Soldi, cartelli d’imprese, minacce. Ecco a voi il Casino Amam Acque Messina
Un cartello d’imprese amiche capace di spartirsi commesse e
affidamenti di opere e servizi e di scambiarsi addetti, mezzi meccanici e
favori. Promesse di dazioni di denaro per accelerare il disbrigo di pratiche e
pagamenti. Intimidazioni e minacce di ritorsioni politiche contro i funzionari non
più disposti a ripetere sempre signorsì.
E’ la descrizione di ciò che accadeva all’interno dell’Amam -- Azienda
Meridionale Acque Messina che l’ex presidente del consiglio d’amministrazione
Leonardo Termini ha fatto ai giudici nel corso dell’ultima udienza del processo
Terzo livello che lo vede imputato
accanto all’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile e ad altri più
o meno noti professionisti e imprenditori messinesi. Una deposizione
autodifensiva, forse tardiva, che si è tramutata in un grave atto d’accusa
contro il sistema consociativo che ha retto per decenni la vita amministrativa
delle maggiori società partecipate del Comune di Messina e che la parentesi
dell’amministrazione del cambiamento
che aveva promosso il commercialista Termini alla guida di Amam non è stato in
grado di scalfire.
“Io sono stato nominato presidente dell’Amam il 15 maggio
2015 e sono rimasto in azienda sino all’aprile 2018; in quel momento
l’amministrazione comunale era del sindaco Renato Accorinti”, ha esordito
Leonardo Termini nel corso dell’esame condotto dal proprio legale, l’avvocato Fabio
Repici. “In epoca precedente alla mia nomina all’Amam ero stato nominato
esperto del sindaco per le società partecipate, per la verifica dei bilanci e
quindi per vedere la bontà degli stessi nell’ambito poi del bilancio comunale
in genere. In quel momento, il mio compito di esperto a titolo gratuito
dall’amministrazione Accorinti era di vedere la veridicità dei bilanci, gli
atti che erano stati posti in essere con particolare riferimento a
Messinambiente, Amam e Atm in seguito Ato. In particolare in Messinambiente e
in Atm c’erano tutta una serie di attività poste in essere che non erano
conformi né al dettato civilistico né alle procedure del testo unico degli
appalti. Queste attività mi portavano ad interloquire con il sindaco in
persona, con il professore Guido Signorino che era vicesindaco e assessore al
bilancio, con il professore Daniele Ialacqua e con l’assessore Sergio De Cola”.
“Nel momento in cui si sono verificati i bilanci delle
partecipate e in particolare di Messinambiente dove all’epoca sono stati
portati dei dossier completi al dottor Sebastiano Ardita, la conoscenza dell’azienda
era molto analitica pertanto nella mia successiva nomina a presidente Amam si
chiedevano tutte quelle indicazioni che venivano fuori dai bilanci precedenti e
di porre in essere quelle azioni affinché tutte queste attività potessero
portare beneficio all’economia e all’azienda. Tra le criticità c’erano i
crediti verso gli utenti, in particolare c’era questo rapporto della Fire S.p.A.
a cui avevamo prestato particolare attenzione, un rapporto, francamente, fuori
da ogni buona regola dal punto di vista societario e del codice degli appalti. Soprattutto
il primo periodo alla presidenza Amam è stato quello di intendere come certi
meccanismi funzionavano, mi riferisco a quel cartello che si creava tra le aziende e a quei crediti verso gli
utenti che erano abnormi nonostante la società di recupero crediti Fire che era
lì presente da dieci anni ma con delle funzioni avulse, con la stessa
bollettazione e fatturazione dell’azienda, che anche quello con una ditta
esterna, in maniera francamente singolare. Chiaramente io informavo sempre
l’amministrazione di tutte queste criticità e si attendeva di avere delle
documentazioni complete affinché, nell’interesse della comunità e della città,
si mettesse tutto alla luce dell’autorità giudiziaria”.
