Nuovi affari ENI in Libia e Descalzi incontra il presidente al-Sarraj
Giungono i primi importanti risultati per il colosso energetico ENI dopo il pressing dei suoi manager e del governo Conte sulle autorità politiche e militari di Tripoli. Il 30 novembre scorso il capo del Governo di Accordo Nazionale Fayez al-Sarraj e il presidente della compagnia petrolifera libica statale NOC - National Oil Corporation, Mustafa Sanalla, hanno accolto nella capitale libica l’amministratore delegato ENI Claudio Descalzi per fare il punto sui nuovi progetti esplorativi ed estrattivi di idrocarburi e gas da parte della società italiana.
“Claudio Descalzi ha confermato ad al-Sarraj il pieno impegno
della società, con particolare focus sullo sviluppo dei progetti gas che
consentiranno di estendere il plateau di produzione di Bahr Essalam, giacimento
off-shore a 120 Km a nord-ovest di Tripoli, assicurando l’approvvigionamento di
gas al mercato locale, di cui ENI continuerà a essere il principale fornitore
nei prossimi anni”, riporta l’ufficio stampa del gruppo con quartier generale a
San Donato Milanese (MI).
L’amministratore delegato di ENI non ha fatto mancare il suo
apprezzamento per gli sforzi compiuti dal management e dai contractor della National
Oil Corporation per “riprendere in sicurezza” la produzione e l’esportazione di
petrolio da tutti i giacimenti petroliferi onshore partecipati dalla
transnazionale italiana, come quello di Elephant Field (El Feel) situato nell’area desertica di Murzuq a 800 km a sud da
Tripoli, ed Abu-Attifel a 300 km a sud dalla città di Bengasi, in una regione che
è stata contesa a lungo dalle milizie del GAN e da quelle fedeli al generale
Khalifa Haftar.
Descalzi ha pure ringraziato il presidente della compagnia
petrolifera libica per aver garantito la “continuità operativa, il supporto
logistico e la turnazione nei siti operativi”, nonché per l’“impegno profuso”
in questi mesi dal management e dai contrattisti della Mellitah Oil & Gas BV
Libyan Bran, la joint venture paritaria di NOC ed ENI che gestisce diversi giacimenti onshore sparsi nel paese e
i giacimenti offshore costituiti da tre piattaforme e un serbatoio galleggiante
nel mar Mediterraneo.
“Le parti hanno discusso inoltre dell’avvio di progetti pilota
nelle rinnovabili nel Paese, mettendo a disposizione know-how e sviluppo di
nuove competenze”, riferisce l’ENI. “L’introduzione, per la prima volta, di
energie rinnovabili in Libia risponderà all’aumento di energia elettrica per la
popolazione senza aumentare il consumo locale di idrocarburi e le emissioni di
CO2. L’amministratore delegato ha infine rinnovato l’impegno di ENI
nel campo sociale, in particolare nel supporto a NOC per quanto riguarda la
fornitura di attrezzature medicali di protezione, diagnosi e trattamento
essenziali nella risposta contro la pandemia di Covid-19”. Per il gruppo
italiano, poco importa dunque che il sanguinoso conflitto in Libia sia lontano
da una soluzione diplomati; che gli affari continuino nonostante tutto e tutti,
magari con un po’ di green e qualche
pacco di mascherine chirurgiche in più.
Claudio Descalzi era già stato in missione ufficiale a
Tripoli l’8 luglio scorso per
incontrare anche in quell’occasione il capo del GAN Fayez al-Sarraj e i
vertici della National Oil Corporation. Tra i temi all’ordine del giorno di
quel vertice, innanzitutto le attività avviate con la firma del Memorandum of Understanding tra ENI e la
General Electric Company Of Libya (GECOL), la società statale di produzione e
commercializzazione dell’energia elettrica. “ENI sta dando un grande contributo
al miglioramento del settore dell’energia, fornendo pezzi di ricambio
fondamentali per garantire la continuità di generazione pari a 3 GW”, riferiva
nell’occasione il gruppo di San Donato Milanese. “ENI sta assicurando in Libia formazione e
supporto tecnico per la definizione del codice di rete nazionale e per
migliorare l’operabilità della rete stessa. Inoltre, ENI sta studiando lo
sviluppo di una nuova centrale elettrica a gas e sta sostenendo l’avvio di
progetti pilota di energie rinnovabili”.
