Sicilia armata. L'isola non lo sa ma è in guerra
L'isola non lo sa ma è in guerra, e gioca un ruolo strategico nei conflitti stellari del XXI secolo. Intanto alla popolazione toccano scorie, onde elettromagnetiche e inquinamento ambientale
Quello che i Siciliani non devono sapere. Di vivere in un’isola ostaggio delle organizzazioni criminali, crocevia dei traffici d’armi e dei veleni radioattivi provenienti dalle centrali di mezzo mondo. E di operare, soprattutto, a bordo della più micidiale portaerei di un’alleanza militare che ha dichiarato guerra, unilateralmente, ai popoli e ai migranti di Africa, Medio Oriente ed Asia. In Sicilia proliferano basi, caserme, porti, stazioni di telecomunicazione, comandi per le Guerre Stellari del XXI secolo. Inestimabili risorse finanziarie e naturali vengono triturate da superpotenti macchine di distruzione di massa.
Capitale dell’Isola Armata è Sigonella, una base aeronavale alle porte di Catania dove operano quasi 5.000 militari statunitensi, dal 1973 al centro di tutte le operazioni di guerra del Pentagono e della NATO. I velivoli e gli elicotteri che vi sono ospitati sono stati tra i protagonisti diretti dei bombardamento del Kosovo e della Serbia (primavera del 1999), delle operazioni di guerra in Afghanistan e in Iraq e delle missioni d’intelligence nelle regioni sub-sahariene e della campagna anti-pirateria nelle acque del Corno d’Africa.
Quotidianamente decine di cacciabombardieri e aerei da trasporto atterrano nella grande base siciliana, incrociando pericolosamente le loro rotte con i voli civili - da e per - l’aeroporto civile di Fontanarossa, il terzo più grande in Italia come volume di traffico. Con il piano di Washington di potenziamento degli interventi nel continente africano, Sigonella sarà trasformata nella principale base mondiale dei Global Hawk, i giganteschi aerei senza pilota utilizzati per lo spionaggio e la direzione degli attacchi convenzionali e nucleari contro ogni possibile obiettivo “nemico”. La NATO , bontà sua, farà di meglio. Accanto ad ulteriori squadriglie di Global Hawk, installerà a Sigonella i centri di comando e controllo del nuovo sistema di vigilanza terrestre dell’alleanza, l’AGS, un Grande Orecchio e Fratello che intercetterà qualsivoglia comunicazione in Europa e nel Mediterraneo.
Sempre a Sigonella doveva sorgere una delle quattro stazioni mondiali del più recente sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate USA. Le micro-onde elettromagnetiche emesse dalle antenne sono però talmente pericolose per militari, sistemi di bordo degli aerei e detonatori di missili e testate, che il Pentagono ha deciso di trasferirlo un po’ più a sud, a Niscemi, nel cuore di una riserva naturale. Il nome in codice è MUOS, ma per tutti è già il MUOStro che svetterà minacciosamente sulle colline che si affacciano sulla piana di Gela. A Niscemi esiste dal 1991 un’altra stazione di telecomunicazione statunitense dall’enorme impatto ambientale: una quarantina di antenne a bassissima frequenza per la trasmissione degli ordini di attacco ai sottomarini a capacità e propulsione nucleare che transitano nei mari del mondo intero. Sottomarini che quando raggiungono il Mediterraneo scelgono il porto di Augusta per le soste tecniche e il rifornimento, nonostante quella che è già una delle aree a più alto rischio ambientale d’Italia per la presenza di raffinerie, industrie chimiche, depositi di armi, ecc., sia del tutto sfornita di piani d’emergenza in caso di incidente o catastrofe naturale.
