Sughereta e MUOS? Eco-incompatibile
Avevano deciso, lì avrebbero fatto il MUOS. Ma
è un Sic (Sito Interesse Comunitario) Non importa. Oggi, la foto è
eloquente.“La collina sventrata, voragini ampie come i crateri di un vulcano,
il terreno lacerato dal transito dei mezzi pesanti, ruspe, betoniere, camion. Recinzioni
di filo spinato, tralicci di acciaio. Una selva di antenne, terrazzamenti, gli
uni sugli altri, per centinaia e centinaia di metri. In cima, tre piattaforme
in cemento armato… (denuncia Italia Nostra). La Marina militare statunitense non
si è preoccupata nemmeno di presentare una benché minima, seria, valutazione
degli impatti… Ma si sa gli americani qui da noi in Sicilia in particolare,
possono fare quello che vogliono. Distruggere l’ambiente, fare affari,
fregarsene delle nostre regole… Non tener conto del certificato antimafia.
Tutto ciò che hanno fatto nella sughereta di Niscemi è contro legge, ma il
governatore Lombardo ha autorizzato! Le leggi? L’impatto ambientale? Il rischio
per le persone, le piante, gli animali? Chi se ne f...
Come
una favola di altri tempi. Un don Chisciotte di provincia che con il fedele
scudiero si lancia contro il gigante che imperversa nei boschi millenari, l’EcoMUOStro di Niscemi, lo chiamano. Una
lotta impari, ma alla fine il cavaliere innamorato di principessa Natura
disarciona l’essere repellente. Poi lo impacchetta, lo sigilla e lo rispedisce
al mittente. Al di là dell’Atlantico, in Virginia, Stati Uniti d’America.
Nella
realtà tutto è accaduto in poche d’ore. A Caltagirone, la sera del 5 ottobre,
il consiglio comunale vota un ordine del giorno contro l’installazione
all’interno della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi del terminale
terrestre del Muos, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della
marina militare Usa. Per il giorno successivo, sabato 6, il coordinamento dei
comitati siciliani No Muos ha convocato la prima manifestazione nazionale per
chiedere la revoca delle autorizzazioni ai lavori e lo smantellamento delle
antenne esistenti a Niscemi da oltre vent’anni. Sarà un chiassoso serpentone di
due chilometri dalle mille bandiere e striscioni colorati. Nessuno ancora
immagina il successo straordinario di quell’evento. E nemmeno che nelle stesse
ore i cantieri del Muos sono stati raggiunti dai carabinieri e dagli agenti di
polizia chiamati ad eseguire l’ordine di sequestro preventivo e l’apposizione
dei sigilli ai manufatti per violazione delle leggi di tutela ambientale.
A emettere il provvedimento, il primo nella storia ai
danni di un’arma strategica delle forze armate statunitensi in territorio
italiano, il Gip presso il Tribunale di Caltagirone, Salvatore Acquilino, su
richiesta del procuratore Paolo Giordano. “Attraverso consulenze tecniche e
documenti sono state accertate violazioni delle prescrizioni riguardanti il
decreto istitutivo dell’area protetta e il relativo regolamento”, ha spiegato
il dottor Giordano. La Procura ha anche emesso cinque avvisi di garanzia –
ancora top secret i nomi – contestando la violazione
dell’art. 181 del testo unico sui beni culturali del gennaio 2004 che
sanziona “chiunque,
senza la prescritta autorizzazione o in difformità di essa, esegue lavori di
qualsiasi genere su beni paesaggistici”. Le
indagini erano state avviate nel luglio del 2011 a seguito di un esposto del Comune di Niscemi e si sono
avvalse delle perizie e delle testimonianze di tecnici e ambientalisti.