Due esposti in sette
giorni…
“Con l’assessore De Cola eravamo in costante contatto: lui
era sempre informato di tutto quello che avveniva in azienda”, ha aggiunto il
commercialista Termini. “In particolare abbiamo elaborato insieme l’esposto che
presentammo alla Procura della repubblica l’1 agosto 2016. Nella maturazione di
quelli che dovevano essere i documenti oggettivi che dovevano essere portati
all’attenzione dell’autorità giudiziaria c’è stato lo scatto in avanti del Movimento Cambiamo Messina dal Basso (il
riferimento è al dossier-esposto che il gruppo, insieme al sindaco Renato
Accorinti, aveva presentato in Procura il 26 luglio precedente per denunciare
alcune anomalie nell’affidamento lavori di Amam negli anni 2013-2016, NdA). Mentre tutte le attività che
ponevamo in essere con l’amministrazione avevano soltanto non uno scopo
politico ma quello di riportare una normalità di una buona condotta aziendale,
il fatto che una denuncia all’autorità giudiziaria venisse effettuata e l’indomani
riportata sui giornali certamente non poteva avere dei riflessi positivi ma
anzi veniva utilizzata ai fini politici e, tra virgolette, strumentalizzare l’autorità giudiziaria in tal senso. L’assessore
De Cola che era allora ai lavori pubblici con la delega all’acquedotto, si è
indispettito perché non era stato coinvolto e in particolare decise di voler
concludere questo esposto e di depositarlo perché in quel periodo, dopo la
famosa crisi idrica della città, ci furono una serie di interventi che vedeva
presente sempre una ditta. L’assessore De Cola ha visto in quello di Cambiamo Messina dal Basso un esposto
politicamente strumentalizzato e dato in pasto ai giornali quando di certo
un’attività del genere, anche nel rispetto degli organi inquirenti, non andava
sbandierata. L’intento dell’assessore De Cola e mio era quello di denunciare
dei fatti per cercare di cambiare la vita di questa azienda e di certo non
saremmo andati a fare una conferenza stampa. Di tutti gli esposti che ho fatto
io non ho mai fatto una conferenza stampa. Non l’ho mai detto. Non era motivo
di vanto o di avere acclamazione pubblica, cittadina (…) Il testo di quell’esposto
lo abbiamo elaborato nell’assessorato di De Cola, lo abbiamo stampato e lo
abbiamo portato presso la Sezione di Polizia giudiziaria insieme a una corposa
documentazione. Io, in contatto sia col dottor Fabio Ettaro che con un’altra
funzionaria, ho sempre portato tutta la documentazione, sia quella richiesta
che altra che reputavo importante per la stessa esposizione. Gli allegati li ho
raccolti io presso l’azienda. Ad un certo punto ho pure consegnato il mio
telefono cellulare alla Polizia giudiziaria. Un giorno mi è stato detto dal
dottor Ettaro che venivo sentito come persona informata sui fatti dal dottore Francesco
Massara. Durante questo interrogatorio, siccome mi sono stati chiesti se vi
erano messaggi sms tra me e la signora Emilia Barrile, io ho fatto vedere
quella che era la mia messaggistica. Allora il dottore Massara mi chiese se
poteva avere questi messaggi e ho detto: Okay.
Dopodiché il magistrato mi ha detto: Ma
il telefono, eventualmente, lo possiamo avere? e gliel’ho consegnato
spontaneamente. Nel telefono erano contenute registrazioni di conversazioni e
messaggi con la signora Barrile. All’interno del telefono non c’era nulla di
cancellato, dal 2012, 2013… (…) Io avvertivo sempre l’assessore De Cola ogni
qualvolta andavo negli uffici della Polizia giudiziaria e certamente
scambiavamo via sms o whatsapp l’evoluzione dell’esposto presentato. Informavo
l’amministrazione nelle persone del sindaco, del professore Signorino,
dell’ingegnere De Cola di ogni fatto particolare che avveniva sia nell’azienda
sia interno che esterno. Mi permetto di aggiungere che poi ho incominciato ad
informare anche il dottore Antonio Le Donne, Segretario generale, Direttore generale
del Comune di Messina”.
