L’acqua avvelenata della base Usa di Niscemi


Non sono solo le micidiali onde elettromagnetiche del MUOS e delle 46 antenne della stazione di radiotelecomunicazione della marina USA ad  attentare alla salute della popolazione di Niscemi, Caltanissetta. “Anche se nel 2013 l’acqua di rubinetto fornita presso l’installazione di Niscemi non ha rispettato i limiti imposti dall’Environmental Final Governing Standard (FGS) italiano, l’Autorità di Medicina Preventiva ha dichiarato l’acqua potabile”, si legge nel Rapporto confidenziale per il consumatore 2013 redatto dal Comando US Navy di Sigonella, da cui dipende la base NRTF di Niscemi. “L’acqua - nel mese di agosto 2013 - conteneva Nitrati in quantità superiore ai livelli massimi ammessi. I livelli riscontrati con le analisi del Dipartimento dei lavori pubblici della base aeronavale di Sigonella non possono causare danni acuti alla salute degli infanti di meno di sei mesi né effetti immediati di salute degli adulti”. Sarebbe tutto sotto controllo, dunque, per le autorità statunitensi. Eppure i dati contenuti nelle tabelle del rapporto sulla qualità dell’acqua dell’installazione di Niscemi sono tutt’altro che tranquillizzanti. La media annuale dei valori dei nitrati (come l’azoto N) riscontrati nel 2013 è stata di 6 mg/l (il limite fissato dalle normative italiane ed europee per la protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati è di 10 mg/l), ma in alcuni periodi le analisi hanno registrato valori superiori agli 11 mg/l. “La concentrazione dei Nitrati misurata a Niscemi di 6 mg/l ha superato il limite di aumento di campionamenti di 5 mg/l, ma comunque non ha superato MCL=10)”, spiega il Dipartimento di US Navy a margine del rapporto confidenziale. Probabile causa dell’inquinamento da nitrati, la “dispersione causata da fertilizzanti, serbatoi settici o di acque reflue e l’erosione di depositi naturali”.

In un successivo paragrafo, Il Comando della Marina Usa di Sigonella allerta però i consumatori della base NRTF di Niscemi: “alti livelli di nitrati nell’acqua potabile possono essere dannosi per la salute dell’essere umano, specialmente per infanti e donne incinte”. Il superamento del valore soglia di 10 mg/l comporta seri rischi in particolare per i bambini con età inferiore ai sei mesi. “Quando ingeriti, alti livelli di nitrati possono provocare la sindrome blu degli infanti”, ammonisce US Navy. “Per le donne incinte, si raccomanda di non bere l’acqua distribuita e trovare una fonte alternativa di acqua potabile”.

La comunità scientifica è unanime nel rilevare che l’ingestione di alte concentrazioni di nitrati è assai pericolosa per la salute umana. “L’eccesso di nitrati può costituire un rischio sia per l’ambiente che per la salute dell’uomo”, riporta l’Agenzia per la protezione dell’ambiente della Regione Veneto (ARPA). “Il rilascio di nitrati nell’ambiente, a seguito del dilavamento dei terreni, determina fenomeni di eutrofizzazione dei corsi d’acqua, delle lagune e dei laghi con conseguente squilibrio dell’ecosistema acquatico e sviluppo di mucillagini nel mare”. L’assunzione di nitrati da parte dell’uomo avviene principalmente attraverso l’acqua potabile e le verdure. “Di per sé i nitrati sono innocui”, aggiunge l’ARPA. “In determinate circostanze i nitrati possono però trasformarsi in nitriti, anch’essi utilizzati come additivi alimentari. I nitriti possono legarsi all’emoglobina del sangue ostacolandone l’ossigenazione. Ad elevate concentrazioni vanno quindi considerati tossici. La trasformazione dei nitrati in nitriti può avvenire negli alimenti durante la loro preparazione o all’interno dell’organismo umano. Non esiste evidenza che i nitriti o i nitrati siano di per sé cancerogeni. Combinandosi con le ammine derivate dai processi degradativi delle proteine che avvengono nello stomaco o presenti all’origine negli alimenti (ad esempio cibi conservati, sotto sale, insaccati, ecc.) possono produrre però le nitrosamine, ritenute sicuri agenti cancerogeni”. Per questo, in applicazione del principio di precauzione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i nitrati e i nitriti ingeriti come probabilmente cancerogeni per gli esseri umani (Gruppo 2A). Sempre l’OMS avverte che l’assunzione alimentare prolungata di grandi quantità di nitriti è associata con un aumento del rischio di sviluppo del cancro allo stomaco e all’esofago.

