Scontri in Sudan. Gradito anche all’Italia il capo miliziano Dagalo
Buoni contro cattivi, forze militari regolari contro paramilitari, filo-occidentali contro filo-russi. Ancora una volta analisti e commentatori tv preferiscono le esemplificazioni binarie per descrivere gli attori (solo alcuni di essi, in verità), che in queste ore si combattono violentemente nelle strade di Khartoum, capitale del Sudan. Da una parte le unità dell’esercito fedeli al presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, il generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan; dall’altra le Forze di Supporto Rapido (RSF), corpo d’élite del Servizio nazionale d’intelligence, guidate dal vicepresidente del consiglio, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto “Hemetti”. Il primo lo si vorrebbe vicino a Washington, il secondo a Mosca, ma probabilmente più che dalle distinte preferenze sui partner internazionali, il tentato golpe nasce dalla ferma opposizione del generale Hemetti a porre le “sue” milizie sotto il controllo della Presidenza del consiglio. “Un progetto – scrive l’africanista Fulvio Beltrami - in cui Hemetti vede un tentativo di distruggere il suo potere (e dei suoi immensi affari), privandolo del controllo della potente unità di combattimento”. (1)
Le Forze
di Supporto Rapido conterebbero attualmente su un enorme numero di militari
bene armati e addestrati - tra i 50.000
e i 70.000 -, molti dei quali già in forza alla Janjaweed, la
milizia araba impiegata dal governo sudanese durante la lunga guerra in Darfur esplosa
nel febbraio 2003. Le RSF furono istituite nel 2013 e poste sotto il comando del generale Hemetti; da allora si sono macchiate di gravi
crimini contro l’umanità (massacri di civili, saccheggi e distruzioni,
stupri, ecc.), soprattutto nel biennio
2014-15 ancora in Darfur. Il 3 giugno 2019, due mesi dopo il colpo di stato che
costrinse alla fuga il presidente Omar al-Bashir in carica da 25 anni, i
reparti guidati da Mohamed Hamdan Dagalo
attaccarono con gas e armi da fuoco numerosi manifestanti nelle strade di
Khartoum, uccidendo più di un centinaio di persone e gettandone i corpi nel
Nilo.
Dopo un secondo golpe militare a fine ottobre 2021,
al vertice dello stato africano si insediò il Consiglio Sovrano di Transizione
presieduto dal generale al-Burhan, vicepresidente il sempre più potente capo delle
RSF, impunito per le efferate stragi ma gradito a diverse cancellerie europee,
Roma in testa. Come rilevato da Africa
ExPress, Mohamed Hamdan Dagalo Hemetti è
stato in visita “privata” in Italia il 9 febbraio 2022, in compagnia del fratello
Al-Qoni Hamdan (ufficiale delle Forze di Supporto Rapido, responsabile del
settore appalti) e da un uomo d’affari di origini siriane, Muhammad Abdul
Halim. “Hemetti mirava anche ad ottenere finanziamenti per acquistare da una
fabbrica italiana le attrezzature lattiero-casearie necessarie agli impianti in
costruzione in Etiopia”, ha riportato la testata giornalistica. (2)
Il 3
settembre 2022 è stato l’ambasciatore italiano a Khartoum, Gianluigi Vassallo, a recarsi in visita dal
generale Mohamed Hamdan Dagalo, nei sui uffici del Palazzo
presidenziale di Khartoum. Sul meeting è stata pubblicata una lunga nota sul
sito istituzionale delle RSF. “Il diplomatico è stato ricevuto allo scadere del
suo incarico, alla presenza del sottosegretario per gli Affari esteri, l’ambasciatore
Dafa-Allah Al-Haj, e del Direttore del
dipartimento europeo, l’ambasciatore Khalid Musa”, vi si legge. “Il vice
presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, generale Mohammed Hamdan
Dagalo ha sottolineato il desiderio del Sudan di sviluppare e rafforzare le sue
relazioni con l’Italia in tutti i campi nell’interesse dei due paesi. Ha
inoltre invitato l’Italia e la comunità internazionale a sostenere il Sudan e
il suo popolo nel portare avanti il processo di transizione democratica (…) Dagalo
ha lodato gli sforzi dell’Italia a supporto della stabilità del Sudan, apprezzando
il livello del fruttuoso coordinamento tra i due paesi nei settori della lotta
all’immigrazione illegale, della salute e degli interventi umanitari”. Altrettanto
enfatiche le parole dell’ambasciatore Vassallo. “Esprimo il mio apprezzamento
al governo del Sudan e al suo popolo per il sostegno continuo e il rispetto per
il mio lavoro a Khartoum”, ha dichiarato il diplomatico. “E’ stata
un’esperienza unica che ha testimoniato il grande sviluppo delle relazioni tra
i due paesi. L’Italia continuerà a sostenere gli sforzi del Sudan per conseguire
la stabilità e la transizione democratica e a cooperare insieme per combattere
l’immigrazione illegale. Il mio paese ha donato 250.000 euro per supportare ciò
che è stato danneggiato dai disastri naturali in Sudan. (3)
Chiodo fisso quello
dell’immigrazione irregolare per
tutti i governi succedutisi alla guida del bel paese nelle ultime decadi, anche
a costo di stringere relazioni e alleanze con i regimi più indigesti,
impresentabili, violenti e corrotti del continente africano. Con il Sudan è
stato firmato il 3 agosto 2016 un memorandum sui
temi della gestione dei fenomeni
migratori e delle frontiere (a sottoscriverlo a Roma l’allora direttore
generale della Pubblica sicurezza, prefetto Franco
Gabrielli e il direttore generale delle Forze di polizia sudanesi,
generale Hashim Osman el-Hussein).
