I lavori del MUOS un crimine contro l’ambiente
Un paesaggio da incubo. La collina
stuprata, sventrata. Voragini ampie come i crateri di un vulcano. Il terreno lacerato
dal transito dei mezzi pesanti, ruspe, betoniere, camion. Recinzioni di filo spinato,
tralicci di acciaio. Una selva di antenne. E poi ancora e solo antenne. Terrazzamenti,
gli uni sugli altri, per centinaia e centinaia di metri. Uno di essi mostra già
evidenti segni di cedimento. Forse per la pioggia dell’ultima coda d’inverno.
In cima, tre piattaforme in cemento armato. E un primo blocco di casermette,
container in alluminio e i box per i generatori di potenza. Non conoscono soste
i lavori di realizzazione, all’interno della riserva naturale “Sughereta” di
Niscemi, del terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di
telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA. Scempi che si sommano
ad altri scempi, l’elogio della follia della guerra, l’estrema profanazione del
paesaggio e dell’ambiente.
“Abbiamo fatto un
sopralluogo in contrada Ulmo per seguire i lavori del MUOStro di Niscemi rilevando
alcune problematiche sulla conduzione delle opere di sbancamento”, denunciano i rappresentanti del Movimento No MUOS. “Negli elaborati grafici del progetto, la
dislocazione delle piattaforme su cui saranno montate le mega-antenne non
corrisponde con quelle in corso di costruzione. Nelle tavole le basi erano
disposte lungo una direttrice nord-sud, mentre adesso le stanno realizzando in
direzione est-ovest. Non sappiamo se siano mai state approvate varianti in corso
d’opera al progetto autorizzato la scorsa estate. Se non è così, i lavori non
sono coerenti con le autorizzazioni rilasciate. Di sicuro questa modifica, per
il profilo del terreno, ha comportato un maggiore volume di terra
movimentata e di conseguenza un più pesante impatto sull’ambiente e il
territorio”.
“È perfettamente visibile, poi, la
distruzione di essenze arboree tutelate”, aggiungono i No MUOS. “La scomparsa di parte della macchia mediterranea è provata
anche dalle foto satellitari in nostro possesso, scattate prima dell’inizio dei
lavori. Il minimo che ci si aspetti è un intervento chiarificatore dell’Ente
Forestale di Trapani, il soggetto interessato alla vigilanza degli interventi in
atto nella riserva”.
L’installazione delle tre antenne paraboliche del MUOS di 18,4 metri di diametro e
di due torri radio di 149 metri d’altezza sta avendo conseguenze assai più
devastanti di quanto era possibile prevedere dalla lettura del progetto del Comando US Navy di Sigonella. Originariamente
si accennava solo all’esecuzione di opere di recinzione del perimetro
interessato al sistema satellitare, alla realizzazione di un impianto di
illuminazione e di un sistema di drenaggio delle acque meteoriche, al
“livellamento superficiale” del terreno e al suo “consolidamento”, a “sistemi
di viabilità” e “collegamenti dell’area con le esistenti reti idriche,
elettriche e telefoniche mediante tubazioni interrate”. Interventi di per sé impattanti
che l’allora ministro della difesa Ignazio la Russa si era ripromesso di mitigare
e compensare. “Entro sei mesi dall’inizio dei lavori del MUOS sarà realizzata
all’interno dell’area naturalistica una infrastruttura ecocompatibile per il
controllo, la gestione ed accoglienza della Riserva, adeguata a supportare
l’attività di unità ippomontate e di sistemi per la vivibilità del parco”, riporta
il protocollo sottoscritto lo scorso anno dal dicastero della Difesa e dal
presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Di mesi ne sono trascorsi dieci e le
uniche strutture realizzate nella “Sughereta” di Niscemi sono quelle adeguate a
supportare il nuovo sistema per le future guerre teleguidate del XXI secolo.
I
lavori del MUOS erano stati autorizzati, l’1 giugno 2011, dall’assessorato
territorio ed ambiente della Regione
siciliana, senza tenere minimamente conto delle norme di attuazione
previste dal Piano territoriale paesistico della Provincia di Caltanissetta per
la riserva naturale di Niscemi, approvato dalla stessa Regione nel
maggio 2008. Il Piano inseriva l’area naturalistica all’interno del cosiddetto
“livello di tutela 3”, limitando
gli interventi alla mera conservazione del patrimonio naturale esistente “in
un’ottica integrata di consolidamento delle funzioni ecologiche e protettive”,
alla “rinaturalizzazione” e alla “sostituzione delle specie vegetali alloctone
con specie autoctone” ai fini del potenziamento della biodiversità e della
salvaguardia idrogeologica. Di contro, il Piano territoriale per la “Sughereta”
(Sito di
Importanza Comunitaria - SIC), vietava espressamente la “realizzazione di
infrastrutture e reti, tralicci, antenne per telecomunicazioni, impianti per la
produzione di energia anche da fonti rinnovabili; nuove costruzioni e
l’apertura di strade e piste”. Proprio quanto è stato invece autorizzato per il
terminale terrestre dell’EcoMUOStro di Niscemi.
