Troppe malformazioni tra i neonati dei militari USA di Napoli

Nuovo allarme tra i militari USA di stanza in Campania. Sono stati resi noti i risultati di uno studio scientifico sul numero di bambini malformati che sono nati tra il gennaio 2000 e il dicembre 2005, la cui madre è militare o sposa di un militare operante nelle installazioni dell’US Navy di Napoli. Ogni 100 nati, 3,13 sarebbero i portatori di malformazioni. “Si tratta di una percentuale maggiore del valore medio di 2,35 malformati ogni 100 bambini nati che è stato registrato in altre basi estere della US Navy, ma più basso del tasso generale di 3,6 di tutte le installazioni della Marina, come evidenziato dalla ricerca condotta dal Naval Health Research Center di San Diego”, si legge nel rapporto firmato dal dottor Timothy Halenkamp (specialista in medicina del lavoro e dell’ambiente presso il Comando della Marina Militare USA di Napoli), rivelato dal quotidiano delle forze armate statunitensi in Europa, Star and Stripes. Su 894 nascite registrate a Napoli, 28 sono stati casi di neonati con malformazioni; inoltre ci sono stati 35 parti prematuri.

“In generale, queste analisi non suggeriscono una crescita statistica significativa nel tasso delle malformazioni di bambini i cui primi tre mesi di gestazione sono avvenuti nell’area di Napoli, in comparazione con i bambini la cui gestazione è avvenuta in altre aree estere della US Navy”, continua il rapporto. Tutto sotto controllo, allora? Neanche a parlarne, dato che l’estensore dello studio spiega che per “una maggiore tranquillità, una sorveglianza addizionale continuerà nella regione in modo di poter valutare ulteriormente l’effetto di specifiche esposizioni potenzialmente influenzate dalla situazione relativa ai rifiuti così come all’aria e all’acqua”.
 
Lo studio non è riuscito ad accertare quali siano state le possibili cause dell’insorgenza delle malformazioni, nonostante uno degli obiettivi della ricerca fosse proprio quello di comprendere se le malformazioni tra i bambini statunitensi nati in Campania fossero “significativamente differenti” da quelli nati da madri che vivevano in altre facilities straniere. Non è stata pure specificata la tipologia delle malformazioni.
 
Quello relativo ai neonati con malformazioni è uno dei tre studi epidemiologici che il Navy and Marine Corps Public Health Center ha eseguito tra il personale militare statunitense di stanza a Napoli. Nell’ottobre 2008, si è conclusa una ricerca durata 20 mesi per chiarire le cause della crescita del numero di persone affette d’asma e dell’aumento della gravità con cui si manifesta questa malattia. Gli esperti del Centro hanno preso sotto esame 581 pazienti asmatici che erano ricorsi alle cure dell’ospedale dell’US Navy tra l’1 ottobre 2006 e il 30 giugno 2008. “Questo studio non è stato in grado di identificare un trend significativo che potrebbe essere associato all’accresciuta esposizione al fumo derivante dalla pratica di bruciare i rifiuti”. Cresce il numero dei malati d’asma, dunque, ma le cause restano ignote. Come del resto quelle delle malformazioni neonatali.
 
Il terzo studio epidemiologico ha preso il via da pochi mesi e tenterà di determinare se ci sono differenze nel tasso d’insorgenza del cancro tra il personale dell’US Navy e i familiari che vivono a Napoli rispetto a quanto si registra in generale tra il personale militare statunitense.
 
“Per decenni – spiega Stars and Stripes – la regione Campania ha sperimentato numerose crisi ambientali causate dalla inadeguata raccolta della spazzatura, dal fatto che essa viene bruciata nelle strade e dalla presenza illegale di rifiuti pericolosi. Necessità sanitarie hanno suggerito la Marina a lanciare un anno fa un piano multimilionario per determinare se il vivere a Napoli determina un pericolo per la salute”. L’attenzione dell’US Navy per le reali condizioni ambientali di Napoli e comuni limitrofi è cresciuta pure a seguito dei “recenti studi condotti dal governo italiano che sembrano suggerire un aumento del rischio di cancro e delle malformazioni alla nascita tra i cittadini di quest’area”, come si legge in un successivo passaggio dello studio sui figli con malformazioni dei militari statunitensi in Campania.
 
“Diversi studi – aggiunge il report – eseguiti sia dal sistema sanitario italiano che dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità identificano questioni sanitarie più grandi, si chiamino cancro, malformazioni e difetti alla nascita in “clusters” della regione Campania, con una predominate concentrazione delle percentuali nelle province di Caserta e Napoli, dove la maggior parte del personale USA e NATO vive e lavora, e dove esistono siti dove vengono depositati senza controllo rifiuti tossici illegali”. Doveroso interrogarsi se gli inquietanti risultati delle ricerche delle strutture sanitarie nazionali e dell’OMS siano mai stati messi a disposizione delle autorità locali e quali interventi siano stati eventualmente adottati.
 
Di certo nulla è stato fatto in Campania dopo che l’autunno scorso il Comando US Navy ha reso i risultati ancora più sconcertanti delle analisi sulle risorse idriche distribuite nelle abitazioni prese in affitto dal personale militare statunitense. Altissime concentrazioni di componenti organiche volatili sono state individuate nell’acqua di undici abitazioni del comune di Casal di Principe, mentre “quantità inferiori” di tetracloroetene (anche noto come tetracloroetilene o PCE), sono state rintracciate in abitazioni occupate dai militari USA ad Arzano, Marcianise e Villa Literno. In un campione prelevato, il laboratorio di analisi dell’US Navy ha pure individuato quantità allarmanti di diossina e finanche arsenico, pericolosissimo veleno utilizzato in agricoltura come pesticida, erbicida ed insetticida.
 
Il Comando navale statunitense ha prontamente disposto l’allontanamento del proprio personale dagli alloggi riforniti con acqua contaminata, decretando altresì la sospensione di tutti i nuovi contratti d’affitto nei comuni a rischio. Uomini, donne e bambini campani continuano invece a bere le acque “off limits” per i militari.

Articolo piubblicato in Agoravox.it il 28 febbraio 2009

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