ITALIA-NIGER. Piano di cooperazione militare 2025
La giunta militare del Niger guidata dopo il golpe del 26 luglio 2023 dal generale Abdourahamane Tchiani, dopo aver cacciato via dal paese le forze armate di Francia, Stati Uniti d’America e Germania ha sottoscritto un accordo di cooperazione nel settore difesa con la Federazione Russa di Vladimir Putin. Ciononostante nel corso dell’ultimo anno le autorità di Niamey hanno rafforzato la “storica” partnership diplomatico-militare con l’Italia.
Nei
giorni 16-17 dicembre 2024 ha avuto luogo a Roma la quarta edizione dei Bilateral Staff Talk nel
settore della Difesa tra l’Italia e il Niger. A guidare la delegazione italiana
il contrammiraglio Marco Montoneri, vice capo del III Reparto dello Stato
Maggiore della Difesa (area cooperazione internazionale); a capo della
rappresentanza nigerina, il generale Sani Kache Issa, Segretario generale del
Ministero della difesa.
“Il
Niger è un attore chiave negli equilibri geopolitici dell’Africa, con
particolare riferimento all’area del Sahel, quale importante snodo nei traffici
illeciti verso l’Europa e regione interessata dal fenomeno del terrorismo transnazionale”,
ha commentato in un comunicato lo Stato Maggiore delle forze armate italiane. “Con
tale prospettiva, la cooperazione bilaterale con il Paese
costituisce, congiuntamente alle operazioni che vedono impegnato il personale
della Difesa sul continente africano, un elemento essenziale per lo sviluppo
della pace e della sicurezza internazionale”.
Nel
corso dei colloqui, le due delegazioni hanno confermato la “ferma e condivisa
volontà di proseguire la cooperazione bilaterale nell’ottica del rafforzamento
di selezionate e tangibili capacità della Difesa nigerina, che potranno
contribuire al mantenimento della stabilità nel Paese”, aggiunge lo Stato
Maggiore. “L’incontro ha evidenziato come la controparte veda
nella Difesa italiana un partner affidabile con cui proseguire un
dialogo strategico condiviso”.
I Bilateral Staff Talk si sono conclusi
con la firma del Piano di Cooperazione
2025 che prevede lo svolgimento di undici attività addestrative, cinque in
Italia e sei in Niger. Prima di lasciare Roma, la delegazione nigerina ha
incontrato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano
Portolano (già Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli
armamenti) “a dimostrazione della valenza strategica attribuita al Paese
africano”. (1)
Addestrati
a combattere
Le forze
armate italiane sono presenti in Niger dal 2018 nell’ambito della cosiddetta
“Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger - MISIN" (con
area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin),
con il fine di “incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei
traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo
congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il
rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle
autorità nigerine e dei Paesi del G5
Sahel (Niger, Mali, Mauritania, Chad e
Burkina Faso)”, così come ancora si legge nel sito del Ministero della difesa,
nonostante il rovesciamento delle alleanze del regime golpista di Niamey e il ritiro unilaterale del Mali, due anni fa, dal G5 Sahel.
“La missione MISIN concorre alle attività di
sorveglianza delle frontiere e del territorio e di sviluppo della componente
aerea della Repubblica del Niger”, spiega ancora la Difesa italiana. “Vengono
svolte attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto
e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative
nigerine. Le attività MISIN sono condotte in accordo alle direttive impartite
dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) a cui è assegnata la
pianificazione, la coordinazione e la direzione delle operazioni e delle
esercitazioni militari in ambito nazionale e internazionale nei cinque domini:
terra, mare, cielo, spazio e cyber”. (2)
Il
Parlamento ha autorizzato il dispiegamento annuale in Niger fino a un massimo
di 500 militari, 100 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. Il contingente
comprende un team per ricognizione e comando e controllo; uno di addestratori,
da impiegare anche presso il Defense College in Mauritania; il personale sanitario
e del genio per lavori infrastrutturali; una squadra rilevazioni contro minacce
chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN); un’unità a supporto delle
operazioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR).
