Mario Ciancio, la mafia e i poli commerciali di mezza Sicilia
Decine
e decine di ettari di terreni agricoli trasformati d’incanto in aree
ultrafabbricabili; progetti a pioggia per realizzare centri commerciali di medie
e grandi dimensioni; investimenti per centinaia di milioni di euro con denaro
di dubbia provenienza. Sono solo alcune delle vicende a tinte fosche rilevate
dalla Procura della Repubblica di Catania nel corso delle indagini sul potente
editore ed imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, imputato di concorso esterno
in associazione mafiosa. “Rapporti stretti e decennali” quelli intrattenuti da
Ciancio con Cosa Nostra, come ha
dichiarato la sostituta procuratrice
generale Miriam Cantone al processo in corso in Corte d’appello sul
provvedimento di sequestro e confisca dei beni nella disponibilità dell’editore. Sotto i riflettori i parchi
commerciali “Tenutella, “Porte di Catania” e “Sicilia Outlet Fashion Village” realizzati
nel catanese e nell’ennese e il “Mito” di Misterbianco, arenatosi alla vigilia
dei lavori per presunti attriti tra le cosche: operazioni tutte che per gli
inquirenti avrebbero avuto come dominus
proprio il potente personaggio siciliano.
All’iter
progettuale e realizzativo dei complessi “Tenutella” e “Mito” è dedicato in
particolare un capitolo dell’ordinanza di
confisca dei beni del
gruppo Ciancio emessa il 20 settembre 2018 dai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania
(titolo: I rapporti tra Mario Ciancio Sanfilippo e esponenti di Cosa Nostra,
in particolare con Antonello Giostra).
“L’esistenza di rapporti di affari tra il Ciancio Sanfilippo ed esponenti della
criminalità organizzata risulta dimostrata dalle dichiarazioni di altro collaboratore
di giustizia, questa volta di area messinese, Antonino Giuliano”, scrivono i
giudici di Catania. “Sentito il 17 giugno 2005 e il 30 agosto 2005, il Giuliano
ha reso dichiarazioni sui rapporti tra il Ciancio e Antonello Giostra, soggetto
operante nel messinese, che proprio con il Ciancio Sanfilippo avrebbe dovuto
realizzare, tra l’altro, un centro commerciale in territorio di Catania, su
terreni del preposto siti lungo la tangenziale. Il Giostra avrebbe partecipato
all’affare formalmente in proprio, ma sostanzialmente anche con capitali dei
noti boss
di Cosa Nostra messinese Michelangelo Alfano e Luigi Sparacio
e di altri soggetti. L’affare poi non era andato in porto”.
Nello
specifico, il collaboratore Antonino Giuliano (costruttore per
lungo tempo in affari con Michelangelo Alfano), aveva riferito agli inquirenti
che verso la fine degli anni ’90 era stata decisa la costituzione
di una società tra l’editore Mario Ciancio e gli imprenditori messinesi Antonello
Giostra, Salvatore Siracusano e Santino Pagano per realizzare un grosso centro
commerciale a Catania. “Ufficialmente nella società figurava solo Giostra”,
riferiva Giuliano. “Il Ciancio avrebbe partecipato all’affare apportando un
terreno di sua proprietà della superficie di 220.000 mq circa, sito sul lato
destro della tangenziale per chi la percorre in direzione di Siracusa, di
fronte al distributore di carburante IP. Il Giostra avrebbe invece partecipato
con l’apporto dei capitali occorrenti alla costruzione del centro commerciale
(…) L’Alfano, oltre a interessarsi tramite Giostra al centro
commerciale, so che si è interessato anche per far partecipare ad appalti
pubblici per il Policlinico e per delle costruzioni in Sigonella delle imprese
di Messina…”. Sempre secondo il collaboratore peloritano, il complesso doveva poi
essere ceduto al Gruppo Carrefour o Rinascente-Auchan, che avrebbero pagato l’acquisto
in base allo stato di avanzamento dei lavori. “A quanto mi risulta, e fino a
quando io seguii la trattativa, l’affare non si concluse perché la Rinascente, rappresentata
dall’ing. Reneger, era disponibile a versare il primo SAL, di circa 30 miliardi
di lire, ad avvenuta esecuzione dei lavori per un importo di circa 300 miliardi,
su un costo complessivo finale di circa 500 miliardi”, ha aggiunto Giuliano. “Io non
seguii le ulteriori fasi dell’affare perché il Giostra nei confronti miei e dei miei amici assunse un atteggiamento poco corretto,
cercando di estrometterci e comunque
riservandoci, per il lavoro da noi svolto, un compenso pari all’1% del costo complessivo dell’affare, che ci sarebbe stato
corrisposto a costruzione ultimata”.