Tante gare per un solo
cartello
Leonardo Termini ha poi spiegato come al centro delle
attenzioni sue e dell’amministrazione c’era il sistema dei cartelli d’imprese che avrebbe monopolizzato gare e affidamenti
dell’azienda acque di Messina. “L’Amam nella sua gestione è diventata complessa
nel senso che le ditte specializzate in determinati lavori come l’acquedotto
sono poche, pertanto tutte queste aziende si conoscevano tra di loro e anche
non avendo rapporti con le persone preposte, i dirigenti dell’Amam, riuscivano
a gestire determinate gare. Questo è stato denunciato, ovvero che all’interno
di una gara le ditte che partecipavano, che venivano invitate, facevano tra di
loro una spartizione dei vari lavori, l’acquedotto, la fognatura, Messina Nord,
Messina Sud, centro, villaggi, in maniera tale che loro, o chi per loro,
potevano eseguire i lavori. Cosa capitava? Che in questa gestione che tra di
loro autonomamente si organizzavano, i dipendenti di una ditta venivano
comandati nell’altra ditta, noleggio a freddo di attrezzature, ecc.. Quindi diciamo
che riuscivano a creare questo cartello
per gestirsi gli appalti. Dopodiché c’erano delle cooperative che avevano
l’interesse di persone vicine alla politica. C’erano due tipi di interessi: uno
era quello di verificare la pratica o la procedura o un discorso temporale;
altro, invece, anche oggetto del mio esposto, come quello di una cooperativa
che aveva allora il call center
all’interno dell’Amam. C’era proprio una pressione costante, minacce affinché
venissero proseguite delle attività o venisse data in affidamento diretto la
stessa gestione. Ora non ricordo esattamente qual è la cooperativa ma c’era da
gran tempo prima che io arrivassi e l’esponente politico che mi faceva
pressioni in tal senso era il consigliere Burrascano (Angelo Burrascano, in
consiglio comunale dal 2005 al 2008 con Forza Italia, dal 2008 al 2018 con il
Pd, non rieletto alle ultime amministrative, NdA). Stesso consigliere Burrascano che durante queste pressioni,
una volta è capitato pure ai margini di un consiglio comunale, c’era con me
presente l’assessore Signorino ed io davanti a Signorino ho detto: Vedi, mi minaccia! (…) C’erano minacce
che se non veniva data prosecuzione all’appalto del call center lui avrebbe mandato la commissione di inchiesta,
avrebbe fatto l’accesso agli atti… Ci sono i protocolli dell’Amam tappezzati
dalla richiesta di documentazioni su mille aspetti e sempre diversi da parte
del consigliere Burrascano”.
Stando a quanto riferito in udienza dal commercialista
Termini, sia l’allora presidente del consiglio Emilia Barrile che altri
consiglieri comunali gli avrebbero sollecitato il pagamento di fatture da parte
dell’Amam ad alcune aziende fiduciarie. “Per il pagamento delle fatture non c’è
stato mai un atto aggressivo, ma il discorso era: Hanno bisogno, devono pagare le tasse, ma perché non gli paghi queste
fatture? Degli altri consiglieri chi si informava quando c’è stato, per
esempio, l’assunzione temporanea dei dipendenti; chi chiedeva, chi voleva
vedere gli elenchi, chi voleva guardare la documentazione, ecc.. Scadeva la
gara per le analisi delle acque: E allora
quando fate la gara? E mi avvertite quando la fate? (…) C’erano i
consiglieri comunali che facevano richieste di atti, richieste di
documentazione, accesso agli atti di questa gara, di quell’altra, il
consigliere Santi Zuccarello più volte… I consiglieri comunali chiedevano
informazioni dopo che c’è stata l’emergenza idrica, addirittura si voleva fare
la commissione di inchiesta per l’Amam, io li ho invitati a farla”.
