Mezzi corazzati dell’Iveco di Bolzano all’esercito ucraino via Norvegia
Impossibile sapere quante e quali armi abbiamo inviato alle forze armate ucraine dopo l’invasione russa del 24 febbraio; è certo però che nel sanguinoso conflitto nell’Europa orientale Mosca e Kiev impiegano sistemi bellici prodotti in Italia.
Il ministero della difesa della Norvegia ha reso noto la
consegna a titolo gratuito all’esercito ucraino di 14 veicoli leggeri corazzati multiruolo LMV (Light Multirole Vehicle, denominazione
norvegese LAV III), prodotti dall’azienda
Iveco Defence Vehicles di Bolzano. Il LAV III è una versione aggiornata
del veicolo LMV Iveco 4×4, trasportabile a bordo degli elicotteri EH101 e CH-47
e degli aerei cargo C-130, già impiegati dalle forze armate norvegesi in
Afghanistan.
Le
autorità di Oslo hanno acquistato dal gruppo italiano 170 veicoli corazzati LAV
III. Il primo
contratto per 25 unità fu sottoscritto con Iveco DV nel 2006 (valore
della commessa 8 milioni di euro); seguirono poi tre ordini tra il 2008 e il 2013.
Gli ultimi 62 mezzi corazzati sono stati consegnati il 6 febbraio 2018
nel corso di una cerimonia tenutasi nel quartier generale di Iveco a Bolzano, alla
presenza del generale Morten Eggen, responsabile dell’Agenzia dei materiali di
difesa dell’esercito norvegese.
“Quest’ordine
rappresenta la quarta fornitura di LAV III alle forze armate della Norvegia,
che hanno utilizzato in modo intensivo i veicoli nelle missioni all’estero”,
riportò in un comunicato il gruppo industriale italiano. “La quarta generazione
di LAV è un’ulteriore tappa nello sviluppo del design del Light Multirole Vehicle che ha integrato una serie di miglioramenti
richiesti dal cliente”. Nello specifico i corazzati sono stati dotati di nuovi
sistemi di trasmissione e filtraggio dell’aria e di sedili ad assorbimento di
energia nell’abitacolo. “Questo importante contratto consolida la leadership di
Iveco Defence Vehicles nel settore di mercato relativo ai mezzi militari multiruolo
e fornisce una risposta alle necessità odierne e future delle forze armate
norvegesi in termini di performance, mobilità e protezione del personale”,
concludeva il management del gruppo di Bolzano.
Se
oggi i mezzi da guerra Iveco giungono a Kiev via Norvegia, va comunque
ricordato che dopo l’annessione russa della Crimea del 2014, l’allora governo
presieduto da Matteo Renzi si impegnò a inviare alle forze armate ucraine blindati
e/o corazzati prodotti dall’azienda italiana. Nel corso del vertice tra USA, Germania,
Francia, Regno Unito, Italia e Ucraina, tenutosi a Newport (Galles) i primi di
settembre del 2014, Renzi annunciò all’allora presidente Petro Oleksijovyc Poroshenko
di “avere autorizzato i negoziati per la vendita all’Ucraina di 90 veicoli
armati dell’Iveco”. “Non possiamo accettare azioni che destabilizzano
seriamente l’Ucraina dell’Est e non si possono accettare violazioni alle leggi
e ai principi internazionali”, affermò il premier italiano. “Da qui la
necessità di una risposta ferma e immediata che preveda un aumento del pressione
su Mosca con nuove sanzioni anche nel settore finanziario, della difesa e delle
tecnologie a doppio uso, civile e militare”.
L’impegno
al trasferimento dei mezzi bellici a Kiev fu prontamente
stigmatizzato dalla Rete Italiana per il
Disarmo. “Dal Summit NATO in Galles rimbalzano preoccupanti notizie di
possibili esportazioni di armi in Ucraina, paese che sta sperimentando una
cruenta guerra civile”, denunciò l’organizzazione non governativa. “Ribadiamo la
nostra contrarietà ad ogni fornitura di
armi e sistemi militari a Paesi in stato di conflitto armato, come
prevede chiaramente la normativa vigente (Legge n. 185 del 1990 e successive
modificazioni)”.