Ad
oggi sono stati svolti complessivamente 392 corsi addestrativi con il
coinvolgimento di 10.400 nigerini appartenenti alle forze armate, alla Polizia
delle Dogane, alla Guardia Nazionale e alla Gendarmeria. Le attività vengono
svolte nei centri di addestramento di Niamey, Agadez e Arlit; oltre
alle esercitazioni in ambito terrestre ed aereo, le unità italiane forniscono
il know how per “contrastare le attività illegali legate ai
traffici illeciti, ai fenomeni migratori e alla criminalità”. In particolare,
al personale dell’Esercito sono attribuiti compiti addestrativi in ambito
paracadutistico, fanteria di base, contrasto degli esplosivi improvvisati
(IED); i reparti dell’Arma dei Carabinieri curano invece la formazione nella
gestione dell’ordine pubblico, controllo del territorio, tecniche di intervento
operativo, tiratore esperto basico, ecc.. (3)
Nel
corso del 2024 le unità italiane inquadrate nello Special Operations Task Group “Victor” hanno
formato nel centro addestrativo di Bassora (Niamey) duecento appartenenti al
Gruppo di Intervento e Sicurezza (GIS) della Guardia Nazionale.
“L’intenso
programma addestrativo, racchiuso in un arco temporale di due mesi, ha dato
modo di far acquisire agli operatori nigerini le procedure tecnico-tattiche
atte a rispondere a molteplici tipologie di minaccia, simmetriche, asimmetriche
o ibride, ad agire e reagire ad azioni offensive e a predisporre assetti
difensivi in un ambiente operativo mutevole, operando in scenari aperti o
compartimentati”, spiega lo Stato Maggiore della Difesa. “Le attività addestrative
hanno mirato a potenziare le capacità individuali e collettive delle Forze di
Sicurezza del Paese nel contrasto alla criminalità organizzata locale, al
terrorismo e al traffico illegale di esseri umani”. (4)
Più di
un centinaio di paracadutisti nigerini sono stati formati dal personale MISIN
nella conduzione di “attività tattiche difensive e offensive” e delle procedure
di primo soccorso. “Particolare attenzione è stata data alla corretta
esecuzione delle formazioni appiedate e motorizzate, anche in situazioni di
stress, così da possedere tempi di reazione tempestivi e modalità di condotta
operativa adeguata a contrastare le minacce provenienti dai gruppi armati
presenti nel Paese”, enfatizzano i vertici militari italiani. I corsi per i
parà nigerini vengono svolti presso il Centro Addestramento per le Truppe
Aeroportate (CITAP) dell’Armée de Terre a Niamey, con l’impiego dei grandi
velivoli da trasporto Alenia C-27J “Spartan” in dotazione all’Aeronautica
Militare italiana. (5)
007, diplomatici e generali a Niamey
Oltre
ad intensificare le attività addestrative in territorio nigerino, nel corso
dello scorso anno le forze armate italiane e i vertici dell’intelligence hanno
promosso importanti incontri con gli uomini che guidano il “governo di
transizione” post golpe del luglio 2023.
L’8
marzo 2004 il generale Francesco Paolo Figliuolo (al tempo a capo del Comando Operativo
di Vertice Interforze – COVI) e l’ambasciatore Riccardo Guariglia, direttore
generale del Ministero degli Affari Esteri, si sono recati in visita a Niamey.
