di ettari
d’agrumeti
“Anche
la vicenda della costruzione, in territorio di Lentini del complesso abitativo destinato ai militari americani della
base di Sigonella dimostra le cointeressenze tra il preposto Mario Ciancio
Sanfilippo e Cosa Nostra”, scrivono i giudici della Sezione misure di prevenzione
del Tribunale di Catania nell’ordinanza di confisca dei beni nella
disponibilità dell’editore-imprenditore. Il velocissimo iter
del progetto insediativo e i controversi attori dell’operazione vengono poi analizzati
dai giudici con dovizia di particolari. “A
seguito di decisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America,
che aveva programmato un incremento della presenza di militari in Sicilia,
venivano presentati diversi progetti per la realizzazione di alloggi per
insediamenti temporanei dei militari e dell’altro personale di nazionalità
statunitense che avrebbe dovuto prestare servizio presso la base NATO di
Sigonella, sita in territorio del Comune di Motta S. Anastasia (Catania)”, si
legge nell’ordinanza del 20 settembre 2018. “L’iter amministrativo per
ottenere le autorizzazioni per la realizzazione in un’area agricola di un
complesso insediativo chiuso ad uso collettivo, in deroga ai dettami dei piani
regolatori vigenti e dei limiti di cubatura previsti nei regolamenti edilizi
comunali, e disciplinato dall’art. 151. Reg. Sic. 71/1978 è cosi riassumibile: una
società privata propone al Comune competente di cambiare la destinazione d’uso
dei terreni; il Consiglio Comunale approva la variante urbanistica; l’Assessorato
Regionale al Territorio ed Ambiente, in assenza di osservazioni, approva in via
definitiva la variante al PRG”.
L’istanza
per l’approvazione del progetto per il megaresidence USA (mille casette a
schiera
unifamiliari con annesso verde privato,
parcheggi coperti, alcuni residence, impianti
sportivi, ecc.) fu
presentata il 2 febbraio 2006 dalla società Scirumi S.r.l. all’allora sindaco
di Lentini Sebastiano Neri (esponente dell’Mpa di Raffaele Lombardo). Il
progetto prevedeva l’insediamento urbanistico in due distinte aree agricole: la
prima di 67 ettari nelle contrade Xirumi e Cappellina; la seconda in contrada
Tirirò, estesa 24 ettari. A firmare il progetto erano l’architetto Matteo Zapparrata,
all’epoca capo dipartimento della Provincia Regionale di Catania, settore
programmazione opere pubbliche, sotto la presidenza di Raffaele Lombardo;
Antonio Leonardi, dirigente dell’A.U.S.L. 3 di Catania e segretario provinciale
dell’Ordine degli Ingegneri; Rosario Garozzo, direttore generale del Comune di
Adrano.
“Il
progetto aveva un rapido iter amministrativo”, scrivono i giudici del
Tribunale di Catania. “Il 9 febbraio 2006, il Coordinatore del 4° Settore del
Comune di Lentini, Arch. D’Anna, chiedeva all’amministrazione comunale di
esprimersi sulla variante, precisando che la stessa non contrasta né
con lo strumento urbanistico generale, né con le previsioni dello Schema
di Massima approvato del nuovo P.R.G. in fase di approvazione e il 17
febbraio 2006 l’allora Sindaco di Lentini chiedeva all’arch. D’Anna di istruire
con urgenza il progetto di variante richiesto dalla Scirumi S.r.l. e
di richiedere altresì tutti i pareri previsti per legge per permettere che lo stesso
potesse essere portato in Consiglio Comunale per la relativa approvazione,
motivando l’urgenza con la particolare rilevanza sociale, economica e
occupazionale del progetto per la città di Lentini. Il 5 marzo 2006 il sindaco
Sebastiano Neri veniva dichiarato decaduto per incompatibilità di tale carica
con il mandato di parlamentare regionale, essendo stato eletto all’A.R.S. nel
2003. L’11 aprile 2006 il Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro emetteva
il decreto con il quale veniva dichiarata la cessazione della carica dei componenti
della Giunta Municipale di Lentini e contestualmente nominava il vice prefetto
di Siracusa dott. Massimo Signorelli Commissario Straordinario per la gestione
del Comune, in sostituzione del Sindaco e della Giunta, sino alla successiva
tornata elettorale. Il 12 aprile 2006 venivano indette dall’Assessore alle
Autonomie Locali le nuove elezioni comunali. Il menzionato arch. D’Anna inoltrava
al Commissario Straordinario (frattanto insediatosi in luogo del Sindaco), al
Presidente del Consiglio Comunale ed al Segretario Generale per l’inserimento
nella delibera per l’approvazione, la relazione istruttoria
integrativa che conteneva la scheda tecnica trasmessa dalla Scirumi S.r.l.