“Devo precisare che Giostra, che era parte della costituenda
società, sebbene figurasse singolarmente, in effetti sarebbe intervenuto nella
società impegnando capitali di Alfano, di Siracusano-Pagano, di Sparacio e di
alcuni avvocati messinesi, tra i quali, l’avv. Lillo Arena, l’avv. Giuffrida, l’avv.
Cannavò nonché altri già indicati in precedenti verbali. Il terreno fu reperito
attraverso l’interessamento di tale Pippo Giuffrida di Catania, che gestisce
un’agenzia immobiliare denominata Quattro Pareti, già CIA, con sede in
Messina nel Palazzo Upim. Reperito il terreno, Giostra inizialmente venne messo
in contatto col Ciancio per il tramite di tale Saro, del quale non so
indicare più complete generalità. Posso dire che si trattava di un individuo di
media statura, di corporatura regolare, capelli neri, di bell’aspetto e molto
elegante. Dello stesso può fornire più significative precisazioni il Pippo Giuffrida
col quale intrattiene rapporti d’affari. A quanto mi diceva Giuffrida, Saro
è un appartenente del clan Santapaola di Catania, anzi, preciso meglio, me lo
ha apertamente rivelato lo stesso Saro in una delle tre occasioni nelle
quali l’ho incontrato ed, esattamente, allorché andammo a pranzo insieme in un
ristorante del centro di Catania io, lui ed il Pippo Giuffrida. Ho visto il Saro
in altre due circostanze e cioè: una volta che venne a trovarmi a Messina nel
mio ufficio, accompagnato da una bella ragazza, che disse essere un’attrice di
Milano o Roma ed un’altra volta, infine, nell’ufficio di Giostra. Il predetto Saro
aveva una piccola industria che produceva siringhe a Catania”. Il misterioso intermediario tra l’editore
catanese a il costruttore Antonello Giostra veniva poi identificato in Rosario Ragusa, soggetto
che - secondo gli inquirenti - aveva avuto un ruolo fondamentale anche per lo “sviluppo
di un progetto concorrente e alternativo, sempre in contrada Tenutella, che
sarebbe stato poi effettivamente realizzato e che oggi porta il nome di Centro
Sicilia”.
