Premiato Consorzio Team MUOS Niscemi

Tre miliardi di dollari che alla fine potrebbero diventare sei. È quanto costerà il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS (Mobile User Objective System), che la Marina Militare degli Stati Uniti d’America prevede di realizzare entro la fine del 2012. È un programma ambiziosissimo, elemento chiave delle future strategie di guerra nello spazio e in ogni angolo del pianeta. Il MUOS assicurerà il trasferimento d’informazioni e dati ad una velocità mai raggiunta nella storia delle telecomunicazioni e consentirà alle forze armate statunitensi di rafforzare ulteriormente la propria superiorità militare.

Perlomeno sulla carta, visto che tutta una serie d’imprevisti progettuali e tecnici ne stanno ritardo l’entrata in funzione. Intanto però il MUOS si è convertito in uno dei più lucrosi affari per i colossi dell’industria militare: la Lockheed Martin e la Boeing, che si occupano della costruzione e messa in orbita dei satelliti; la General Dynamics, che sta realizzando i quattro terminal terrestri; la Harris Corporation, che invece fornirà le potentissime antenne ad altissima frequenza (UHF), la cui incompatibilità con l’uomo e l’ambiente è cosa ormai accertata.

Un business ad esclusivo appannaggio del made in USA, mentre i due paesi stranieri che hanno avuto l’ardire di ospitare le stazioni terrestri del sofisticato sistema satellitare (Australia e Italia) dovranno accontentarsi di qualche spicciolo (e delle radiazioni elettromagnetiche…). Per installare il terminal a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, il Pentagono ha riservato un budget di “appena” 13 milioni di dollari. Nonostante l’inesistenza d’informazioni del governo Berlusconi e delle autorità statunitensi attorno all’infausto progetto militare, è possibile conoscere l’identità delle uniche imprese italiane chiamate ai lavori di esecuzione. Queste hanno scelto di darsi un nome non certo originale ma che perlomeno esplicita le finalità della loro azione: “Consorzio Team MUOS Niscemi”.

Dal maggio 2008 curano presso la stazione di telecomunicazioni NRTF dell’US Navy di contrada Ulmo, la “realizzazione di un’infrastruttura preparatoria all’installazione di 3 antenne satellitari, comprensiva di opere di fondazioni e basamenti speciali, impianti idrici, elettrici, fognari e antincendio”, nonché i lavori di “prevenzione per l’erosione superficiale e il drenaggio”. Quando i lavori saranno completati, Niscemi ospiterà antenne circolari e torri radio che collegheranno i Centri di Comando e Controllo delle forze armate USA, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, con i gruppi operativi in combattimento, i cacciabombardieri in volo e gli aerei senza pilota che opereranno dalla vicina base di Sigonella.
 
La sede del Consorzio Team MUOS Niscemi ci porta lontano, nella città di Arcugnano, provincia di Vicenza. L’indirizzo, viale dell’Industria 2, è lo stesso della Gemmo S.p.A., società leader nell’installazione elettrica e nella progettazione e costruzione d’impianti civili, porti, aeroporti, strade, autostrade e tunnel. Anche al numero telefonico del “Team MUOS” rispondono a nome della Gemmo: “Sì, la nostra società fa parte del consorzio per i lavori a Niscemi, ma si tratta di una piccola commessa”. Va comunque bene lo stesso, non fosse altro che con l’appalto per il terminal terrestre, la Gemmo rafforza il proprio ruolo tra i contractor delle forze armate USA in Sicilia. Con un altro consorzio, il “Team Bos Sigonella”, la società di Arcugnano cura per conto dell’US Navy “l’esecuzione, la supervisione, il trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature necessarie ai servizi operativi e di supporto”, la “gestione ed amministrazione dei servizi ambientali” e il “controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti” delle basi militari di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Ragusa).

Si tratta complessivamente una commessa di 16 milioni di dollari, che potrebbero diventare 96 se il Comando d’Ingegneria Navale della marina militare statunitense decidesse di prorogarne la durata sino al 2013. Partner della Gemmo S.p.A. nel Team Bos Sigonella, sono la Del-Jec Inc. (potente corporation statunitense operativa nel settore missilistico e nucleare) e la La.Ra. Srl., una piccola impresa di Motta Sant’Anastasia (Catania).
 
