Israele addestra l’Italia all’utilizzo dei droni killer
Due
settimane di super addestramento in Israele per l’Aeronautica Militare italiana
utilizzando i più moderni e famigerati droni da guerra. Il 12 luglio ha preso
il via nella base aerea e missilistica di Palmachim, nei pressi della città israeliana di
Rishon LeZion, a sud di Tel Aviv,
l’esercitazione “Blue Guardian”, presentata con enfasi dall’Israeli Air Force (IAF) come la “prima attività
addestrativa internazionale al mondo con i velivoli a pilotaggio remoto”. Ai
war games con i droni, oltre ai reparti specializzati dell’Aeronautica
israeliana, partecipano pure quelli di Stati Uniti, Francia, Germania, Regno
Unito e Italia. Il ministero della Difesa italiano ha mantenuto sino ad oggi il
più stretto riserbo sull’imbarazzante missione addestrativa in Israele, ma è
più che presumibile che a Palmachim siano stati schierati gli uomini e i
velivoli senza pilota del 32° Stormo dell’Aeronautica militare di
stanza nella base di Amendola (Foggia), che
aspira a trasformarsi in uno dei principali centri di formazione dei piloti di
droni in ambito NATO ed extra-NATO.
“La storica esercitazione di 15 giorni consentirà di
migliorare gli apprendimenti tra le nazioni partecipanti e ad aprire la strada
verso una futura cooperazione nel rivoluzionario settore dei velivoli a
pilotaggio remoto”, riporta la nota emessa dall’Israeli Air Force. Secondo il
generale Amikam Norkin, comandante in capo dell’Aeronautica, “Blue Guardian” ha un
valore di grande importanza strategica per lo Stato di Israele. “Siamo pionieri
nel campo dei droni e siamo considerati un leader mondiale nello sviluppo delle
tecnologie relative”, ha dichiarato il generale Norkin. “Queste
caratteristiche, congiuntamente alle centinaia di ore di volo che abbiamo
effettuato nelle ultime due decadi e all’alta competenza dei nostri operatori, spiegano
la pronta favorevole risposta che abbiamo ottenuto dai paesi che avevamo
invitato a prendere parte a questa esercitazione”.
Gli obiettivi chiave dei war games sono stati illustrati
dal comando del 166° Squadrone dell’Aeronautica israeliana, preposto
all’organizzazione e al coordinamento di “Blue Guardian”. “Innanzitutto puntiamo
a rafforzare la partnership tra Israele e i cinque paesi partecipanti, cosa che
ha una valenza significativa per la sicurezza del nostro paese”, spiegano i
militari del 166° Squadrone, non a caso denominato “Fire Birds” (uccelli di
fuoco) proprio perché preposto all’uso dei più sofisticati droni killer. “Abbiamo
creato una serie di scenari aerei reali per permettere un addestramento di alta
qualità durante l’intera esercitazione. Inoltre vogliamo enfatizzare
l’interconnessione personale con le nostre controparti, fornendo ai nostri
alleati una sensazione di comfort e sicurezza mentre loro si adattano alle
nostre necessità. Infine puntiamo ad illustrare gli alti standard manifestati
dal personale dell’Israeli Air Force e soprattutto l’impegno, la
professionalità e la precisione nello svolgimento delle missioni aeree”. Sempre
secondo il Comando del Fire Birds Squadron, nel corso di “Blue Gardian”
saranno utilizzati in particolare i due gioielli di morte dell’arsenale dei
velivoli senza pilota israeliani, gli Hermes 900 (nome in codice Kochav)
e gli Hermes 450 (Zik), progettati e realizzati da Elbit Systems Ltd, holding
con quartier generale ad Haifa e filiali in diversi paesi, leader nella
produzione di droni militari, sistemi informatici, telecomunicazione, comando,
controllo e intelligence e per le cyber war. “Nel corso dell’esercitazione, per
la prima volta nella storia – precisa IAF – gli equipaggi stranieri saranno
impiegati al controllo del volo di un Hermes
450, insieme agli operatori dello squadrone droni israeliano, simulando una
serie di differenti scenari operativi, dall’assistenza alle forze terrestri,
alle missioni di raccolta dati d’intelligence e alla cooperazione con altre
forze aeree”.
Ancora
più complessi gli scenari previsti nella seconda settimana di esercitazione. In
particolare saranno simulate vere e proprie attività di combattimento tra i
differenti reparti aerei partecipanti e saranno effettuati voli congiunti dei
droni in appoggio ai cacciabombardieri e alle divisioni elicotteri israeliani. “Il processo
di pianificazione delle attività sarà appannaggio di un differente paese ogni
giorno, così da dare a tutti gli equipaggi un’unica opportunità per
familiarizzare e conoscere le differenti modalità di conduzione delle missioni
aeree”, conclude l’Israeli Air Force.