Interrogato
nell’ambito dell’operazione antimafia Dedalo, il collaboratore Antonino Giuliano forniva
ulteriori elementi sull’affaire del parco commerciale di Misterbianco. “Nell’area
individuata nel 2001 dal Giostra e dal Ciancio Sanfilippo per la realizzazione del
progetto, parte dei terreni, posta in una zona soprastante, apparteneva a Ciancio,
e l’altra parte, posta di fronte e nella zona sottostante, era costituita da
numerosi lotti appartenenti a proprietari diversi, con riferimento ai quali Saretto
aveva stipulato altrettanti contratti
preliminari di compravendita”, specificava Giuliano. “Il Ciancio Sanfilippo
aveva invece stipulato con il Giostra un contratto preliminare di compravendita
avente ad oggetto il suo lotto di terreno. Il cognato di Santapaola, Ercolano, il
quale era in contatto con il Giuffrida e con Saretto, era anch’egli interessato all’operazione. Saretto,
che era il perno dell’affare essendosi
occupato del reperimento dei terreni e del relativo iter amministrativo, aveva stipulato con l’impresa
di calcestruzzi I.R.A. un contratto preliminare di compravendita avente ad
oggetto i detti terreni, che l’I.R.A. avrebbe a sua volta ceduto alla Rinascente. A
redigere il progetto relativo al terreno del Ciancio Sanfilippo è stato Carmelo
Giuliano, mio genero. Nel 2003, nel corso di un incontro a cui partecipai con Giostra,
Giuffrida e Saretto presso l’ufficio di quest’ultimo per addivenire ad
un accordo e stabilire le percentuali spettanti a ciascuno, Saretto abbandonò la riunione,
lamentandosi del comportamento del Giostra, il quale a suo dire era un prendi-tutto...”.
Ciancio in relazioni d’affari con il messinese
Giostra
Nell’ordinanza
di confisca dei beni
dell’editore siciliano, i giudici della Sezione
misure di prevenzione del Tribunale di Catania delineano così la figura del
costruttore Antonello Giostra: “Si
tratta di un imprenditore messinese, già condannato per il delitto di
bancarotta fraudolenta. Il Giostra è stato sottoposto a procedimento penale innanzi
al Tribunale di Messina per il delitto di riciclaggio, derubricato in
ricettazione con sentenza del predetto Tribunale del 9 febbraio 2001,
confermata con sentenza della Corte di Appello di Messina del 13 giugno 2005.
Tale ultima sentenza e stata annullata senza rinvio dalla Corte di Cassazione
il 5 febbraio 2009 (Giostra è stato poi risarcito per ingiusta detenzione Nda) (…) Dall’esame dei provvedimenti
suddetti, emerge che il Giostra aveva effettivamente nel 1995 ricevuto da
Vincenza Settineri, suocera di Luigi Sparacio, esponente di spicco di Cosa
Nostra messinese, poi divenuto collaboratore di giustizia, assegni di
provenienza delittuosa, in quanto provento di usura in danno di tali Vittorio Giacopello
e Angelo Aricò, soci della Arpel. La Corte di Cassazione ha escluso la
sussistenza dell’elemento soggettivo del delitto di ricettazione, in quanto gli
elementi indiziari acquisiti in quel procedimento non consentivano di affermare
la consapevolezza da parte del Giostra della provenienza delittuosa degli
assegni in oggetto”.
Gli
inquirenti hanno tuttavia rilevato come le relazioni tra Antonello Giostra e
Mario Ciancio venivano avviate quando il costruttore peloritano era ancora oggetto
di procedimento penale. “Straordinario riscontro è costituito dalla
conversazione telefonica dell’11 gennaio 2002, riportata nella comunicazione
della DIA di Messina del 16 marzo 2002, nel corso della quale il Giostra,
dialogando con tale architetto Sergio Bertolami, affermava di avere affari in
comune a Catania con il Ciancio Sanfilippo”, annotano i magistrati. Sto lavorando per un polo commerciale di
836.000 mq., specificava Giostra all’interlocutore. Con Ciancio, a
Catania, sto pure lavorando su un
terreno di 300.000 mq, su un complesso
di ville di lusso di 115.000 mq
e alla Playa con un complesso turistico
di 600.000 mq. Abbiamo lavori per oltre 1.000 miliardi. A Messina invece non è possibile lavorare, ci sono imbrogli,
ho dovuto pagare soldi ed è già
un anno che preferisco spostarmi a Catania. Ciancio mi ha dato un potere, mi ha
reso un patrimonio legale, 150 miliardi…
Ciancio sta scommettendo su di me....
