Incendi, minacce e trasferimenti per condizionare le assegnazioni di case popolari a Messina
Le intercettazioni effettuate tra l’autunno 2017 e la
primavera 2018 nei confronti dell’allora Presidente del consiglio comunale
Emilia Barrile, hanno fatto emergere, in particolare, “una sua interferenza
nella gestione amministrativa delle pratiche attinenti all’assegnazione delle
case popolari da parte del Comune di Messina”. E’ quanto afferma la Direzione Distrettuale
Antimafia presso il Tribunale peloritano nella richiesta di proroga delle
operazioni di ascolto delle comunicazioni dell’esponente politica e di alcuni
tra i suoi più stretti collaboratori durate la campagna elettorale per il
rinnovo dell’amministrazione e del consiglio municipale (richiesta poi
autorizzata dal Gip, dottore Salvatore Mastroeni, per altri 40 giorni a partire
del 17 maggio 2018).
Una prima sommaria disamina dei tabulati telefonici e delle
riprese audio e video effettuate dagli inquirenti a Palazzo Zanca è riportata
nella nota informativa inviata il 14 agosto 2018 dalla Questura alla DDA e
successivamente depositata dal Pubblico ministero agli atti del processo Terzo livello, attualmente in
svolgimento nel Tribunale di Messina (tra gli imputati, l’ex presidente Emilia
Barrile). “E’ ragionevole ritenere che la Barrile (direttamente o per il tramite
dei funzionari assegnati all’ufficio) stia monitorando le assegnazioni delle case
popolari di Messina - o forse addirittura ingerendosi in essa - per
intercettare le aspettative o le richieste di ben precisi bacini elettorali di
cui acquisire il consenso in vista delle prossime consultazioni che la vedono
candidata a Sindaco della città”, annota la Squadra mobile.
Il misterioso incendio alle casette di paglia e legno di Fondo Saccà
Il report si sofferma in
particolare sui contatti dell’esponente politica con alcuni noti pregiudicati
e/o loro stretti congiunti; la Barrile avrebbe chiesto il loro sostegno
elettorale, con la promessa, in cambio, di “favorire” l’iter di assegnazione degli
alloggi popolari. Nella
nota, però, sono indicati altri rilevanti spunti d’indagine sul più articolato
e complesso sistema politico-clientelare
che avrebbe condizionato, ben aldilà dei principi di trasparenza e legalità, le
modalità di attribuzione ai numerosissimi richiedenti delle pochissime unità
abitative di proprietà comunale. Un episodio dello scorso anno, in particolare,
assumerebbe contorni inquietanti: l’incendio doloso appiccato da sconosciuti contro
uno dei progetti-alloggio fiore
all’occhiello dell’amministrazione comunale uscente (assai criticato però da
una parte dei consiglieri comunali d’opposizione e dalle associazioni di base
degli inquilini e dei senza casa). “Nel pomeriggio del 13 aprile 2018 si sviluppava un
incendio in via San Cosimo - Fondo Saccà, precisamente nei pressi delle casette
rurali ivi esistenti”, si legge nella nota degli inquirenti. “Gli accertamenti
avviati consentivano di constatare che ignoti avevano creato appositamente un
percorso costituito da legname, paglia e cartoni - dato alle fiamme - sino a
giungere a ridosso di una delle abitazioni ancora in fase di costruzione,
nell’ambito di un più ampio progetto urbanistico di riqualificazione,
denominato Capacity, che interessa il
rione di Fondo Fucile e appunto il Fondo Saccà”. Il programma, denominato La dimensione comunitaria e sostenibile dell’housing sociale,
consiste nella realizzazione in via Maregrosso - tramite processi di autocostruzione assistita, di alcune unità
abitative “ecosostenibili in paglia e legno”.