e gli obblighi che la società proponente doveva assumere in caso di
approvazione della proposta di variante. Il 18 aprile 2006 il Consiglio
Comunale di Lentini approvava la variante al P.R.G. (delibera n. 21),
trasformando l’area interessata per la realizzazione del complesso residenziale
da zona agricola E in zona CE 4”.
A
scompaginare le carte giungeva però il 7 giugno 2006 una lettera-esposto a
firma del Centro Studi Territoriale DDISA, dei Verdi di Lentini e del giornale online Girodivite.it, in cui si ipotizzava
la violazione delle norme regionali in materia urbanistica. “Tutta
l’operazione Scirumi è stata viziata
dall’inizio da una serie di errori, di violazioni e di omissioni che duramente
configgono con la moralità, la trasparenza e le leggi”, scrivevano le
associazioni. “L’insediamento deturperebbe irrimediabilmente il contesto
paesaggistico e colpirebbe una delle attività produttive locali più redditizie,
la produzione di agrumi. La zona di Xirumi, Cappellina e Tirirò è pure
interessata da almeno due aree archeologiche, una delle quali ricade proprio
all’interno della cinta del complesso in questione. L’altra area, di cui
nessuno ha fatto menzione nell’iter progettuale, è di particolare importanza
storica e culturale. Si tratta del vasto insediamento rupestre sul colle di San
Basilio che domina il vasto paesaggio che si vorrebbe convertito a residence e
villette”. L’esposto convinceva gli amministratori lentinesi (alle elezioni era
stato eletto sindaco Alfio
Santo Mangiameli del partito La Margherita) a sospendere la delibera e convocare una
nuova seduta del consiglio comunale per analizzare il progetto degli alloggi
USA. “Con delibera 52 del 16 ottobre 2006, veniva
tuttavia approvata definitivamente la variante al P.R.G., trasformando l’area
interessata all’insediamento del complesso residenziale”, annotano i giudici di
Catania. “Tale delibera veniva approvata dall’Assessorato Regionale al
Territorio e all’Ambiente – Dipartimento Urbanistica con decreto n. 93 emesso
in data 1 febbraio 2007, pubblicato il 13 aprile 2007 sulla Gazzetta Ufficiale
della Regione Siciliana. Assessore Regionale era l’avvocata Rossana Interlandi,
soggetto molto vicino all’allora Presidente della Provincia Regionale di
Catania (successivamente presidente della Regione) Raffaele Lombardo”.