“La
conversazione sopra riportata fornisce un decisivo riscontro alle dichiarazioni
di Antonino Giuliano, in quanto consente di affermare che, negli affari
intrapresi unitamente al Ciancio Sanfilippo, il Giostra aveva adoperato capitali
illeciti, esattamente come riferito dal collaborante, il quale aveva dichiarato
che l’imprenditore messinese disponeva delle risorse economiche e finanziarie messegli
a disposizione da Angelo Alfano, esponente di Cosa Nostra attivo a Messina,
e di Luigi Sparacio, capo della associazione di tipo mafioso radicata in territorio
peloritano”, annotano i giudici del
Tribunale di Catania. “Il
progetto relativo alla realizzazione di un centro commerciale a Catania al
quale hanno fatto riferimento il Giuliano e nella conversazione su esaminata il
Giostra è quello del c.d. parco commerciale Mito, che avrebbe dovuto
sorgere su terreni siti nella contrada Cardinale di Misterbianco (…) Tale progetto
si poneva come alternativo rispetto ad altro che riguardava terreni posti di
fronte, nella contrada Cubba di Misterbianco. Solo quest’ultimo era stato poi
realizzato, mentre il primo era stato abbandonato”.
La
storia del polo commerciale di
Misterbianco è riportata in una informativa del R.O.S. dei
Carabinieri di Catania del 29 luglio 2013. In tempi diversi erano stati presentati
al Comune due progetti distinti: il primo, datato 14 dicembre 2001, era stato
promosso dalla Euredil S.r.l; il secondo (28 febbraio 2003), era stato
presentato congiuntamente dalla predetta Euredil S.r.l. e dalla Immencity
One S.r.l.. Procuratore Euredil era il costruttore messinese
Antonello Giostra. Il primo progetto prevedeva in particolare l’insediamento di
un grande centro commerciale e una pluralità di unità edilizie autonome
destinate a grandi strutture di vendita, attività para-commerciali, ricreative
e culturali ed altri servizi complementari quali parcheggi, percorsi pedonali,
aree a verde ed attività collettive. “Le aree interessate erano in gran parte
riconducibili al Ciancio Sanfilippo, anche tramite società con quote intestate
ai familiari dello stesso; la superficie totale dei terreni riconducibili al
proposto ed ai suoi familiari corrispondeva a mq. 704.753, a fronte di mq
824.390, individuati per la realizzazione dell’intero progetto”, documentarono
gli inquirenti. “Il nuovo progetto presentato nel 2003 da Euredil e lmmencity, sempre denominato
Mito, era relativo alle
medesime aree, cui si aggiungevano altri fondi, sui quali, come dichiarato
nell’istanza, erano stati stipulati i relativi contratti preliminari di
vendita. Anche in questo caso la maggior parte delle particelle erano di
proprietà del Ciancio Sanfilippo e di soggetti a lui riconducibili. In
particolare, la superficie complessiva dei terreni della famiglia del proposto
interessati dal progetto era pari a mq 820.374, a fronte della superficie di mq
939.534 delle aree individuate per la realizzazione del polo commerciale. La Euredil
e la lmmencity One erano rappresentate, rispettivamente, dal più
volte menzionato Antonello Giostra e da Giuseppe Li Calzi. La motivazione della
presentazione di un nuovo progetto, sostitutivo del precedente, risiedeva, a
dire degli istanti, nel lungo tempo trascorso dalla presentazione della prima
domanda, rimasta inevasa dal Comune”.