In merito ai fatti veniva escusso
a sommarie informazioni Gaetano Giunta, segretario generale e rappresentante
legale della Fondazione “Comunità Messina”, l’ente che con la compartecipazione
di altri organismi privati (le cooperative sociali “Ecos-Med” e “Consorzio Sol.E.”) e il
cofinanziamento delle fondazioni
“Cariplo” e “Con il Sud” stava realizzando le abitazioni. “Gaetano Giunta, dapprima al
personale intervenuto e successivamente in Questura, riferiva di non aver
ricevuto, né personalmente né attraverso le imprese impegnate nell’esecuzione dell’opera (capofila la Amato Costruzioni Soc. Coop. di Mazara del Vallo,
Trapani, Nda),
richieste estorsive o qualsivoglia pretesa in relazione al compimento dei lavori in corso di realizzazione”, aggiungono gli
investigatori. “Tuttavia, lo stesso
asseriva di essere stato avvicinato dai componenti di due nuclei familiari residenti nella zona di cui
si tratta, i quali lamentavano che le loro abitazioni erano invase da pulci e zecche, a causa dei cumuli di sterpaglie e
detriti presenti nel cantiere. Gaetano
Giunta sosteneva inoltre di essersi immediatamente prodigato per la risoluzione del problema,
contattando l’assessore comunale alle Politiche per la casa, Sebastiano Pino, affinché disponesse la
disinfestazione dell’abitazione interessata
dall’emergenza igienico-sanitaria e, contemporaneamente, sistemasse il
nucleo familiare anzidetto, del quale
facevano parte anche dei minori in un bed
& breakfast cittadino per il tempo
necessario ad effettuare la disinfestazione, a spese della fondazione da
lui rappresentata”. Giunta riferiva pure
alle forze dell’ordine di aver appreso dall’assessore Pino, che - il giorno
precedente - alcune famiglie, a causa dell’emergenza igienico-sanitaria in atto
a Fondo Saccà, avevano inscenato a Palazzo Zanca una protesta, “manifestando l’intenzione
di porre in essere gesti eclatanti, nel caso in cui non fossero stati presi
provvedimenti amministrativi adeguati”.
Nelle ore successive gli
inquirenti interrogavano l’assessore Sebastiano Pino, che si soffermava
inizialmente sul progetto di riqualificazione Capacity. Il programma di Maregrosso aveva preso il via a seguito di due incontri - il 17 gennaio e il 10 febbraio 2014 -
tra la Fondazione di Comunità, il Consorzio Sol.E., il Comune di Messina, il
CNR ITAE e lo IACP titolare dell’area poi ceduta a titolo gratuito per
l’insediamento abitativo; il 26 giugno 2014 era stato approvato in Giunta il protocollo
d’intesa per il progetto di housing sociale, su proposta del sindaco Renato Accorinti,
con il mandato all’assessore Sergio De Cola, al tempo con delega al Risanamento,
di rappresentare l’amministrazione nella cabina
di regia prevista per la sua attuazione. Due anni dopo l’amministrazione,
su proposta dell’assessore De Cola, dava il proprio ok alla partecipazione del
Comune al bando di gara per la Riqualificazione
urbana e la sicurezza della periferie delle città metropolitane, previsto dal
Governo nazionale con legge n. 208 del 2015. Ottenuto un finanziamento di poco
meno di 18 milioni di euro, l’ente aveva poi approvato alcuni dei progetti
presentati per l’implementazione del Capacity,
tra cui quello di “autocostruzione assistita” a Fondo Saccà.
Quel giro di valzer tra ufficio di Presidenza e dipartimenti
“Nel corso dell’interrogatorio,
l’assessore Pino riferiva inoltre che il precedente 12 aprile 2018, mentre si trovava nel Salone delle Bandiere del
Comune di Messina, veniva contattato
telefonicamente per ben due volte dall’allora Presidente del consiglio comunale
Emilia Barrile, la quale lo invitava a raggiungerla poiché era in compagnia di
una famiglia abitante nel fondo Saccà
che lamentava carenze igienico-sanitarie presso la propria abitazione”, riportano gli inquirenti. “Sebastiano Pino aggiungeva
di aver presto raggiunto la Barrile, la quale effettivamente era in compagnia
di due donne e un uomo. L’assessore Pino dichiarava di aver raccolto le
doglianze dei presenti assicurando loro che si sarebbe interessato per far
esperire una disinfestazione dei locali e che avrebbe interessato i Servizi sociali
del Comune per la necessaria assistenza alla famiglia. Tuttavia, sempre a dire
