In attesa che il Tar spenga il Muos


Sarà il Tar di Palermo ad esprimersi, il prossimo 25 novembre, sulla legittimità delle autorizzazioni concesse dalla Regione Siciliana alla Marina militare Usa per realizzare il terminale MUOS all’interno della riserva naturale di Niscemi. L’accensione del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari è già stato effettuata, ma un verdetto che faccia proprie le ragioni dei comitati No MUOS e dei Comuni siciliani costituitisi contro il devastante progetto bellico potrebbe riaprire la partita.

Il 12 settembre scorso, è stata depositata la relazione firmata da uno degli esperti italiani più accreditati in tema di elettromagnetismo, l’ingegnere Marcello D’Amore, professore emerito di Elettrotecnica dell’Università “La Sapienza”, incaricato dal Tar di verificare l’attendibilità degli studi sulle criticità sociosanitarie del MUOS dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ISPRA e dell’ENAV, l’Ente nazionale che gestisce e controlla il traffico aereo. Grazie a questi studi, il governatore della Regione, Rosario Crocetta, ha autorizzato la conclusione dei lavori del sistema satellitare chiamato a dirigere le guerre automatizzate e disumanizzate del XXI secolo, con i droni, le unità navali, i sottomarini e i carri armati robot.

Per il prof. D’Amore non ci sono dubbi: le differenti problematiche sul campo elettromagnetico generato dalle parabole del MUOS sono state trattate da ISS, ISPRA ed EVAV “in maniera non esaustiva e come tale suscettibile di ulteriori doverosi approfondimenti”. Nella sua relazione, il perito del Tar annota che “l’Istituto Superiore di Sanità, a causa del tempo limitato previsto per svolgere le proprie valutazioni non è stato in grado di procedere all’acquisizione né dei codici di calcolo, né dei dati dettagliati necessari, per cui è dovuto ricorrere a procedure di calcolo semplificate”. Questo modo di operare, per il prof. D’Amore, rende in parte erronee o inattendibili le considerazioni favorevoli al MUOS espresse dall’Istituto di Sanità. “I valori di picco della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio calcolati nella verificazione, contrariamente a quanto stimato dall’ISS, risultano superiori ai limiti previsti”, scrive il docente. “Inoltre non è condivisibile l’affermazione di danno trascurabile conseguente all’esposizione di una persona agli elevati valori della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio a 1600W e 31 GHz, nel caso di malfunzionamenti dei sistemi di puntamento o di eventi sismici. Al contrario si ritiene che tale evento debba essere evitato”. Il prof. D’Amore rileva poi come l’ISS non abbia sufficientemente analizzato le pericolose interferenze dei campi elettrici del MUOS sugli apparecchi elettromedicali esistenti o da installare nei presidi sanitari prossimi alla grande installazione della Marina militare Usa.

Parziali e contraddittorie anche le conclusioni dell’ISS sulle emissioni elettromagnetiche prodotte dalle decine di antenne NRTF che operano a Niscemi dal 1992 per le telecomunicazioni con i sottomarini a capacità e propulsione nucleare in immersione negli oceani e sui conseguenti rischi di esposizione della popolazione. Il prof. D’Amore evidenzia in particolare “differenze di notevole entità” e “macroscopiche discordanze” tra le misurazioni condotte in passato dall’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpa Sicilia) e quelle eseguite dall’ISPRA in appena dieci giorni. “I valori raccolti in quest’ultimo caso sono notevolmente inferiori nei siti prossimi alla base, in particolare in località Ulmo, a quelli misurati da Arpa Sicilia in prolungati periodi di tempo”, afferma il perito. “Questa differenza sarebbe dovuta essere approfondita dalla stessa Arpa visto che poi le analisi dell’ISPRA sono state utilizzate dall’Istituto di Sanità per dimostrare che i campi elettromagnetici irradiati dalle antenne rispettano i limiti previsti dalla normativa nazionale e sarebbero irrilevanti nell’eventuale cumulo con il campo elettromagnetico irradiato dal MUOS”.

