Esercitazione beffa della Nato nel Mediterraneo colpito dall’epidemia da Covid-19
La pandemia da Covid-19 non ferma
i giochi di guerra aeronavali della Nato nel Mediterraneo orientale. L’1 aprile
ha preso il via un’esercitazione a cui partecipano unità di superficie,
sottomarini, elicotteri, aerei da pattugliamento e velivoli senza pilota di
Italia, Grecia e Turchia nell’ambito dell’operazione Sea Guardian 2020 dell’Alleanza atlantica. “Le forze militari condurranno
attività di pattugliamento con l’obiettivo di individuare naviglio
sospetto implicato con azioni terroristiche oppure con il traffico di migranti”,
spiega il Comando generale delle forze navali Nato (MARCOM) con sede a Northwood, Gran Bretagna. “Le operazioni hanno
preso il via sotto il comando della corvetta anti-sommergibile Tcg Büyükada
della Marina militare turca con tiri a fuoco e l’uso di droni ed elicotteri aeronavali e si concluderanno il prossimo 8 aprile.
Sono anche impegnate le Forze Speciali della marina turca che operano a
bordo di battelli veloci utilizzati per l’abbordaggio del naviglio sospetto.
All’operazione partecipa anche una forza di elicotteri che opera da terra e da
bordo della nave turca”.
Le possibilità di contagio da coronavirus non sembrano
preoccupare i vertici delle forze armate. “Prima della partenza di Sea Guardian il 19 marzo scorso, lo staff del Task Group e gli equipaggi delle unità
navali hanno preso tutte le precauzioni necessarie per evitare la minaccia del
Covid-19”, ha spiegato il capitano Richard Platel, a capo del NATO Maritime
Command. “Operare a mare o a terra, in salute e sicurezza è una priorità del
personale Nato. In risposta a questa pandemia, la Nato e le marine alleate
seguono i protocolli medici stabiliti e le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Dall’inizio dell’epidemia sono state implementate robuste misure per
limitare la diffusione del virus e minimizzare il rischio per i militari e i civili
che lavorano nell’Alleanza ed anche delle comunità a cui essi appartengono. La capacità
di condurre operazioni non è stata tuttavia minata: le nostre forze armate
restano operative e il nostro lavoro continua ad andare avanti”.
L’operazione aeronavale Sea Guardian ha sostituito la “missione antiterrorismo”
Active Endeavour dopo il Summit Nato
di Varsavia del luglio 2016. Essa ha come obiettivi il “mantenimento nel
Mediterraneo di una capacità di pronto intervento per detenere il terrorismo e
rafforzare le capacità alleate contro la proliferazione della armi di distruzione
di massa e a protezione delle infrastrutture critiche”. Sea Guardian coopera anche con l’Unione europea nel contrasto ai flussi
migratori, fornendo risorse militari e intelligence all’operazione “Sophia” che
dall’1 aprile è stata rinominata “Ireni” e – coincidenza vuole – dirottata verso
il Mediterraneo orientale e il Mar Egeo.
Un’altra conferma del cinismo e dell’evidente
irresponsabilità della Nato di fronte all’emergenza Covid-19 è giunta dal
vertice dei ministri degli esteri dell’Alleanza, tenutosi il 2 aprile in
videoconferenza. “Questa è una crisi sanitaria globale e la Nato sta facendo la
sua parte nell’aiutare in questa comune lotta contro un nemico invisibile”, ha
dichiarato il Segretario Generale Jens Stoltenberg
alla fine del vertice. In verità il massimo dello sforzo fatto sino ad oggi
dalla Nato è stata l’attivazione di un ponte aereo per il trasporto di attrezzature
mediche (qualitativamente e quantitativamente insignificante) dal Centro euro-atlantico
di coordinamento della risposta in caso di disastro con sede nella Repubblica
ceca verso l’Italia e la Spagna. Altri “pronto interventi” sono stati attivati
dall’aeronautica turca e tedesca a favore di Italia e Francia e da quella
statunitense presente in alcune basi europee. “Ci saranno ulteriori misure che
la Nato e gli alleati assumeranno nel loro sforzo collettivo contro il virus”,
ha tuttavia promesso il Segretario Stoltenberg. “I ministri degli esteri della
Nato ritengono che può essere fatto di più, specie relativamente all’utilizzo delle
capacità e delle strutture alleate a sostegno degli sforzi nazionali. L’abilità
della Nato nel condurre operazioni militari non è stata comunque compromessa
dalla pandemia e il Comandante Supremo dell’Alleanza in Europa, il generale Tod
D. Wolters, provvederà ad aggiornare sulla prontezza militare”.
Prima
l’efficienza bellica, dunque, per cui ecco senza ripensamenti le bombe di Sea Guardian il giorno stesso in cui un’altra
flotta Nato di pronto intervento (SNMG2) ha concluso un’altra esercitazione
aeronavale, Lead Through. “Lo Standing Maritime
Maritime Group 2 è attualmente schierato nel Mar Nero ed è composto da
cinque unità: ITS Fasan (Italia), HMCS Fredericton (Canada), TCG Salihreis
(Turchia), ROS Regina Maria (Romania) e BGS Verni (Bulgaria)”, spiega il contrammiraglio
Paolo Fantoni della Marina militare italiana. “SNMG2 con le
altre forze Nato permanenti, è costantemente dispiegata e svolge
diverse complesse esercitazioni multinazionali, per mantenere il massimo
livello di prontezza e capacità al combattimento. Nel corso di Lead Through, alle cinque unità di SNMG2
si sono unite il dragamine Lupu Dinescu e la corvetta Ros Zborul della Marina
romena per condurre un’esercitazione nel Mar Nero in cui è stato simulato
uno scenario di minaccia aerea e la presenza di mine in acqua. Due Mig-21 dell’Aeronautica romena
hanno simulato inoltre molteplici attacchi aerei contro le navi”.
“L’esercitazione di oggi ci ha offerto un’opportunità
inestimabile e stimolante”, ha aggiunto Paolo Fantoni. “Ogni opportunità come
questa deve essere colta. Ciò ci ha permesso di mantenere e rafforzare le capacità
operative e di integrarci prontamente con assetti che non appartengono
permanentemente alla Forza Navale”. Mentre i dispendiosi war games continuano, milioni di cittadini sono condannati a difendersi in solitudine
dai devastanti effetti sanitari e socioeconomici della pandemia.
Commenti
Posta un commento