“Le parti di dichiarano
pienamente impegnate a impedire i pericolosi viaggi di migranti che mettono
seriamente a rischio le loro vite e convinte che un’efficace politica di
rimpatrio avrebbe un notevole effetto deterrente, contribuendo a prevenire la
migrazione irregolare e le tragedie umanitarie ad essa connesse”, si legge nel
preambolo del memorandum.
L’accordo, mai revocato
dall’Italia nonostante i successivi sanguinosi colpi di stato in Sudan, prevede
la collaborazione tra le due forze di polizia in ampi settori: contrasto al crimine organizzato internazionale, immigrazione
irregolare, traffico di esseri umani, crimine telematico e finanziario, riciclaggio
di denaro, contraffazione di documenti, corruzione, ecc.. Numerosi gli
interventi previsti: scambio di informazioni sui gruppi criminali organizzati,
sulla loro struttura, gestione e modus operandi, nonché sull’applicazione delle misure di prevenzione personali
e patrimoniali; scambio di informazioni sui gruppi terroristici operanti nei
rispettivi territori e in materia di immigrazione irregolare e per combattere
la tratta di esseri umani e il traffico di migranti; scambi di esperienze e di
esperti tra le forze di polizia; organizzazione di corsi e attività
addestrative; scambio di informazioni sui passaporti e sugli altri documenti di
viaggio, sui visti e sui timbri di ingresso e uscita; possibile partecipazione
congiunta ad iniziative di cooperazione operativa a livello regionale o internazionale,
“anche nell’ambito delle attività svolte dalle competenti agenzie dell’Unione Europea,
quali Frontex ed Europol”. Onde migliorare le capacità di gestione delle frontiere e dei flussi migratori e di contrasto
alla migrazione irregolare, il memorandum prevede la possibilità che
l’Italia offra alle autorità sudanesi “supporto e assistenza tecnica in termini
di formazione e di fornitura di mezzi e di equipaggiamento”.
Infine una serie di articoli in tema di rimpatri di cittadini
irregolari. “Le
competenti autorità sudanesi forniscono assistenza e supporto nell’accertamento
della nazionalità dei migranti irregolari, procedendo alla loro
identificazione, al fine di consentire alle competenti autorità italiane di
eseguire le misure di rimpatrio”, è previsto all’art. 9. “Le competenti
autorità diplomatiche/consolari del Sudan procedono senza indugio alle
interviste delle persone da rimpatriare, al fine di stabilire la loro
nazionalità e, sulla base dei risultati del colloquio, senza svolgere ulteriori
indagini sulla loro identità, emettono, il prima possibile, documenti di
viaggio sudanesi d’emergenza, consentendo in tal modo alle competenti autorità
italiane di organizzare ed eseguire operazioni di rimpatrio mediante voli di
linea o charter”.
