Iperdroni, Killer Robot e Super-Umani per le guerre globali del XXI secolo
“Il campo di battaglia del futuro sarà popolato da un
numero inferiore di esseri umani. Quelli sul campo di battaglia, però, avranno
capacità fisiche e mentali superiori: avranno una migliore percezione
dell’ambiente e saranno più forti, intelligenti e potenti. Combatteranno fianco
a fianco ai Killer Cacciatori Automatizzati di vario genere”. Così scrivono il Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti e l’US Army Research Lab, il laboratorio di
ricerca scientifica dell’esercito Usa, nel report Visualizing the Tactical Ground Battlefield in the Year 2050 (pubblicato
il 25 luglio 2015) che prefigura le modalità di conduzione della guerra
terrestre entro la metà del XXI secolo. Battaglie che saranno combattute da
robot assassini e Super-Umani, “macchine da guerra spaventose ed inarrestabili,
corazzate e dotate di armi laser…”. Mostruosi non esseri viventi (o quasi) capaci però di distruggere ogni essere
vivente, armati di leeches (letteralmente
sanguisughe), “velivoli senza pilota che
saranno lanciati dall’operatore verso una fonte di energia…”.
La iperdronizzazione delle guerre future è perseguita
anche dalla Marina e dall’Aeronautica militare: quest’ultima, in particolare,
ha predisposto da anni un cronogramma che fissa il 2048 come l’anno in cui i
conflitti saranno automatizzati al 100% e gli ordini di attacco giungeranno da
un network di computer e sistemi di intelligenza artificiale, satelliti,
terminali di telecomunicazione, velivoli senza pilota e armi nucleari,
assolutamente indipendente dal controllo umano. Entro i prossimi cinque anni,
l’US Air Force diverrà già la più grande
forza da combattimento UAV (unmanned
aerial vehicle) del pianeta. Oltre tre miliardi di dollari d’investimenti
per dotarsi di ben 17 squadroni di superdroni da dislocare prevalentemente nella
basi aeree di Beale (California),
Davis-Monthan (Arizona),
Pearl Harbor (Honolulu) e Langley Newport (Virginia).
La progettazione e
sperimentazione di micidiali sistemi di distruzione di massa e robot killer
procede inarrestabile in tutto il mondo, mentre le dottrine strategiche si
uniformano allo scopo di estromettere prima possibile i militari in carne ed
ossa dalle catene decisionali in tempo di guerra. Le armi letali del tutto
automatizzate sono definite in termine tecnico-militare “LAR” (Lethal Autonomous Robotics). “Se utilizzati, i LAR possono avere
conseguenze di enorme portata sui valori della società, soprattutto quelli
riguardanti la protezione della vita, e sulla stabilità e la sicurezza
internazionale”, ha denunciato il Consiglio per i Diritti Umani dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite
in un rapporto speciale pubblicato il 9 aprile 2013. “Essi non possono essere
programmati per rispettare le leggi umanitarie internazionali e gli standard di
protezione della vita previsti dalle norme sui diritti umani. La loro
installazione non comporta solo il potenziamento dei tipi di armi usate, ma
anche un cambio nell’identità di quelli che li usano. Con i LAR, la distinzione
tra armi e combattenti rischia di divenire indistinto”, aggiunge il report Onu. “Raccomandiamo agli Stati membri di
stabilire una moratoria nazionale sulla
sperimentazione, produzione, assemblaggio, trasferimento, acquisizione,
installazione e uso dei Lethal
Autonomous Robotics, perlomeno sino
a quando non venga concordato a livello internazionale un quadro di riferimento
giuridico sul loro futuro”. Ovviamente l’appello non è stato accolto da nessun
paese.
I droni-killer protagonisti
delle sanguinose incursioni Usa nei principali scacchieri di guerra
internazionali sono i “Predator”. Nonostante siano dotati di sofisticatissime
tecnologie di telerilevamento, essi non sono in grado di distinguere i
“combattenti” nemici dalla popolazione inerme. Dall’autunno del 2012 alcuni di
questi droni dell’US Air Force vengono ospitato nella stazione aeronavale
siciliana di Sigonella, sulla base di un’autorizzazione top secret del Ministero della difesa italiano. Anche l’Aeronautica militare italiana, prima in tutta Europa,
ha acquistato i “Predator” statunitensi; l’1 marzo 2002, nella base aerea di Amendola (Foggia), è stato costituito il 28° Gruppo Ami per condurre le operazioni aeree con i velivoli teleguidati.