Io ad Emilia le volevo bene
Su specifica domanda dell’avvocato difensore Fabio Repici,
l’ex presidente Amam si è poi soffermato sui suoi rapporti con l’allora
presidente del consiglio comunale Emilia Barrile. “Quando sono stato nominato
esperto del sindaco sono andato una sera in consiglio comunale e la consigliera
in forza al Pd, avvocato Antonella Russo, mi ha presentato la signora Barrile”,
ha detto Termini. “Considerata la carica che ricopriva, mi sembrava opportuno
conoscerla e presentarmi. Siamo alla fine del 2013. Con la signora Barrile
c’erano rapporti formali, di una cordialità però sempre nell’ambito del ruolo
che avevo per quanto io fossi stato nominato dall’amministrazione. Dopodiché
nell’aprile del 2014, andando un giorno al Comune, mi sono diretto verso il bar
a prendere un caffè e l’allora commissario o liquidatore di Messinambiente Armando
Di Maria, mi presentò l’avvocato Elisa Ardizzone, mia attuale compagna (Elisa
Ardizzone è sorella dell’imputato Marco Ardizzone, commercialista e fidato
consigliere di Emilia Barrile, NdA). Elisa
era lì che aspettava la signora Barrile che uscisse perché era in consiglio
comunale. Ci siamo conosciuti lì, in quella sede, e poi cominciò il nostro
rapporto. La Barrile era amica di Elisa, ci siamo frequentati regolarmente da
amici al punto che durante il periodo in cui i rapporti tra me e la mia
compagna erano tesi io mi confidavo con la Barrile, ero anch’io a cercarla spesso
e anche lei mi cercava. In epoca precedente alla mia nomina all’Amam, Elisa
Ardizzone aveva ricevuto un incarico legale dall’allora presidente Alessandro Anastasi
per quanto riguarda la società Fire. Io però non le ho assolutamente conferito
nuovi incarichi. C’è stato solo un proseguimento di quell’incarico perché è
arrivato un pignoramento da parte dell’Amam, anzi specifico che il giorno in
cui mi sono insediato, era il maggio del 2015, il presidente Anastasi le aveva
dato tutta una serie di incarichi che l’avvocato Ardizzone tramite pec ha
respinto scrivendo: Per motivi di ovvia
opportunità non accetto i presenti incarichi”.
Leonardo Termini ha poi fatto il punto sul presunto pressing
di Emilia Barrile a favore di una coop di servizi a lei notoriamente vicina. “Anche i muri dell’Amam sapevano
della vicinanza tra la signora Barrile e la cooperativa Universo e Ambiente”,
ha dichiarato. “Non c’è dipendente che non lo sapeva, ma che la signora Barrile
potesse essere la titolare occulta della società però no. Quando lei mi parlava
della cooperativa mi diceva sempre: Vedi
se gli puoi fare il pagamento perché sunnu cunzumati. Ma parlava di una
terza persona… La Cooperativa Universo e Ambiente aveva avuto rapporti con l’Amam
in epoca precedente all’assunzione da parte mia del ruolo di presidente”, ha aggiunto.
“Ha avuto rapporti sia per quanto riguarda l’appalto precedente, sempre
inerente alla gestione delle pulizie dei locali dell’Amam per due anni
(2014-2016) e, se non ricordo male, relativamente alla gestione delle fontane
comunali. C’era stato un affidamento diretto. Sotto la mia presidenza non furono
invece assegnati lavori in affidamento diretto alla Universo e Ambiente. Il rappresentante
legale della cooperativa era il signor Giovanni Luciano. Ci conoscevamo perché
veniva anche ad informarsi presso l’Amam in funzione della cooperativa, quelli
che erano i pagamenti o come le cose si svolgevano. Parlava con me o con altri.