Ai danni ambientali si è
aggiunto poi l’aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e opere
pubbliche. Dopo che la Marina USA ha affidato l’esecuzione dei lavori al consorzio
d’imprese “Team MUOS Niscemi” di Arcugnano (Vicenza), in contrada Ulmo è comparsa
come subappaltatrice la “Calcestruzzi
Piazza Srl”, società sotto osservazione da parte degli organi inquirenti per
presunte contiguità criminali. Secondo il senatore Giuseppe Lumia (Pd) che il
14 febbraio 2012 ha presentato una specifica interrogazione ai Ministri
della difesa e dell’interno, “la Calcestruzzi Piazza ha come amministratore
unico Concetta Valenti, il cui marito convivente è Vincenzo Piazza, che, in
base ad indagini della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Caltanissetta
nonché ad altri elementi info-investigativi segnalati dalle Forze dell’ordine,
apparirebbe fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito,
Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”.
Il 7 novembre 2011, la Prefettura di
Caltanissetta ha reso noto che dopo le verifiche disposte dalle normative in
materia di certificazione antimafia e delle più recenti direttive impartite dal
Ministero degli interni, “sono emersi allo stato degli attuali accertamenti e
dagli atti esistenti presso questa
Prefettura-U.T.G. elementi tali da non potere escludere la sussistenza di
tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli
indirizzi della sopracitata società”. Alla base del pronunciamento
prefettizio, i contenuti di un rapporto della Divisione Polizia anticrimine
della Questura di Caltanissetta del 6 ottobre 2011, e di quello della Sezione
Criminalità organizzata della stessa Questura del 27 dicembre 2010.
A
seguito delle verifiche della Prefettura, il 25 novembre 2011 il dirigente
dell’Area servizi tecnici della Provincia regionale di Caltanissetta ha sospeso
la “Calcestruzzi Piazza” dall’Albo delle imprese per le procedure di
cottimo-appalto. Venti giorni dopo anche il capo ripartizione per gli Affari
generali del Comune di Niscemi ha disposto l’esclusione della società
dall’elenco dei fornitori e dall’Albo delle imprese di fiducia. Contro i
provvedimenti, i Piazza hanno presentato ricorso al TAR, minacciando pure di querelare
il senatore Lumia e i giornalisti che avevano segnalato la presenza dell’azienda
nei lavori del MUOS. “La conoscenza o la frequentazione di Giancarlo Giugno da
parte di Vincenzo Piazza non ha influenzato le scelte personali del secondo,
che invece sono state di segno esattamente opposto rispetto alla vicinanza ad
un comportamento mafioso”, affermano i legali della società. “Non si comprende,
dunque, secondo quale passaggio logico il primo avrebbe sul secondo
un’influenza così profonda ed estesa, da fare ritenere probabile
l’intromissione nella gestione della società, di cui peraltro il secondo non è
socio né amministratore”. La tesi deve aver lasciato tranquilli e soddisfatti il
Dipartimento della difesa, il Comando USA di Sigonella, l’Ambasciata degli Stati
Uniti a Roma e il Consorzio Team MUOS Niscemi. Non risulta, ad oggi, che qualcuno
sia infatti intervenuto per revocare il subcontratto all’azienda sfiduciata dal
Prefetto e dagli Enti locali.
Nonostante stiano per essere
completati i lavori del MUOS, continuano in buona parte della Sicilia le
iniziative di mobilitazione e di protesta contro il nuovo sistema di
telecomunicazioni militari. Il comitato dei Sindaci dei Comuni del comprensorio
interessato (Niscemi, Comiso, Riesi, Acate, Butera, Gela, San Cono, Mazzarrone,
Mirabella Imbaccari, Chiaramonte Gulfi, Vittoria, Piazza Armerina, Caltagirone,
San Michele di Ganzaria e Mazzarino) ha indetto un corteo per il prossimo 31 marzo
a Niscemi, a cui dovrebbero partecipare movimenti e comitati No MUOS, studenti ed associazioni ambientaliste.
I sindaci, in un appello congiunto, chiedono alla Regione Siciliana e al
Consiglio dei Ministri di adottare “ogni utile provvedimento finalizzato alla revoca
delle rispettive autorizzazioni rilasciate per l’inizio dei lavori del MUOS”,
alla luce dei rischi per la salute della popolazione evidenziati in un recente studio
dei ricercatori del Politecnico di Torino, prof. Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu.“Le gigantesche antenne inizialmente erano destinate a Sigonella, ma la
vicinanza con l’aeroporto civile di Catania ed il rischio di detonazione delle
armi presenti nella vicina base NATO ne sconsigliarono l’ubicazione”, scrivono
gli amministratori. “A pochi chilometri da Niscemi, invece, a breve entrerà in
funzione l’aeroporto civile di Comiso, e di questo nessuno si preoccupa
adeguatamente sulle conseguenze negative che avrebbe l’attività del MUOS”.
Per fine aprile, il Movimento No MUOS di Niscemi ha indetto invece un happening di tre
giorni con sit-in, incontri, concerti e proiezioni, a cui interverranno artisti
ed esponenti dei comitati no war siciliani. Perché la lotta contro la militarizzazione
del territorio continui.
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