Non sono però solo i nitrati a rendere insicura l’acqua all’interno della base di Niscemi. Nella tabella annessa al rapporto confidenziale di US Navy si riscontrano alte concentrazioni di cloro (come Cl2) con punte massime di 2,5 mg/l (4 mg/l è il limite massimo fissato dalla legge italiana) e di trialometani TTHMs (15 mg/l contro i 30 mg/l consentiti). La presenza di questi ultimi sarebbe causata, secondo il Comando di Sigonella, da “additivi dell’acqua per controllare i microbi” nel caso del cloro e da “prodotti derivati dalla disinfezione dell’acqua” per i TTHMs. Ai procedimenti utilizzati per la disinfezione dell’acqua è pure imputata la presenza di bromato, un inquinante chimico che si forma a seguito del contatto in acqua tra l’ozono e lo ione bromuro, classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un possibile cancerogeno per l’uomo. Il livello del bromato riscontrato nell’acqua della stazione Usa di Niscemi, basato sulla media annuale del 2013, è stato di 2,14 μg/l, con picchi massimi periodici di 3,48 μg/l. Proprio la presenza di bromato nelle acque utilizzate all’interno della grande stazione di telecomunicazioni è stata al centro di una recente interrogazione alla Commissione europea da parte dell’europarlamentare Ignazio Corrao (M5S).Nella riserva naturale Sughereta di Niscemi, zona SIC, insiste l’istallazione del Naval Radio Transmitter Facility, il Mobile User Objective System e un sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza UHF utilizzati dalla base militare statunitense”, scrive Corrao. “I cittadini del luogo lamentano storicamente l’insufficienza di acqua, costretti a turni idrici di 15/20 giorni; inoltre, un comunicato ufficiale della base di Sigonella nel 2012 ordinava al personale militare di non bere più dai rubinetti per la presenza nell’acqua di inaccettabili livelli di bromato”. La risposta del Commissario europeo per l’ambiente, Janez Potočnik, è giunta l’8 ottobre scorso. La Commissione non è a conoscenza dei presunti problemi di potabilità dell’acqua nelle vicinanze del MUOS a Niscemi”, ha esordito il politico sloveno. “La direttiva 98/83/CE obbliga gli Stati membri a garantire che le acque destinate al consumo umano siano conformi ai valori parametrici fissati in detta direttiva. Il livello di bromato corrispondente al valore stabilito dall’orientamento provvisorio dell’OMS è di 10 μg/l. In caso d’inosservanza dei valori parametrici, gli Stati membri devono adottare provvedimenti correttivi per ripristinare la qualità dell’acqua. La Commissione contatterà le autorità italiane per chiedere chiarimenti al riguardo”.

L’esistenza di inaccettabili livelli” di bromato nella base di Niscemi fu rivelata nella primavera 2012 dal quotidiano delle forze armate statunitensi Stars and Stripes. A causare l’inquinamento delle fonti idriche sarebbero stati i prodotti chimici utilizzati per la loro disinfezione. “L’acqua delle stazioni NAS I e NAS II a Sigonella e dell’installazione di telecomunicazioni di Niscemi è stata contaminata dal bromato e al personale militare è stato ordinato di non bere più dai rubinetti, spiegò a Stars and Stripes il portavoce del comando US Navy di Napoli, Timothy Hawkins. La scoperta è stata fatta durante le analisi di routine effettuate il 17 maggio 2012 dal personale sanitario della Marina. I test hanno provato che la quantità di bromato è superiore al valore massimo stabilito dall’EPA, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente. Nello specifico, a Sigonella e Niscemi erano state riscontrate concentrazioni di bromato oscillanti tra i 52 e i 170 μg/l, cioè da 5 a 17 volte in più di quanto permesso. Alti livelli di bromato furono riscontrati anche nelle analisi svolte a Niscemi tre mesi dopo, ma il Comando Usa si guardò bene a informare le autorità sanitarie civili italiane o i sindaci dei comuni limitrofi alla base militare. All’inizio del 2013, l’US Army Public Health Command Region Europe e il Public Works Department, Environmental Division di NAS Sigonella ammisero che nella stazione NRTF “non c’è stata piena corrispondenza nel 2012 con quanto richiesto dagli standard in tema ambientale del governo italiano”. La media annuale del bromato riscontrato a Niscemi era stata di 26,68 μg/l (più di due volte e mezzo il valore consentito dalla legge), con punte massime di 240 μg/l.

Proprio l’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti d’America aveva segnalato la pericolosità del bromato in un rapporto tossicologico pubblicato nel 2001. “Assorbito attraverso il sistema gastrointestinale, il bromato provoca irritazione e mal di stomaco, vomito e diarrea”, affermava l’EPA. “L’esposizione al bromato può inoltre avere gravi effetti sul funzionamento dei reni e del sistema nervoso e causare una frequenza cardiaca più lenta e letargia”. Il rapporto asseriva che “non è stato provato che l’agente inquinante provochi il cancro negli esseri umani”, anche se “alcuni animali da laboratorio, come i ratti, sovraesposti al bromato, si erano ammalati di cancro”. Il valore limite di 10 μg/l è stato introdotto in Italia con il decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001; va tuttavia segnalato che esso è superiore al valore guida suggerito dall’OMS, compreso fra i 2 e i 6 μg/l.  