Io ricordo che un giorno il signor Luciano venne allarmato in azienda in quanto
mi riferiva che non era presente nell’elenco dei fornitori fiduciari perché era
in scadenza di contratto, aspettavano che venisse fatta la nuova gara. Dice: Io non sono presente. Siccome in passato ho
avuto altri problemi, come mai non ci sono? Può verificare questa cosa? Da
quello che mi veniva detto, sembrerebbe che c’è stato un periodo in cui
l’ufficio dell’Amam che si occupava dell’inserimento delle ditte all’interno
dell’elenco dei fornitori fiduciari, in maniera strumentale non li avessero
inseriti in questi elenchi. Questo elenco delle aziende fiduciarie si doveva
rinnovare ogni anno, previa produzione di tutte le certificazioni. Dopodiché
era l’ufficio dell’Amam che, vagliata la documentazione, decideva sì, no, puoi rientrare o non in questo
servizio. Io ho verificato che la cooperativa non era inserita e l’ho
comunicato al signor Luciano. Questi, non ricordo se il giorno stesso o quello dopo,
mi rappresentava di avere l’attestazione della presentazione della richiesta. Al
che ho detto: Bene, se è così vai presso
il protocollo della signora Beccalli e sistemati questa cosa. Cosa che il
signor Luciano ha fatto autonomamente nella piena legittimità. Io da questo
punto di vista non ho mai interferito né tantomeno ho mai avuto interesse a
vedere se una ditta fosse iscritta o meno all’albo”.
“Del mancato inserimento nell’elenco della cooperativa
Universo e Ambiente io ne ho parlato poi anche con la signora Barrile”, ha
aggiunto Leonardo Termini. “Sapevo che c’erano rapporti di conoscenza tra il
signor Luciano e la signora Barrile. Lei a volte mi ha anche nominato il signor
Luciano…. Io ne parlo con lei perché… la signora Barrile, come altre persone o
altri consiglieri comunali che venivano per informarsi dell’elenco dei
dipendenti a tempo determinato, delle gare che venivano fatte, delle analisi
cliniche, era un chiedere, un’informazione, lei come di altri, al contrario di
quello che ho detto prima che è stata una pressione vera e propria nel voler
imporre una cooperativa o di volerle prolungare un contratto. Siccome era
un’informazione in merito ad un’iscrizione o meno, ho reputato di dargliela. Ma
senza nessun’altro problema: la signora attenzionava questo discorso perché
questa cooperativa nell’anno precedente era stata esclusa ma anche per la
mancanza da parte dell’Amam di verificare se questa azienda… L’Amam in quel
momento non ha preso completamente in considerazione né il protocollo né la
valutazione dell’azienda creando un’omissione. E io, in qualità di legale
rappresentante, non mi potevo permettere di avere un contenzioso anche perché
in quel periodo c’era stata l’emergenza idrica e l’Amam è stata costretta a
dover prorogare il termine entro il quale le aziende potevano presentare le
proprie domande di inserimento… C’è stato un consiglio di amministrazione o
un’assemblea dei soci che ha deliberato questa proroga perché si era creata una
confusione immane”.