“La delegazione è stata accolta dall’Ambasciatore d’Italia a
Niamey Roberto Orlando e dal Comandante della MISIN, generale di
Brigata Massimo Marceddu”, riferiva in nota lo Stato Maggiore. “Il generale
Figliuolo e l’ambasciatore Guariglia sono stati impegnati in proficui incontri
bilaterali con il Ministro degli Esteri nigerino Bakari Yaou Sangaré e
con il Ministro della Difesa Salifou Modi”. (6)
Venti
giorni dopo (28 marzo) è stato il direttore dell’Agenzia Informazioni e
Sicurezza Esterna (AISE), il generale Giovanni Caravelli, a raggiungere la
capitale del Niger per incontrare il generale Abdourahamane Tchiani, presidente
del Consiglio nazionale per la
salvaguardia della patria (Cnsp). (7) Ignoti gli scopi della missione del
capo dei servizi segreti “esteri” a Niamey. Secondo quanto riportato dall’Agenzia
di stampa nigerina, “Caravelli ha portato un messaggio di solidarietà da parte
del presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giorgia Meloni, confermando
la volontà di voler rafforzare la cooperazione tra i due Paesi”. (8)
Nel
comunicato emesso dal Consiglio nazionale
per la salvaguardia della patria si legge testualmente che lo stesso “ha
elogiato la professionalità e l’esemplarità degli istruttori italiani durante
le loro missioni con le Forze Armate nigerine”. Il Cnsp ha sottolineato pure come l’Italia sia l’unico paese europeo
ad aver proseguito “senza interruzioni” la cooperazione, “sostenendo il Niger
sia materialmente che in termini di capacità, per affrontare al meglio le sfide
alla sicurezza”. (9)
Alla
vigilia della delicata missione in terra africana del generale Giovanni
Caravelli, il governo Meloni aveva espresso ai membri delle Commissioni riunite
Esteri e Difesa della Camera dei Deputati e del Senato la ferma intenzione di
proseguire la partnership con il regime golpista. Il 20 marzo il vicepremier e
ministro degli Esteri, Antonio Tajani, spiegava ai parlamentari come
“l’’impegno italiano nel Sahel è cresciuto costantemente nel contrasto al
terrorismo e ai traffici criminali e il Niger è stato al centro di tale
dinamica”. “Un ritiro dal Sahel renderebbe la regione
più ostile e non certo più favorevole ai nostri interessi strategici”,
aggiungeva il ministro. “Ribadiamo l’opportunità di riprendere il dialogo con
le autorità de facto nigerine, una prospettiva alla quale lavorano
anche gli Stati Uniti (sic)”. (10)
L’11
aprile 2024, sempre in un’audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di
Camera e Senato, l’allora responsabile del COVI, Francesco Paolo Figliuolo,
spiegava la necessità di proseguire l’impegno delle forze armate nel Sahel, focalizzando
lo sforzo operativo principalmente in Niger.
“L’Italia
ha una posizione di interlocutore privilegiato nel Paese, che continua ad
essere il crocevia di tutti i flussi migratori sia dal Sahel sia dal Corno
d’Africa”, affermava il generale Figliuolo. “Il Niger è un’area di
priorità e interesse nazionale, per tale motivo e nella considerazione che
un’eventuale uscita delle nazioni occidentali dal Paese lascerebbe spazi di
manovra all’allargamento della presenza di altri attori della regione anche malevoli,
riteniamo di primaria importanza consolidare la nostra presenza con la missione
bilaterale MISIN (…) Complessivamente nel Sahel prevediamo di impiegare un
contingente massimo di quasi 800 unità, un’unità navale e fino a sei assetti
tra aerei e elicotteri”. (11)
Le criticità dell’accordo italo-nigerino
La
cooperazione in materia di difesa tra Italia e Niger è stata sancita dalla firma
di un accordo bilaterale il 26 settembre 2017 tra i ministri della Difesa (del
tempo) Roberta Pinotti (Pd) e Kalla Moutari, ratificato poi il 13 agosto 2019.
L’accordo elenca un ampio numero settori operativi (politica di difesa e
sicurezza; ricerca, sviluppo del supporto logistico e acquisizione di prodotti
e servizi; operazioni di pace ed aiuto umanitario; organizzazione ed impiego
delle Forze Armate e equipaggiamenti di unità militare e gestione del
personale; formazione ed addestramento in campo militare ed “altri settori di
comune interesse tra le Parti”).
Nello
specifico vengono previsti visite reciproche di delegazioni di enti
civili e militari; scambi di esperienze tra esperti delle due Parti; incontri
tra rappresentanti delle Istituzioni della difesa; scambi di relatori e di
personale di formazione; partecipazione ad esercitazioni militari, operazioni
umanitarie e di mantenimento della pace, nonché a corsi teorici e pratici,
periodi di orientamento, seminari, conferenze, dibattiti e simposi; supporto
alle iniziative commerciali relative ai prodotti ed ai servizi della difesa.
All’articolo
6 dell’accordo si elenca una lunga lista di armamenti che si intendono oggetto
della cooperazione: navi, aeromobili ed elicotteri militari;
sistemi aerospaziali e relativi equipaggiamenti; carri e veicoli appositamente
costruiti per uso militare; armi da fuoco automatiche e relativo
munizionamento; armamento di medio e grosso calibro; bombe, mine, razzi,
missili, siluri e relativo equipaggiamento di controllo; polveri, esplosivi e
propellenti; sistemi elettronici, elettro-ottici e fotografici; materiali
speciali blindati e materiali specifici per l’addestramento; macchine ed
equipaggiamento costruiti per la fabbricazione, il collaudo ed il controllo
delle armi e delle munizioni.