Non sono solo i dipendenti civili e militari della stazione NRTF di Niscemi a correre gravi rischi per la contaminazione delle fonti idriche. Come riferito da US Navy, l’acqua potabile della base viene fornita dalla società consortile Caltaqua - Acque di Caltanissetta, la società per azioni che dal 2006 gestisce il servizio idrico integrato in tutta la provincia di Caltanissetta. “L’acqua proviene da una sorgente sita al di fuori della base militare”, scrivono gli statunitensi nel Rapporto confidenziale per i consumatori. “La Marina militare Usa ha condotto una valutazione di questa sorgente nell’ottobre 2011. Tale indagine ha consentito di verificare l’adeguatezza dell’acqua potabile, degli impianti, delle attrezzature, delle operazioni e dei processi di manutenzione per la sua produzione e distribuzione. La vostra acqua potabile proviene dal sottosuolo e viene emunta tramite due pozzi. Giacché essa attraversa il suolo, durante il suo percorso raccoglie e diluisce al suo interno minerali (sostanze radio-attive incluse) e sostanze derivanti da attività umane e dalla presenza di animali. Le sostanze contaminanti possono includere: microbi contaminanti, come virus e batteri, che possono derivare da impianti di trattamento delle acque reflue, operazioni di gestione di bestiame, ecc.; componenti inorganici, come sali e metalli, che possono naturalmente risultare da slavamento stradale urbano, scarichi degli impianti di depurazione delle acqua reflue urbane ed industriali, estrazioni d’olio o di gas, o da attività agricole; pesticidi ed erbicidi che possono provenire da svariate attività quali l’agricoltura, gli usi residenziali; sostanze chimiche organiche, inclusi i sintetici e le sostanze organiche chimiche volatili (si tratta di derivati di processi industriali e di produzione petrolifera che possono anche derivare dalle stazioni di servizio di carburanti, dal dilavamento stradale urbano e dai sistemi settici); i composti radio-attivi che possono essere il risultato di attività di produzione di oli e gas o delle attività di estrazione”.

Prima di essere distribuita, l’acqua viene processata e disinfettata con il composto al bromato. Le autorità Usa asseriscono di effettuare analisi ogni mese su 110 diversi parametri chimico-inorganici, chimico-organici volatili, pesticidi, disinfettanti, radionuclidi, contaminanti microbiologici e cloro-residui. Le tabelle allegate al rapporto 2012 di US Navy hanno evidenziato presenze significative di cadmio (2,4 μg/l contro il limite massimo di 5 μg/l stabilito dalla legge italiana), nitrati (16,5 mg/l – contro 44,3) e ammonio (260 mg/l – contro 500). Il primo inquinante originerebbe dalla corrosione di oleodotti o serbatoi di gasolio e lubrificanti. La presenza di nitrato e ammonio sarebbe causata invece dall’uso intensivo di pesticidi in agricoltura. Nel rapporto confidenziale per l’anno 2011, a Niscemi furono invece rilevati valori estremamente alti di cloro (con punte massime di 8,4 mg/l contro il limite di 4 mg/l dell’EPA), dovuti secondo US Navy agli “additivi dell’acqua per controllare i batteri”.
Nelle falde acquifere della grande stazione aeronavale ci sarebbero ancora i pericolosi inquinanti generati nel 2002 da uno sversamento nel terreno di grosse quantità di gasolio. Le ultime analisi effettuate il 5 novembre 2009 dai laboratori della Cefit S.r.l. di Avola (Sr) e rese pubbliche dal Comando dell’Aeronautica militare italiana di Sigonella il 2 febbraio 2010, hanno riscontrato in diversi punti valori d’idrocarburi leggeri (>C12) inferiori a 10 mg/kg, la concentrazione limite consentita dalla legge nel suolo e nel sottosuolo. Riguardo invece agli idrocarburi pesanti (C12-C40), il campionamento ha rilevato valori oscillanti tra i 25,1 e i 495,5 mg/kg, ma con una prevalenza di punti dove la concentrazione era abbondantemente sopra i 200 mg/kg. Le norme ambientali prevedono due diversi parametri massimi per questi ultimi inquinanti, a secondo se essi sono individuati in siti a uso industriale e commerciale (750 mg/kg) o in aree destinate a verde pubblico o uso privato e residenziale (50 mg/kg). Dato che la stazione NRTF incide interamente all’interno della riserva naturale “Sughereta” è del tutto evidente che la contaminazione di suolo e sottosuolo da idrocarburi pesanti ha superato notevolmente e impunemente i limiti di legge.

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