Dal punto di vista formale, l’installazione
del terminale Muos (3 antenne paraboliche di 18,4 metri di diametro e 2 torri
radio di 149 metri d’altezza) era stata autorizzata, l’1 giugno 2011, dall’Assessorato
Territorio ed Ambiente della Regione siciliana, in palese violazione delle norme
di attuazione previste dal Piano territoriale paesistico della Provincia di Caltanissetta
per la riserva di Niscemi, approvato dalla stessa Regione nel maggio 2008. Il
Piano aveva inserito l’area naturalistica all’interno del cosiddetto “livello
di tutela 3”, limitando gli interventi alla mera conservazione del patrimonio
naturale esistente, alla “rinaturalizzazione” e alla “sostituzione delle specie
vegetali alloctone con specie autoctone” ai fini del potenziamento della
biodiversità e della salvaguardia idrogeologica. Il Piano territoriale vietava
invece espressamente la “realizzazione di infrastrutture e reti, tralicci,
antenne per telecomunicazioni, impianti per la produzione di energia, nuove
costruzioni e l’apertura di strade e piste”. Proprio quanto autorizzato dalla
Regione dopo la repentina conversione pro-Muos del governatore Raffaele
Lombardo.
La riserva naturale “Sughereta”
è un Sito di Interesse Comunitario di Natura 2000 (SIC) ed è il residuo una
vasta area boschiva (sugheri e lecci) che copre le ultime propaggini collinari
dei monti Iblei, degradanti verso la costa della piana di Gela. Comprende un’area
complessiva di quasi 3.000 ettari, di cui 1179 in zona A (riserva propriamente
detta) e il resto in zona B (preriserva). Dichiarata area naturale protetta con
il Decreto Assessoriale n. 475 del 25 luglio 1997, è stata affidata in gestione
all’Azienda Regionale Foreste Demaniali.
La
riserva di Niscemi costituisce un biotopo di notevole interesse naturalistico e scientifico, ed è stata designata
per la presenza di quattro habitat, di cui uno prioritario. Ricca e di amplia
distribuzione la flora esistente nell’area interessata dal nuovo programma
militare. Si tratta di circa 200-250 specie diverse, il 40% delle quali
esclusive del bacino del Mediterraneo, con alcune già sottoposte a tutela
internazionale (orchidacee, liliacee, iridacee e cistacee). L’area si trova lungo le linee di migrazione dell’ornitofauna ed ospita
ben 122 specie diverse di uccelli, 8 delle quali tutelate da direttive e
convenzioni internazionali, 3 classificate come “vulnerabili” e 2 “minacciate”.
Delle 11 specie di anfibi e 27 di rettili che vivono in Sicilia, sono presenti
nel SIC di Niscemi, rispettivamente, 4 e 14 specie. Nella riserva s’incontrano infine 16 specie di mammiferi, 5
delle quali a rischio di estinzione.
Uno
straordinario patrimonio di flora e fauna che non è stato preso in
considerazione né dai progettisti dell’impianto Usa né dai funzionari della
Regione siciliana, che pure erano in possesso di uno studio sui possibili
impatti del Muos sull’habitat a firma di tre professionisti siciliani, Donato La Mela
Veca, Tommaso La Mantia e
Salvatore Pasta. La relazione,
acquisita dal Comune di Niscemi il 10 ottobre 2009, documentava in particolare
l’“inadeguatezza” e la “scarsa attendibilità” della valutazione d’incidenza
ambientale presentata dalla Marina militare statunitense. “Manca
una benché minima valutazione degli impatti che l’infrastruttura avrà sulla
fauna in fase d’esercizio e le considerazioni sugli impatti su flora e
vegetazione in fase di cantiere sono a dir poco scorrette e inconsistenti”, scrivono gli
esperti. “Relativamente allo studio della vegetazione, sono stati del tutto
trascurati gli elementi di maggiore pregio. Eppure nell’area destinata
ai lavori resta appurata la presenza di lembi sensibili di habitat d’interesse
comunitario e prioritario e la potenziale presenza di specie tutelate dalle
normative vigenti a livello nazionale ed internazionale”.
