Miracoli e misteri della discarica di Salice di Demoter-Borrella
Sino a pochi anni fa
sembrava dover essere destinata alla definitiva chiusura la discarica di
“inerti” di contrada Malopasso, Salice, e invece un provvedimento ad hoc del responsabile
dello sportello unico delle attività produttive del Comune di Messina ne
consacra il rilancio e perfino l’ampliamento della quantità dei rifiuti da
ospitare. Eppure dovrebbero essere note le gravi criticità riscontrate in
passato sulla discarica nella titolarità della Demoter Spa dell’imprenditore
d’assalto Carlo Borrella (società dichiarata fallita e affidata per la sua
liquidazione ai professionisti messinesi Michele Laurà e Angelo Vitarelli). Non
fosse altro che la sua storia recente s’intreccia con il devastante progetto di
realizzazione del nuovo porto e dell’annessa piattaforma logistica di
Tremestieri. Criticità e inidoneità di cui erano certo a conoscenza ministri,
progettisti e autorità locali.
Nel maggio 2010, l’allora
società incaricata della progettazione dell’infrastruttura, la SIGENCO di
Catania, prevedeva di smaltire 5.000 metri cubi di “materiale inquinato e non
compatibile con il ripascimento”, proveniente dal dragaggio previsto a
Tremestieri, nella “discarica di materiali non pericolosi di località
Malopasso, Salice, proprietà della Demoter Spa”. Sito e smaltimento sparivano tuttavia
dal progetto definitivo rielaborato e presentato nel marzo 2013 dalla Coedmar
di Venezia e dal Consorzio Cooperative Costruzioni CCC di Bologna, le due nuove
società incaricate dal Comune di Messina.
La scomparsa dal progetto
della discarica di Salice veniva rilevato da Associazione Man, Italia Nostra e
WWF. Nella lettera-esposto del 28 luglio 2017 inviata al Ministro dei Trasporti
e delle Infrastrutture e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, le tre associazioni annotavano come “nel progetto
SIGENCO veniva citato, per smaltire materiale di dragaggio inquinato - stimato
in 5000 mc – un sito che dopo il 2011, è stato posto sotto sequestro dall’autorità
giudiziaria (Malopasso, presso Salice)”. “Dopo le nostre osservazioni –
aggiungevano MAN, Italia Nostra e WWF - sia nei documenti del proponente
presentati nel luglio del 2014 che nel parere del Ministero dell’Ambiente del
2014, non si fa più cenno a materiale di dragaggio che – per impossibile
riutilizzo – dovrebbe essere smaltito altrove. Materiale, che pure risultava
stimato nel progetto del 2010 e che, alla luce di quanto scoperto accadere a
monte del Vallone Guidara, si ritiene possa essere in quantità ben maggiori dei
5000 mc”.
Le associazioni
ambientaliste, nello specifico, nelle loro osservazioni al procedimento di
valutazione d’incidenza del progetto di Tremestieri, avevano riportato come il
sito indicato originariamente – quello di Salice della Demoter – “risulta sotto
sequestro da parte della Guardia di Finanza”. “L’indicazione di tale sito è
contenuta anche nel decreto di compatibilità ambientale del luglio del 2011”,
proseguono MAN, Italia Nostra e WWF. “Corre l’obbligo di segnalare che tale
sito (e relativa discarica) è stato da noi inserito nel dossier inviato al
Ministero dell’Ambiente nel 2006, sulle vicende relative all’inosservanza della
tutela della ZPS (Zona di Protezione Speciale), e che il medesimo sito ricadeva
(e ricade) in piena ZPS. Quindi nel 2014, un aspetto non certo secondario o
irrilevante, diventa oggettivamente non fattibile, associato peraltro a
situazioni simili venute alla luce in diverse parti del territorio provinciale
e regionale”.
Che il sito della Demoter di
Carlo Borrella non potesse ospitare altri rifiuti era cosa nota perfino ai
vertici dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. Con delibera
dell’allora Commissario straordinario ing. Venerando Lo Conti del 7 aprile
2014, relativa a una variante di piano particolareggiato per l’insediamento di
un “parco con anfiteatro” in località Camaro S. Antonio, si annotava infatti che
“si è dovuto provvedere al trasporto dei rifiuti inerti in altro sito, non
essendo più attiva la discarica della ditta Demoter in Salice”.
Attendiamo di capire come e perché,
prima la Città metropolitana di Messina e poi il Comune, abbiano ritenuto
opportuno e necessario autorizzare il ripristino e l’ampliamento delle attività
della “discussa” discarica. Un’area dove probabilmente è stato smaltito di
tutto e di più e per giunta da una società nella titolarità di uno dei
personaggi-chiave della maxi-inchiesta antimafia “Beta”.
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