“Il reciproco
approvvigionamento di prodotti d’interesse delle rispettive Forze Armate sarà
sviluppato nell’ambito del presente Accordo e potrà essere attuato attraverso
operazioni dirette da Stato a Stato, oppure tramite società private autorizzate
dai rispettivi Governi”, si legge ancora all’articolo 6. (12)
L’accordo di cooperazione
militare Italia-Niger è stato stigmatizzato da diverse organizzazioni non
governative che operano in difesa della pace e della difesa dei diritti umani e
da esperti e studiosi di diritto internazionale. “Emergono due aspetti critici dallo studio dell’Accordo: uno facente capo
alla sua configurazione legale ed il secondo circa i contenuti”, annota l’Osservatorio
sulla prassi italiana nella conclusione di trattati in ambito migratorio promosso
dall’Università degli Studi di Torino. “Circa
la procedura di
conclusione dell’Accordo si nota come questo abbia seguito un cammino inusuale:
a prima vista questo viene concluso in forma semplificata, dal momento in cui
questo è firmato dal Ministro della Difesa Italiano nel 2017, l’Accordo pare
avere natura provvisoriamente esecutiva dal momento in cui si pone come base
legale per l’operazione militare MISIN, alla quale viene dato inizio nel 2018”.
Il
testo dell’accordo è stato reso pubblico solo dopo una sentenza del TAR del
Lazio (2018), a seguito della richiesta di accesso civico presentata dall’Associazione
per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e dalla Coalizione Italiana
Libertà e Diritti Civili (CILD). “Rimane tuttavia dubbia la sua configurazione:
si tratta di un Accordo concluso in forma semplificata oppure concluso in forma
solenne ma provvisoriamente applicato fino alla ratifica?”, aggiunge l’Osservatorio dell’Università di
Torino. “Ad oggi il contenuto delle due
lettere (1 novembre 2017 e 15 gennaio 2018) tra il Governo della Repubblica del
Niger ed il Governo Italiano che erano state oggetto di richiesta di
pubblicazione, rimane sconosciuto. Tali lettere vengono generalmente
considerate essere parte della base legale dell’Accordo”.
Sempre
secondo l’Osservatorio, un profilo di criticità si presenta anche sul ruolo del
Parlamento: “É noto che la procedura circa la conclusione degli accordi
internazionali, secondo la legge italiana, non è stata correttamente seguita
nel caso in esame. Si considera infatti che il Parlamento Italiano sia stato
chiamato ad approvare la ratifica dell’Accordo nonostante questo fosse già in
vigore (entrando in conflitto con la procedura prescritta dall’Articolo 80
della Costituzione Italiana)”. (13)
La “cooperazione allo sviluppo” è militare
Un
recente paper del Centro studi di politica internazionale e intelligence - ADIT
con sede in Francia ha rilevato come la partnership politico-militare tra
Italia e Niger si sia estesa anche a settori ed aree formalmente non previsti
dall’Accordo del 26 settembre 2017. “Un programma di addestramento è stato
condotto ad esempio nel 2019 a Niamey con oggetto le tecniche di inchiesta sul terrorismo, a favore di venti giudici e
magistrati nigerini”, annota ADIT. “Esso è stato tenuto dal Ministero degli
Affari Esteri italiano, in collaborazione con la Scuola Universitaria Superiore
Sant’Anna di Pisa. Il corso era finalizzato a rafforzare le capacità anti
terrorismo e ad equipaggiare i giudici per giudicare le organizzazioni
terroristiche in linea con gli standard internazionali”. Inoltre, nell’aprile
2023, l’Unione Europea ha assegnato un contratto del valore di 40 milioni di
euro al Ministero della Difesa italiano e all’Agenzia Italiana per la
Cooperazione allo Sviluppo per fornire equipaggiamento per i programmi
addestrativi a favore delle forze armate del Niger. (14)
Altrettanto
ambigui gli “interventi umanitari” a favore della popolazione nigerina, promossi
da una specifica task force CIMIC (Civilian
Military Cooperation) nell’ambito della Missione bilaterale MISIN. Secondo
il Ministero della Difesa, nel solo anno 2024 i militari italiani hanno
realizzato 57 progetti di cooperazione civile-militare, di cui 20 nel settore
sanitario. Sono stati consegnati medicinali, reagenti chimici, ausili e
strumenti elettromedicali a ospedali e strutture socio-sanitarie di Niamey e al
Centre de Recherche Mèdicale et Sanitaire (CERMES) che svolge attività di
studio e sviluppo di farmaci per la cura delle malattie trasmissibili di
origine batterica, parassitaria o virale.
