Tamponi in fuga. I misteri dei trasporti militari USA dalla base di Aviano a Memphis

 


La Procura di Brescia chiede d’indagare sui tamponi anti-Covid inviati dalla base NATO di Aviano agli Stati Uniti d’America. Chi e perché ha autorizzato in Italia i trasferimenti dei kit sanitari in piena pandemia? La ricostruzione della prima missione dei velivoli militari dall’Italia il 16 marzo 2020.  

Epidemia colposa, omicidio e lesioni colposi, abuso e omissioni di atti d’ufficio. Sono i reati ipotizzati dalla Procura generale della Repubblica di Brescia a carico di “persone da individuare” relativamente al trasferimento negli Stati Uniti di oltre 500 mila tamponi anti-Covid 19 prodotti in Italia, effettuato a metà marzo dal Pentagono dalla base militare di Aviano (Pordenone), in piena pandemia da coronavirus e dopo il decreto di lockdown da parte del governo Conte.

Come riportato da Brescia Oggi e da Manuela d’Alessandro di Agi Agenzia Italia, a novembre il procuratore bresciano Guido Rispoli e il pm Rita Anna Emilia Caccamo hanno avocato l’indagine che la procura di Cremona aveva archiviato in estate, su richiesta dell’avvocato Giancarlo Cipolla del Foro di Milano, lo stesso che per conto proprio e in qualità di legale della signora Giovanna Muscetti aveva presentato gli esposti ai giudici cremonesi sull’oscuro affaire dei tamponi dirottati manu militari negli USA. “Nel frattempo però il procuratore di Cremona, Roberto Pellicano, ha presentato un reclamo contro l’avocazione alla Cassazione e in attesa di una risposta dalla Suprema Corte, la Procura di Brescia ha congelato gli accertamenti”, scrive Manuela D’Alessandro. Quella che però adesso si profila come un conflitto tra procure rischia di trasformarsi in una nuova inchiesta bomba sulle (presunte) gravi omissioni ed inefficienze delle autorità pubbliche nell’affrontare e contenere l’emergenza Covid, rischiando altresì di avvelenare le relazioni diplomatiche e militari tra Stati Uniti d’America e Italia, alleati di ferro della NATO.

“Il giorno 16 marzo 2020, in piena epidemia, con stato di emergenza deliberato dal governo il 31 gennaio 2020, dalla base americana di Aviano è partito un aereo carico di mezzo milione di tamponi (kit per la rivelazione del contagio da Covid 19) prodotti dall’azienda bresciana Copan Diagnostics S.p.A. e diretto negli USA (aeroporto di Memphis)”, scrivono i magistrati bresciani nell’atto di avocazione delle indagini. “Il Regolamento di Esecuzione (Ue) 2020/402 del 14 marzo 2020 vincolava, per sei settimane, l’esportazione di dispositivi di protezione individuale all’autorizzazione (preventiva) delle autorità competenti dello Stato membro in cui l’esportatore è stabilito. Inoltre, il d.l. n. 18 del 17 marzo 2020, in materia di misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica, conferiva al Capo del Dipartimento della Protezione Civile e al Commissario Straordinario il potere di disporre la requisizione in uso o in proprietà, tra i vari beni, di presidi sanitari medico-chirurgiche”.

“Da evidenze cliniche valorizzate da autorità sanitarie è emerso un collegamento tra mancata esecuzione del tampone e mancato tempestivo accertamento della patologia da infezione di Covid e difetto di prestazione della cura corretta, con possibile derivazione causale di decessi per polmonite e/o embolia polmonare e arresto cardiocircolatorio nella nota abnorme misura rilevata nei primi mesi del 2020”, prosegue la Procura di Brescia.

“Peraltro, con circolare del Ministero della Salute del 9 marzo 2020, è stato raccomandato di effettuare il tampone per la ricerca del virus SARS COV 2 nei soli casi di pazienti con infezione respiratoria acuta e/o contatto con caso probabile o confermato di Covid-19 nei 14 giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi (…) La richiesta di offerta per kit e reagenti per la rilevazione delle infezioni pubblicata sui siti della Presidenza del Consiglio, Ministero della Salute, Protezione Civile e sulla piattaforma degli acquisti del Commissario Straordinario, risale al successivo 11 maggio 2020, diversi mesi dopo la delibera dello stato di emergenza”. Da qui la necessità di riaprire le indagini sulla regolarità dell’acquisto e del trasferimento dei tamponi negli States e sulle eventuali responsabilità delle autorità italiane nella vicenda. “Trattandosi di atti e provvedimenti del Presidente del Consiglio e/o del Ministro competente, deve trovare applicazione l’art. 96 della Costituzione, secondo la procedura stabilita con legge costituzionale”, conclude la Procura della Repubblica di Brescia, prefigurando così l’ipotesi di attivare il Tribunale dei Ministri.