Per il prof. D’Amore non sono stati valutati correttamente i rischi delle emissioni delle parabole sulle operazioni di volo negli scali siciliani prossimi alla base di Niscemi, primo fra tutti l’aeroporto di Comiso, distante appena 20 km. “L’analisi del possibile attraversamento del fascio da parte dell’aeromobile è svolta da ENAV basandosi erroneamente sul calcolo del campo lontano; nell’analisi non si stima inoltre il valore della densità di potenza, né il livello del campo elettrico sull’asse del fascio”, scrive D’Amore. “La relazione ENAV tratta in maniera superficiale la problematica dell’interazione di un aeromobile con l’High Intensity Radiated Field, oggetto di numerosi studi e normative. Nelle conclusioni si afferma così che la probabilità di interazione è molto bassa, senza darne tuttavia motivazioni scientifiche e specificazioni quantitative”. Il docente dell’Università di Roma critica infine l’ENAV per non aver valutato le interferenze con gli aeroporti di Catania e Sigonella che pure rientrano nel campo vicino del fascio d’onde prodotto dal MUOS. “Andrebbe poi verificato che il rischio di effetti su dispositivi elettroesplosivi a bordo degli aerei sia effettivamente scongiurato”, spiega D’Amore, ricordando come la stessa Marina militare statunitense aveva deciso di trasferire il progetto MUOS dalla stazione aeronavale di Sigonella alla base NRTF di Niscemi, dopo aver accertato che le onde elettromagnetiche potevano provocare l’innesco degli ordigni collocati sui velivoli da guerra. Per tutte queste ragioni, conclude D’Amore, “le interazioni del sistema MUOS con aerei e con gli aeroporti interessati, dovrebbero essere oggetti di una nuova approfondita indagine che oltre alla verifica del rispetto delle normative, tratti in maniera rigorosa i rischi ai quali la popolazione ed il territorio limitrofo potrebbero essere esposti”.

“Quelle del prof. Marcello D’Amore, tec­nico indi­pen­dente ed autorevolissimo, sono parole pesanti come macigni che certificano con verità scien­ti­fica quanto abbiamo affermato per anni; per questo il MUOS va spento subito!”, commenta il fisico Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino, tra i primi ad aver sollevato il tema dell’insostenibilità tecnico-ambientale del nuovo sistema satellitare Usa. “Le emissioni del MUOS si sommeranno con altre diverse forme d’inquinamento (chi­mico ed elettromagnetico) esistenti che hanno reso estremamente critica la situazione sanitaria del territorio tra Gela e Niscemi”, afferma Zucchetti. “Una preoccupazione espressa pure dall’Istituto Supe­riore di Sanità che però si è sem­pre rifiu­tato di considerare e valutare le interazioni tra i diversi agenti inquinanti”. Nella sua relazione, l’ISS aveva rilevato dati cor­renti di mor­ta­lità e ospedalizzazione della popo­la­zione niscemese estremamente alti, specie relativamente ad alcune gravi patologie. Rispetto al quadro statistico della Regione Sici­liana, a Niscemi sono stati evidenziati per il genere maschile, eccessi significativi per i tumori mali­gni nel loro com­plesso (polmone, ossa, cartilagine, ecc.), mentre per il genere femminile, eccessi per tumori mali­gni­ del sistema linfoematopoietico (leu­ce­mie e linfomi). “L’ISS ritiene che tali pato­lo­gie siano dovute ad espo­si­zioni di varia natura, in alcuni casi correlabili ad espo­si­zioni in ambito agri­colo, tuttavia non prende in considerazione che una pos­si­bile causa potrebbe essere rife­rita agli effetti di espo­si­zione a campi elettromagnetici, o ad una azione siner­gica con le altre espo­si­zioni, come abbiamo ampia­mente ribadito con i nostri studi”, aggiunge il prof. Zucchetti. “L’ISS ha pure chiesto di dedicare una particolare atten­zione ai rischi di espo­si­zione dei bam­bini di Niscemi in quanto più suscet­ti­bili degli adulti ad alcuni cancerogeni, incluse alcune sostanze chi­mi­che e varie forme di radiazioni. La Regione Siciliana, ha preferito invece non tenerne conto”.

Sui comportamenti più che omissivi delle autorità siciliane puntano il dito anche Paola Ottaviano e Nello Papandrea, legali dei Comitati No MUOS nel procedimento d’avanti al Tar. “L’elaborato dell’ISS conteneva degli elementi di preoccupazione che non giustificavano la cosiddetta revoca delle revoche del 24 luglio 2013”, scrivono i due avvocati. “Anzi, c’erano tutti gli elementi per confermare e mantenere l’annullamento delle autorizzazioni. Ricordiamo in proposito che l’Associazione Antimafie Rita Atria ha querelato il dirigente regionale all’Ambiente Gaetano Gullo, proprio per aver utilizzato in modo parziale e tendenzioso la relazione, estrapolandone solo alcune parti al fine di farla apparire più tranquillizzante di quanto in effetti non fosse”. I No MUOS rilanciano intanto la mobilitazione in vista del 25 novembre. Perché la Sicilia sia ponte di dialogo e pace e non più trampolino di guerra e morte nel Mediterraneo.
Articolo pubblicato in Adista Segni nuovi, n. 35, 11 ottobre 2014

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