Scirumi USA, un progetto di casa Ciancio
A
convincere gli inquirenti sul ruolo chiave di Mario Ciancio Sanfilippo e
familiari nell’affaire, i dati riportati nella visura camerale della compagine
sociale che aveva presentato al Comune di Lentini il progetto per i militari di
Sigonella, la Scirumi S.r.l. con
sede a Catania in via XX Settembre 42 presso lo studio del professore Gaetano
Siciliano, presidente onorario della Fondazione Dottori Commercialisti Sicilia,
già presidente dell’ordine dei commercialisti e del collegio dei revisori dei
conti del Comune di Catania. “La
Scirumi – si legge nell’ordinanza di confisca - era così composta: Cappellina
S.r.l, avente sede a Catania in via Pietra dell’Ova n. 51 (luogo di residenza
di Mario Ciancio Sanfilippo), i cui soci erano in parti eguali i figli; tale
società aveva detenuto sino al 26 ottobre 2010 il 10% delle quote della Scirumi
e da quella data ne era divenuta titolare al 100%; Impresa Costruzioni
Giuseppe Maltauro S.p.a., titolare fino al 26 gennaio 2010 del 51% delle
quote del capitale sociale; DA.CA. S.r.l, inizialmente proprietaria del 35,5% del capitale sociale”.
Altre piccole quote sociali della Scirumi erano state detenute sino al gennaio
2010 da Giuseppe Celano (4%) e Francesco Siciliano (2,5%), quest’ultimo figlio del
commercialista Gaetano Siciliano.
“Quanto a tali soggetti merita attenzione
anzitutto la Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.a.”, aggiungono i magistrati etnei.
“Tale società, con sede a Vicenza, attiva sin dall’anno 1969, aveva già
eseguito lavori per conto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America
presso la base di Aviano (Pn). La Maltauro,
inoltre, aveva acquistato l’impresa Ferrari di Genova, a sua volta acquirente
della IRA Costruzioni di Graci e
della Fratelli Costanzo, storiche imprese edili di Catania (originariamente
appartenenti a soggetti vicini a Cosa Nostra etnea), ed aveva infine
realizzato il centro commerciale Etnapolis, sito a Belpasso (Catania),
la cui costruzione aveva costituito oggetto del procedimento penale denominato Dioniso”.
“Amministratori
della Scirumi S.r.l. fino al 25 febbraio 2010 erano i seguenti soggetti: Carmelo
Garozzo, dal 26 aprile 2007 consigliere del C.d.A. e poi amministratore unico
della società, figlio di Francesco Garozzo amministratore unico della Cappellina S.r.l.; Mauro De Paoli,
presidente del C.d.A., consigliere nominato in quota Maltauro; Stellario
Gentile, consigliere, nominato in quota DA.CA. S.r.l., società di cui lo
stesso deteneva una quota di proprietà; Gianalberto Balasso ed Ezio Trentin,
consiglieri in quota Maltauro”. La Scirumi aveva quale oggetto sociale l’acquisto e/o la vendita di
terreni agricoli e/o l’assunzione e la gestione della conduzione sia indiretta
che diretta degli stessi, l’esecuzione di opere di bonifica e di trasformazione
agraria e forestale. “Tra il 9 febbraio 2005 e il 20 luglio 2005 la Scirumi S.r.l.
acquistava terreni di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo e della S.A.T.E.R.
- Società Agricola Turistica Etna Riviera S.r.l. (società le cui
quote appartenevano allo stesso Mario Ciancio Sanfilippo, al coniuge Valeria Guarnaccia
ed ai figli Domenico Ciancio Sanfilippo e Rosa Emanuela Ciancio) per il
complessivo importo di euro 5.434.300”, aggiungono i magistrati. “Contestualmente
alla prima vendita di terreni dal Ciancio alla Scirumi S.r.l, il 9
febbraio 2005, Giuseppe Maltauro S.p.A., DA.CA. Service, Giuseppe Celano
e Francesco Siciliano, titolari del 90% di quote nominali della Scirumi, inoltravano
alla Cappellina S.r.l. una proposta irrevocabile di vendita delle quote
in loro possesso”. Da notare
come al tempo la S.A.T.E.R. condividesse la stessa sede della Cappellina
(via Pietro dell’Ova 51, Catania) e finanche l’amministratore, l’anziano
avvocato Francesco Garozzo, presente in altre operazioni finanziarie del gruppo
Ciancio.
