La massomafia dello Stretto. Il Ponte, il Porto di Gioia Tauro e gli esami facili nell’Ateneo di Messina
Ministri, ‘ndrine,
frammassoni, faccendieri e costruttori per governare le Grandi Opere in
Calabria a partire dai lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio
e di quelli per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. A rivelare
le occulte trame ordite per accaparrarsi le ingentissime risorse finanziarie
destinate ai maggiori programmi infrastrutturali destinati al sud Italia è il
collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, già ai vertici della massoneria
italiana ed ex fiancheggiatore della potente cosca dei Molè della Piana di
Gioia Tauro. Virgiglio è stato sentito il 18 febbraio come testimone al
processo che vede imputato a Reggio Calabria l’odierno sindaco di Imperia, Claudio
Scaloja, pluriministro di Forza Italia negli esecutivi di Silvio Berlusconi (dell’Interno
nel biennio 2001-2002, per le Attività produttive nel 2005-06 e per lo Sviluppo
economico nel 2008-2010), accusato di aver favorito la latitanza in Libano dell’ex
deputato forzista Amedeo Matacena, condannato
a tre anni per
concorso esterno in associazione
mafiosa e attualmente residente a Dubai.
“Era il 2005 più o meno,
stavano facendo i lavori per l’ammodernamento per l’autostrade e le famiglie della Tirrenica non volevano
scontri”, ha raccontato il collaboratore di giustizia. “A loro non piaceva fare
danneggiamenti e attentati perché attiravano l’attenzione delle forze
dell’ordine”. Così - come riporta la giornalista Alessia Candito nel Corriere della Calabria - le ‘ndrine tentarono
la strada dell’accordo previo, tramite il cosiddetto sistema Ugolini “di cui il pentito faceva parte e che per anni
avrebbe lavorato come una sorte di Stato parallelo, in grado di determinare
l’evoluzione politica, economica e sociale dell’Italia”. Un sistema interamente in mano alla
massoneria, al cui vertice ci sarebbe stato Giacomo Maria Ugolini, ambasciatore
della Repubblica di San Marino in Vaticano “C’era il gotha del potere e con
quel mondo la ‘ndrangheta aveva rapporti solidi e strutturati, cementati da
comuni interessi e complementari esigenze”, spiega Virgiglio. Così quando il
colosso delle costruzioni Impregilo ottiene i lavori dell’autostrada
Salerno-Reggio Calabria e vince il bando per il general contractor per la progettazione
esecutiva e i lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto, il clan Molè invia
un proprio uomo di fiducia per discutere l’affaire con il gran maestro Giacomo
Maria Ugolini. “L’uomo cui i Molè delegano la trattativa è Carmelo Cedro”,
spiega Cosimo Virgiglio. “Si tratta di un imprenditore, nel settore della
costruzione dei biliardi e dell’affitto delle macchinette da gioco. Lui e la
famiglia, suo padre in particolare, sono stati sempre vicini ai Molè anche per
legami di parentela. Erano le persone di fiducia per determinate situazioni,
anche perché avevano molte amicizie nelle forze dell’ordine. Carmelo Cedro da
sempre scalpitava per entrare nei Templari (…) Quando Impregilo si aggiudica
gli appalti e si prepara a dare il via ai lavori, i Molè si rivolgono a lui. Cedro
chiese di intervenire a Ugolini, che scese in Calabria per una riunione durante
la quale venne discussa l’intera questione. E Ugolini alla fine gli disse ti mando dal ministro dell’Interno e
andò da Scajola. Lui per Ugolini era uno che sapeva muoversi con Impregilo… Un
giorno l’ho chiamato e mi ha detto che era in viaggio. Mi fa, sto andando da Claudio. Cedro all’epoca
aveva una macchina particolare, una coupé. Rocco Molè in quel periodo era
contento perché era riuscito a entrare nei lavori dell’autostrada…”.
Non è la prima volta che il
collaboratore Cosimo Virgiglio riferisce in merito agli interessi del potente
clan di Gioia Tauro per le grandi opere in via di realizzazione in Calabria.
Nel marzo 2010, deponendo in videoconferenza al processo Cento anni di Storia dinanzi al tribunale di Palmi, Virgiglio si era
soffermato in particolare su come si fosse mosso il boss Rocco Molè per accaparrarsi
parte dei cantieri del Ponte sullo Stretto e la gestione delle attività del Porto
di Gioia Tauro. Rocco Molè fu poi ucciso in un agguato nel febbraio del 2008 in
contrada Ciambra, Gioia Tauro, per ordine dell’ex cosca alleata dei Piromalli.
