Mafia a Messina, Operazione Beta e l’oscuro affaire delle Case popolari del Comune a Fondo Fucile
Il lungo capitolo
dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla DDA di Messina nell’ambito
della cosiddetta operazione antimafia “Beta” e dedicata all’affaire del gruppo
Romeo-Grasso relativo alla vendita al Comune di Messina di numerosi alloggi
popolari al fine di “risanare” la baraccopoli di Fondo Fucile (pagg. 423-463)
presenta alcuni passaggi particolarmente inquietanti, su cui riteniamo sia necessaria
da parte del’Amministrazione comunale chiarire nelle sedi istituzionali il
modus dell’assessorato competente (l’assessore De Cola,
bisogna dirlo con chiarezza, non risulta essere indagato) nella
vicenda.
In particolare a pag. 429,
gli inquirenti nel sottolineare che con delibera di Giunta n. 263 dell’11
aprile 2014, il Comune di Messina aveva deciso di prorogare il termine di
presentazione delle offerte per l’acquisto di alloggi a Fondo Fucile (con la
motivazione che “i soggetti interessati, hanno anche fatto rilevare la
ristrettezza dei tempi concessi, a poter produrre tutta la documentazione
richiesta entro il 15 aprile, termine ultimo previsto per la presentazione
delle offerte, pertanto uno slittamento dello stesso”), affermano testualmente
che “APPARE GRAVE E PECULIARE IL DOVER RILEVARE QUANTI PROVVEDIMENTI
IRREGOLARI, ILLECITI, STRUMENTALI, SI COLGONO IN UN SOLO APPALTO”. Da quanto
sopra, parrebbe che il giudizio di “irregolarità” e “illegittimità” venga
espresso proprio sulla delibera di proroga della Giunta comunale.
Ancora più grave e sempre di
non facile lettura è quanto riportato nell’ordinanza a pag. 459. Riportiamo
integralmente il passaggio proprio per non incorrere in imprecisioni che
capovolgano il senso dell’analisi impietosa degli inquirenti sulla borghesia
mafiosa peloritana.
“La esposizione delle prove
di cui in richiesta, si riporta perché propone direttamente le prove e si
condivide, come da tecnica motivazionale sempre usata nel procedimento in caso
di condivisione con la informativa, registrando ogni aspetto. valutativo del
giudice.
Nella specie, come in altre,
la lettura appare però alquanto carente. Da Cucinotta, a stare alle
intercettazioni, si passa alla
telefonata diretta al Grasso del De Cola, soggetto che palesemente il Romeo non
vorrebbe menzionato e vi è da due associati un raccordo di tale telefonata
ai “favori” fatti al Cucinotta. E’ un passaggio inesplorato e il Cucinotta paga
solo, ma la nuova mafia, che si può ritenere nota nell’ambiente (telefonando a Grasso si telefona a Romeo,
ad un mafioso, e aggiudicando alle loro ditte la stessa cosa, si aggiudica ai
mafiosi) non ha appoggi, del mondo di sopra, solo singoli. sarebbe del
resto illogico e metodo di lettura
depistante. I mondi si incontrano con mille facce, ritenere un corrotto o un
complice singolo e spuntato dal nulla è effettuare una ricostruzione prossima
all’inverosimile. E anche la lettura della corruzione, come singolo pagamento
di una somma di denaro al funzionario corrotto è mera ipotesi di scuola, i
rapporti crescono, si sistemano i figli e parenti, certo a 500 euro o magari a
100.000 dollalri secondo i livelli, e, cosa più grave, ci si compenetra nella
capacità di forza dell’associazione, i favori contro altri che alla fine
consentono di dire quel “noi” che non è a mettere un cappello su una testa che
non vuole essere calzata ma una adesione a soggetti e metodi associativi che
vale il vecchio giuramento col santino, il sangue e la “punciuta”. E i rapporti
con architetti, impiegati sotto i cavalli e forze dell’ordine lievitano”.
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