Il MUOS s’ha da fare! Il Ministero della Difesa ricorre al Tar
Venticinquemila euro al
giorno a partire dal 29 marzo, cioè ad oggi più di un milione e 250.000 euro. È
quanto il Ministero della Difesa ha chiesto come risarcimento alla Regione
Siciliana per la revoca delle autorizzazioni ai lavori del terminale terrestre
del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina
militare Usa in via di realizzazione all’interno della riserva naturale
“Sughereta” di Niscemi (Caltanissetta). Poco importa che l’impianto sia di
proprietà ed uso esclusivo del Pentagono e che la “sospensione” delle opere sia
state decisa a metà marzo in un vertice tra il governo Monti e il presidente
siciliano Rosario Crocetta per attendere che l’Istituto Superiore di Sanità si
pronunci sull’effettiva pericolosità degli impianti.
“I provvedimenti della
Regione hanno provocato e provocano un grave ritardo nella messa in funzione
del MUOS pregiudicando conseguentemente l’intero sistema, posto che la stazione
di Niscemi è inscindibilmente collegata alle altre tre poste in Virginia, in
Australia e alle Hawaii e ne preclude l’intera operatività”, scrive
l’Avvocatura dello Stato nel suo ricorso al Tar di Palermo. Da qui il presunto
“danno patrimoniale” alle forze armate Usa e alla società contractor, Lockheed
Martin, la maggiore azienda produttrici di armi a livello mondiale a cui,
secondo il Ministero della Difesa, dovrà pure sommarsi un indennizzo speciale a
favore della Pubblica amministrazione per il “danno non patrimoniale” prodotto
alle relazioni tra l’Italia e gli Stati Uniti e “tra la Repubblica italiana e
gli altri paesi della Nato”.
“In tempi di austerity, in
fondo, a Roma fanno pure lo sconto”, commenta l’avvocato Paola Ottaviano che
insieme ad altri due legali siciliani ha presentato opposizione al ricorso del
Governo. “Per lo stop ai lavori del MUOS, in verità mai reale, il Ministero
della Difesa, su nota di US Army del 12 aprile 2013, aveva quantificato infatti
danni per 50.000 dollari al giorno. Abbiamo chiesto il rigetto di tutte le sue domande
per carenza di legittimazione. Il ricorrente non ha mai avuto, né avrà alcun
titolo sugli impianti e sul funzionamento del sistema satellitare statunitense.
Inoltre il ricorso si basa su valutazioni erronee e palesemente infondate”. In
effetti il progetto del MUOS ha subìto pesanti ritardi tutt’altro che
imputabili alle amministrazioni locali siciliane o alle azioni di blocco della
base di Niscemi da parte di centinaia di attivisti No MUOS. Il cronogramma è sfasato perlomeno di cinque
anni: un solo terminale terrestre è stato completato (alle Hawaii) e un impressionante
numero di “imprevisti” tecnici ed errori progettuali ha consentito il lancio
nell’atmosfera di solo uno dei cinque satelliti geostazionari previsti. In
compenso i costi sono cresciuti di quattro volte: all’inizio del secolo per il
MUOS erano stimati investimenti per circa 2 miliardi di dollari, oggi le
previsioni superano gli 8 miliardi.
“Se prendiamo per buoni i
25.000 euro giornalieri di risarcimento e li moltiplichiamo per i 22 anni di esistenza
dell’impianto di telecomunicazione NRTF della Marina Usa a Niscemi, i siciliani
potranno chiedere al Governo italiano e a Washington non meno di 200 milioni di
euro per i danni alla salute e all’ambiente causati dalle emissioni
elettromagnetiche delle antenne connesse con i sottomarini nucleari e le unità
navali in transito negli Oceani”, afferma il prof. Massimo Zucchetti del
Politecnico di Torino, che insieme ad altri esperti ha documentato la
pericolosità dei sistemi MUOS ed NRTF. “La Regione farebbe bene a passare alla
controffensiva invece di difendersi debolmente dagli atti intimidatori della
Difesa”, commenta Peppe Cannella dei Comitati No MUOS. “C’è un passaggio
nell’atto di costituzione al Tar che ci ferisce. Scrivono gli avvocati della
Regione che eventuali ritardi o disagi
a Niscemi sarebbero riconducibili ai
presidi organizzati spontaneamente dalla popolazione e da simpatizzanti e
pertanto non sono in alcun modo
imputabili a queste Amministrazioni ascrivendosi allo Stato la competenza al
mantenimento dell’ordine pubblico. Con
i blocchi abbiamo praticato la revoca dal basso di autorizzazioni concesse in
spregio alla Costituzione e alle leggi. Continueremo ad impedire in modo
pacifico e non violento che il crimine MUOS vada a compimento. Amministratori e
parlamentari farebbero meglio a stare con noi condividendo il peso della
repressione illegittima delle forze di polizia”.
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