Nel
corso delle indagini, il R.O.S. dei Carabinieri di Catania rilevava come la società
lmmencity One fosse stata
registrata nel 2002 a seguito del cambio di denominazione della Cordano
Bingo S.r.l. (oggetto sociale la gestione di sale da bingo) nella
disponibilità dell’imprenditore Francesco Marussig. Contestualmente le quote
della Immencity One erano state cedute
alla società di diritto lussemburghese Medical Company S.A. ed alla Asset
Development, anch’essa facente capo al Marussig, il quale comunque, pur non
rivestendo più formalmente la qualità di socio, continuava a far parte del
consiglio di amministrazione della lmmencity One. “Costituiva oggetto
sociale di detta società, però, solo la realizzazione di un centro commerciale a
Villabate; la progettazione e successiva realizzazione del centro di
Misterbianco era invece prevista quale oggetto sociale di altra società, la lmmencity
Etnea S.r.l., costituta nel 2001 come Cesa S.r.l.”, specificava il R.O.S.. L’anno
seguente la Cesa era stata ceduta per il 5% del capitale alla Asset
Development e pertanto nel consiglio di amministrazione aveva fatto
ingresso in rappresentanza di tale società, Francesco Marussig. Tra i
soci originari di Cesa figurava sino al maggio 2002 anche Renzo Bissoli “imprenditore
veneto vicino al Ciancio Sanfilippo”, già amministratore delegato dei Cantieri
Navali Smeb di Messina e poi socio unico e amministratore della Stella Polare
S.r.l., la società proponente del centro
polifunzionale con alberghi, sale congressi, campi da golf, ecc. previsto a sud
della città di Catania, nell’ambito del cosiddetto Pua - Piano urbanistico attuativo.
“Paolo Marussig è soggetto già condannato in
primo grado dal Tribunale di Palermo alla pena di sette anni di reclusione per
il delitto di corruzione aggravata, insieme a tale Giuseppe Daghino”, scrivono
i giudici della Sezione misure di prevenzione
del Tribunale di Catania. “Il 14
aprile 2010 la Corte d’Appello di Palermo riformava la sentenza emessa in primo
grado, escludendo l’aggravante di cui all’art 7 d.l. 152/1991 e dichiarava
prescritto il reato contestato al Marussig. Per il reato suddetto, il Marussig era
stato posto agli arresti domiciliari dal G.I.P. del Tribunale di Palermo in data
7 marzo 2006 e successivamente liberato l’1 giugno 2006”. La vicenda
giudiziaria riguardava la realizzazione di un centro commerciale a Villabate da
parte della Asset Development S.r.l. di cui Marussig e Daghino erano soci
ed amministratori. “Lo sviluppo del progetto era stato garantito dai
rappresentanti locali di Cosa Nostra, in particolare il boss di
Villabate Nino Mandalà, soggetto di primissimo piano che aveva anche gestito la
latitanza di Bernardo Provenzano, che assicuravano il consenso alla vendita dei
proprietari dei terreni su cui sarebbe dovuta sorgere la struttura e le necessarie
modifiche del piano regolatore comunale, grazie al legame esistente tra il Mandalà
e l’allora sindaco Lorenzo Carandino”, riportano i giudici etnei. “La famiglia avrebbe ottenuto in cambio la
scelta del 30% delle ditte che avrebbero dovuto eseguire i lavori, la gestione
dei negozi dell’ipermercato e l’imposizione del 20% dei dipendenti da assumere”.
Nel corso delle indagini è pure emerso che la Asset Development si
era impegnata a versare una tangente pari a 150.000 euro circa, collettore l’ex
presidente del consiglio comunale di Villabate, poi consulente del sindaco,
Francesco Campanella, il quale, dopo l’arresto, ha iniziato a collaborare rivelando
i retroscena dell’affare.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci
Anche
nel caso del polo commerciale di Misterbianco, grazie all’approvazione del
nuovo piano regolatore era stato possibile modificare la destinazione d’uso di
un’ampia zona destinata originariamente all’esercizio delle attività agricole.