Nel faccia a faccia con il presidente della NOC, Mustafa
Sanalla, Claudio Descalzi si era soffermato invece sulle modalità di attuazione
del mega progetto Structures A&E relativo all’estensione dell’area esplorativa e della
produzione dei campi di gas offshore di Bahr Essalam, oltre alla possibilità di
sviluppare ulteriormente un altro giacimento offshore nel Mediterraneo, quello di
Bouri Field, a 120 km di distanza
dalle coste libiche.
Buona parte delle attività di ENI in Libia sono riprese a
partire dell’ottobre 2018 (ossia proprio in una delle fasi più acute del
conflitto tra il regime di al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar), dopo che fu
firmata a Londra una lettera d’intenti tra
il presidente della National Oil Corporation, l’amministratore delegato dell’holding
petrolifera britannica BP, Bob Dudley, e l’ad Claudio Descalzi, per l’assegnazione
all’ENI di una quota del 42,5% nell’Exploration
and Production Sharing Agreement (EPSA)
di BP nelle aree contrattuali onshore
ed offshore della Libia.
“Si tratta di un importante traguardo che darà la possibilità
di liberare il potenziale esplorativo della Libia riavviando le operazioni
dell’EPSA sospese dal 2014”,
dichiarava con orgoglio Claudio Descalzi. “L’accordo contribuisce a creare inoltre
un contesto attrattivo per gli investimenti, volto a ripristinare i livelli di
produzione e le riserve di idrocarburi del paese attraverso le infrastrutture
già esistenti”.
ENI opera in Libia dal lontano 1959 e la produzione netta si
attesta attualmente in 170.000 barili di petrolio equivalente al giorno.
Secondo i dati forniti dal gruppo italiano, nel 2019 sono stati estratti dal
sottosuolo libico 37 milioni di barili di petrolio e condensati,
106 milioni di barili di idrocarburi e 10,6 miliardi di meri cubi di gas. “Deteniamo in
Libia undici titoli minerari (quattro permessi esplorativi e sette permessi
produttivi), regolati da contratti di Exploration and Production Sharing Agreement (EPSA)”, spiega l’ENI. “Le
attività di esplorazione e sviluppo nel Paese sono raggruppate in sei aree
contrattuali con un interesse del 100% per la fase esplorativa e 50% per
la fase di sviluppo. Onshore siamo presenti con i giacimenti di Bu-Attifel,
El Feel (33,3%), KNOC (16,6%) e Wafa, nel deserto libico. Per quanto
riguarda l’offshore le nostre attività si concentrano nel giacimento a olio
di Bouri e nell’area di Bahr Essalam, con la messa in produzione di dieci
nuovi pozzi”. Recentemente ENI ha anche completato le attività di potenziamento
degli impianti di trattamento gas di Mellitah (poco ad ovest della
città costiera di Misurata) e di Sabratha (nell’omonimo distretto
nordoccidentale della Libia), incrementando la capacità di trattamento fino a
1.100 milioni di piedi cubi al giorno. Nel complesso di Mellitah converge il
gas estratto dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam. Dopo il trattamento il gas
raggiunge Gela in Sicilia grazie al gasdotto Greenstream che attraversa il
Mediterraneo per 520
chilometri. Il gasdotto, realizzato in meno di due anni, fu inaugurato l’1
ottobre 2004 dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e da
Muhammar Gheddafi, il leader libico deposto e assassinato sette anni dopo. Secondo
quanto riferito dall’ENI, la capacità del gasdotto Greenstream ammonta annualmente
a circa 8 miliardi di metri cubi.
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