Ma come è potuto accadere che 500.000 tamponi che potevano essere impiegati in Italia venissero dirottati negli Stati Uniti e cosa è davvero successo in quei maledetti giorni di marzo nella base militare di Aviano? I tracciati di ItalMilradar.com, il sito specializzato che monitora quotidianamente i voli militari sull’Italia e il Mediterraneo centrale, nonché l’accesso ai documenti ufficiali del Pentagono e di alcune agenzie militari USA, ci hanno consentito di accertare alcuni dei fatti più rilevanti dell’affaire kit anti-coronavirus.


Secondo ItalMilradar.com, i pallet con i 500.000 tamponi furono caricati nello scalo di Aviano a bordo di un aereo cargo Boeing C-17A “Globemaster III” dell’Aeronautica militare USA; il velivolo è poi decollato alle ore 13.08 di lunedì 16 marzo per dirigersi alla grande base aerea di Ramstein, in Germania (il volo è registrato con il codice 01-0189, denominato RCH911). Il C-17A atterrò a Ramstein alle ore 14.37; poi i pallet con i tamponi furono caricati su un altro USAF C-17A (reg. 01-0191, denominato RCH911) che lasciò la base tedesca alle ore 18.18 dello stesso giorno per poi attraversare l’Atlantico e atterrare nell’aeroporto di Bangor, nello Stato del Maine, il 17 marzo alle 2:22 CET (Central European Time, l’ora di Roma e dell’Europa Centrale). L’aereo militare lasciò Bangor alle 03.52 CET per atterrare infine alle 7.17 nell’aeroporto internazionale di Memphis (Tennessee), dove ha sede l’hub operativo e il quartier generale di FedEx, la grande compagnia di trasporto statunitense che si occupa di spedizioni espresse in tutto il mondo.


Il 18 marzo 2020, sulla propria pagina facebook, l’Air Mobility Command (il Comando Mobilità Aerea di US Air Force responsabile di tutti i velivoli da trasporto strategico e rifornimento in volo, con quartier generale presso la Scott Air Base, Illinois) pubblicava un post sul tortuoso viaggio intercontinentale dei tamponi. “Grazie alle sue componenti attive e ai riservisti e alla Guardia Nazionale Aerea, l’Air Mobility Command è pronto a fare qualsiasi cosa possibile per mitigare gli effetti del Covid-19 ed assicurare le necessarie, continue e rapide operazioni di mobilità globale”, esordiva il Comando militare. “Ieri, nell’ambito dello sforzo di tutto il Governo e del Dipartimento della Salute, l’AMC ha trasportato un carico di 13 pallet contenenti 500.000 tamponi di campionamento Covid-19 a bordo di un C-17 Globemaster III del 164th Airlift Wing dalla base aera di Aviano, Italia, a Memphis, base della Guardia Aerea Nazionale. L’AMC ed i suoi equipaggi sono pronti a supportare le richieste addizionali da parte del Dipartimento della Salute per la consegna delle attrezzature per i test anti-Covid nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”. L’Air Mobility Command confermava dunque la provenienza e la quantità del carico e forniva un ulteriore particolare, l’identità del reparto incaricato del trasporto, il 164th Airlift Wing, lo Stormo della Tenneesse Air Guard National con quartier generale nella città di Memphis.

L’arrivo negli USA dei tamponi prodotti a Brescia da Copan Diagnostics S.p.A. era altresì ufficializzato dal responsabile dell’ufficio stampa dell’Aeronautica militare statunitense, Charles Pope, in una nota del 18 marzo 2020, poi pubblicata nel sito ufficiale della base area di Aviano. “Il Capo dello staff dell’Aeronautica, gen. David L. Goldfein, nel corso di un briefing con la stampa presso il quartier generale del Pentagono di Arlington, Virginia, ha spiegato che US Air Force è pronta ad aiutare le altre agenzie contro la pandemia, sia trasportando equipaggiamenti che pazienti contagiati, se necessario”, riportava Pope. “Come esempio, il gen. Goldfein ha evidenziato la consegna questa settimana di 500.000 tamponi con un C-17 Globemaster III dall’Italia al Tennessee. I tamponi sono stati poi caricati in un aereo commerciale e distribuiti in tutto il paese, nei luoghi identificati dal Dipartimento della Salute”.