Siciliana è anche la socia d Gemmo nel Consorzio per il MUOS di Niscemi, la LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania. Il suo campo di attività spazia dalle costruzioni edili e stradali, alla realizzazione d’impianti elettrici, idrico-sanitari e di riscaldamento, alla bonifica di siti contaminati. Anche in questo caso si tratta di una piccola impresa a gestione quasi familiare: titolare è la ragioniera Adriana Parisi, direttore tecnico il signor Giuseppe Leonardi. Piccola solo nelle dimensioni; il fatturato della LAGECO è infatti a parecchi zeri e viene quasi tutto da lavori effettuati per conto di vari organismi del Dipartimento della Difesa USA. Sei milioni, 315 mila e 470 dollari il valore delle commesse nel solo periodo 2000-2007. “Per scelta aziendale – recita la brochure illustrativa dell’azienda catanese – abbiamo deciso di rivolgere in special modo i nostri servizi verso la Aeronautica Militare Italiana e la US Navy (Marina Militare degli Stati Uniti d’America), di stanza a Sigonella e presso diverse altre basi militari dislocate sul territorio siciliano. Per tali organismi abbiamo realizzato, negli anni, una molteplicità di lavori relativi ai campi della ingegneria civile, meccanica ed elettrica”.
 
Nella principale stazione aeronavale statunitense nel Mediterraneo, la LAGECO ha costruito un piazzale in conglomerato cementizio presso l’area di sosta e transito dei velivoli aerei e pavimentato strade e piste di volo. Sempre a Sigonella, l’azienda ha eseguito lavori d’impermeabilizzazione ed isolamento termico in vari edifici e magazzini ed opere di arredo urbano e verde pubblico. La LAGECO è poi una delle pochissime imprese italiane che ha operato all’estero per conto del Pentagono. Nel biennio 2002-2003, ad esempio, il Naval Facilities Engineering Command dell’US Navy ha affidato all’azienda la realizzazione di alcuni impianti elettrici nella base aeronavale di Rota-Cadice in Spagna. Sempre per conto della Marina militare statunitense la LAGECO ha recintato tutto il perimetro del Centro di trasmissione di Niscemi, oggi utilizzato per il collegamento in bassa frequenza con i sottomarini nucleari operanti nell’Oceano Atlantico, nel Mediterraneo e nel Golfo Persico. L’azienda catanese ha pure curato la manutenzione degli impianti di condizionamento, antincendio e di potabilizzazione della base USA di contrada Ulmo, eseguendo finanche misteriosi “lavori di bonifica ambientale del terreno contaminato a causa di un versamento di gasolio sullo stesso”.
 
La stazione USA di Niscemi inquina dunque, indipendentemente dalle onde elettromagnetiche dei sui impianti di trasmissione e di quelle che saranno generate dal terminal terrestre del sistema MUOS. Ciononostante gli amministratori locali hanno tenuto in scarsa considerazione in tutti questi anni l’impatto sul territorio e la salute dei cittadini degli impianti dell’infrastruttura militare. Solo in termini di consumi di gasolio (e in conseguenza di dispersione nell’ambiente di additivi chimici, fumi, ecc.), la base di Niscemi vanta parametri record. Stando ai dati forniti dal Pentagono, nel periodo compreso tra il 2003 e il 2005, il sito di trasmissione è stato rifornito di 2.100.000 litri di gasolio (tipologia DF2), pari ad un consumo di 700.000 litri l’anno. Negli stessi anni, il potente impianto di generazione elettrica per i sistemi radar di Napoli-Capodichino, ha richiesto appena 550.000 litri di gasolio DF2, mentre la stazione USA-NATO dell’isola di Tavolara, in Sardegna, anch’essa utilizzata per le comunicazioni LF con i sottomarini, ha divorato 300.000 litri, quantità sette volte inferiore a quella di Niscemi. Quanti di quei litri di carburante saranno finiti nelle falde acquifere del comune siciliano?

Articolo pubblicato in Agoravox.it il 5 marzo 2009

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