Se tu lo paghi, lui ti ripaga…
“La signora Barrile conosceva l’Amam a menadito da sempre,
sia per il ruolo politico che ha avuto sia per i rapporti con altre persone,
quindi non aveva bisogno di me…”, ha riferito l’ex presidente dell’azienda
acque. “Se non ricordo male l’ho chiamata io anche dal telefono dell’Amam e poi
ci siamo visti un attimo sotto, fuori. Con la signora Barrile ci sentivamo non
in maniera insistente però ci si sentiva all’inizio anche in maniera
quotidiana, soprattutto all’inizio del mio rapporto con Elisa quando si
creavano certe indiscrezioni o dei sospetti per separazione, per questioni
personali…. Devo dire che ero io stesso a disturbare la signora Barrile anche a
sfogarmi, mi è stata molto vicino, questo è assolutamente vero. Quindi c’era un
rapporto umano. Io non ho avuto ruolo né nella gara per il servizio di pulizie
nei locali dell’Amam né in alcuna gara. La procedura era la seguente: il
direttore generale, in relazione all’eseguimento di un servizio o alla scadenza
di un appalto o all’esaurimento delle somme, diceva: Vedi presidente, sta scadendo la gare sulle fognature Messina Nord,
bisogna fare un nuovo appalto per centocinquantamila euro, centomila euro… Allora
per presa visione mettevo una sigla, basta. Poi tutto il resto lo vedevano
loro. Chiaro è che nel momento in cui si sono viste certe criticità allora io…
Veramente è stato un qualcosa che si è visto insieme con il direttore generale
che era prima l’ingegnere Luigi La Rosa e poi il facente funzione ingegnere
Francesco Cardile. Della selezione delle ditte si occupava dunque il direttore
generale o le persone adibite alla gara perché c’era una commissione. Io non
ho, ripeto, né in questa gara né in tre anni, mai partecipato, presieduto,
neanche come spettatore o nelle fasi prodromi che alla procedura alla gara,
all’aspetto invito ditte. E non ho ricevuto assolutamente alcuna pressione da parte
del Luciano o della signora Barrile… Uscivamo fuori da un’emergenza idrica, dopodiché
abbiamo avuto l’incendio dei tubi a Calatabiano che è stato a luglio, c’è stato
proprio un susseguirsi di queste problematiche e quindi c’è stata la proroga
dell’appalto delle pulizie. Ma nelle more che fosse prorogato per poco, l’appalto
è stato sospeso per quattro o cinque giorni e l’Amam non ebbe la pulizia dei
locali. Io ho detto al direttore generale: Hai
fatto la proroga? Se non l’hai fatta stai attento a quello che si fa perché non
possiamo stare in questo modo. Non può lavorare un’azienda senza un titolo, un
contratto perché ne siamo responsabili direttamente. E quindi l’azienda è
stata temporaneamente allontanata (…) Per l’esclusione dell’Universo e Ambiente
dagli albi degli elenchi, Emilia Barrile era molto esacerbata e pertanto poteva
anche intervenire in qualità di presidente del consiglio con accesso agli atti,
con richieste di documentazione, eccetera. Poi, nel momento in cui c’è stato il
cambio di statuto dell’Amam e in particolare con la legge Madia si riduceva il
numero dei consiglieri d’amministrazione da tre ad uno, c’era già un vociare
all’interno del consiglio di volermi sfiduciare… Addirittura questo me lo ha
detto anche il signor Barillà, che c’era una volontà da parte del consiglio
comunale, di qualcuno dell’amministrazione su intese con la signora Barrile… Si
parlava di una fine prossima del consiglio di amministrazione e addirittura è
stata fatta una battuta in tal senso dalla signora Barrile con un consigliere comunale
di cui in questo momento non ricordo il nome che si era prossimi ad andare via
e che addirittura questo consigliere sarebbe entrato all’Amam”.
Ben diverso sarebbe stato invece il comportamento assunto dall’esponente
politica nei confronti di Leonardo Termini relativamente alla Fire S.p.A., la
società che curava il recupero crediti per conto dell’Azienda Meridionale Acque
Messina. “Con la Barrile mi trovai a parlare anche di un’altra azienda, la
Fire. Anche questo è stato motivo di esposto sia presso gli organi giudiziari che
presso la Corte dei Conti. La Fire era presente da dieci anni in Amam con una
gara francamente singolare, ovvero un appalto da trenta milioni di euro; è
stato fatto un invito diretto a cinque ditte, dopodiché, dal 2004 in poi,
questa azienda non ha fatto mai più una gara, proroga o rinnovo. Dopodiché,
siccome il Comune di Messina ha fatto transitare i dipendenti della Feluca in
Amam, coloro che avevano particolare esperienza nel settore informatico dovevano
occuparsi del recupero crediti. Pertanto noi abbiamo fatto un consiglio di
amministrazione dove abbiamo cessato il contratto con Fire, deliberando che si
concludesse al 31 dicembre per motivi di bilancio e di opportunità aziendale e
dopodiché il recupero dei crediti è avvenuto sempre all’interno dell’Amam. Devo
dire che veniva espletato anche con ottimi risultati…”.