Per il
complesso militare industriale israeliano, “Blue Guardian” è una ghiotta
occasione per sponsorizzare tra gli ufficiali delle forze aeree di USA,
Francia, Germania, Regno Unito e Italia, i due modelli di droni più utilizzati
nelle ultime operazioni di guerra in Medio Oriente. Gli Hermes 450 e 900 sono infatti
velivoli a pilotaggio remoto multimissione: possono essere utilizzati sia come
aerei spia per la raccolta dati d’intelligence e l’individuazione degli
obiettivi, sia come droni d’attacco con il lancio di missili aria-terra e
aria-nave. Le due versioni variano secondo le ore di volo che possono
effettuare (17 per l’Hermes 450 e 30 ore per l’Hermes 900) e per l’altitudine
che possono raggiungere (da 18.000 a 30.000 piedi). L’Hermes
450 è stato impiegato operativamente per la prima volta durante l’assalto
israeliano del 2008-2009 contro la popolazione della Striscia di Gaza; questi
velivoli senza pilota di Elbit Systems sono stati anche usati in Libano nel
2006, causando la morte di diversi civili, inclusi operatori della Croce Rossa.
Il battesimo di fuoco dell’Hermes 900 risale invece all’Operazione “Margine Protettivo” contro
Gaza dell’estate 2014: un drone è stato coinvolto nell’uccisione di quattro
ragazzi che stavano giocando in una spiaggia, il 16 agosto 2014.
“Blue
Guardian” si svolge a meno di due mesi da un’altra importantissima esercitazione
che ha visto protagoniste le forze aeree e navali di Israele, Stati Uniti,
Regno Unito e Italia, “Falcon Strike 21”, in una vasta area in
territorio italiano che ha compreso i poligoni della Sardegna, il mar Tirreno, Campania,
Basilicata, Calabria, Sicilia, l’isola di Pantelleria, il Golfo di Taranto, il
Mar Ionio e il Mediterraneo centrale. Secondo la nota emessa dal Pentagono,
“Falcon Strike” ha rappresentato “un test strategico per i nuovi
cacciabombardieri F-35 in dotazione alle aeronautiche dei quattro paesi
partecipanti per accrescere il livello di cooperazione e l’interoperabilità
durante le operazioni congiunte”. All’esercitazione hanno partecipato oltre 50
velivoli tra caccia, aerei da trasporto e rifornimento ed elicotteri pesanti, e
circa seicento militari sotto il controllo del Comando Operazioni aerospaziali
di Poggio Renatico (Ferrara). Lunghissima e assai significativa la lista dei
mezzi impiegati. Per l’Italia si è trattato dei velivoli F-35A, F-35B e dei
droni “Predator” del 32° Stormo di Amendola; dei cacciabombardieri F-2000
“Typhoon” del 36° Stormo di Gioia del Colle e del 37° di Trapani-Birgi; dei
“Tornado” del 6° Stormo di Ghedi; degli AMX e dei “Typhoon” del 51° Stormo di
Istrana; dei caccia addestratori T-346A del 61° Stormo di Galatina (Lecce); dei
velivoli tanker KC-767A e di un aereo da ricognizione di produzione israeliana
Gulfstream “Eitam” del 14° Stormo di Pratica di Mare. Per l’US Air Force i
nuovi caccia F-35A e sei F-16C a capacità nucleare del 555th Fighter Squadron
di Aviano (Pordenone); un aereo da rifornimento britannico Voyager A330 e, per
l’aeronautica israeliana, sei caccia F-35, un aereo-spia Gulfstream “Etam” e
due aerei da rifornimento Boeing “Re’em”. “L’esercitazione ha avuto quale base
principale di rischieramento Amendola, ma ha visto al contempo coinvolte altre
basi in funzione di supporto, tra cui quella di Trapani e del Reparto di
Standardizzazione e Tiro Aereo di Decimomannu, in Sardegna”, ha spiegato
l’ufficio stampa del Ministero della difesa. “Gli scenari esercitativi sono
stati creati per offrire agli equipaggi di volo un contesto complesso in cui
potersi addestrare in varie tipologie di missioni, tra cui l’interdizione aerea
con gestione strategica e tattica, il supporto alle forze speciali a terra, le
operazioni di targeting dinamico”. Tra le attività di particolare rilevanza
anche quelle relative alla “guerra elettronica”, protagonisti il centro di
comando e controllo radar del 2° Stormo di Rivolto (Udine) e una componente del
sistema di “difesa” contraerea SAMP-T dell’Esercito, congiuntamente ai reparti
e ai velivoli d’intelligence israeliani.
Un’estate nel segno dunque
della sempre più stretta cooperazione militare, industriale e strategica tra
Israele, l’Italia e alcuni dei paesi leader dell’Alleanza Atlantica,
protagonisti i costosissimi cacciabombardieri (a capacità nucleare) di quinta
generazione prodotti da Lockheed Martin e i droni lanciamissili di Elbit
Systems Ltd. E all’orizzonte sempre più affari miliardari per i produttori e i
mercanti di morte sulla pelle – da subito - di migliaia e migliaia di innocenti
in Africa e Medio Oriente.
Articolo pubblicato in Pagine
Esteri il 21 luglio 2021, https://pagineesteri.it/2021/07/21/medioriente/israele-addestra-litalia-allutilizzo-dei-droni-killer/
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