La traballante memoria dell’ex ministro Scaloja. Il Ponte e gli altri affari della Messina che conta
Il colosso delle costruzioni Impregilo si
aggiudicava prima i lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria e subito poi arrivava a guidare l’associazione d’imprese vincitrice
del bando per la progettazione esecutiva e la costruzione del Ponte sullo
Stretto di Messina. Affari miliardari che non potevano né dovevano sfuggire al
controllo delle più potenti ‘ndrine calabresi che decidevano così di attivare i
propri canali eccellenti per avviare una trattativa con i vertici della società
lombarda. A concretizzare i contatti, secondo il collaboratore di giustizia
Cosimo Virgiglio (ex uomo-cerniera tra i poteri forti più o meno occulti di tutta
Italia), un chiacchierato imprenditore in
odor di mafia, il Gran maestro di una potente obbedienza massonica e
l’allora ministro di Forza Italia, Claudio Scaloja.
“Per discutere degli appalti per l’autostrada
e il Ponte sullo Stretto il clan Molè di Gioia Tauro inviò Carmelo Cedro,
imprenditore attivo nel settore dei biliardi che era dei Cavalieri Templari,
dall’ambasciatore di San Marino, Giacomo Maria Ugolini, a capo di una
superloggia della massoneria”, ha raccontato Virgiglio al processo Breakfast di Reggio Calabria che vede
imputato l’ex ministro Scaloja per favoreggiamento della latitanza
dell’armatore ed ex parlamentare forzista Amedeo Gennaro Matacena. “Cedro
chiese di intervenire a Ugolini, che scese in Calabria per una riunione durante
la quale venne discussa l’intera questione. E Ugolini alla fine gli disse ti mando dal ministro dell’Interno e
andò da Scajola. Lui per Ugolini era uno che sapeva muoversi con Impregilo…”.
“Non ho mai partecipato a nessuna
associazione e a nessun club; mai sono stato iscritto alla massoneria e non mi
è stato manco mai chiesto”, ha prontamente replicato Claudio Scaloja. “Nel 2005 non ero ministro delle Infrastrutture ma
delle Attività produttive. Non era nella mie competenze interessarmi del Ponte
sullo Stretto o di altri lavori pubblici. Posso aggiungere che la mia posizione
su quel tema era di grande dubbio, e ne sono ancora convinto oggi, sulla
necessita di quel grande intervento. Devo dire che se qualcuno avesse dovuto
agevolare quel percorso mi pare ovvio che si sarebbe servito di chi aveva
quelle competenze. Impregilo non è mai stata nelle mie conoscenze o
frequentazioni”.
Per
Scajola il Ponte sarà un deterrente
contro tutte le Mafie…
Memoria corta quella dell’ex uomo di governo
di Silvio Berlusconi, oggi alla guida del Comune di Imperia. Una rapida
occhiata alle rassegne stampa degli anni in cui la società Stretto di Messina elaborava
il bando di gara del Ponte e il piano di spesa per la maxi-opera approdava in
Consiglio dei ministri e al CIPE (il Comitato interministeriale per la
programmazione economica), ed è invece possibile rilevare un certo attivismo di
Scajola nel perorare la causa pontista. L’allora ministro per lo Sviluppo economico,
il 3 dicembre 2008 si recava ad esempio in Calabria in occasione della visita ufficiale
dell’on. Danuta Hubner, Commissario europeo per le politiche regionali,
promuovendo con il suo dicastero la conferenza “Un Ponte fra due stagioni:
l’efficacia delle politiche di sviluppo del Sud”. Al tavolo a Reggio Calabria
si trovarono insieme Hubner, Scajola, i presidenti delle Regioni Calabria,
Sicilia, Campania, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia, il sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè e quello per i Rapporti con
il parlamento Raffaele Fitto, pure questi ultimi due berlusconiani convinti.
All’ordine del giorno, ovviamente, le due grandi opere strategiche della
Calabria: il Ponte e l’hub logistico di Gioia Tauro. “Per il Ponte sullo
Stretto si tratta di una scelta nazionale, che spetta all’Italia, ma in linea
teorica, qualora la Commissione dovesse essere coinvolta, non ci sarebbero
problemi ad utilizzare i fondi comunitari”, affermò ipocritamente Danuta Hubner.