dell’assessore, i presenti chiedevano l’immediata assegnazione di un’abitazione,
invocando il fatto che essi figurassero al secondo posto della graduatoria
stilata per l’assegnazione di case agli occupanti le baracche da demolire al
rione Fondo Saccà-Cannamele”. Quando Sebastiano Pino avrebbe spiegato che le abitazioni
sarebbero state consegnate seguendo l’iter stabilito dalla legge, “uno dei
membri della famiglia avrebbe pronunciato in dialetto messinese frasi minatorie
testualmente indicate nei termini seguenti: che
vi sembra, che ho paura di bruciare tutto”. Sempre secondo il pubblico
amministrare, le minacce erano state pronunciate alla presenza, oltre che della
Presidente Emilia Barrile, anche del Commissario della Polizia Municipale
Carmelo La Rosa. La mattina successiva, il 13 aprile 2018, alcuni componenti del
nucleo familiare si presentavano nuovamente in Comune per incontrare l’assessore
Pino, e anche in quell’occasione uno di essi avrebbe minacciato di bruciare le
case in costruzione a Fondo Saccà. “Le circostanza narrate da Sebastiano Pino sono
riscontrate dal complesso dei servizi di intercettazione in corso nel
procedimento in oggetto, in particolare dal sistema di video-ripresa,
effettuato all’interno dell’Ufficio di presidenza, allorquando, il 12 aprile
2018 alle ore 15.34, si rilevava Emilia Barrile in compagnia di due membri del
gruppo familiare indicato dall’assessore”, aggiunge la Questura di Messina. “Ma
vi è di più. Nello stesso contesto procedurale in cui era sentito per l’incendio
testé ricordato, l’assessore Pino rivelava ulteriori circostanze di rilievo. Egli,
in particolare, riferiva di aver appreso dal dirigente del Dipartimento Politiche
per la Casa del Comune di Messina, Domenico Signorelli, di ingerenze indebite
esercitate nel settore di propria competenza da taluni consiglieri comunali, e segnatamente
dal Presidente del Consiglio Emilia Barrile e dal consigliere Zuccarello, i
quali insistevano nel segnalare situazioni che dovevano essere trattate con più
cura rispetto ad altre nell’ambito della gestione amministrativa dell’assegnazione
delle case popolari”.
Sebastiano Pino riportava agli
inquirenti pure il trasferimento, avvenuto circa un mese e mezzo addietro, di
un dipendente comunale - il dottore Sebastiano Cardile - dalla Segreteria della
Presidenza del Consiglio comunale all’ufficio “Assegnazioni” del Dipartimento politiche
della casa. “Il trasferimento di tale soggetto dallo staff della Barrile all’ufficio
amministrativo che - guarda caso - gestisce direttamente le assegnazioni delle
case popolari, non sarebbe nemmeno giustificato da ragioni d’ufficio, atteso
che Cardile sarebbe qualificato da
mansioni amministrative anziché tecniche, delle quali ultime soltanto il
dirigente del dipartimento avrebbe fatto richiesta”, commentano gli inquirenti.
“Sebastiano Pino aggiungeva peraltro che il dott. Eugenio Bruno, responsabile
dell’ufficio cui è stato assegnato Sebastiano Cardile, avesse richiesto ed
ottenuto di essere trasferito ad altro incarico, nonostante nel frattempo
avesse maturato dei considerevoli benefici economici connessi alla posizione
professionale lasciata. Difatti sempre a dire dello stesso assessore, il dott.
Bruno è stato trasferito al Dipartimento Cimiteri, perdendo gli emolumenti che
la carriera lavorativa gli aveva consentito di maturare (stimati nell’ordine di
9 -12 mila euro annui). Sebastiano Pino sosteneva, infine, di aver avuto modo
di parlare con il dott. Bruno, evidentemente con l’intenzione di fargli
revocare il trasferimento (siccome considerato una memoria storica dell’ufficio);
tuttavia lo stesso Bruno si mostrava determinato nella scelta, ricollegandone
il motivo alle continue pressioni subite a causa delle mansioni svolte che gli
avevano reso impossibile lavorare”. L’assessore specificava agli inquirenti che
il funzionario comunale non aveva voluto esplicitare né il tipo né le modalità
di pressioni ricevute, “tuttavia, gli appariva palesemente turbato” (il dottore
Eugenio Bruno risulta essere ancora in forza all’ufficio amministrativo del
Dipartimento Cimiteri del Comune Nda).