Proprietaria di alcune delle particelle interessate al progetto è risultata
essere la Cardinale S.r.l., società costituita il 17 maggio 2001 da
Mario Ciancio Sanfilippo (socio di maggioranza), Rosa Emanuela Ciancio,
Emanuele Biondi, Leonardo Biondi e Rita Biondi (gli ultimi tre, cugini del Ciancio
Sanfilippo, rappresentati per procura da quest’ultimo), mediante conferimento
di fondi di loro proprietà. Il 4 luglio 2001 i fratelli Biondi avevano poi ceduto
le proprie quote ai figli dell’editore siciliano (Angela Ciancio, Carla Ciancio,
Natalia Ciancio e Domenico Ciancio Sanfilippo). Quanto alla Azienda Agricola
Rovitelli di Natalia Ciancio & C., anch’essa titolare di parte dei
terreni destinati al parco Mito, la
stessa era stata costituita il 7 agosto 1995 come Azienda Agricola Rovitelli
di Strano Santina & C.; tra il 27 settembre 1995 e il 13 settembre 1996
le partecipazioni delle due socie (Santina Strano e Bianca Arneodo) erano però
state cedute a Rosa Emanuela Ciancio e a Natalia Ciancio, sicché la società aveva
cambiato denominazione sociale. “Alcune delle aree interessate al progetto
appartenevano direttamente però a Mario Ciancio Sanfilippo, ed erano state
vendute al proposto in data 3 agosto 1995 dalle suddette Santina Strano e
Bianca Arneodo”, riporta il R.O.S. de Carabinieri.
“Diverse
conversazioni intercettate dimostrano i rapporti di affari tra il Ciancio Sanfilippo
ed Antonello Giostra e tra il proposto e Paolo Marussig”, annotano i magistrati
etnei. “Tra queste, particolare rilievo riveste la conversazione telefonica intercorsa
tra il Giostra e Ciancio in data 25 novembre 2001, dalla quale emerge come
sulla realizzazione del progetto vi fossero pressioni di altra natura;
significativa la circostanza che nello stabilire un incontro il Ciancio avesse
chiesto al Giostra se avesse parlato con i capi dei capi, così lasciando
intendere l’interessamento di soggetti sovraordinati al Giostra, il cui nome
era talmente riservato da non potere essere menzionato telefonicamente, i quali
dovevano dare il loro assenso all’affare. Non c’è che fare, quando uno è a
cavallo deve cavalcare…, spiegò
Ciancio al costruttore messinese. Senta, sono stato con il
geometra Fiume che se ne è andato in questo momento, c’è mio cugino, abbiamo chiuso,
lui le dirà come, perché avevamo avuto pressioni di altra natura etc. etc.. Abbiamo
scavalcato la cosa, tutto tranquillo, tutto perfetto, io volevo solo dirle che
giovedì sono a Roma, quindi o mercoledì o venerdì, a sua scelta… Controlli lei
come è combinato, ho saputo che lei ha chiacchierato con il capo dei capi… E quindi
non ci sono problemi…
In
verità le pressioni si tramuteranno
poi in contrapposizione tra il progetto di parco commerciale di Antonello Giostra
e Ciancio Sanfilippo da un lato, e quello dell’IRA
Costruzioni dall’altro.
“Da diversi elementi acquisiti nel corso del procedimento penale contro
Raffaele Lombardo (definito in primo grado con sentenza del G.U.P. del
Tribunale di Catania del 18 febbraio 2014, riformata dalla Corte di Appello il 31
marzo 2017 e poi annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione), si evince
come sui due progetti si fossero incentrati gli interessi della criminalità
organizzata catanese e come, in particolare, alla fine, anche per l’interessamento
di appartenenti al mondo politico, l’iniziativa Giostra-Ciancio Sanfilippo,
supportata da ambienti criminali messinesi e palermitani, aveva ceduto il passo
a quella portata avanti da Rosario Ragusa, la quale, dopo un iniziale conflitto
tra le due componenti della famiglia
catanese di Cosa Nostra, quella Santapaola (rappresentata da Alfio Mirabile)
e quella Ercolano (rappresentata da Mario Ercolano), era passata sotto il
controllo della seconda”.
