MUOS: parla Antonio Mazzeo
Il
MUOS di Niscemi. L’eco-mostro, in parole povere, che ha infiammato gli animi e
i dibattiti dell’attivismo siciliano degli ultimi tempi. A svelarci i segreti del
MUOS-TRO e a dirci di più in merito a questo argomento scottante questo mese è
il giornalista Antonio Mazzeo, di cui abbiamo già parlato in precedenza
nell’incresciosa contesa ancora aperta a suo danno dal comune di Falcone (ME).
Se
dovesse spiegarne la natura ad una persona che non ne ha mai sentito parlare,
cosa direbbe sul Mobile User Objective System (MUOS)?
Si tratta di un segmento
chiave dei nuovi piani di riarmo e di guerra delle forze armate Usa per
consolidare la loro leadership a livello planetario. Il MUOS è il nuovo sistema
di telecomunicazioni satellitari che si articolerà su 4 terminali terrestri e 5
satelliti geostazionari e che consentirà di trasmettere gli ordini e le
informazioni necessarie per qualsivoglia azione di guerra, convenzionale,
chimica, batteriologica, nucleare ai sistemi operativi impiegati
(cacciabombardieri, unità navali, sottomarini, reparti militari, ecc.), in
qualsiasi parte del mondo si trovino. Il sistema satellitare, nelle intenzioni
del Pentagono, dovrà ridurre enormemente
i tempi di trasmissione e ricezione e aumentare di 10 volte il numero dei dati
trasmessi nell’unità di tempo. L’applicazione del Muos risponderà inoltre alle
strategie militari future, quelle che puntano sulla totale automatizzazione
della gestione dei conflitti, a partire innanzitutto dall’uso intensivo degli
aerei senza pilota, come i Global Hawk già installati nella stazione aeronavale
siciliana di Sigonella, destinata a fare da vera e propria capitale mondiale
dei droni.
Gli
attivisti lo hanno ribattezzato emblematicamente "il MUOS-TRO".
Molti, a Niscemi, lottano da tempo contro questa struttura e spesso e
volentieri sono stati accusati di rispondere a mere logiche NIMBY. Stesso
trattamento riservato, ad esempio, a coloro che protestano in Val di Susa
contro la TAV. Qual è il suo parere in merito a questa diatriba?
Sono fermamente convinto che
si tratti di un’accusa falsa e del tutto pretestuosa. Il Movimento No Muos,
come del resto tutti i soggetti che localmente si battono contro i processi di
militarizzazione del territorio o i devastanti megaprogetti infrastrutturali
(Tav, Ponte sullo Stretto, Mose, ecc.), pone al centro delle proprie iniziative
il rifiuto del modello neoliberista basato sulla supremazia della guerra, la
distruzione dell’ambiente, lo sperpero di risorse pubbliche e il loro
trasferimento in mano ai gruppi finanziari privati, l’annullamento dei principi
di democrazia e di autodeterminazione. Si tratta di un soggetto con identità
realmente glocal: opera localmente pensando al generale e al globale.
Quali sono, dunque, le rivendicazioni del movimento NO-MUOS?
Il movimento chiede
innanzitutto la revoca di tutte le autorizzazioni concesse a livello nazionale
e regionale alle forze armate Usa per installare in Sicilia questo
pericolosissimo sistema d’arma e lo smantellamento delle 41 antenne militari
esistenti a Niscemi da più di vent’anni che assicurano le telecomunicazioni con
le unità di superficie e i sottomarini a capacità e propulsione nucleare che
solcano gli oceani e che costituiscono una bomba elettromagnetica che avvelena
le popolazioni, la flora e la fauna locali. I No Muos, contestualmente, si
oppongono a tutte le guerre e ai crimini ambientali, invocano relazioni tra i
popoli basati sulla giustizia e la fratellanza, sognano un Mediterraneo mare di
pace, smilitarizzato e denuclearizzato, dove nessuno debba più morire attraversandolo
per sfuggire ai conflitti, alla fame, allo sfruttamento e ai disastri
“naturali”.
Il
6 Ottobre la magistratura ha emanato un ordine di sequestro, con motivazioni di
violazione di leggi a tutela dell'ambiente, per il sopra citato eco-mostro
della provincia nissena. Secondo lei siamo di fronte ad una svolta, alla parola
fine sulla questione o ad un ennesimo succedaneo di giustizia che spinge la
vicenda in un infinito eterno ritorno dell'uguale?
Sicuramente si tratta di una
vittoria importante del Movimento che da più di un anno denuncia come le
autorizzazioni concesse dalla Regione siciliana violino apertamente le norme
ambientali europee, nazionali e regionali e come i lavori già eseguiti abbiano
devastato irrimediabilmente l’habitat della riserva “Sughereta” di Niscemi, un sito
naturale d’interesse comunitario. Purtroppo, ancora una volta, a dimostrazione
di come si siano interrotti tutti i circuiti democratici nel nostro paese e in
particolare quelli tra i governanti e i cittadini, si è dovuto attendere
l’intervento di una Procura per ristabilire la giustizia, la legalità e il
rispetto dei diritti soggettivi sanciti e protetti dalla Costituzione. Il
Movimento è però consapevole che non è possibile delegare alla via giudiziaria
la risoluzione della questione MUOS. Per questo, forte del successo della
manifestazione di sabato 6 ottobre, è pronto a moltiplicare i propri sforzi. Si
continuerà a informare la popolazione e ad allargare il consenso alla propria
lotta su tutto il territorio nazionale. Se come immagino l’esecutivo continuerà
nella sua politica del muro di gomma, disattendendo la volontà popolare, spero
vivamente che i Comitati diano vita ad una vasta campagna di disobbedienza
civile e ad azioni dirette nonviolente che ostacolino l’iter del folle progetto
di morte e ne impediscano l’entrata in funzione.
In
una Sicilia data in pasto alle mafie e corrosa da un sistema di corruttela
pervasivo, la lotta in difesa dell'ambiente (e di conseguenza in difesa del
cittadino) è spesso etichettata come "stupida propaganda dei verdi".
Preso atto della stupidità di questa logica, a suo parere qual è la panacea a
questo male esistenziale che affligge la nostra sventurata regione? La smilitarizzazione
dell'isola e l'epurazione da sistemi deleteri come quello del MUOS potrebbe
essere il primo passo per trovare o ritrovare un'identità perduta nell'animo
dei nostri afflitti conterranei?
L’esserci in prima persona,
con i propri corpi e i propri volti, esprimere una nuova soggettività e
conflittualità, rifiutare le logiche di delega, possono invertire lo stato
attuale delle cose e ridare vita alla speranza di cambiamento e trasformazione
sociale. I 5.000 manifestanti del 6 ottobre sono la Sicilia più autentica,
quella che non si rassegna di fronte la militarizzazione, la mafia, le
clientele politiche, il modello economico dominante che moltiplica e riproduce
le disparità, le disuguaglianze, la disoccupazione, l’emigrazione forzata. Se
si riuscirà a far comunicare e mettere in rete tra loro le esperienze di lotta dal
basso, i No Muos, i No Ponte, le associazioni dell’antimafia sociale,
l’ecologismo militante, i comitati di cittadini contro le discariche,
l’elettromagnetismo, la dismissione dei beni comuni, i sindacati di base, i
lavoratori, i precari e i disoccupati autorganizzati, un’altra Sicilia potrà
essere possibile. Davvero. E presto.
Intervista a cura di
Simone Bellitto, pubblicata in Generazione
Zero Reloaded, ottobre 2012.
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