“Le dichiarazioni dell’assessore
Sebastiano Pino trovano riscontro nel complesso dei servizi di intercettazione
in corso effettuati a carico del presidente del Consiglio Comunale Emilia
Barrile”, prosegue la nota della Questura di Messina. “Difatti, si documentano
numerose conversazioni telefoniche tra il Presidente del Consiglio e il citato
Sebastiano Cardile, che hanno ad oggetto il disbrigo di pratiche inerenti l’assegnazione
delle case popolari, il numero degli alloggi e delle domande presentate. Dalle
informazioni rese dall’assessore Pino e dal tenore delle conversazioni
registrate tra Emilia Barrile e Cardile è ragionevole ritenere che quest’ultimo
sia stato assegnato dalla segreteria della Presidenza del Consiglio al Dipartimento
Politiche per la Casa per le esigenze politiche
del presidente del consiglio. A ciò si aggiunga, che anche un altro dipendente
della Segreteria del Presidente del Consiglio a nome Antonio, in corso di identificazione, sempre su input di Emilia Barrile,
abbia presentato la domanda di trasferimento per essere assegnato, a breve, all’ufficio
Assegnazioni del Dipartimento
Politiche della Casa”. Gli inquirenti rilevano infine come Emilia Barrile abbia
intrattenuto frequenti contatti pure con la dipendente comunale Maria Denaro, responsabile
dell’ufficio fitti attivi dello
stesso dipartimento. “Tra i 104 contatti telefonici registrati tra la Barrile e
la Denaro – scrive il dirigente della Squadra mobile - la gran parte sono
inerenti le richieste della Barrile in ordine a informazioni per le pratiche
amministrative riguardanti le politiche abitative”.
Quelle pressioni indebite
degli anonimi politici sponsor
Il cosiddetto risanamento è da sempre uno
dei temi di scontro più avvelenati tra le forze politiche e sociali e tra i
consiglieri comunali degli opposti schieramenti. Negli anni non si contano le
denunce sulle presunte compravendite di voti, le pressioni indebite, i comportamenti perlomeno ambigui o
contraddittori di taluni amministratori, consiglieri e dirigenti comunali sviluppatisi attorno alla
realizzazione e all’assegnazione delle abitazioni popolari. In tempi più
recenti, hanno fatto particolare scalpore le dichiarazioni rese il 14 aprile
2015 dall’architetta Maria Canale (dirigente del Dipartimento al Risanamento
del Comune), nel corso di una seduta congiunta della IV e VI Commissione consiliare, presenti in aula gli assessori
Sebastiano Pino e Antonino Mantineo (al tempo con delega ai Servizi sociali) e
il tenente della Polizia municipale Biagio Santagati. Dopo avere espresso il proprio disagio per un
ufficio del tutto “sottodimensionato”, nel corso della sua audizione l’architetta
Canale lamentò il comportamento di vari soggetti a cui si sarebbero rivolti singoli
e nuclei familiari per ottenere l’assegnazione illegittima di unità immobiliari
comunali. “Veniamo non
solo aggrediti dalle persone, dagli avvocati e, scusate se ve lo dico, anche
dai politici perché naturalmente ognuno trova poi la sua sponsorizzazione e
viene a polemizzare contro le nostre decisioni e i nostri controlli, che a
fatica immane però, cerchiamo di fare…”, dichiarava la dirigente. La stessa
descriveva poi un aneddoto a riprova del malcostume che regnerebbe nel sistema
della gestione degli alloggi popolari. “La signora era
assegnataria di una casa insieme al suo nucleo familiare; è stata assegnataria
di casa facendo parte del nucleo familiare dei propri genitori, di una casa per
dipendenti a Minissale alto”, raccontava Maria Canale. “Dopodiché, ha deciso di
restare nella baracca e sono andati i genitori a stare nella casa: io questo lo
devo dire perché è una sua decisione, all’epoca, è chiaro, mi dispiace,
perché questo è il solito sistema con cui con una baracca noi diamo
quattro case, tre case, cinque case, perché uno se ne va e lascia gli altri! Anche questo è uno dei guai
per cui noi ci troviamo nella situazione in cui siamo, ed è il caso che lo
dica… Ci sono tante persone… Allora bisogna dire che restituiscano la casa di
90 mq., come previsto per legge e gli si dà una casa più piccola: se sono due
sole persone… Perché un altro dei controlli che in linea teorica la legge
prevedrebbe è che l’IACP o il Comune facesse questo controllo sull’utilizzo
delle case, cioè sull’aggiornamento delle tipologie dei nuclei familiari!”.
