Gli occhi del boss Ferrante sui campetti dell’ex calciatore Carmine Coppola
I clan mafiosi peloritani avevano messo gli
occhi sui campetti sportivi realizzati a San Licandro da Carmine Coppola, l’ex
capitano del Messina Football Club durante la controversa e breve stagione in
serie A, due volte presente in campo con la maglia azzurra dell’Italia. Lo si
evince dall’ordinanza emessa dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia
di Messina per l’operazione “Matassa” che ha condotto in carcere una trentina
di presunti affiliati alle cosche della zona centro-sud e il consigliere
comunale Paolo David, già capogruppo del Pd, recentemente trasmigrato in Forza
Italia al seguito dei deputati-cognati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi.
Durante le indagini è emerso infatti che
Santi Ferrante, ritenuto dagli inquirenti come il capo dell’associazione
criminale che controlla il quartiere di Camaro San Paolo, nonostante fosse
detenuto nel carcere di Ascoli Piceno, tramite il nipote Salvatore Pulio
impartiva direttive in merito alle estorsioni ai danni di imprenditori e
commercianti messinesi. Nel corso di un colloquio nella casa circondariale, in
particolare, il Pulio informava lo zio
che nei pressi del villaggio Annunziata stava sorgendo un impianto sportivo che
prevedeva la realizzazione di campi di calcetto. “La struttura è di proprietà di
Chiofalo il giocatore del Messina, di sua sorella”, riferiva Pulio. “Sono
andato, gli ho parlato, gli ho detto per i soldi e mi ha detto: a posto!”.
“Se uno si affitta un coso di questi qua, sarebbe buono”, gli replicava Santi Ferrante, lasciando tuttavia intendere che l’interesse
del gruppo criminale non era quello di prendere in affitto la struttura quanto invece
di acquisirne il controllo per ottenerne stabili e duraturi profitti.
A seguito
dell’intercettazione, gli agenti della Questura di Messina accertavano che nel
quartiere di San Licandro era in corso di realizzazione un impianto sportivo il
cui committente era non tale Chiofalo ma bensì il noto ex calciatore del
Messina, Carmine Coppola. Nello specifico, il progetto era stato redatto dagli
ingegneri Salvatore Sciacca e Francesco Triolo, mentre l’impresa impegnata era nella
titolarità di Angela Mufalli.
“Il fatto non
costituisce oggetto di incolpazione nel presente procedimento è però a dir poco
singolare e merita di essere approfondita la circostanza che il 28 febbraio 2013
presso il centro sportivo denominato Football
24 ignoti aggredivano il custode che veniva identificato in Domenico Cambria
Scimone”, scrive la DDA di Messina. Il custode, ipotizzano gli inquirenti,
sarebbe stato assunto da Coppola su pressione del pregiudicato Gaetano Nostro,
alleato del clan retto dal Ferrante e notoriamente vicino a Giuseppe Cambria
Scimone, il fratello di Giuseppe.
“Il coinvolgimento
seppur indiretto di Gaetano Nostro consente di affermare che il proposito manifestato da Santi Ferrante a
Salvatore Pulio potrebbe aver avuto attuazione”, aggiungono i magistrati . “Ed
infatti, come si vedrà nel prosieguo del dialogo, zio e nipote nel discutere
degli altri obiettivi facevano il
nome di Nostro quale soggetto direttamente interessato. Anzi, sul finire della
conversazione, Pulio riferiva allo zio di avergli regalato il suo crocifisso”.
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