Infine un’annotazione dei
giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania su uno dei
progettisti del complesso
residenziale USA, l’architetto Matteo Zapparrata. “Egli è stato Ingegnere Capo
della Provincia di Catania ed era altresì fidato collaboratore di Raffaele Lombardo,
tanto che quest’ultimo, quando divenne Presidente della Regione Siciliana lo
aveva nominato Commissario Straordinario del Consorzio per le Autostrade
Siciliane, incarico che ha ricoperto fino al 10 agosto 2010, data in cui ha rassegnato
le dimissioni. Si ricordi altresì che l’arch. Zapparrata è il soggetto al quale
avevano fatto riferimento gli interlocutori della conversazione intercettata il
28 luglio 2008 presso l’ufficio del Ciancio Sanfilippo durante la riunione tra
il proposto, il Lombardo e gli altri soggetti meglio sopra indicati, relativa
all’approvazione di variante al progetto del centro commerciale Porte di
Catania. Si riscontrano inoltre diverse conversazioni tra lo Zapparrata e
Mariano Cono Incarbone, imprenditore definitivamente condannato per il delitto
di associazione mafiosa nell’ambito del procedimento Iblis. La figura
dello Zapparrata emerge anche nella vicenda relativa al progetto della società Stella
Polare (la realizzazione
di un centro polifunzionale con alberghi, sale congressi, campi da golf, ecc. a
sud della città di Catania, nell’ambito del cosiddetto Pua -
Piano urbanistico attuativo N.d.a)”.
E il residence dei marines di Sigonella diventa Cosa
Nostra
“Diverse
conversazioni intercettate nel corso del procedimento c.d. Iblis
dimostrano l’estremo interesse alla realizzazione del progetto del residence
per i militari di Sigonella sia di Vincenzo Basilotta (e per suo tramite di Cosa
Nostra ), sia del Ciancio, benché quest’ultimo avesse già ottenuto dall’affare
il suo profitto costituito dalla plusvalenza ricavata dalla vendita dei terreni”,
annota il Tribunale di Catania. Imprenditore
edile, già co-titolare della società Fratelli Basilotta S.p.A. (successivamente
IN.CO.TER.-Infrastrutture Costruzioni Territorio S.p.A.), Vincenzo
Basilotta aveva riportato la condanna per associazione mafiosa in primo e
secondo grado al processo “Dioniso”,
condanna poi annullata con rinvio
dalla Cassazione (il procedimento si è concluso con sentenza di non doversi procedere per
sopravvenuta morte dell’imputato).
“Diverse
conversazioni telefoniche intercettate consentono di affermare che il Basilotta
facesse parte dell’organizzazione criminale denominata Cosa
Nostra e fosse in particolare vicino
al potente boss di Caltagirone
Francesco La Rocca e all’ala della famiglia
Santapaola riconducibile ad Antonino Santapaola fratello di Nitto e ad Alfio”,
scrivono gli inquirenti. “Meritano,
in particolare, di essere esaminate le conversazioni del 26 febbraio 2007, tra
Vincenzo Basilotta e Rosario Di Dio (responsabile della famiglia di Cosa Nostra di Ramacca), presso il distributore Agip
gestito da quest’ultimo, nel corso della quale il primo riferiva al suo
interlocutore che avrebbe dovuto effettuare dei lavori di sbancamento da Ciancio,
il quale aveva trovato un accordo con gli Americani, così facendo
riferimento evidentemente al progetto in esame; per tale ragione il Basilotta chiedeva
al Di Dio informazioni circa un’area in cui depositare il materiale di risulta”.
Agli atti d’indagine anche la trascrizione di una conversazione avvenuta il 18
marzo 2007 tra Vincenzo Basilotta e tale “Paolo” non meglio identificato, nel
corso della quale il primo discuteva con il secondo dei lavori che avrebbe
dovuto eseguire su due distinte aree di proprietà del Ciancio Sanfilippo (realizzazione di quasi milleduecento alloggi),
chiedendo di trovare un luogo ove smaltire la terra di risulta.