“Tra
le progettualità di medio termine nel settore della sanità pubblica – annota la
Difesa - assume particolare rilevanza la costruzione del Centro di Medicina
Aerospaziale del Niger (Centre de
Compétences Médicales Aérospatiale du Niger – CEMEDAN), che grazie all’elevata
capacità di diagnostica strumentale consentirà di certificare l’idoneità al
volo di tutto il personale navigante e si porrà, nel contempo, come centro di
eccellenza, unico nel suo genere, in tutta l’area del Sahel”. I lavori di
costruzione del CEMEDAN saranno completati entro la fine del 2025. (15)
Rispondono
ad evidenti finalità geostrategiche e di costruzione del consenso popolare
anche le consegne di materiale scolastico a scuole ed istituti nigerini. “A fine agosto 2024 più di 11.200 libri scolastici sono
stati consegnati al Delegato Dipartimentale dell’Istruzione Nazionale, diversi
medicinali sono stati donati al Distretto Regionale della Sanità Pubblica, ben
due tonnellate di derrate alimentari e altri 146 libri sono state distribuite a
Enkadeouene, villaggio nomade in prossimità di Agadez”, enfatizza lo Stato
Maggiore della Difesa. “La MISIN ha già operato in passato nella città nigerina
con attività di formazione e addestramento in favore della Gendarmeria e delle
Forze di Sicurezza locali. Oggi, avvalendosi della cellula di cooperazione
civile-militare (CIMIC) del contingente nazionale, l’Italia ha voluto
continuare a garantire la propria presenza e a fornire supporto in quest’area
così lontana dalla capitale del Niger, dove ha sede il comando della Missione”.
(16)
Con un occhio e mezzo sulle fonti energetiche
Una
chiave di lettura per spiegare l’ostinazione del governo Meloni-Tajani-Crosetto
nel proseguire e rafforzare le attività di cooperazione nel settore
bellico-militare con le autorità golpiste di Niamey è stata data da Gianandrea
Gaiani, già consigliere per le politiche di sicurezza del Ministero
dell’Interno e odierno direttore di Analisi
Difesa.
“La
decisione italiana di mantenere la presenza militare in Niger costituisce
un’opportunità non solo per ampliare l’influenza nazionale in quella regione al
di fuori dei consueti schemi di alleanze in ambito occidentale ma anche per
monitorare da vicino la penetrazione in tutti i settori di Russia, Cina e
Turchia sempre più marcata in Africa”, scrive Gaiani. “Nonostante la scontata
irritazione della Francia per il ruolo ricoperto dall’Italia in una regione da
cui Parigi è stata espulsa da diverse sue ex colonie nel giro di pochi anni, in
prospettiva il Niger potrebbe rivestire il ruolo di apripista per lo sviluppo e consolidamento del Piano Mattei varato dal governo per promuovere la cooperazione con
le nazioni africane”. (17)
Nulla di più calzante per
questo paese dell’Africa subsahariana l’utilizzo di un piano di “sviluppo” a
cui è stato dato il nome del dirigente italiano che fu chiamato a riorganizzare
l’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) dopo la fine della Seconda guerra mondiale per
trasformarlo poi in uno dei colossi energetici a livello mondiale. Oggi il Niger è il secondo esportatore di uranio verso l’Unione
Europea e il settimo produttore al mondo e dunque gioca un ruolo di prima
grandezza nella produzione di energia nucleare a scopi civili e militari. Ma il
Niger è destinato nei prossimi anni ad assumere funzioni geostrategiche nella
rete degli oleodotti e gasdotti interafricani, specie per il trasferimento di
combustibili fossili dalla Nigeria all’Algeria e da quest’ultima verso l’Europa
via Spagna e Sicilia. (18)
Anche in
Niger l’Italia con le stellette ci sta in nome e per conto delle transnazionali
energetiche…
Note
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