Il Muostro, chi ci guadagna e chi vuole imporlo per forza
Chi è contro il Muos (l’inquinantissima base
elettronica dell’Us Navy a Niscemi)? I soliti “professionisti dell'antimafia”, naturalmente.
Che vogliono ridurre in miseria tutte le imprese...
Niscemi,
Caltanissetta, tarda mattinata del 7 maggio. Caldo torrido, sembra agosto. La
piazza centrale è però viva, i bar pieni, i capannelli di avventori discutono
della Juve scudetto e del totosindaco. Le urne sono ancora aperte, si rinnova
l’amministrazione e il consiglio comunale. D’un tratto una ruspa viola l’isola
pedonale. Ha le insegne della Calcestruzzi Piazza Srl, l’azienda che ha
spianato mezza collina di contrada Ulmo, nella riserva naturale “Sughereta”,
per realizzare le piattaforme in cemento su cui poggeranno le maxiantenne del MUOS,
il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare degli
Stati uniti d’America.
Dalla
cabina esce il titolare, Francesco Piazza. Trasuda rabbia da tutti i pori,
impreca, si dimena. Impugna una tanica piena di benzina. Poi si posiziona all’interno
di una pala meccanica che lo solleva in alto sino a dominare la piazza. Eleva
la tanica, la inclina sul capo e minaccia di cospargersi col liquido il corpo e
gli indumenti. E darsi fuoco con la benzina. “Andrò ad infoltire l’elenco degli
imprenditori suicidi”, urla il Piazza ai presenti attoniti.
L’uomo
sostiene di essere rimasto senza lavoro perché la sua azienda è stata infangata
dagli onnipotenti e onnipresenti professionisti
dell’antimafia. “È stata lanciata una campagna diffamatoria
senza frontiere nei nostri confronti, attuata con vari articoli che hanno
determinato gradualmente un calo di richieste di lavoro nei confronti della
nostra ditta, fino al punto che dopo aver ultimato la fornitura del
calcestruzzo per i tralicci del MUOS, ci ritroviamo senza più richieste di
forniture”.
Una versione dei fatti di
parte quella di Francesco Pizza. A causare lo stop delle commesse erano stati infatti
la Provincia regionale di Caltanissetta e il Comune di Niscemi che avevano
escluso l’azienda dall’Albo dei fornitori di fiducia. Un atto dovuto dopo che il
Prefetto di Caltanissetta, il 7 novembre 2011, aveva reso noto che a seguito
delle verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione antimafia
erano “emersi
allo stato degli attuali accertamenti e dagli atti esistenti presso questo ufficio elementi tali da non
potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti
a condizionare le scelte e gli indirizzi della società”. Secondo quando evidenziato
in un’interrogazione parlamentare dal sen. Giuseppe Lumia (Pd), il titolare de
facto, Vincenzo Piazza (padre di Francesco) apparirebbe infatti “fortemente
legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno,
attualmente libero a Niscemi”.
Dopo il ricorso al Tar
contro la Prefettura e gli enti locali censori, i Piazza avevano notificato, lo
scorso 1 aprile, otto lettere di licenziamento ai dipendenti assunti con
contratto a tempo indeterminato. “Siamo spiacenti, ma dobbiamo interrompere il
rapporto di lavoro a causa dei gravi problemi economici che attraversa
l’azienda per la mancanza di commesse”, la breve nota in calce alle lettere. E
con un colpo di grande effetto, davanti ai giornalisti convocati in conferenza
stampa, i Piazza avevano pure affisso
all’ingresso degli impianti di Niscemi un cartello choc: cantiere chiuso per mafia!
“Credo
che sia ora di finirla di accusare la Calcestruzzi Piazza e infangare il nostro
nome e la nostra dignità”, dichiarava il titolare dell’impresa. “Noi Piazza
siamo gente onesta e lavoratori, il pane che mangiamo ce lo sudiamo col lavoro
e non lo rubiamo. Se tanti sono solo invidiosi perché abbiamo preso l’appalto
del MUOS, adesso saranno contenti del casino che stanno scatenando…”.
A
fare fronte comune con l’azienda, i dipendenti licenziati. “Ciò che mi dispiace
di questo e di precedenti articoli scritti è che voi giornalisti ascoltate, poi
scrivete, giudicate e condannate, solo perché qualcuno vi ha riempito di storie
e storielle”, commenta uno di essi in coda ad un’inchiesta sull’Eco MUOStro di Mafia, pubblicata da una
testata on line. “So che Lei o
qualcun altro risponderà… Le dico che 7 padri e madri di famiglia oggi sono
senza lavoro. Lei ed altri parlano di infiltrazioni mafiose o presunte tali
come esistenti da tanti anni all’interno dell’azienda e come mai ve ne occupate
solo ora? Se è vero che sono sempre esistiti questi illeciti dove siete stati
tutto questo tempo? Perché tutto nasce in concomitanza all’installazione del
MUOS? Chi è stato quel gran genio che vi ha acceso i riflettori su questa
vicenda senza preoccuparsi di chi sta vivendo questa situazione in prima
persona? E pensate davvero che se quei lavori non li avesse eseguiti la
Calcestruzzi Piazza, non si sarebbero mai fatti? Noi oggi siamo senza lavoro e
per questo non sappiamo chi ringraziare... Di certo non voi che sparate a zero
sulla gente. Colpevole o no, non sta a me né tantomeno a voi deciderlo”.