Due
giorni più tardi veniva intercettato un colloquio tra il Basilotta e Mario De Paoli,
presidente del C.d.A. della Scirumi S.r.l.
“dalla quale emerge come il Ciancio Sanfilippo si fosse interessato
del rinnovo delle cariche societarie della società predetta, esercitando all’uopo
la sua determinante influenza”. Come è andata a finire?, domandava Basilotta. Niente, tutto,
tutto in attesa, rispondeva De Paoli. Per quanto riguarda Scirumi, è
stato confermato la cosa, no? E verrà ratificata verso aprile, che c’è il
rinnovo delle cariche.. no?
Certo! replicava
Basilotta. Ma Sicuramente Ciancio ha avuto la sua influenza perché lui ha
chiamato molto preoccupato… Ha chiamato venerdì, ha detto: ma qua non è che
fate cazzate? E quindi loro hanno subito abbassato l’ala. Mentre per quanto
riguarda la fiera è tutto per aria, capito? Ma, ma Pogliese non si è fatto
sentire?
Io
non so niente, sono stato zitto..., rispondeva De Paoli. E non devo far niente,
devono muoversi loro! Un’altra cosa... mi diceva il dottor Lavaglia che va a
Milano, non ho capito se domani... Sì domani,
perché ieri sera ci siamo visti e mi ha detto guarda che io devo andare a
Milano per quella questione lì, no? E va da Zuncheddu proprio, perché ha un appuntamento
con Zuncheddu, no? E vediamo cosa vien fuori, insomma, no? Tu stai andando
anche tu per le tue cose? (…) Lui é andato in avanscoperta, domani, non so che
cosa traffica, cosa fa, cosa briga, però so che ci va e va da…, mi sembra che
lui sia in confidenza con l’ingegner Fantoni, che non so cosa faccia
all’interno dell’organizzazione, e parla con il titolare che è l’ingegner Zancheddu…
Per quanto riguarda Zapparrata io adesso lo chiamo, gli dico di stare un attimo
fermo per… Ed aspettiamo gli sviluppi via Pogliese… La settimana prossima ci
vediamo...
Il
3 aprile e il 31 maggio 2007 Vincenzo Basilotta e Mauro De Paoli tornavano a
discutere ancora del rinnovo delle cariche della Scirumi S.r.l. e di altre
vicende riguardanti il progetto di costruzione del residence per i militari di
Sigonella. In particolare nel
corso della telefonata di giorno 31 “i due discutevano dell’interessamento
di Mario Ciancio Sanfilippo, il quale aveva già informalmente contattato il
comando americano, della necessità di una interlocuzione formale con gli
statunitensi e della successiva esecuzione dei lavori che, si comprende, sarebbero
stati affidati allo stesso Basilotta”.
Ho
mandato una lettera, dieci giorni fa, notificando il decreto, tutta la
posizione..., spiegava De Paoli. Penso di preparare un’altra lettera per fissare
l’incontro, ai fini dell’appuntamento, lui mi ha detto che ha già fissato
l’appuntamento con gli americani… E quindi prepariamo un’altra lettera che lo fissiamo
ufficialmente per un incontro ufficiale, con un interprete, con questo... con
chi cazzo vuoi tu, va bene, e lui, e tutto procede, dai! Quindi dobbiamo essere
dentro, poi vediamo, se questo, appena incominciamo, tutto bene... Scirumi gli dice lui... che è
il vecchio ragionamento, no? Questo è stata una parola... del Ciancio...
Quale
impegno? Scirumi sarà una catena di montaggio! esclamava
Basilotta.
Perfetto!
Però l’inizio, è importante che non scombiniamo poco..., replicava l’imprenditore.