Le esternazioni della Canale
suscitarono una dura reazione della consigliera comunale Donatella Sindoni,
Presidente della VI Commissione. “Non era la prima volta che la dirigente lo diceva e così la stoppai
subito dicendole: Architetto, mi scusi,
ma le sue sono gravi affermazioni; e siccome anch’io, nel mio piccolo,
appartengo alla classe dei cosiddetti politici, ma al pari di tanti colleghi
non sono venuta mai a chiederle nulla, le chiedo gentilmente di fare nomi e cognomi”, ricorda Sindoni. “Le
dissi ancora che senza l’identificazione puntuale dei cosiddetti politici, le accuse, così tanto generiche, costituivano
contumelia nei confronti di coloro
che non sono responsabili di un simile comportamento. La dirigente, a quel
punto, si alzò e urlando prese a dire: Contumelie
a me? Non lo posso tollerare! Mi ritengo offesa! Vado via e non verrò più in
una Commissione dove ci sarà lei a presiedere! E andò via sbattendo la
porta sotto lo sguardo dei due assessori che restarono ammutoliti. Io continuai
imperterrita i lavori della Commissione… Alla fine, uscendo, incontrai la
dirigente Canale che si lamentava per il mio comportamento con la collega Amata
(Elvira Amata, oggi parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana con il
gruppo “Fratelli d’Italia”, NdA) e
avvicinatami, le dissi: Architetta, non
era mia intenzione offenderla! E lei mi rispose: Io con lei non ci parlo perché anche l’altra volta si è permessa di
dirmi che dovevo fare i nomi! Bene -
le dissi - vorrà dire che ci parleremo in
altre sedi…”.
Il 24 aprile 2015, Donatella Sindoni inviò i verbali di quella commissione
al sindaco Renato Accorinti,
al segretario-direttore generale Antonio Le Donne e alla presidente del Consiglio comunale Emilia
Barrile, chiedendo che venisse
accertato quanto dichiarato dalla Canale in una nota sottoscritta anche dal collega-consigliere Santi Daniele
Zuccarello (lo stesso citato de relato
dall’ex assessore Pino per presunte “ingerenze indebite” sugli uffici comunali
insieme alla Barrile, anche se ad onor del vero, nel marzo 2014, lo
stesso Zuccarello aveva denunciato pubblicamente un anomalo affidamento diretto da parte del Comune ad una cooperativa
nella titolarità della Presidente del consiglio). Non essendo giunta dall’amministrazione comunale alcuna risposta, il 20 maggio 2015, i due consiglieri
presentavano un dettagliato esposto al Procuratore della Repubblica del
Tribunale di Messina. “Riteniamo
che invettive non seguite da censura e/o denunzia di fatti descritti con
puntualità (…) lascino solo tracce fumose e ombre senza modificare prassi e/o
costumi e/o stili che noi invece censuriamo e combattiamo”, scrivevano Sindoni
e Zuccarello. “Esempio
di come l’emergenza abitativa sia un mare magnum senza governo tra
degrado, sfratti e privilegi, da cui, altresì, emerge l’inerzia e la totale
mancanza di controlli da parte del Comune è l’episodio, da considerarsi a dir
poco sconcertante, di cui gli scriventi sono venuti a conoscenza relativamente
ad un alloggio sito in Messina, rione Aldisio, via 28/c, che era stato
regolarmente assegnato in locazione. Deceduto il legittimo assegnatario
l’abitazione veniva regolarmente concessa al di lui figlio convivente che vi
risiedeva con la propria famiglia. Una volta deceduto anche costui e la di lui moglie,
nel mese di settembre 2013 il Comune di Messina notificò alla nipote che
risultava residente nell’appartamento, ordinanza di sfratto esecutivo con
intimazione a lasciare sgombro l’immobile da persone entro giorni 5 dalla
ricezione. Ebbene (e qui sta lo sconcerto!) non solo, a tutt’oggi, non si è
dato seguito a questa ordinanza, ma l’immobile risulta essere stato arbitrariamente
affittato e/o venduto a terze persone, che col tacito consenso da parte
della signora (che sembrerebbe vivere fuori Messina) ivi avrebbero trasferito
la loro residenza. Tali fatti sarebbero stati tutti resi prima noti alla
Dirigente arch. Canale, mediante lettera raccomandata a firma dell’avv.
Pirrone, e in seguito, di fronte al perpetrarsi dell’inerzia da parte del
dirigente, denunciati alla Procura della Repubblica”.
A conclusione del loro esposto, i due
consiglieri stigmatizzavano che “tutta l’Amministrazione, da un lato, non
effettua i controlli necessari per prevenire episodi di occupazione abusiva e/o
impedire che inquilini che perdono i requisiti continuino a risiedere e
addirittura si auto legittimino a ritenersi proprietari e procedano ad affittare
e/o vendere il bene a terzi, e dall’altro, non si adopera al fine di
ristabilire la legalità assegnando l’alloggio a chi ne possiede i requisiti
come per legge, autorizzando situazioni di occupanti abusivi che resistono per
anni grazie a confusione e malgoverno”.