Il
funesto e liberticida accordo sottoscritto quando ancora alla guida dello stato
africano c’era Omar Hassan al-Bashir (dal 30 giugno 1989 incriminato
dalla Corte Penale Internazionale per genocidio e crimini contro l’umanità), è stato duramente stigmatizzato dalle associazioni
di giuristi e dalle ONG che difendono i diritti umani. “Il memorandum comporta
lo stravolgimento delle già flebili
garanzie previste dall’ordinamento in tema di rimpatri”, ha denunciato ASGI - Associazione
per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. “La Polizia italiana
non solo si arroga il diritto di deportare stranieri irregolari in Sudan senza
averli identificati con certezza come sudanesi, ma addirittura mortifica il
controllo giurisdizionale previsto dalla legge consistente nella previa
convalida dell’accompagnamento coattivo. Pertanto è uno strumento di natura
politica illegittimo sia perché adottato al di fuori del controllo parlamentare
sia perché sottratto alle procedure previste dalla fonti costituzionali,
sovranazionali e nazionali”. Forti preoccupazioni sono state espresse anche dalla sezione italiana di Amnesty International. “L’Italia
sta deportando queste persone in un paese dove alcuni gruppi corrono un rischio
concreto di gravi violazioni dei loro diritti umani, sulla base di un accordo
di riammissione il cui contenuto non è chiaro”, ha scritto AI. “Si teme tra
l’altro il rimpatrio di originarie del Darfur, che andrebbero incontro a persecuzioni,
repressioni brutali e altri gravi abusi”. (4)
Il 6 luglio 2017, nel corso di
un incontro con il ministro degli Affari
esteri della Repubblica del Sudan, Ibrahim A. Ghandour, l’allora titolare della
Farnesina, Angelino Alfano, esprimeva la soddisfazione per i risultati
conseguiti in meno di un anno dalla firma del memorandum
anti-immigrati. “Riconosciamo il ruolo del Sudan sulla rotta
migratoria dell’Africa Orientale e in particolare nell’ambito del Processo di
Khartoum, strumento fondamentale per eradicare i flussi migratori irregolari e
i traffici di esseri umani”, dichiarava il ministro Alfano. “Apprezziamo molto gli sforzi che il Sudan sta facendo
per ospitare un gran numero di rifugiati nel proprio territorio e siamo pienamente
consapevoli del ruolo svolto tra l’Africa subsahariana e mediterranea…”. (5)
Destituito
manu militari il
presidente Omar al-Bashir, l’Italia non ha perso tempo a riallacciare le
relazioni con il nuovo fragile e diviso regime. Il 4 marzo 2020 l’allora vice ministra degli Esteri, Emanuela Claudia Del Re
era la prima esponente del governo a recarsi in Sudan in visita
istituzionale ed incontrare il presidente del primo governo di transizione
Abdallah Hamdok, la ministra degli Esteri Asma Abdallah, quello delle Finanze
Ibrahim Badawi e quello della Salute Akram al-Tom. “La Vice Ministra ha
espresso apprezzamento per l’attivismo sudanese in politica estera, in
particolare per l’importante ruolo che sta rivestendo per la stabilizzazione
della regione del Corno d’Africa”, riporta la Farnesina. “In campo
multilaterale l’Italia rafforzerà l’advocacy nell’ambito del Group of friends of Sudan per facilitare
la rimozione del Sudan dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo, mentre in
ambito bilaterale avvieremo a breve i negoziati per la conclusione di un
accordo quadro bilaterale sulla cooperazione allo sviluppo che faciliterà gli
interventi italiani a sostegno della popolazione sudanese. (6)
Nessun riferimento alle
politiche di contrasto all’immigrazione, vero, ma sette mesi dopo sarebbe stata
la stessa Del Re a rendere inequivocabili fini e obiettivi dei nuovi interventi di cooperazione pro-Sudan. Il 13 ottobre 2020, nel corso di una
conversazione telefonica con il ministro degli Esteri ad interim Omar
Gamareldin Ismail, la vice ministra esprimeva l’apprezzamento “per gli sforzi
compiuti dal governo sudanese nell’ospitare centinaia di migliaia di migranti e
nel facilitare le operazioni di rimpatrio, in particolare dei migranti bloccati
in Libia”. “Continueremo a fornire il supporto di cui avete bisogno,