“Le interlocuzioni con la Barrile erano che siccome l’Amam
doveva, presuntivamente, un milione e duecentomila euro a Fire, praticamente mi
veniva solleticato personalmente prima dal signor Sergio Bommarito, presidente
del consiglio d’amministrazione, e poi anche dalla signora Barrile il pagamento
di questi mandati in favore della società. Sì, la signora Barrile mi
sollecitava il pagamento di questi mandati in favore della Fire per i rapporti
con il signor Bommarito. E poi ci fu un’occasione dove mi ha offerto un importo
in denaro affinché si pagassero questi mandati. E’ accaduto nell’estate del
2016. L’offerta mi fu fatta vicino al bar Apollo. Questa cosa l’ho riferita
alla Polizia giudiziaria. Lei mi ha fatto presente che era in difficoltà per i
mandati pagati da Amam alla Fire S.p.A. e che il dottor Bommarito, titolare
della Fire, a fronte dei suddetti pagamenti aveva delle somme di denaro per me.
La signora Barrile mi disse: Provvedi a
questi pagamenti che ti vengono dati tremila euro per i pagamenti. E io ho
detto: Ma che cosa stai dicendo, sono
loro che devono dare soldi a noi per tutto quello che hanno combinato in dieci
anni. Emilia Barrile mi ha esortato nuovamente a pagare i mandati. Dopo
questo incontro io mi sono sentito in difficoltà e perciò ho iniziato a
rispondere sempre più raramente alle sue chiamate. Qualche tempo dopo, saranno
passati circa dieci giorni, ho risposto ad una sua chiamata e lei mi ha chiesto
un nuovo incontro, mi ha dato appuntamento al bar Fumia, nei pressi della
piazza del municipio. Lì mi ha ribadito il concetto di pagare i mandati di Fire
perchè era in difficoltà con Bommarito e che comunque ci sarebbe stato un
pensiero in denaro per me”.
“La signora Barrile mi parlò di ulteriori questioni relative
all’Amam e dei crediti di privati nei confronti dell’azienda”, ha aggiunto
Termini. “Mi veniva richiesto il pagamento di determinate ditte però senza
nessuna promessa in denaro, ma soltanto nel cercare di facilitare il loro incasso
che io non avevo pagato e non avevo intenzione di pagare perché le somme mi
venivano richieste da terze persone. Le ditte erano quelle dei due fratelli Micali,
del signor Barillà, del signor Celesti, io però non ho posto nulla in
pagamento. La signora Barrile mi ha detto in un’occasione che uno dei fratelli
Micali, non mi ricordo se il titolare della Intercontinentale o l’altro
fratello, lamentava il mancato pagamento dei mandati e se io li avessi pagati
questa persona mi avrebbe fatto una regalia di due o tremila euro per ciascun
mandato pagato. In quel momento i miei rapporti con la signora Barrile erano assolutamente
freddi e cercavo sempre di eliminare queste interferenze, anche se certo mi
dispiaceva umanamente dover andare a rappresentare determinate cose. Per quanto
riguarda Micali e Fire è un qualcosa che mi è stato proposto dalla signora
Barrile; per quanto riguarda Celesti è stato il Celesti direttamente a farmi
l’offerta della percentuale sui mandati di pagamento: mi voleva dare il 20 o il
25% di ogni mandato che pagavo, una follia! Ovviamente ho denunciato subito
questa cosa (…) I pagamenti poi li fece successivamente il direttore Cipollini
(Claudio Cipollini, ex amministratore unico di Smarter S.r.l., società di
consulenza per l’innovazione e direttore generale di Amam dal febbraio 2017 al
dicembre 2018, NdA). Tutte quelle
aziende e professionisti che io non ho pagato, poi sono state pagate dal nuovo direttore
generale Cipollini. E Cipollini dava proroghe di otto mesi per determinati
servizi o appalti”.