La denuncia dei due
consiglieri non produsse effetti in sede giudiziaria o amministrativa. Un anno
dopo, però, l’architetta Maria Canale tornò in audizione in IV Commissione consiliare (10 maggio 2016) per
riferire sui programmi di risanamento in atto da parte del Comune. Per la
cronaca, la commissione aveva luogo a Palazzo Zanca qualche ora dopo l’ennesima
manifestazione di protesta degli abitanti di Fondo Saccà per una nuova invasione
di zecche all’interno delle abitazioni. Sotto accusa da parte della dirigente del
Dipartimento Politiche della casa c’era stavolta, in parte, anche l’assessore
Sebastiano Pino (assente in aula anche se formalmente invitato). “In questi
anni si è forse più pensato a particolari progetti o interventi, ma in ogni
caso è stata assolutamente dimenticata la programmazione globale, il
risanamento globale!”, esordiva la Canale. “Non esiste più il risanamento! Non
vi è stata una disamina effettiva di tutta la situazione e qui rientra il
discorso relativo al crono-programma, agli ambiti; quel poco che si è fatto e
che si fa in realtà attiene a vecchi progetti in itinere, rimasti bloccati per
problemi legali, per ditte che falliscono, contenziosi, ma di nuovo, di
programmato, non c’è stato nulla! Dalla stessa commissione consiliare non è
nata l’esigenza di chiedere all’Amministrazione una valutazione della
situazione soprattutto in riferimento al risanamento; ricordo che in passato vi
era un rapporto continuo, spesso anche conflittuale, con Palermo! Posso
sollecitare solo fino ad un certo punto l’assessore Pino, che in un anno e
mezzo non è mai andato a Palermo! Telefono e, comunque, finché si tratta di
problemi di gestione, agisco interloquendo con Palermo in qualità di dirigente,
ma oltre non posso andare! Mi dispiace tutto questo, ma il mio è stato
trasformato in un dipartimento amministrativo essendo stata totalmente messa da
parte l’area tecnica, sebbene io stessa abbia evidenziato al momento della
riorganizzazione della struttura, la necessità di un accorpamento con la
gestione economica e finanziaria dell’ex dipartimento patrimonio (…) Per ciò
che riguarda Fondo Saccà, non so più quante volte è stata ripulita l’area e
nonostante gli abitanti della zona sostengano di non avere alcuna
responsabilità, il solo fatto che abbiano orde di cani, lascia supporre che
siano loro a portare le zecche. Il Comune non ha colpe, ad eccezione
dell’ultima demolizione per cui occorre togliere le macerie”. Infine
un’ammissione sui ritardi e il disordine esistenti nelle procedure di controllo
sugli alloggi di proprietà comunale. “Alcuni dati in nostro possesso non sono
del tutto corretti e stiamo facendo le opportune verifiche”, dichiarava
l’architetta Canale. “Vi sono alcune perplessità sui nomi degli affittuari
perché spesso ci si trova di fronte a situazioni incancrenite e l’IACP, in
realtà, non ha idea di chi siano alcuni suoi inquilini. Se poi i consiglieri
vogliono venire in ufficio ad aiutare nelle operazioni di verifica dei titoli
in possesso degli affittuari, ben vengano. Per quanto riguarda i canoni anche
qui si sta lavorando, ma per gli aggiornamenti si deve attendere che gli
inquilini vengano a portare i dati reddituali. Ribadisco, comunque, che non vi
è alcun problema a fornire ai consiglieri comunali questi dati, ma si deve
stare attenti a che non si verifichi
quanto accaduto in passato, ovvero che vadano a finire a chi non ha diritto di
averli”. Sul significato di quest’ultimo assunto, nessuno tra i consiglieri e
gli amministratori ha sentito il dovere di chiedere lumi…
Articolo pubblicato con Enrico Di Giacomo in Stampalibera.it il 3 maggio 2019, http://www.stampalibera.it/2019/05/03/terzo-livello-i-documenti-inediti/?fbclid=IwAR15zc-f6nyvCGmLG9AKxOmyVMlu-OH3uWcPcBjCekmEeGr_oVkKpR5TvGE
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