Le esternazioni dei titolari e degli ex lavoratori
della Piazza Calcestruzzi non sono piaciute per nulla all’Associazione
Antimafie “Rita Atria”, che ha subito emesso un comunicato di solidarietà con i
giornalisti e gli attivisti No MUOS nel
mirino dell’impresa. “È la solita storia: l’antimafia
blocca i lavori, l’antimafia ferma l’economia, l’antimafia getta fango sulla
brava gente”, scrive il presidente Santo Laganà. “Ogni volta che la mafia
mette le mani su grandi lavori e quindi sui soldi, appena qualcuno si ribella e
cerca di sensibilizzare sulla inopportunità di quei lavori, ecco la pronta
reazione condita dal solito, immancabile, ricatto occupazionale”.
“Se per la Prefettura di Caltanissetta l’azienda non
ha i requisiti di legalità e trasparenza non può essere certamente colpa di un
giornalista o dei cittadini onesti di Niscemi”, aggiunge la “Rita Atria”. “I giornalisti
e i giovani niscemesi che da mesi si battono contro l’installazione di questo MUOSstro, vengono invece attaccati
subdolamente. Il teorema è sempre lo stesso: Mafia? Forse! Ma almeno lavoriamo. Una logica che da sempre ha
consentito alle mafie di fare affari e crescere sui bisogni della gente e dei
lavoratori in barba a qualunque norma di vivere civile e soprattutto legale”.
Preoccupati del clima venutosi a creare con i
devastanti lavori del MUOS pure i promotori della XV Carovana Antimafie (Arci, Libera e Avviso
Pubblico con il sostegno di Cgil, Cisl e Uil). Così è stato deciso che proprio Niscemi
ospiti una delle tappe siciliane dell’evento internazionale. Lunedì 4
giugno, la carovana contro tutte le mafie raggiungerà la “Sughereta”
di contrada Ulmo per accamparsi proprio di fronte la collina dove saranno
innalzati i tralicci e le antenne del sistema satellitare Usa. Dopo un tour ecologico
nel paradiso delle querce i manifestanti conosceranno l’inferno delle antenne
di guerra. Alle ore 18, in diretta streaming, don Luigi Ciotti, i giornalisti
Oliverio Beha e Nino Amadore, i sindaci, gli amministratori e i rappresentanti
dei numerosi comitati No MUOS sorti
nel ragusano e nel nisseno, spiegheranno le ragioni di una lotta che sta
conquistando sempre di più l’attenzione dei media regionali. Poi, alle 20,
tutti in piazza a Niscemi per un happening di parole, suoni e immagini.
No
al MUOS e per un Mediterraneo di pace, contro la criminalità
mafiosa e la militarizzazione, così come trent’anni fa a Comiso si manifestò per
la pace e contro i missili nucleari Cruise. Con la stessa voglia di lottare e
sperare che un Altro mondo sia ancora
possibile.
XV
Carovana Antimafie - Roma, 11 aprile - Sicilia, 11 ottobre
Un
viaggio internazionale in oltre 100 tappe
A
distanza
di 18 anni dalla sua fondazione, Carovana antimafie, promossa da Arci, Libera e
Avviso Pubblico, con Cgil, Cisl e Uil, rafforza il suo carattere internazionale.
Partita da Roma l’undici
aprile, si concluderà l’undici ottobre in Sicilia, in un viaggio che per circa
80 giorni attraverserà tutte le regioni italiane, la Francia (Nizza, Tolone,
Marsiglia, Bastia, Parigi) e l’Africa settentrionale (Tunisi).
In ognuno dei luoghi
raggiunti dalla Carovana sono previste iniziative, alcune dal forte valore
simbolico, con l’obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare gli abitanti e le
istituzioni locali.
Dibattiti, convegni,
testimonianze di familiari di vittime di mafia, incontri con la cittadinanza,
cene della legalità con i prodotti delle terre confiscate alle mafie, concerti,
spettacoli, animazione nelle piazze e nelle scuole e la produzione di una
mostra grafica dedicata alle vittime di mafia, caratterizzeranno un viaggio
civile e sociale.
Momenti salienti della
Carovana saranno i passaggi del testimone da tappa a tappa, rappresentati
fisicamente dall’arrivo e dalla partenza dei due furgoni di Carovana con a
bordo i carovanieri, ovvero i “narratori” ufficiali del lavoro di antimafia
sociale.
La memoria di ogni tappa
verrà fissata attraverso i diari di bordo giornalieri tenuti dai carovanieri e
i corti di Carovana, realizzati da video maker o documentaristi della regione
coinvolta, che al termine saranno raccolti in un unico documentario.
Ad ogni tappa, un pezzo di
stoffa con il nome della città protagonista della tappa sarà aggiunto alla
bandiera della legalità democratica, simbolo della Carovana”.
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