Numerose le attestazioni da parte dei giudici sulla “straordinaria
attendibilità” del collaboratore. Agli atti del processo in
cui è imputato l’ex ministro Scajola è allegata in
particolare una informativa redatta il 19 aprile 2018 dalla Direzione Investigativa
Antimafia di Reggio Calabria su una fitta rete di
relazioni tra imprenditori, politici, clan e massoneria, alla base della quale
ci sono proprio le rivelazioni dell’ex “fratello” Cosimo Virgiglio. “Considerazioni sull’attendibilità di Virgiglio
sono state fatte da due GIP del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito dei
procedimenti penali n. 9339/2009 RGNR DDA da cui è scaturita il 2 luglio 2016 l’ordinanza
di custodia cautelare a carico di Giorgio De Stefano +7 (c.d. Operazione
Mammasantissima) e n. 3798/15 RGNR DDA con l’emissione dell’ordinanza
di custodia cautelare a carico di Giuseppe Graviano +2 in data 14 luglio 2017 (Operazione ‘Ndrangheta
stragista)”, scrivono gli inquirenti della DIA. “Cosimo Virgiglio ha avviato il
proprio percorso collaborativo nell’ambito del procedimento Maestro, nel quale era stato tratto in
arresto per la partecipazione all’associazione mafiosa cosca Molè, federata ai Piromalli sino al 2008. La sua collaborazione è stata decisiva in uno
dei procedimenti di maggiore importanza mai celebrati a carico della
‘ndrangheta tirrenica, il processo Cento
anni di Storia. E’ stato uomo di fiducia dei Molè per conto dei
quali movimentava imponenti capitali che venivano investiti nel settore della
contraffazione e delle importazioni tramite il Porto di Gioia Tauro,
professionista colto, già massone di provata fede, appartenente alla Loggia Garibaldini
d’Italia”.
In riferimento alla sua affiliazione
massonica, Virgiglio aveva confermato ai magistrati il contenuto di un
memoriale redatto il 9 agosto 2013 da un altro collaboratore di giustizia, Antonino
Lo Giudice, in cui era riportata la descrizione di una “società segreta
costituita da tre tronconi: una legalizzata – di cui facevano parte
professionisti di alto livello come giudici, servizi segreti deviati, uomini
dello stato; la seconda da politici, avvocati, commercialisti; la terza da
criminali con poteri decisionali e uomini invisibili che rappresentavano il
tribunale supremo che giudicavano la vita e la morte di ogni affiliato, tutti
uniti in unica potenza incontrastata”. L’informativa della DIA riportava in
sintesi pure il contenuto di due successivi verbali d’interrogatorio di Cosimo
Virgiglio. “Egli riferisce dei rapporti fra la Loggia Garibaldini d’Italia, la
loggia coperta di Giacomo Maria Ugolini
denominata Grande Oriente di San
Marino e i Molè/Piromalli”, si legge nel verbale del 24 marzo 2015. “Virgiglio riferisce del
ruolo avuto da lui stesso e da Carmelo Cedro
ed i suoi fratelli. Riferisce che lui è uscito da tale contesto
quando si stava concretizzando l’alleanza fra Garibaldini/Molè e Grande Oriente
di San Marino (…) Riferisce del progetto di pilotare la scarcerazione di Mommo
Molè per motivi di salute attraverso Cesare Previti ed il dott.
Ceraudo/Ceravolo medico del DAP Boccardelli, segretario di Ugolini, condannato
per 416 bis c.p. in Appello nell’operazione
Maestro e Giorgio Hugo Balestrieri presidente del Rotary di New York uomo
di punta della loggia di Ugolini (già ufficiale della Marina Militare, già
iscritto alla Loggia Propaganda 2, come risulta dagli atti della Commissione
Parlamentare d’Inchiesta presieduta dall’on. Tina Anselmi, Balestrieri è
attualmente imputato innanzi al Tribunale di Palmi, per rispondere del delitto
di concorso esterno nella cosca Molè, reato per il quale è stato raggiunto da
misura cautelare, confermata in sede di gravame (…). Riferisce del ruolo di
grande influenza in Calabria, in quanto legatissimo a Licio Gelli, di tale omissis di Cosenza, persona inserita
nel contesto della loggia di Ugolini che può a sua volta considerarsi una sorta
di continuazione della loggia Propaganda 2 in quanto connotata dai medesimi
obiettivi di potere e soprattutto dalla struttura coperta e segreta, senza
contare i legami personali fra Licio Gelli, Ugolini e Balestrieri ed i medesimi
legami che la loggia di Ugolini aveva, al pari della P2, con gli ambienti e la
finanza vaticana (non a caso Ugolini era ambasciatore di San Marino presso il
Vaticano, anzi decano degli ambasciatori di tutto il mondo presso il Vaticano).
La ‘ndrangheta utilizzava tale struttura per ripulire il denaro garantendo in
cambio la gestione a favore di tale struttura segreta dei flussi elettorali a
favore dei soggetti politici”.