Qualche ora dopo Scaloja si spostò a Lamezia Terme
per presiedere un convegno sulle Zone
franche, presenti l’allora capo del dipartimento delle Politiche per lo sviluppo
Aldo Mancurti (ex Provveditore per le opere pubbliche per la Regione Sicilia) e
i parlamentari calabresi Ida D’Ippolito (al tempo di Forza Italia poi Udc) e
Giuseppe Galati (già Dc, poi deputato
per cinque legislature con Ccd-Udc e Pdl, sottosegretario per le Attività
produttive con il III e IV governo Berlusconi, infine agli arresti nel novembre
2018 nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta condotta dalla DDA di Catanzaro).
Nella primavera 2009 il Cipe avrebbe dato il via libera ad alcuni megaprogetti infrastrutturali, impegnando
(sulla carta) 8,8 miliardi di euro: in prima fila il Ponte sullo Stretto,
l’autostrada Pedemontana in Lombardia, il primo lotto dei lavori per il
Terzo valico della linea Tav Genova-Milano. “Per le Grandi Opere non
tollereremo più altri ritardi; si tratta di interventi di importanza
strategica per il Paese”, commentò il ministro per lo Sviluppo economico
Claudio Scajola.
Il 4 maggio 2009, nel
corso di un convegno nazionale sui fondi Ue al Teatro Massimo di Palermo, Scaloja,
ancora in qualità di ministro dello Sviluppo economico firmava con il sottosegretario Gianfranco Miccichè il Contratto per il Sud, “documento sugli
impegni che il Governo Berlusconi manterrà nel corso della legislatura a favore
del Mezzogiorno”. All’evento partecipavano quelli che Miccichè definì i membri del consiglio d’amministrazione del
Sud: l’allora sindaco di Palermo Diego Cammarata; il presidente di Banca
Monte Paschi di Siena, Giuseppe Mussari;, l’ad di Ferrovie dello Stato, Mauro
Moretti. In pole position per i fondi europei 2007-2013 - dichiarava l’on.
Miccichè - i progetti concreti della
Sicilia: il Ponte sullo Stretto, la rete ferroviaria Palermo-Catania, le fibre
ottiche e le centrali nucleari. “Se i responsabili della Impregilo che dovrà
realizzare il Ponte, si sono detti disponibili a patto che lo Stato sia vicino
per garantire la sicurezza, l’opera non è una chimera, anzi, contribuirà nella
lotta contro la criminalità organizzata e a velocizzare gli scambi commerciali”,
fu il commento del ministro Scaloja.
Pienamente a favore del progetto di
collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, si dichiarava ancora una volta
l’on. Scaloja in occasione della sua visita a Messina il 19 novembre 2009. “Ribadiamo l’impegno come governo a realizzare
il Ponte sullo Stretto in tempi brevi e speriamo che nel 2017 ci passeremo
tutti sopra”, affermò il ministro. “L’opera può essere un’opportunità enorme
per rilanciare il turismo e far conoscere la Calabria e la Sicilia ad esempio
ai turisti del Nord Europa che altrimenti con queste vacanze brevi non
verrebbero in queste regioni. Il
Ponte sarà un deterrente contro la mafia. Con questo collegamento daremo
una risposta anche alla criminalità perché le comunicazioni, la possibilità di
movimento delle persone, è quella che permette la crescita del territorio. La
criminalità si annida dove ci sono delle enclave, dove non ci si può muovere e
si comunica poco. Il Ponte infine ci permetterà di diminuire i costi di
trasporto delle merci”.
Scaloja espresse il suo credo contro ogni
possibile relazione Ponte-mafie anche in occasione dell’inaugurazione della
nuova sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze a Cosenza, il 16 marzo
2010. “La Calabria è una bellissima regione, tra mare e monti difficile da
attraversare, e forse anche per questo, con infrastrutture deboli, la
criminalità ha potuto giocare un ruolo più forte”, dichiarò il ministro
forzista. “Penso che il Ponte sullo Stretto permetterà di transitare
maggiormente e nei luoghi dove si transita di più c’è meno criminalità, c’è più
sviluppo”.