Le opere eseguite dalle
imprese aggiudicatrici hanno però avuto effetti ancora più devastanti di quanto
era possibile prevedere in fase progettuale. “L’area in cui è in corso l’installazione
del Muos si presenta come un paesaggio da incubo”, scrive Italia Nostra nel
dossier Paesaggi sensibili 2012, dove
la “Sughereta” di Niscemi compare tra le 10 aree protette nazionali in
serissimo pericolo di sopravvivenza. “La collina sventrata, voragini ampie come
i crateri di un vulcano, il terreno lacerato dal transito dei mezzi pesanti,
ruspe, betoniere, camion”, denuncia Italia
Nostra. “Recinzioni di filo spinato, tralicci di acciaio. Una selva di
antenne, terrazzamenti, gli uni sugli altri, per centinaia e centinaia di
metri. In cima, tre piattaforme in cemento armato… Una storia che viene da
lontano, dove insipienza e superficialità hanno permesso di infierire ancora
sulla Sicilia e il suo corredo di basi americane, dove lo Stato Italiano cede
sovranità di pezzi di territorio, addirittura in aree protette. Dove le leggi
di tutela ambientale non hanno più efficacia e non si rispetta il principio di precauzione che il danno
alla salute dei cittadini può provocare con la presenza di potentissimi radar,
con onde nocive che nessuno potrà misurare quando l’impianto sarà terminato”.
“Sughereta e Muos
rappresentano un binomio eco-incompatibile”, commenta lapidario il professore Salvatore
Zafarana, presidente del Centro di
Educazione e formazione Ambientale di Niscemi. “In passato si era riusciti
a ridare continuità alle aree boschive mediante la rinaturalizzazione delle
aree degradate, l’acquisizione al demanio di terreni privati e di 150 ettari di
bosco gravato da servitù militare. In direzione opposta va, purtroppo, la
costruzione del famigerato nuovo sistema satellitare. È stato stroncato un
processo di successione ecologica positivo che aveva portato alla
colonizzazione dei suoli sabbiosi e steppici con specie cespugliose di gariga mediterranea.
La superficie destinata ad accogliere il Muos, unita a quella occupata dalle 41
antenne di telecomunicazioni Usa erette a partire dagli anni ‘90, hanno
vanificato ogni possibilità di collegamento delle aree boscate più meridionali
con quelle più a nord e con il residuo bosco ad est. Ad essere compromessi sono
dei lotti già degradati come quelli di Mortelluzzo e Valle Porco di limitate
estensioni, ma di indiscusso pregio naturalistico e paesaggistico”.
Zafarana lamenta infine che gli
interventi autorizzati dalla Regione erano “assolutamente stridenti” con gli strumenti
di tutela della riserva. “Durante i lavori del Muos si è assistito a ingenti
movimenti di terra e ad enormi colate di cemento. All’occhio esperto non sfugge
che l’entità delle trasformazioni in atto travalica quanto espressamente
previsto dal progetto originario, denotando una gravissima manomissione
dell’ambiente con l’aggravante di esplicarsi a danno di un’area protetta di interesse
internazionale”. Adesso però i rilievi degli ambientalisti sugli scempi causati
dal nuovo sistema militare, inascoltati o disattesi in sede
politica-amministrativa, approdano negli uffici di una procura.
“Il sequestro preventivo
attuato dai magistrati di Caltagirone è il primo grande risultato, che non deve
fare cantare vittoria, ma che invece deve servire a dare ancora più forza a
tutte le azioni che d’ora in poi seguiranno, e che non si fermeranno fino a
quando non saremo sicuri che il Muos non si farà”, dichiara l’avvocata Paola
Ottaviano, esponente No Muos di Modica. “La
grande manifestazione del 6 ottobre a Niscemi ha dimostrato che anche in
Sicilia è possibile mettere in atto delle lotte che partono dal basso, in
difesa del territorio, dell’ambiente, della salute, contro l’imposizione folle
di strumenti di morte. La nascita dei comitati rappresenta la volontà di tanta
gente a non piegarsi alla rassegnazione, davanti a fatti che riguardano tutti
noi e il futuro. Futuro di cui la classe politica attuale, gretta e corrotta,
non ha alcuna considerazione e cura”.
La fiaba sull’incontro-scontro
tra gli ultimi eredi dei cavalieri erranti e il mostro-strumento delle future
guerre planetarie è appena all’inizio.
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