soprattutto attraverso organizzazioni delle Nazioni Unite che operano sul campo”,
prometteva alla fine Emanuela Claudia Del Re. (7) E infatti, meno di un mese dopo, la
Farnesina formalizzava la nuova strategia italiana
per le migrazioni in Sudan, stanziando un contributo iniziale
di 1,5 milioni di euro del Fondo Migrazioni a favore dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dell’Organizzazione
Internazionale per le Migrazioni (OIM) e del Programma delle Nazioni Unite per
lo Sviluppo (UNDP) al fine di promuovere progetti “a beneficio di migranti,
rifugiati e comunità locali, in particolare negli Stati dell’est del
Sudan, maggiormente esposti ai flussi migratori, e in corrispondenza
del campo rifugiati di Shagrab”. (8)
Talmente
buone le relazioni tra il governo italiano e le autorità di Khartoum in perenne
lotta per il potere che il 5 marzo 2021 l’ambasciatore Gianluigi Vassallo
annunciava sul sito del ministero degli Affari esteri nuove
prospettive di partenariato con il Sudan. “L’Italia costituisce uno dei
principali partner commerciali del Sudan a livello europeo, con interessi
concentrati prevalentemente nei settori agroalimentare ed energetico”, asseriva
il diplomatico. “Sono inoltre in corso di analisi alcune prospettive di
partenariato in settori potenzialmente strategici e ancora poco esplorati,
quali aeronautica aerospaziale e incubazione di start-up, ma anche
infrastrutture e trasporti”. (9)
Il
primo governo di transizione democratica veniva poi spodestato dal golpe
dell’ottobre 2021 ma restava immutata - anzi no, cresceva - la fiducia di Roma nelle
capacità di contrasto dei migranti del nuovo regime bipolare al-Burhan/Hemetti. “La Farnesina rafforza l’impegno in ambito migratorio
in Sudan ed Etiopia”, annunciava euforico il ministro Luigi Di Maio a
conclusione di una visita ad Addis Abeba (11 luglio 2022). “Abbiamo espresso particolare
attenzione alle conseguenze sul piano migratorio dei conflitti in corso nella
regione e sono stati finanziati tre progetti per un totale di 7 milioni di euro
del Fondo Migrazioni per rafforzare l’azione di sostegno a rifugiati e migranti
vulnerabili in Sudan ed Etiopia. Saranno inoltre rafforzate le attività
volte a promuovere la coesistenza pacifica con le comunità locali dei migranti
che dal Corno d’Africa seguono la rotta migratoria del Mediterraneo centrale”.
(9)
A
riprova del rilanciato sostegno dell’Italia, dal 2 al 5 agosto 2022 veniva
effettuata in Sudan una missione congiunta del personale del Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione e dell’Ufficio UNHCR per l’Italia. La
delegazione, accompagnata dall’ambasciatore Gianluigi Vassallo, si recava in visita
nei campi di Um Rakuba e Tunyadbah, a 230km da Ghedarif, nel Sudan orientale, dove
erano ospitati complessivamente più di 40.000 rifugiati. “Il Sudan ha dimostrato generosità
nell’accogliere 1.142.000 rifugiati, di cui 50.000 in fuga dal recente
conflitto nella regione del Tigray, in Etiopia”, annota con non poco cinismo e
ipocrisia la Farnesina. “La missione congiunta in Sudan conferma il forte
impegno italiano a favore non solo dei rifugiati, ma anche delle comunità
locali che accolgono i rifugiati nel Paese, con l’obiettivo di una
stabilizzazione dei flussi con soluzioni di lungo periodo, in particolare per i
più giovani”. (11)
Negli stessi giorni in cui i
tecnici del Ministero Affari esteri e dell’UNHCR erano in visita ai campi
rifugiati sudanesi, una missione top secret di presunti agenti dei servizi
segreti sbarcava nell’aeroporto di Khartoum a bordo di un aereo privato, un TARH-1 Dassault Falcon 900EX. A rivelare l’inquietante
vicenda è stato Massimo Alberizzi, corrispondente per decenni del Corriere della Sera in Africa orientale
e direttore oggi di Africa ExPress. “La delegazione è arrivata da Roma all’alba
di mercoledì 3 agosto; in aeroporto le 12 persone appena sbarcate, tutte di
nazionalità italiana, sono state ricevute dal tenente colonnello Abdel Rahim
Taj El Din uno dei capi del cerimoniale del RSF”, scrive Alberizzi.
