Alla guerra nucleare dalla base Usa di Sigonella
Follie criminali. Segretamente a Sigonella sta per entrare in funzione la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di pronto allarme USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Nell’area 465 della base sorgerà il nuovo sito di guerra missilistico e nucleare. Della nuova “ricollocazione” a Sigonella grande felicitazione del Presidente del Consiglio Renzi e della Ministra Pinotti. Il governo italiano pare non abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica. Mister Trump ha annunciato un piano di “modernizzazione” degli arsenali che costerà più di 1.300 miliardi di dollari nei prossimi 30 anni. Vorrebbe testate nucleari per “effettuare attacchi chirurgici con un numero ridotto di vittime”. Per le opere urbanistiche la US Navy ha affidato i lavori di costruzione degli impianti JTAGS alla D’Auria Costruzioni S.r.l. di Lamezia Terme che sembrerebbe una società quantomeno discutibile.
C’è
un sistema che dalla fine della Seconda guerra mondiale consente di misurare il
tempo mancante all’olocausto nucleare planetario. Si tratta di un orologio
virtuale, il Doomsday Clock, le cui
lancette si avvicinano o si allontano dalla fatidica mezzanotte dell’umanità a
secondo la gravità dei conflitti in atto o dell’evoluzione della corsa al
riarmo atomico. Questo sistema è stato adottato da centinaia di scienziati di
fama internazionale che periodicamente pubblicano un report sul Bulletin
of the Atomic Scientists dove “fotografano” la distanza delle
lancette dalla maledetta ora X. Qualche giorno fa, nel corso di una conferenza
stampa a Washington, il Presidente della prestigiosa rivista scientifica, Rachel
Bronson, ha lanciato l’allarme: “Mancano solo due minuti alla mezzanotte”.
Lancette così vicine all’ecatombe nucleare non si vedevano dai tempi della
guerra fredda USA-URSS e dell’installazione in Europa dei missili a medio
raggio (i Cruise, i Pershing e gli SS-20) e di 112 testate atomiche nell’allora
base statunitense di Comiso, Ragusa. “L’odierna minaccia nucleare è insostenibile”,
ha aggiunto Rachel Bronson. Nel pianeta la guerra è globale e permanente, anzi
perpetua, e il presente e il futuro prossimo sono pesantemente minacciati dall’escalation
nucleare di decine di grandi e medie potenze, dalle crescenti tensioni tra USA
e Russia, USA e Cina, USA e Corea del Nord e – come avvertono gli scienziati No War - dal “miglioramento tecnologico
delle armi nucleari che producono la concreta possibilità che esse vengano
usate”.
A
rendere ancora più inquietanti gli scenari internazionali e mettere
profondamente in pericolo la stessa sopravvivenza di ogni forma di vita nel
pianeta ci ha pensato la nuova amministrazione statunitense: mister Trump ha
annunciato una radicale riforma della postura nucleare a stelle e strisce grazie
a un piano di “modernizzazione” degli arsenali che nei prossimi 30 anni
dilapiderà più di 1.300 miliardi di dollari. Obiettivo chiave della nuova
dottrina nucleare statunitense, lo sviluppo di testate nucleari a potenza ridotta,
anche di un solo kiloton (17 volte meno potente della bomba sganciata su
Hiroshima) per “effettuare attacchi chirurgici con numero ridotto di vittime”. E
poi ancora altre atomiche più precise e più potenti da
utilizzare con i nuovi caccia, i sottomarini e i missili a medio e lungo
raggio, forse anche con una nuova generazione di aerei senza pilota e senza
controllo umano a distanza. I moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano alla
supremazia assoluta in campo tecnologico e nucleare e all’annientamento ovunque
e comunque di ogni minaccia, anche di quella rappresentata magari da piccoli
gruppi insorgenti contro cui potrebbero essere sganciate le nuove mini-atomiche
per la “guerra nucleare limitata”. Un mixer di ultra sofisticati sistemi radar
e satellitari, centri di comando, controllo, comunicazione e intelligence
consentirebbe – sempre secondo Trump & C. – di poter “controllare”
preventivamente ogni eventuale operazione missilistica nemica e scatenare dunque
il “primo colpo” nucleare, evitando qualsiasi ritorsione e dunque i
limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata”.
Follie
criminali con immediate ricadute innanzitutto sui paesi partner alleati di
Washington, Italia in testa. I nuovi sistemi di distruzione di massa, infatti,
sono destinati ad essere installati (e utilizzati) principalmente in Europa, a
partire dalle ammodernate bombe aviotrasportate a guida laser B-61 da custodire
nei bunker delle basi di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) o delle
potentissime testate che armeranno i sommergibili a propulsione atomica che
incrociano le acquee nazionali e sempre più spesso approdano ad Augusta,
Napoli, La Spezia, Taranto.