Il
19 aprile 2016 Virgiglio rivelava alla DIA di Reggio Calabria altri inediti particolari
sui rapporti tra le cosche calabresi e le logge massoniche dell’area dello
Stretto. “Sono entrato o meglio mi sono avvicinato
alla massoneria per il tramite del messinese Carmelo Ugo Aguglia, nobile
messinese, intorno alla fine degli anni ‘80”, dichiarava il collaboratore. “Io
frequentavo l’Università di Messina. Per la verità iniziai a frequentare il
Rotary. Il Rotary era un trampolino di lancio per entrare nei GOI (Grande Oriente d’Italia, NdA). Il tempio
di Messina che si trovava nella zona del Papardo. Ricordo che fra gli altri
frequentatori di questi ambienti massonici di Messina vi era Franco Sensi,
presidente della Roma Calcio. Nel 92/93 arrivò a Messina, da Reggio Calabria,
la soffiata su di una indagine sulla massoneria. In quello stesso periodo
Aguglia mi fece entrare nell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, che è un
sodalizio organico al Vaticano. A capo di tale Ordine vi era Mons. Montezemolo,
zio di secondo grado del più noto Luca Cordero. La cerimonia di iniziazione si
celebra in chiesa. All’interno dell’Ordine vi era Elio Matacena”.
Nel corso
dell’interrogatorio, Cosimo Virgiglio si soffermava poi sul “mercato degli
esami gestito dalla massoneria deviata di Messina; dei collegamenti fra tali
ambienti e i Piromalli; delle controversie che intorno a questo mercato erano
insorte e del conseguente intervento dei Piromalli e, in particolare di Domenico
Piromalli il vecchio (defunto); dei collegamenti – indiretti – di Pino
Piromalli con il Gruppo Ligresti, nel settore immobiliare lombardo avvenuto
sempre per il tramite di una loggia massonica; delle banche Credito Cooperativo
del Tirreno di San Ferdinando, fondata grazie ai buoni di Cosentino, massone di
Cittanova, legato a Gelli ed
Alliata, utilizzata dalla ‘ndrangheta, (banca poi fallita) e di quella del
Cosentino stesso fondata e creata a Cittanova…”. Venivano prodotte ed allegate
al verbale del 19 aprile 2016 “n. 6 foto di recente scattate dal dichiarante
che ritraggono paramenti massonici nonché n. 3 foto di cerimonie massoniche cui
partecipò il dichiarante; la tessera di iscrizione alla massoneria del 2002 del
dichiarante; n. 2 foto di cene svolte a margine di riunioni massoniche a Reggio
Calabria; n, 10 fogli contenenti i verbali di riunione massoniche; n, 2 fogli
contenenti l’elenco delle logge Garibaldine d’Italia; documento di 5 fogli
relativo alla inaugurazione di loggia massonica; stampa di un convegno svolto
presso Villa Vecchia dal PD, a dimostrazione della notorietà del luogo; n. 2
lettere di rinuncia all’obbedienza massonica e relativa busta; richiesta della
loggia Garibaldina indirizzata al sindaco di Sant’Eufemia di Aspromonte; foglio
del giornale Quotidiano della Calabria
del 27 marzo 2003 in cui vi è articolo sulle iniziative della gran loggia; n. 1
foto dell’Ugolini; n. 1 foglio su cui con grafia manoscritta sono indicati dei
nominativi di aspiranti massoni da parte di confratelli. Tale appunto veniva
conservato in quanto contenente l’indicazione – fatta nel 2006 – di Mulè (in
realtà Molè) Michele detto Michelino cioè il cugino di Rocco ed il fratello di u ganciu”.
“La struttura massonica
calabrese era molto ampia ed era composta da una parte visibile ed una
invisibile”, riferiva inoltre Virgiglio ai magistrati della Direzione
Antimafia. “Nel 2004/05 Franco Labate,
medico di Reggio Calabria, si era rivolto a Peppe Piromalli per creare un punto di contatto con Licio Gelli; nell’estate del 2005, Ugolini
mi confidò che i Templari erano espressione di poteri deviati pericolosissimi,
riconducibili a Licio Gelli, ad
Antonio Campana, a loro volta
collegati ai Piromalli ed a omissis; Villa Vecchia era utilizzata per
incontri promiscui tra prelati, di cui Ugolini
aveva ampia prova…”.
“Virgiglio, che, come si
è visto, oltre ad avere un comprovato rapporto organico con la cosca
Molè-Piromalli, era documentatamente, un massone di lungo corso (produceva
anche la sua lettera di dimissioni dalla Loggia Garibaldini d’Italia del 2006)
dunque, oltre ad essere lui stesso la prova vivente della commistione fra le
due militanze, quella massonica e quella mafiosa, era la persona che più di
qualsiasi altra, era in grado di riferire dei rapporti fra le due citate entità”,
conclude la DIA di Reggio Calabria nella sua informativa del 19 aprile 2018. “Oltre confermare (sul solco di Di
Bernardo, Lauro, Barreca ed altri ancora) la commistione fra le due entità, Virgiglio
specificava come Gelli ed
i suoi uomini avessero un ruolo attivo non solo nei contesti massonici che
operavano in Calabria, ma anche nei rapporti con le cosche e in particolare
quelle tirreniche dei Molè/Piromalli…”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 21 febbraio 2019, http://www.stampalibera.it/2019/02/21/le-rivelazioni-del-pentito-virgiglio-la-massomafia-dello-stretto-il-ponte-sullo-stretto-il-porto-di-gioia-tauro-e-gli-esami-facili-nellateneo-di-messina/
Commenti
Posta un commento