La missione degli 007 sarebbe stata definita dopo la visita privata a febbraio in Italia del generale Mohamed Hamdan
Dagalo. “Il comandante delle RSF
ha presentato una lista di richieste comprendenti attrezzature per l’assistenza
tecnica e il supporto strategico (cioè istruttori per corsi d’addestramento e
armi)”, aggiunge il giornalista. “Il nostro Paese e gli altri partner coinvolti
nell’operazione dopo una valutazione accurata, hanno informato Hemetti
dell’approvazione delle sue richieste che contemplano anche droni dei quali
l’ex janjaweed ha sostenuto di avere
bisogno per il controllo delle frontiere e per fermare il flusso migratorio
verso l’Europa”. (12)
In
un secondo articolo pubblicato il 26 agosto 2022, Massimo Alberizzi ha fornito
ulteriori particolari sull’operazione
militare clandestina. “Nel
Paese africano già da oltre un anno, si alterna una squadra di 12 militari
italiani il cui compito è di istruire gli ex janjaweed che ora si sono riciclati nel Rapid Support
Forces”, ha spiegato il giornalista. “Il
12 gennaio Hemmetti e il suo braccio destro, Muhammad Abdul Halim, hanno
ricevuto per due volte un’altra delegazione italiana, guidata da un dirigente
del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), agenzia che dipende
dalla Presidenza del Consiglio, con quattro uomini fidatissimi e una donna
apparentemente rappresentante di una ONG, giunti a Karthum per pianificare l’addestramento”.
All’incontro era presente pure il generale
Ahmed Ibrahim Ali Mofadaal, capo dell’intelligence sudanese. “Ali Mofadaal è un
pericoloso islamista che era uno dei dirigenti della dittatura di Omar Al
Bashir”, annota Alberizzi. “E’ considerato il diretto responsabile della feroce
repressione delle manifestazioni di piazza che si susseguono perché sia sciolto
il governo militare (…) Durante l’incontro è stato confermato l’impegno
italiano ad addestrare i janjaweed,
ufficialmente per bloccare i migranti che tentano di raggiungere il
Mediterraneo e quindi l’Europa attraverso il Sudan e la Libia passando
dall’oasi di Kufra”. (13)
Né
il ministero della Difesa né quello degli Esteri hanno inteso commentare
l’accurata e dettagliata narrazione del direttore di Africa ExPress. L’intera vicenda è stata portata in discussione al
Senato dal senatore Alberto Airola del Movimento 5 Stelle nella seduta del 6 settembre 2022. Nel corso del suo intervento il
parlamentare ha anche ipotizzato che per le attività addestrative delle forze
speciali del generale Hemmetti sarebbe stata utilizzata una parte del fondo per gli “aiuti
umanitari” a favore del Sudan del valore di 46 milioni di euro, fondo deliberato
dall’Unione europea nel 2017. (14) Anche in questo caso il governo italiano ha
ritenuto di non dover fornire alcun chiarimento sull’affaire.
E dall’agosto 2022 andiamo
ai giorni nostri. Mentre a Khartoum crescevano i rumori su un possibile scontro
armato tra il numero uno e il numero due del governo militare di “transizione”,
il 6 aprile scorso l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Marco
Minniti (poi ministro dell’Interno dal dicembre 2016 al giugno 2018) firmava in
qualità di presidente della Fondazione Med-Or del gruppo industriale-militare
Leonardo SpA un Memorandum
of Understanding con l’ambasciatore del Sudan in
Italia, Sayed Altayeb Ahmed. “L’Intesa con la Repubblica del Sudan punta alla
collaborazione nel campo della cultura”, spiega Med-Or Leonardo. “In linea con
le attività già intraprese dalla Fondazione con altri paesi africani si stabilisce
un mutuo impegno per il sostegno all’educazione, alla formazione professionale
e, soprattutto, alla promozione della lingua italiana in Sudan”. L’accordo
prevede in particolare l’erogazione di borse di studio e la partecipazione a
corsi di alta formazione accademica e professionale per giovani studenti del
Sudan presso università italiane, oltre alla realizzazione di progetti di
ricerca congiunti tra Med-Or e alcuni think
tank sudanesi. (15) Italiani, sempre e solo, brava gente…
Note:
(1) https://www.farodiroma.it/sudan-scatta-il-golpe-del-generale-hemedti-lex-uomo-dellitalia-ora-alleato-della-russia-fulvio-beltrami/
(7) https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/eventi/2020/10/sudan-del-re-a-ministro-esteri-bene-accordo-di-pace-di-juba_0/
(9) https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/2021/03/farnesinaxleimprese-ambasciatore-vassallo-nuove-prospettive-di-partenariato-tra-italia-e-sudan/
(14)
https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Resaula/0/1360290/index.html?part=doc_dc
Articolo
pubblicato in Pagine Esteri il 17
aprile 2023, https://pagineesteri.it/2023/04/17/africa/scontri-in-sudan-gradito-anche-allitalia-il-capo-miliziano-dagalo/
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