Cooperazione “sbilenca” Italia-Somalia: cessione di blindati militari in disuso
Lo scorso 2 aprile le Commissioni Affari esteri e Difesa della Camera dei deputati hanno espresso parere favorevole alla proposta del governo di cedere a “titolo gratuito” materiale di armamento alle forze armate e di polizia della Repubblica federale di Somalia.
Lo schema di decreto
interministeriale era stato trasmesso in Parlamento il 24 febbraio. “Scopo del
provvedimento è quello di rafforzare la collaborazione e la cooperazione tra l’Arma
dei carabinieri e le Forze di polizia somale, nel quadro delle attività di
collaborazione e di sostegno alle istituzioni locali”, vi si legge.
Al decreto è stata allegata
una relazione del Reparto “Logistica e Infrastrutture” dello Stato Maggiore
della Difesa (datata 25 giugno 2024) che fornisce alcune informazioni sulle
sempre più consolidate relazioni politico-militari tra Italia e Somalia.
“Il Governo della Repubblica
Italiana e il Governo Federale della Repubblica di Somalia hanno sottoscritto a
Roma il 17 settembre 2013 un Accordo di Cooperazione Generale in materia di
Difesa”, spiegano i vertici militari. “Tale Accordo è entrato in vigore il 25
luglio 2016, a durata illimitata ed è finalizzato ad incrementare la
collaborazione tra le Forze armate, consolidando le rispettive capacità
difensive e migliorando la comprensione reciproca sulle questioni della
sicurezza”.
Nello specifico l’Accordo di
Cooperazione prevede lo scambio di materiali militari “quale contributo ad
accrescere l’interoperabilità fra i rispettivi dispositivi di polizia”.
In tale ambito il governo
italiano si è fatto carico di cedere “gratuitamente” alle forze armate di
Mogadiscio sei blindati tattici VM-90P, già in dotazione all’Arma dei
Carabinieri.
“Il VM-90 è un veicolo
multiruolo 4x4 con elevata mobilità sulla viabilità ordinaria e su terreni accidentati,
su fondo anche cedevole e con scarsa aderenza, largamente impiegato soprattutto
per attività tattico–logistiche”, spiega lo Stato Maggiore.
I veicoli da guerra sono stati
prodotti dagli stabilimenti di Iveco Defence Vehicles S.p.A. (sede principale a
Bolzano); possono trasportare personale fino a un massimo di sei persone e sono
omologati per viaggiare per via aerea, terrestre e marittima.
“La protezione fornita dai
VM-90 è normalmente classificata su livelli che vanno dal B1, con un livello base
legato al rischio di criminalità metropolitana, fino ad arrivare al B7, il
massimo della blindatura contro le minacce di azioni terroristiche”, aggiunge
lo Stato Maggiore.
Ma sono davvero uno strumento
bellico efficiente i sei blindati Iveco ceduti alle forze armate somale? A
leggere gli ulteriori passaggi della relazione dei vertici militari italiani
sembrerebbe proprio di no.
“I veicoli VM-90P sono
obsoleti per cause tecniche in quanto, essendo entrati nel ciclo logistico nel
periodo 1996-2004, appartengono ad un segmento di parco vetusto che oggi
presenta elevati oneri manutentivi e limitate possibilità di impiego nei
moderni scenari di crisi sia dentro sia, soprattutto, fuori dal territorio
nazionale”, annota lo Stato Maggiore.
La “vetustà” dei blindati
aveva indotto le forze armate italiane a perseguire un dispendiosissimo
programma di acquisizione di una nuova generazione di veicoli tattici leggeri
multiruolo, i VTLM Lince, “più performanti e sicuri”.
“Con
il passare del tempo – si spiega - i citati VM-90P sono transitati in
extra-organico rispetto all’esigenza dell’Arma e, difatti, sono stati già
dichiarati fuori servizio
dall’ispettorato logistico dell’Arma dei Carabinieri”.
Nel 2020 il
governo italiano aveva ceduto alle autorità di Mogadiscio due blindati della
stessa tipologia. Nello stesso anno erano stati consegnati pure 200
scudi quadrati marca Mirafan, 200
caschi con maschera marca Protos e 50
scudi tondi, “non più rispondenti alle esigenze di impiego operativo dei Carabinieri”.