C’eravamo tanto amati…
La nomina del manager romano alla direzione dell’azienda
causò un’insanabile frizione nelle relazioni tra il commercialista Termini e
l’amministrazione Accorinti, soprattutto con lo stesso assessore-amico Sergio
De Cola. “C’è stata una selezione pubblica che l’architetto Cipollini ha vinto.
Fino al suo arrivo non fu emesso alcun pagamento tra quelli sollecitati dalla
signora Barrile: Bommarito-Fire, la ditta di Barrillà, Celesti, Micali… Anzi di
Micali ho chiesto anche la rescissione del contratto perché si passavano i
dipendenti da un lato all’altro, utilizzavano un solo mezzo per fare due
appalti e l’ho chiesto al direttore generale con nota scritta. Il direttore
facente funzioni ha provveduto immediatamente a richiamarli una prima volta e
poi eliminarli (…) Io gli ho detto una cosa: Claudio, guarda che queste ditte hanno questi collegamenti, queste
altre ditte hanno questi collegamenti, queste ditte… Prima di fare pagamenti
guardatene bene. Da quello che io so, lui certamente ha pagato un legale
che io non pagavo, tutte queste ditte che io non pagavo… Lui ha pensato di
pagarle perché diceva: Hanno titolo,
hanno le fatture, non sono state contestate e vanno pagate”.
“L’architetto Cipollini ha creato immediato dissapore tra me
e l’amministrazione comunale dove lui pretendeva che il consiglio di
amministrazione facesse da spettatore nell’evoluzione dell’azienda, di
approvare tutti gli atti che faceva, tutti i pagamenti. Prima accadeva che i
pagamenti erano determinati dal direttore generale e c’era anche la firma del
presidente anche perché in banca doveva andare con la firma del legale
rappresentante. Quando è arrivato il direttore Cipollini la prima cosa che ha
fatto ha avocato a sé tutti i pagamenti. Certamente non poteva essere pagata Fire
perché c’era una causa incredibile con l’esposto alla Procura della Repubblica,
cosa che io ho rappresentato a Cipollini. Che ho detto a Cipollini? Sai, caro mio, cosa fai? Vieni con me alla
Digos, siediti e comincia ad assumerti anche tu le tue responsabilità. Cosa
che non fece mai ovviamente”.
“Il mio con l’amministrazione Accorinti è stato sempre
un rapporto diverso anche quando ci sono stati dei periodi di crisi, così come
l’ultimo periodo dove i rapporti con l’assessore De Cola si erano raffreddati,
erano molto tesi perché Cipollini aveva un ascendente diretto nei suoi
confronti”, ha spiegato l’ex presidente Amam. “Nell’ultimo periodo con
l’assessore De Cola siamo stati ai ferri cortissimi perché anche lì sono state
tutta una serie di cose, a me non garbava la selezione con la quale è stato
nominato Cipollini, che la documentazione è stata pure portata presso i
carabinieri. Guardi, c’è stato un esposto mio verso Siciliacque per quanto
riguarda la concessione del Fiumefreddo… (…) Io lì, all’interno dell’Amam, ero
da solo soprattutto quando venne Cipollini, perché all’interno dell’azienda non
c’era più una classe dirigente particolarmente attenta. Quindi all’interno
dell’Amam eravamo il consiglio di amministrazione che si spendeva
quotidianamente e poi c’era il dottore Cipollini che si faceva gli affari suoi
dall’altro lato. Era un ambiente completamente ostile, quindi io ho reputato
opportuno crearmi determinate precauzioni che ho rappresentato sempre agli
organi inquirenti”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 23 settembre 2019, http://www.stampalibera.it/2019/09/23/soldi-cartelli-dimprese-minacce-il-casino-amam-nellatto-daccusa-dellimputato-termini/?fbclid=IwAR2tFGrm33ZushuL6-Pa3PcsMRcJ8BXcpiUlBoW7L-YeT_CwQp55prrQmQU
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