Però, se io sto qua... Scirumi è un binario! E questo gli ho detto: Guarda,
tu non ti preoccupare, ti ho già detto il mese scorso che la mia disponibilità
c’è, le condizioni tu le sai, le mie condizioni sono.. perché io... la mia
testa, non testa mia mia mia, testa per l’azienda, per fare il lavoro bene, per
farlo nei tempi, capito? Il concetto va bene per tutto e per
tutti! E ce la giochiamo a fine anno, papem...papum...papam... Ce la giochiamo,
come va va! Io penso che a fine anno Scirumi dovrebbe venire a galla, no!? E
poi vediamo il lavoro dove è, Scirumi è un bell’impegno, è un impegno pari a quello
che devi fare un centro commerciale in pochi mesi, perché fare mille case in
tre anni, comprensivo di strade, fognature, impianto di depurazione,
illuminazione, cabine, acqua, luce, acqua, gas.. o no!? Parcheggi, dobbiamo
fare insomma... è un paese! Mille case è un paesino, un paesino piccolo ma è un
paesino! Quindi, è un bell’impegnone,
ma
lo faremo… la pelle, diciamo, o il pollo lo mettiamo nel sacco, poi vediamo
come cucinarlo, se arrosto, lesso, prendiamolo intanto! Adesso sono tre anni
che gli corriamo dietro, eh! Tre anni che giriamo su queste cose, con sacrificio,
con impegno e puntini puntini che tu conosci perfettamente! Tu hai iniziato,
però è una bella padella che prima di arrivare là... Tanto io adesso vengo, io
qua vengo una volta al mese perché ho un impegno. Vengo giù e sto con lei, per
vedere questo, quell’altro, gli scavi, il materiale, i prefabbricati, darle una
mano... Io vengo con lei, nel giorno che vengo giù per lui vengo giù per Scirumi.
Cosa faccio per Scirumi? Molto semplice, vado dall’amico a rompere i coglioni,
il giorno prima, la sera, ora di pranzo... Che non piglia un colpo, che non
scappa, che non... Poi, vado a salutare a Ciancio, perché anche quella è una
cosa importante. E quindi con la scusa parlo di Scirumi tutta la sera. Non c’è niente
da fare, bisogna andare dal notaio, debbo vedere l’acqua come siamo messi con i
pozzi dell’acqua, perché se uno ha pagato le tasse...
Quel Sì al
MUOS del governo Lombardo
In
quegli stessi giorni gli inquirenti intercettavano pure un colloquio tra
l’allora boss reggente del clan di Ramacca Rosario Di Dio, tale Giuseppe Majorana
e una donna non identificata, nel corso della quale il Di Dio riportava che le
aree di proprietà dell’editore Ciancio erano diventate idonee alla
realizzazione del villaggio per i militari statunitensi “grazie al prezioso
intervento della Sovrintendenza che aveva concentrato il vincolo
originariamente esteso all’intera area ad una porzione molta più ridotta, tanto
da consentire lo sblocco dell’iter amministrativo per la realizzazione del
villaggio USA sulla rimanente parte dell’area”. Alla richiesta della donna di
trovare un geologo per risolvere un
contenzioso su un terreno nel comune di Scicli, ancora Di Dio spiegava che era
preferibile invece cercare l’architetto Matteo Zapparrata.