Acciaio
e pontili per il Ponte, ambiente e fibre ottiche con Franza & C.
Non solo il Ponte tra gli interventi
“strategici” auspicati e sponsorizzati dall’allora ministro Scaloja per lo
“sviluppo” della città di Messina e provincia. In occasione della sua visita in
territorio peloritano del 19 novembre 2009, Claudio
Scaloja presenziò all’inaugurazione presso lo stabilimento della
Duferdofin–Nucor di Giammoro del nuovo impianto di laminazione per laminati
mercantili. Il sito, attivo dal 1996, è uno dei due centri produttivi del
gruppo siderurgico Duferco con sede a San Zeno Naviglio
(Brescia). “La vostra azienda è divenuta leader italiana nel mercato
delle travi da costruzione e fra i primari attori europei nel settore e questo
rende il centro di Giammoro una realtà importante per questa zona, che crescerà
anche grazie al piano di investimenti che state portando avanti già da alcuni
anni”, disse Scajola prima di tagliare il nastro del nuovo impianto. “Con
queste iniziative, guadagnerete in competitività e potrete consolidare e
ampliare la vostra posizione nel mercato dell’Italia Meridionale e nell’area
del Mediterraneo, che offre promettenti opportunità commerciali e
infrastrutturali, a cominciare dal Ponte sullo Stretto. Come Ministero ci
impegniamo a supportare il potenziamento delle strutture portuali di Messina e
Milazzo per adeguarle alle vostre esigenze logistiche. Nei primi mesi del 2010
l’Autorità portuale di Messina potrà procedere alla gara di appalto del
molo che servirà per collegamenti e che abbiamo finanziato con 25 milioni di
euro di risorse pubbliche”. Il nuovo pontile, nelle aspirazioni dei
manager di Duderdofin, avrebbe dovuto assumere “un’importanza strategica nella
prospettiva della realizzazione del Ponte sullo Stretto
sia per lo sfruttamento delle aree industriali esistenti nel comprensorio Villafranca–Milazzo, sia per il trasferimento del
materiale utile alla realizzazione delle
fondamenta del Ponte nel comprensorio di Venetico”. Scajola chiuse il suo
discorso inaugurale con un accenno alle prospettive che si sarebbero aperte per
le industre di Giammoro grazie ai “recenti accordi tra il Governo italiano e
quello libico”. “Il Ministero dello sviluppo economico sarà al vostro fianco,
con tutte le sue strutture, per fornirvi l’assistenza necessaria per
beneficiare dei vantaggi accordati agli investitori italiani in Libia, con
la quale il Governo Berlusconi ha riaperto un processo di pace e investimenti
di crescita di rapporti economici”. Meno di un anno e mezzo
dopo lo stesso esecutivo darà l’ok agli alleati USA e NATO per le operazioni di
guerra contro Gheddafi, convertendo la Sicilia in trampolino di lancio per i
raid aerei su Tripoli e Bengasi.
Dopo il nuovo impianto di laminati il
ministro Scajola si recò a omaggiare il vicino stabilimento Esi - Ecological Scrap
Industry S.p.A. di
Giammoro, operante nel settore del recupero delle batterie esauste. A riceverlo
Olga Mondello vedova Franza (a capo dell’omonimo potente gruppo
finanziario-industriale e della navigazione dello Stretto) e il figlio Vincenzo
Franza, presidente dell’Esi. Anche in questo caso fu affidato a Claudio Scaloja
il ruolo di padrino di un “laboratorio di analisi ambientali realizzato nell’ambito
di un progetto di ricerca”. Poco fortunato il futuro di quest’azienda Franza dal
punto di vista ambientale: il 6 marzo 2018 i tecnici dell’Arpa Sicilia
e l’Arma dei Carabinieri, su mandato del gip del tribunale di Barcellona,
porranno sotto sequestro lo stabilimento Esi per un presunto sversamento in
mare di metalli pesanti ed inquinanti previo passaggio per il depuratore
consortile di Giammoro.