Anche
la base di Sigonella, capitale mondiale dei droni da guerra e base avanzata per
le forze speciali e di pronto intervento USA e NATO, assumerà un ruolo
strategico nei programmi di supremazia nucleare planetaria delle forze armate
degli Stati Uniti d’America. Segretamente, senza che mai il governo italiano
abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per
entrare in funzione nella grande infrastruttura militare siciliana la Joint
Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione
satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci
di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o
convenzionali.
“JTAGS
è il principale sistema di US Army per integrare ed espandere le capacità di
allarme, attenzione e pronta informazione sui Missili Balistici da Teatro (TBM
– quelli con gittata compresa tra
i 300 e i 3.500 km) ed altri eventi tattici che interessano il teatro
operativo che utilizza i network di comunicazione esistenti”, spiega il
Pentagono. “Esso è in grado di ricevere e processare tutti i dati trasmessi a
banda larga dai sensori della costellazione satellitare del Defense Support Program. JTAGS determina
la fonte TBM identificando il punto e il momento di lancio del missile, la sua
traiettoria e il punto e il momento dell’impatto. Quando è installato nel
teatro di guerra, riduce la possibilità di singole interruzioni nei sistemi di
comunicazione dei rispettivi Comandi. I benefici operativi includono anche
quello di poter dare i segnali d’attacco agli assetti operativi per individuare
e distruggere le capacità di lancio del nemico. JTAGS svolge un ruolo operativo
a favore dei Comandi di guerra all’estero e dei Sistemi di difesa dai missili
balistici (BMDS) per la protezione degli assetti militari, delle popolazioni
civili e dei centri geopolitici. Opera pure nell’ambito del Theater Event
System (TES) del Comando per le operazioni spaziali USA e supporta
l’Agenzia per la difesa missilistica e le sue reti di collegamento con i
sistemi strategici anti-missile come l’Aegis,
il THAA (Terminal High-Altitude Area Defense), il Kinetic Energy Interceptor e
i Patriot”. Operativamente la Joint Tactical
Ground Station utilizza i più aggiornati sistemi di telecomunicazione
satellitare a partire da quelli UHF - Ultra High Frequency
(il MUOS con uno dei suoi terminali terrestri a Niscemi è uno di essi) o l’Integrated
Broadcast System (IBS).
A
prima vista la JTAGS potrebbe apparire come un moderno “scudo protettivo” per
difendersi da eventuali attacchi missilistici nemici, ma a ben analizzare i
manuali e i documenti delle agenzie di guerra USA, la portata tutt’altro che “difensiva”
del sistema in avanzata fase d’installazione a Sigonella è evidentissima. “JTAGS può
essere descritta come un sistema mobile di elaborazione delle informazioni, ma
in verità è molto più di ciò, in quanto i dati raccolti sono un elemento chiave
per stabilire e mantenere il dominio”, si legge nell’apposito manuale operativo
Field Manual FM 40-1 - Joint Tactical
Ground Station Operations, redatto dall’Esercito USA nel settembre 1999. “JTAGS
supporta i tre pilastri che sostengono la cosiddetta Difesa dai missili di
teatro (TBM), cioè la difesa passiva, la difesa attiva e le operazioni di
attacco, nonché la gestione del campo di battaglia, delle comunicazioni e delle
strutture informatiche e d’intelligence”.
Per
ciò che riguarda la difesa passiva,
il sistema JTAGS “consente di notificare agli staff di comando il pronto
allarme di lancio da parte del nemico dei missili balistici e l’immediato
trasferimento del messaggio d’allerta alle unità che stazionano nell’area
minacciata”. Sempre secondo il Field
Manual di US Army, le misure di difesa passiva includono “la protezione
elettronica ed NBC (nucleare, biologica e chimica), la contro-sorveglianza, la
mobilità, il camuffamento, la dispersione, il ricovero, ecc.”, in modo da “ridurre
la vulnerabilità e i danni causati dai TBM”. La cosiddetta difesa attiva del sistema JTAGS punta invece alla “distruzione
della minaccia nemica” con gli intercettori della difesa anti-missile e all’“azione
in profondità contro tutti i sistemi missilistici da teatro e i sistemi
difensivi del nemico”. “I dati raccolti dalla JTAGS possono
supportare le operazioni d’attacco”, conclude il manuale operativo di US Army. “Gli attacchi puntano alla distruzione, disgregazione
o neutralizzazione delle piattaforme di lancio dei TBM e dei loro centri di
comando, controllo e comunicazione; delle infrastrutture logistiche; dei sistemi
di riconoscimento, intelligence, sorveglianza, ecc. I comandi e i centri di
controllo preposti alle operazioni d’attacco riceveranno da JTAGS le
informazioni sui punti e i tempi di lancio in modo da facilitare la
pianificazione e l’esecuzione delle missioni di fuoco e di altre missioni
offensive (strike aerei o da parte delle forze operative)”.
