Ammaraggio top secret di un drone militare decollato da Trapani-Birgi
Precipita drone da guerra nelle acque siciliane ma il Ministero della Difesa e i vertici dell’Aeronautica Militare si trincerano nel più assoluto riserbo. Il 22 ottobre scorso, nel corso dell’ennesimo test sperimentale, un velivolo senza pilota MALE (Medium Altitude Long Range) “Falco Xplorer” di Leonardo-Finmeccanica, a causa di un incidente è ammarato poco dopo il decollo dall’aeroporto di Trapani-Birgi.
La notizia è stata rivelata solo
dalla testata online specializzata Ares
Osservatorio Difesa che ha citato come fonte l’holding industriale-militare
produttrice. “L’incidente è avvenuto durante un volo per l’ottenimento della
certificazione e secondo quanto riferito dalla Leonardo stessa, è stato gestito
in totale sicurezza evitando aree dove sono erano presenti imbarcazioni”,
riporta Ares. “L’ammaraggio, avvenuto
sempre sotto il controllo dei piloti, ha permesso il recupero del drone per
individuare i fattori che hanno portato all’incidente. I piloti del velivolo
senza pilota sono stati aiutati anche dal velivolo chase che normalmente accompagna il velivolo durante queste
delicate fasi di volo”.
Il “Falco Xplorer” coinvolto nell’incidente in
Sicilia occidentale è immatricolato con la sigla XAV-SA-007; tra le possibili
cause del sinistro, la più probabile sarebbe quella di un problema tecnico ad
una pala dell’elica.
I test di
volo del nuovo drone da guerra hanno preso il via nello scalo aereo siciliano
il 15 gennaio 2020 con il supporto tecnico e ingegneristico del Reparto
Sperimentale dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare (Roma). I manager di Leonardo-Finmeccanica
speravano di ottenere la certificazione di aeronavigabilità del drone tra fine del
2020 e l’inizio del 2021.
Con un peso massimo al decollo di 1,3
tonnellate, il “Falco Xplorer” può volare ininterrottamente
per 24 ore a una quota operativa di 24.000 piedi, in ogni condizione
meteorologica, per svolgere un “ampio ventaglio di missioni, sia di tipo
militare che civile-governamentale”.
Il velivolo dispone di un collegamento
dati satellitare per operazioni terrestri e marittime di intelligence,
sorveglianza e ricognizione (ISR). La
stazione di controllo a terra consentirà agli operatori di monitorare l’aeromobile
e i suoi sensori e di trasmettere le informazioni ai sistemi C5I (Command, Control, Communications, Computer,
Collaboration and Intelligence) della rete militare nazionale e di quella
dei paesi alleati NATO. Il prototipo del Falco Xplorer è stato realizzato presso lo stabilimento Leonardo di
Ronchi dei Legionari (Gorizia).
La nuova piattaforma si posiziona tra
i droni con dimensioni e prestazioni molto simili all’MQ-9A “Predator” della
statunitense General Atomics, in dotazione dell’US Air Force e, nella versione
migliorata “Reaper” del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza ad
Amendola (Foggia). Rispetto alla versione precedente dei droni Falco Evo di Leonardo, il modello Xplorer ha una fusoliera più ingrandita
ed allungata e una struttura alare potenziata per poter portare carichi esterni.
La capacità di carico accreditata è di circa 350 kg, consentendo un’eventuale
utilizzo del drone per lo svolgimento di operazioni
killer, cioè l’esecuzione di lanci di missili aria-terra.
La campagna dei test sperimentali del
nuovo velivolo senza pilota di Leonardo ha sancito la trasformazione dello
scalo aereo di Trapani-Birgi in vero e proprio poligono sperimentale dei droni prodotti in ambito nazionale ed
internazionale. Cinque anni prima dei pericolosi decolli e atterraggi del “Falco
Xplorer”, erano stati i prototipi del P1HH
Hammerhead di Piaggio Aero a utilizzare le piste dell’aeroporto siciliano,
uno dei più importanti in Italia come volume di traffico passeggeri.
Il 19 marzo 2015 un drone P.1HH,
a causa di un problema tecnico-operativo, uscì fuori pista durante le prove di
rullaggio. L’aeromobile terminò la sua corsa nel prato circostante e la pista fu
chiusa temporaneamente al traffico aereo. Il blocco dell’operatività costrinse le
compagnie a dirottare i voli su Palermo Punta Raisi, con relativa
richiesta danni da parte delle stesse. Ancora più grave quanto accadde invece
la mattina del 31 maggio 2016, quando un altro velivolo senza pilota P1HH precipitò in mare nei pressi
dell’isola di Levanzo, venti minuti dopo il decollo dall’aeroporto siciliano.
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