Zapparrata è il responsabile
dai tempi di Nello Musumeci, dell’ufficio tecnico della Provincia di Catania,
giusto?, aggiungeva Rosario di Dio. Ancora
oggi è dirigente, massimo dirigente dell’ufficio tecnico della Provincia di
Catania... E’ con il pizzetto... Matteo Zapparrata si chiama! In questo monte
qui davanti… che è il monte di Mario Ciancio a Scirumi non era geologicamente,
no, a parte questo c’era un vincolo della Sovrintendenza. Sa cosa ha fatto
lui!? Hanno chiamato la Sovrintendenza, gli hanno fatto fare a spese loro le
ricerche per vedere cosa c’era sotto terra, lo studio geologico. E tutti quegli
etteraggi dei terreni sono diventati idonei per fare il villaggio agli
Americani…
“Va infine richiamata la conversazione
intercettata in data 23 settembre 2008, allegata alla annotazione del ROS dei
Carabinieri di Catania del 23 gennaio 2014”, proseguono i magistrati etnei. “Tale
dialogo aveva luogo presso l’ufficio del proposto (Mario Ciancio Sanfilippo Nda), tra quest’ultimo e due soggetti
dei quali uno era verosimilmente il più volte menzionato Mauro De Paoli e l’altro
e rimasto non identificato. Nel corso della conversazione il De Paoli chiedeva
l’intercessione del Ciancio Sanfilippo con l’allora neoeletto Presidente della
Regione Raffaele Lombardo affinché agevolasse l’installazione del MUOS
(il contestato sistema di monitoraggio
americano) in territorio di Niscemi, cosi da accreditare lo stesso Ciancio Sanfilippo e tutta la Scirumi presso il nuovo comandante americano di
Sigonella (tale Kinsley) al fine di concludere l’accordo con l’amministrazione
militare statunitense che avrebbe portato alla realizzazione del progetto…”.
“Da quanto precede – conclude il Tribunale di
Catania - emerge come ancora una volta il Ciancio abbia sfruttato i propri legami
e rapporti con esponenti del sistema politico siciliano al fine di assicurare un
canale privilegiato per l’approvazione del progetto ora in esame, il cui iter
amministrativo procedeva e si concludeva positivamente in tempi rapidi: detti
legami gli consentivano di avere in anticipo la certezza dell’esito favorevole,
tanto da ottenere, ancora una volta, rilevantissimi profitti ricavati dalla
plusvalenza dei suoi terreni, venduti quando erano ancora a vocazione agricola
ma per i quali veniva corrisposto dalla controparte un prezzo elevatissimo come
se già la detta destinazione fosse stata modificata. E tale certezza non poteva
che essere comune anche alla controparte del Ciancio Sanfilippo (prima fra
tutti la Maltauro, soggetto con
notevole esperienza imprenditoriale), che non si sarebbe certo determinata ad effettuare
detto onerosissimo acquisto se non avesse avuto adeguate garanzie in ordine
alla concessione della variante urbanistica. Emerge inoltre dai dati esposti
come ancora una volta fosse stato stabilito che l’esecuzione dei lavori per la
realizzazione del villaggio sarebbe stata affidata all’imprenditore mafioso Basilotta.
Non si rivela pertinente la deduzione difensiva secondo la quale non sarebbe stato
il Ciancio Sanfilippo a scegliere l’impresa del Basilotta, il quale avrebbe piuttosto
avuto rapporti privilegiati con la Maltauro. Invero, dalle conversazioni
intercettate e dall’ulteriore circostanza che nel consiglio di amministratore
della Scirumi figurava l’amministratore della Cappellina, si desume come l’odierno proposto rivestisse in concreto
un ruolo di primo piano nella gestione della società, tanto da condizionare la
scelta degli organi amministrativi, e ciò malgrado egli detenesse solamente il
10% delle quote, e come egli avesse estremo interesse alla realizzazione del
progetto da essa società portato avanti tanto da promettere il suo intervento
presso il Presidente della Regione Sicilia per il controverso progetto del MUOS
solo a condizione che gli venisse garantita l’adesione al progetto Scirumi
delle competenti autorità statunitensi (…) Anche nella presente
vicenda, dunque, il proposto si e reso disponibile a dare a Cosa Nostra il
contributo costituito dall’affidamento ad un’impresa mafiosa di lavori di
rilevante entità, contributo poi non concretizzatosi solo perche l’affare non
era andato in porto ed i lavori non erano pertanto stati eseguiti”.
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