La Rete
Italiana per il Disarmo ricordò inoltre quanto dichiarato
dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nel report del 29
agosto 2014. “Gravi violazioni sono
state commesse in primo luogo da parte dei gruppi armati che hanno preso il controllo su gran parte delle regioni di
Donetsk e Luhansk in Ucraina orientale, dalla metà di aprile”, riferì l’Alto
Commissariato. “A ciò si aggiungono le violazioni
commesse dalle forze ucraine nei loro sforzi per riconquistare il
territorio da cui i gruppi armati suddetti stanno conducendo operazioni e in
cui hanno installato obiettivi militari”. Alla fine, comunque, l’affaire Renzi-Iveco-Ucraina
non decollò.
A partire del modello dell’autocarro
articolato per
trasporto merci di medie dimensioni “Iveco Eurocargo” (prodotto
a partire del 1991 negli stabilimenti bresciani del gruppo e in Brasile,
Argentina e Sudafrica), sarebbe stato realizzato dall’industria ucraina
Practica il veicolo corazzato “Kozak-2” 4×4, acquisito in 40 unità a fine 2020 dall’esercito. “Il Kozak-2 è un veicolo leggero multiruolo basato sull’Iveco
Eurocargo con telaio altamente adattabile che include uno scafo corazzato a V
per proteggere l’equipaggio dalle mine anti-persona e altro materiale
esplodente”, riportò il sito specializzato Defense
Blog. “Disegnato per operazioni di alta mobilità, sia in ambito
urbano che rurale, il Kozak-2 può
trasportare fino a 10 militari. Sul veicolo è montata una torretta armata con
un cannone da 12.7 mm”. Il gruppo Practica avrebbe avviato anche la
progettazione di una quarta variante del veicolo corazzato (il “Kozak-4”)
basata sull’autocarro leggero “Iveco Daily”.
Iveco
Defence Vehicle S.p.A. è la divisione militare dell’holding finanziaria
italo-statunitense CNH Industrial N.V., in mano
a Exor N.V., la cassaforte della famiglia Agnelli con sede nei Paesi Bassi. Essa produce carri armati, veicoli blindati, motori,
componentistica per automezzi da difesa, automezzi per le forze di sicurezza e
la protezione civile. Tra i sistemi bellici più noti ci sono i carri “Ariete” e
“Centauro”, i blindati “Puma” e “Lince”, i veicoli da combattimento della
fanteria “Dardo” e diverse versioni di camion pesanti a quattro, sei e otto ruote
motrici per il trasporto truppe e il supporto logistico alle unità. Recentemente
sono stati prodotti camion “Trakker” dotati di
“protezione balistica e anti-mine permanente”, mentre degli “Eurocargo” viene fornita una versione “militarizzata” a trazione
integrale da 15 tonnellate con motore sino a 300 cavalli.
I
mezzi corazzati LMV come quelli donati dalla Norvegia all’Ucraina sono stati
esportati anche ad Albania, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica ceca, Libano,
Slovacchia, Spagna, Tunisia e Stati Uniti d’America. Dal 2012 ben 358 LMV sono
in dotazione dell’esercito della Federazione Russa e alcuni di essi sono stati
impiegati in Siria dopo il 2015 e in Ucraina dopo l’invasione del febbraio 2022.
Secondo quanto riportato da Analisi
Difesa, la fornitura dei corazzati segue il contratto siglato nel giugno
2011 tra Iveco Defence Vehicles e Oboronservis, la controllata del ministero
della Difesa russo responsabile per gli approvvigionamenti. In base a questo
accordo, Iveco e Oboronservis hanno costituito una joint venture industriale
finalizzata a localizzare la produzione del LMV a Voronezh. “Il contratto, da
circa un miliardo di dollari, prevedeva lo sviluppo e la produzione di 1.775
veicoli, ma fu disdetto nel 2013”, aggiunge Analisi
Difesa. Da qui la riduzione della commessa a 358 LMV.
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