Scajola chiudeva il suo tour a Giammoro
festeggiando con i Franza l’anniversario
del primo contratto di banda larga WiMax della società Mandarin, controllata in buona parte
dalla famiglia messinese e attiva nel settore internet, delle
nuove tecnologie e della videosorveglianza. “Alla breve presentazione dell’azienda
è stata allegata la scheda dei traguardi tagliati in questi primi 12 mesi: oltre un milione di siciliani nella
rete di Mandarin; 40 comuni coperti all’interno
delle province di Caltanissetta, Catania, Messina, Ragusa e Siracusa; 35 base station accese; circa 1.000 clienti privati serviti e 300 aziende per 10.000 Kmq di rete di proprietà”, riportò il comunicato dell’azienda.
Entusiasta il commento dell’illustre ospite di governo. “La diffusione della
banda larga in Italia è sempre stata una nostra priorità”, esordì Scajola. “Stiamo
cercando di sbloccare i fondi statali destinati al suo sviluppo perché crediamo
che così si possano creare ricchezza e posti di lavoro. Sono importanti,
altresì, anche gli investimenti di imprenditori privati che, come Mandarin
WiMax Sicilia, hanno sposato un progetto e lo stanno portando avanti
velocemente ma con coscienza. Banda larga per tutti i cittadini, soprattutto
quelli che non possono usufruirne affatto e prima possibile”. Al tempo sedeva nei consigli
d’amministrazione di Esi e Mandarin-Wimax Sicilia pure l’on. Francantonio
Genovese, eletto nell’aprile 2008 alla Camera dei deputati con il Partito
democratico e passato poi con Forza Italia.
Il pomeriggio del 19 novembre 2009 Claudio
Scaloja fu pure ospite d’onore al Teatro Vittorio Emanuele II di Messina per la
presentazione della rete di telecomunicazioni senza fili Wimax. All’evento,
organizzato dalla Linkem S.p.A. di Roma (società di
telecomunicazioni e delle connessioni a banda larga in modalità wireless) in
collaborazione con il Comune di Messina, parteciparono l’allora sindaco
Giuseppe Buzzanca, l’assessore all’e-Government Carmelo Santalco ed il direttore
generale di Linkem Carlo Simeone. “La creazione della rete Wimax di Messina è
una tappa significativa nel processo di modernizzazione delle nostre
infrastrutture di telecomunicazione, indispensabili per innalzare la
competitività delle imprese e metterle in grado di agganciare le migliori
opportunità del dopo crisi; si tratta di un grande passo verso l’autostrada del
sapere”, dichiarò Scaloja nel corso del suo intervento.
All’allora ministro dello Sviluppo economico
si era rivolto qualche tempo prima il sindaco Buzzanca per ottenere lo sblocco
dei fondi per finanziare un’altra infrastruttura dai devastanti effetti
socio-ambientali nello Stretto, il secondo approdo di Tremestieri con annessa
piattaforma logistica. “Siamo stati a Roma insieme al Rup del progetto, nonché
dirigente tecnico dell’Autorità portuale, l’ingegnere Francesco Di Sarcina, per incontrare il ministro delle
Infrastrutture e dei trasporti Altero
Matteoli”, riferì il primo cittadino il 5 febbraio 2009. “Sono già nella disponibilità del
Comune di Messina 45 milioni di euro, risorse finanziarie necessarie al
completamento di Tremestieri. Presso il dicastero si è discusso degli aspetti
progettuali legati agli interventi previsti per l’ampliamento dell’approdo. Per
risolvere le problematiche occorrerà l’impegno finanziario del Governo
nazionale; è in quest’ottica che per la prossima settimana è stato fissato un
nuovo incontro con il ministro Claudio
Scajola”.
Per i soldi e l’avvio dei lavori-scempio di
Tremestieri bisognerà attendere ancora diversi anni; a firmare l’intesa sarà
però il governo Renzi-Del Rio con il sindaco del “cambiamento” Renato
Accorinti.
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