Portaerei, fregate missilistiche e navi munizioni di Stati Uniti e NATO approdano pure nei porti “commerciali” di Palermo, Messina e Catania, così come caccia e bombardieri sono autorizzati a utilizzare gli scali di Fontanarossa, Palermo-Punta Raisi, Trapani Birgi, Pantelleria e Lampedusa. In verità, gli ultimi tre sono aeroporti militari concessi ad uso civile; operano in ambito alleato con funzioni sempre più spesso indirizzate al “contenimento” delle migrazioni e degli sbarchi dei disperati in fuga dalle guerre e dalle catastrofi ambientali e climatiche di Africa e Medio Oriente. Birgi, in particolare, è dal 1984 una delle “principali basi avanzate” dei velivoli radar Awacs della NATO ed ospita i famigerati F-16 dell’Aeronautica militare italiana. A Pantelleria, invece, sono in via di completamento i lavori di ampliamento delle due piste di volo e del mega-hangar ricavato all’interno di una collina, capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra. Per un altro scalo “civile” ancora non operativo, quello di Comiso (Ragusa), è forte l’interesse degli strateghi nazionali e d’oltreoceano che non ne venga sacrificata la storica predisposizione bellica. Sorto durante il fascismo per essere utilizzato contro le forze britanniche di stanza a Malta, a partire del 1983 l’aeroporto di Comiso ha ospitato 112 micidiali missili nucleari “Cruise”, poi smantellati con l’accordo USA-URSS di riduzione delle armi a medio raggio in Europa. Niscemi e Sigonella sono vicinissime: perché allora non prevederne un uso parziale in caso di “crisi” o eccessivo traffico aereo nella grande stazione aeronavale della marina statunitense?
C’è un antico motivo utilizzato dai mass media per promuovere o giustificare il soffocante processo di militarizzazione della Sicilia. Quello che basi e missili portano dollari, lavoro e sviluppo. Chissà però cosa ne pensano oggi in proposito gli abitanti dei centri vicini alle grandi installazioni di morte. Un tempo, è vero, c’erano gli alti affitti pagati per l’alloggio dei militari USA. Poi, però, per ragioni economiche e di “sicurezza” si è scelto di concentrare le abitazioni in residence-cittadelle autonomi, la cui realizzazione è stata affidata a speculatori e alle imprese dei soliti noti. Un tempo, c’erano pure i dipendenti civili delle basi, ma il regime di gravi violazioni e discriminazioni sindacali non è stato sufficiente a preservare l’occupazione; così, da qualche anno a questa parte, è in atto uno spietato piano di licenziamenti e pre-pensionamenti. A peggiorare il quadro, l’affidamento a un sempre maggior numero di contractor statunitensi l’amministrazione di importanti servizi nelle basi siciliane. Si è giunti perfino ad affidare ad aziende private USA la realizzazione di infrastrutture e altre opere edili. Solo la mafia ha fatto grandi affari con le basi militari. L’extraterritorialità di cui godono Sigonella, Niscemi, la base-appoggio di Augusta o la stazione di Pachino, Siracusa, (ancora oggi utilizzata per le esercitazioni aeree e di lancio paracadutisti delle forze USA), ha favorito l’intervento e l’agire delle imprese criminali. L’equazione mafia-militarizzazione venne apertamente denunciata dall’allora segretario del Partito comunista siciliano, Pio la Torre. Anche per questo ne fu decretata la morte, il 30 aprile di 28 anni fa. Un omicidio politico i cui mandanti restano ancora con il volto coperto.
Articolo pubblicato in Left - L'isola possibile, mensile siciliano, n. 67, aprile 2010
La seguo da quando ho letto il suo libro e le faccio i complimenti anche per questo ottimo articolo.
RispondiEliminaMi permetto di segnalarle (non so come contattarla) la seconda Festa PER la liberazione (25 aprile), dove il tema della liberazione del territorio italiano dalle basi straniere ha assoluta centralità (siamo ancora in fase organizzativa).
Qui i materiali del 2010: http://www.perilbenecomune.net/index.php?p=24:6:2:119:245
Per la nuova edizione sono stati coinvolti più gruppi e persone (Giulietto Chiesa, Maurizio Pallante, Massimo Fini, Claudia zuncheddu, Angelica Romano). Sarei lieta di poter fare un video collegamento anche con lei, per una sua testimonianza sulla situazione siciliana (Sigonella, Trapani, ecc...).
Se è disponibile mi può contattare a questa e-mail: info@perilbenecomune.net
Cordialmente,
Monia Benini