Il
battesimo di fuoco dei droni italiani è avvenuto in Iraq nel gennaio 2005,
nell’ambito della missione “Antica Babilonia”. Nel maggio 2007 i Predator sono stati
trasferiti pure nella base di Herat, sede del Comando regionale interforze per
le operazioni in Afghanistan. Nel corso delle operazioni belliche contro la
Libia di Gheddafi della primavera-estate 2011, i velivoli a pilotaggio remoto dell’Aeronautica italiana hanno avuto un
ruolo chiave nelle operazioni d’intelligence della coalizione internazionale a
guida Usa. Negli ultimi due anni due velivoli-spia sono stati
schierati a Gibuti, Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria
dell’Unione Europea “Atalanta”, mentre nello scalo aereo di Kuwait City sono
stati rischierati due droni appositamente riconfigurati per operare con la
coalizione internazionale anti-Isis in Iraq e Siria. Sino ad oggi ai “Predator” sono state assegnate solo
missioni d’intelligence e riconoscimento; lo scorso anno, però, l’Italia ha
ottenuto dal Congresso degli Stati Uniti l’autorizzazione ad armare i propri droni con 156 missili AGM-114R2 Hellfire
II prodotti da Lockheed Martin, 20 GBU-12 (bombe a guida laser), 30 GBU-38 JDAM
ed altri sistemi d’arma. L’Italia sarà così uno dei primi paesi Nato a disporre
di spietati droni-killer e il primo teatro operativo potrebbe già essere nei
prossimi mesi quello libico.
Nel
campo dei velivoli senza pilota, l’Italia si è conquistata una leadership in
ambito internazionale. Nei piani delle forze armate Usa e Nato, la base di
Sigonella è destinata a fare da vera e propria capitale mondiale dei droni, cioè in centro d’eccellenza per il
comando, il controllo, la manutenzione delle flotte di UAV chiamati a condurre
i futuri conflitti globali. Oltre ai “Predator”, dall’ottobre 2010 Sigonella
ospita pure tre-quattro aeromobili teleguidati da osservazione e sorveglianza RQ-4B “Global Hawk” dell’US Air Force. Alla
iperdronizzazione delle guerre si preparano pure i paesi membri dell’Alleanza
Atlantica. Entro la fine del 2016 sarà pienamente operativo il programma denominato
Alliance Ground Surveillance (AGS)
che punta a potenziare le capacità d’intelligence, sorveglianza e
riconoscimento della Nato nel Mediterraneo, nei Balcani, in Africa e in Medio
oriente. Il sistema AGS verterà su una componente aerea basata su cinque
velivoli a controllo remoto “Global Hawk” versione Block 40, che saranno installati anch’essi a Sigonella. Nella
stazione siciliana, dove nei prossimi mesi giungeranno 800 militari dei paesi
Nato, funzionerà il centro di coordinamento e controllo dell’AGS in
cooperazione con i “Global Hawk” Usa. Sigonella è
stata prescelta infine come base
operativa avanzata del sistema aereo senza pilota (UAS) MQ-4C Triton,
anch’esso basato sulla piattaforma del “Global Hawk” acquistati dalla Marina
militare Usa.
Le
società Piaggio Aereo Industries e Selex Es (Finmeccanica) utilizzano dal
novembre 2013 la base del 37° Stormo dell’Aeronautica militare di Trapani Birgi
per i test di volo del dimostratore P.1HH DEMO, il nuovo aereo a pilotaggio
remoto “HammerHead” (Squalo Martello)
che sarà consegnato all’Italia nei primi mesi del 2016. In Sardegna, l’aeroporto di Decimomannu e il grande
poligono militare di Perdasdefogu (Ogliastra) sono stati utilizzati invece per
sperimentare il prototipo di robot-killer
volante nEUROn, l’aereo senza pilota da
combattimento coprodotto da Italia, Francia, Svezia, Spagna, Svizzera e Grecia.
Il nEUROn è il primo aereo europeo a
pilotaggio remoto dotato di materiali con accentuate caratteristiche stealth che gli consentiranno di penetrare
nello spazio aereo nemico senza essere individuato e operare a tutti gli
effetti come una spietata macchina-killer per colpire e uccidere a distanza
grazie agli ordigni di precisione per gli attacchi aria-suolo a guida laser da
250 kg. Al programma nEUROn partecipa in qualità di capofila con una quota del
50% il consorzio francese composto da Dassault Aviation, Thales e EADS-France;
ci sono poi l’italiana Alenia Aermacchi (Finmeccanica), la svedese SAAB, la
spagnola EADS-CASA, la greca EAB e la svizzera RUAG. La pazza corsa ai droni e
ai robot killer è innanzitutto il più grande affare della storia del complesso
militare-industriale e finanziario transnazionale.
Articolo pubblicato in “Speciale
Guerra e Pace” di Dieci e Venticinque,
n. 29, gennaio 2016, http://www.diecieventicinque.it/2016/02/08/guerra-e-pace-numero-29-gennaio-2016/
Commenti
Posta un commento