“La cessione dei blindati VM-90P si inserisce nel quadro del crescente impegno della Difesa italiana a supporto del
processo di capacity building della Somalia”, spiega il Governo nello
schema di decreto sottoposto alle due Camere il 24 febbraio 2025. “E’ in
corso di revisione il Somali National Security Architecture (SNSA), programma
di riordino del settore sicurezza che prevede l’integrazione delle milizie regionali
nelle Forze di Sicurezza federali e che è orientata, da un punto di vista
politico-militare, all’adozione di azioni mirate principalmente alla
salvaguardia dell’unità, della sovranità e della sicurezza nazionale, con focus sul
contrasto dei gruppi insorgenti armati”.
Obiettivo chiave
del programma è quello di incrementare l’organico delle forze d’élite somale di
almeno 30.000 unità, “escluse le Forze Speciali addestrate da USA e Turchia”.
La Relazione predisposta dallo
Stato Maggiore ed allegata allo schema di decreto delinea un quadro della
situazione in Somalia caratterizzato “da elevata volatilità a partire dalla
fine del 1991, quando fu rovesciato il Presidente Siad Barre”.
“La Somalia rientra, infatti,
tra i c.d. failed State, ovvero tra
gli Stati in cui nessuna entità governativa è capace di esercitare il monopolio
dell’uso legittimo della forza sull’intero territorio”, spiegano i vertici
militari. “L’instabilità della Somalia è a sua volta la principale causa
endogena di instabilità regionale del Corno d’Africa, a causa prevalentemente
del terrorismo, dell’attivismo di organizzazioni criminali a carattere
transnazionale e del fenomeno della pirateria, che, sebbene notevolmente
ridimensionato negli ultimi anni, costituisce comunque fattore di minaccia
sempre presente”.
“La crisi nel Corno d’Africa
risulta quindi legata a doppio filo alla stabilità futura della Somalia – dove
da gennaio 2025 la nuova missione a guida dell’Unione Africana AUSSOM è
destinata a sostituire ATMIS – a seguito dell’entrata dell’Egitto nella partita
del Corno, con il rischio di ulteriori preoccupanti tensioni, qualora
Mogadiscio dovesse richiedere formalmente la sostituzione del contingente
etiopico, attualmente quello numericamente prevalente nella missione, con
quello egiziano”.
In tale scenario lo Stato
Maggiore della Difesa chiede un maggiore coinvolgimento italiano e delle istituzioni
europee in Corno d’Africa, soprattutto nell’addestramento delle forze armate
della Repubblica Federale della Somalia.
“Oltre alla missione europea
EUTM Somalia, operano in territorio somalo anche altri Paesi che conducono attività
addestrative/formative in favore delle forze armate locali (tra questi, in
particolare, USA, Regno Unito e Turchia”, ricordano i vertici militari. “In
tale contesto, l’Italia è uno dei Paesi più attivi, oltre che con la partecipazione
alle missioni dell’UE (EUTM Somalia, EUCAP Somalia ed EUNAVFOR Atalanta), anche
attraverso la Missione Bilaterale di Addestramento delle Forze di Polizia
somale e gibutiane (MIADIT), con sede a Gibuti, volta a favorire la stabilità e
la sicurezza della Somalia e dell’intera regione”.
Al rafforzamento della
presenza militare italiana in Corno d’Africa non potrà che seguire la crescita
delle esportazioni di armi e munizioni al governo di Mogadiscio. “In tale
contesto, le Autorità somale hanno già rappresentato ufficiosamente le loro
aspettative nei confronti dell’Italia per un maggior contributo in termini di
mezzi (sia terrestri che marittimi), sistemi d’arma ed equipaggiamenti militari”,
conclude lo Stato Maggiore italiano.
Un impegno ad accrescere gli
“aiuti militari” alla Somalia era stato assicurato dal ministro della difesa
Guido Crosetto in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica Hassan Sheikh Mohamud e
del ministro Mohamed Nur Abulkadir (10 febbraio 2023).
“La Somalia ha il confine marino più lungo
dell’Africa, ma è anche la porta dell’Africa: abbiamo ragionato quindi sulla
possibilità di aumentare gli aiuti nel settore marittimo per il contrasto alla
pirateria trainando anche l’Europa e la NATO in quest’area di interesse strategico”,
dichiarò Crosetto.
Prima di lasciare Roma, il presidente Mohamud e il ministro Abulkadir parteciparono al convegno dal titolo “Italia, Somalia. Una relazione speciale”, presenti pure i ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. Ad organizzarlo la Fondazione Leonardo Med-Or, istituita dall’azienda leader del comparto militare-industriale, Leonardo SpA, e presieduta dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd).
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 17 aprile 2025, https://www.africa-express.info/2025/04/17/cooperazione-sbilenca-italia-somalia-cessione-di-blindati-tattici-in-disuso/
Commenti
Posta un commento