Rosario
Ragusa, il Sarino che il
collaboratore Giuliano aveva descritto come l’intermediario tra Antonello
Giostra e Mario Ciancio Sanfilippo, aveva formato una società denominata Tenutella S.r.l.,
formalmente intestata ad Antonino Santagati. “Ho avuto l’idea di creare un
polo commerciale e ho iniziato a
ricercare
appezzamenti di terreno a Misterbianco, dato che nel nuovo Prg approvato era stata
individuata una zona di circa 300 ettari,
da
destinare ad insediamenti commerciali”, ha ammesso Rosario Ragusa. “Per la realizzazione del
progetto ho poi contattato l’amministratore
unico della società I.R.A. Costruzioni, Alberto Galeazzi. A sua volta,
l’I.R.A. Costruzioni aveva presentato un progetto autonomo, sicché si
era creato un contrasto risoltosi con l’abbandono da parte di questa società dell’iniziativa,
a seguito dell’intervento di Francesco
Marsiglione,
appartenente alla famiglia Santapaola-Ercolano, che aveva richiesto al Galeazzi
di non infastidire la società Tenutella”. Ragusa ha aggiunto di
aver conosciuto
personalmente sia Paolo Marussig che Ciancio Sanfilippo e di avere incontrato quest’ultimo
per discutere dell’affaire
Tenutella, “in quanto lo stesso Ciancio era interessato a costruire un
centro commerciale su terreni posti di
fronte
a quelli di cui al progetto della Tenutella, in un’area estesa circa 200.000 mq di sua proprietà”.
“Tale situazione – aggiungeva Ragusa - aveva determinato un contrasto, per risolvere il
quale si era svolto un incontro, cui aveva preso parte anche l’imprenditore Marussig, e si era tentato un
componimento degli
opposti interessi, proponendo che uno dei due centri fosse senza food, ma con multisale
cinematografiche e l’altro fosse invece un centro commerciale con ipermercato”.
Per appianare i contrasti,
l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate Francesco Campanella, avrebbe
presentato Paolo Marussig all’allora presidente della Provincia di Catania
Raffaele Lombardo. “Ricordo che Marussig mi disse che avevano
un’analoga operazione commerciale, sempre con Auchan e Warner Bros, anche su
Catania”, ha riferito Campanella nel corso di un interrogatorio con gli
inquirenti. “Marussig mi disse che avevano problemi con le opzioni dei terreni
e con un altro imprenditore che nelle vicinanze stava portando aventi un
analogo progetto per la costruzione di un centro commerciale. Loro, in
sostanza, mi chiesero un aggancio con Raffaele Lombardo per risolvere tali
problemi, anche perché — a quanto mi dissero – l’altro concorrente era
sponsorizzato proprio da Raffaele Lombardo. Così io li misi in contatto con
Lombardo, con cui avevo ottimi rapporti politici; portai Marussig ed Armenio al
Comune di Catania da Lombardo, che formalmente si mise a disposizione
politicamente”.
Dei contrasti insorti per il
polo commerciale di Misterbianco, si lamentò pure il costruttore Antonello
Giostra in una telefonata intercettata il 6 dicembre 2007 dal GICO della
Guardia di finanza sull’utenza dello studio immobiliare Sigma. “Nella conversazione avvenuta tra il Giostra e l’ingegnere
messinese Antonino Bellinghieri – annota il GICO - i due discutevano della
conferenza di servizi sul progetto in contrada Tenutella ed il Giostra
affermava che il progetto suo e di Ciancio era stato pretermesso in favore di
quello poi effettivamente realizzato in quanto quest’ultimo interessava alla
organizzazione di Cosa Nostra etnea”. L’interlocutore di Giostra, l’ingegnere
Antonino Bellinghieri, negli stessi mesi aveva firmato con altri
professionisti messinesi il progetto per un grande centro commerciale in un’area di 59.000
mq. in contrada Due Torri nel Comune di Rometta (Messina), progetto promosso
dalla società Sviluppo Commerciale Rometta S.r.l., amministratore unico il noto
imprenditore peloritano Giuseppe Denaro.
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