Ancora la sera di mercoledì 18 marzo, il giornalista Marcus Weisgerber pubblicava sul sito Defenseone.com un lungo articolo (titolo: US Air Force Flew Half a Million Coronavirus Test Swabs From Italy to Tennessee), riportando quanto dichiarato nel corso di una conferenza stampa di qualche ora prima dal portavoce del Pentagono  Jonathan Hoffman e dal generale medico dello staff di US Air Force, Paul Friedrichs. “Hoffman ha confermato il trasporto a bordo di un aereo della National Guard, il 16 marzo, dei tamponi che saranno utilizzati per i test contro il Covid”, riferiva il giornalista. “Ci sono più parti per fare i test, ha spiegato durante il briefing il gen. Paul Friedrichs. Per primo bisogna utilizzare i tamponi per raccogliere i campioni dagli individui che sono testati; poi c’è un liquido che devi mettere sui tamponi. Questo è ciò che compone quello che abbiamo portato dall’Italia. Questi tipi di tamponi sono stati prodotti da compagnie degli Stati Uniti ed estere, egli ha detto. Questo è un grande esempio di come le nazioni stanno lavorando insieme per soddisfare la domanda globale, ha dichiarato Friedrichs”. Nessuna azione unilaterale dell’amministrazione Trump, dunque, ma stretta collaborazione tra le nazioni - Italia e Stati Uniti nel caso dei tamponi partiti da Aviano - secondo il Pentagono.

Defenseone.com rivelò altresì che uno dei membri dell’equipaggio del Boeing C-17 aveva postato il giorno prima una foto su Instagram che ritraeva le operazioni di carico dei pallet con i kit per i test a bordo del velivolo USA e che poi la stessa era stata inspiegabilmente cancellata poco tempo dopo. “Il trasporto dei kit a Memphis consente di poterli distribuire rapidamente in tutto il paese”, concludeva Marcus Weisgerber. “Missioni simili sono previste nei prossimi giorni in modo che i militari possano aumentare il supporto agli sforzi per rispondere alla pandemia”.

Altre indicazioni importanti sulle modalità di collaborazione presente e futura tra Italia e Stati Uniti in tema di forniture tamponi e altro, venivano riportate da Oriana Pawlyk, corrispondente di Military.com, anch’essa presente alla conferenza stampa del Pentagono di mercoledì 18 marzo. “Il generale Paul Friedrichs ha dichiarato che i tamponi rinofaringei giunti dall’Italia saranno utilizzati negli Stati Uniti per testare i pazienti e poi andranno in un laboratorio che ha le apparecchiature adatte ad analizzarli”, riferiva la giornalista. “Friedrichs ha aggiunto che Italia e Stati Uniti stanno cercando di accrescere la fornitura di tamponi, i quali possono essere prodotti solo con fibre sintetiche e aste di plastica per effettuare con successo i test sul virus (…) Un ufficiale delle forze armate da noi intervistato ha poi confermato che sono in programma altre missioni, ancora volando dalla base aerea di Aviano a Memphis, per un’ulteriore distribuzione attraverso il paese da parte di FedEx”.

Quella del 16 marzo era dunque solo la prima operazione di trasporto di tamponi made in Italy dalla base militare di Aviano agli Stati Uniti d’America. Altri aerei di US Air Force avrebbero portato via milioni di kit e questo nonostante l’impressionante numero dei morti da coronavirus che ha colpito negli stessi mesi la Lombardia e altre regioni del nord Italia. Lo scalo friulano, sede del 31st Fight Wing di US Air Force con i suoi cacciabombardieri F-16 a capacità nucleare, è una base NATO sotto il comando e controllo – sulla carta - dell’Aeronautica Militare italiana, che autorizza altresì i decolli e gli atterraggi dei velivoli USA. Possibile che nessuno sia accorto del via vai di pallet con materiale sanitario indispensabile alla lotta anti-Covid in Italia? O forse c’è stato un previo e/o tacito accordo tra il ministero della Difesa italiano e il Pentagono? Se l’autorità giudiziaria bresciana riuscirà ad ottenere il fascicolo d’indagine sui tamponi della Copan Diagnostics, avrà pure il difficile onere di chiarire anche questi misteri.

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