La Joint
Tactical Ground Station di “pronto allarme” è sotto il
controllo della 1st Space Company
(JTAGS), una compagnia specializzata della 1st Space Brigade dell’US Army
Space and Missile Defense Command, attiva dal 1992 presso il quartier generale
di Colorado Springs (Colorado). La storia e l’evoluzione della JTAGS è strettamente
legata al multimiliardario programma di “difesa anti-missile” varato dal
Pentagono a metà degli anni ’80 del secolo scorso, per “contrastare la
crescente minaccia di missili balistici a livello globale”. Elaborazione,
progettazione e produzione dell’architettura del sistema fu affidata ai colossi
industriali Aerojet e Northorp Grumman mentre il primo prototipo JTAGS fu
testato in Germania nel 1993 e l’anno successivo in Corea del Sud. Nel febbraio
1997 fu installata la prima stazione JTAGS nella base “Kelley Barracks” di US
Army a Stoccarda (Germania) e fu creato un apposito distaccamento denominato 15th Air Defense JTAGS Det, il primo
in grado di operare con il sistema di pronto allarme anti-TBM. Attualmente la 1st Space
Company (JTAGS) si compone di alcuni
distaccamenti con personale misto dell’esercito e della marina militare: due
presso l’installazione di comando di Colorado Springs; una per le attività di
addestramento a Fort Bliss (Texas) e altri tre rischierati fuori dal territorio
USA: presso la
base aerea di Osan in Corea del Sud; a Nasawa (Giappone) e, in Europa, ieri a
Stoccarda ed oggi a Sigonella. Logisticamente, ogni stazione JTAGS è ospitata all’interno di shelter
protetti dagli attacchi NBC e può essere facilmente trasportata via terra a
bordo di camion pesanti o per via aerea grazie ai velivoli cargo C-141, C-17
e C-5 dell’US Air Force.
Il
Pentagono ha riservato ingenti investimenti per potenziare le funzioni e le
caratteristiche tecniche della Joint Tactical Ground Station. Nell’aprile 2011,
la società produttrice del sistema di difesa/attacco anti-missile, Northrop
Grumman (la stessa che ha realizzato i droni spia e killer ospitati a
Sigonella) ha ottenuto un contratto di 24 milioni di dollari per fornire un
addizionale supporto ingegneristico al programma. L’anno successivo ancora a
Northop Grumman è stato affidato un progetto di ricerca e sviluppo quadriennale
per un importo complessivo di 31.397.000 dollari (poi
ampliato a 37.986.896 dollari) per incrementare l’operatività della Joint Tactical Ground Station nell’ambito della
Difesa Aerea e Anti-missile Integrata delle forze armate USA e consentire la
sua piena integrazione con i nuovi satelliti dello Space-Based Infrared System – SBIRS (un network
satellitare a raggi infrarossi che consente il costante monitoraggio di ogni
punto della superficie terrestre) e altri sensori strategici disseminati da
Washington in tutto il pianeta. Altri due contratti pro-JTGS sono stati
firmati con Northrop Grumman nel luglio 2015 (15 milioni
di dollari per modificare software e apparecchiature di supporto) e nel
settembre 2017 (17,2 milioni per ulteriori trasformazioni tecnologiche che saranno
completate entro la fine del 2021). Numerose le esercitazioni di “pronto
allarme” che la 1st Space Company (JTAGS) di US Army ha effettuato negli ultimi anni n Europa,
Asia e Medio Oriente. Le più complesse e sicuramente più pericolose dal punto
di vista geostrategico si sono svolte tra il giugno e il novembre 2010 in
Israele (deserto del Negev) e nelle acque del Mediterraneo orientale. Durante le
esercitazioni congiunte israelo-statunitensi fu simulato un attacco
missilistico nucleare iraniano combinato al lancio di missili a corto raggio
dal territorio siriano e libanese, e la loro distruzione in volo mediante il
lancio dei missili di produzione israeliana Arrow II, degli intercettori
anti-missile THAAD, dei missili anti-aerei Patriot PAC-3 e dei nuovi sistemi di
combattimento navale Aegis. All’attivazione dello “scudo anti-missile” in
Israele, concorsero allora gli uomini e le apparecchiature del distaccamento Joint Tactical Ground
Station di Stoccarda, assicurando la connessione della rete di monitoraggio
terrestre e satellitare USA con le postazioni radar e le batterie missilistiche
delle forze armate statunitensi ed israeliane.
Secondo il report progettuale (titolo: Joint
Tactical Ground Station – JTAGS. Relocation
at the Naval Air Station II Sigonella, Sicily, Italy), approvato il 26 novembre 2014 dal Naval
Facilities Engineering Command (NAVFAC EURAFSWA) di stanza
presso l’aeroporto di Napoli-Capodichino, il terminale terrestre JTAGS di Sigonella “fornirà
lo spazio operativo, di manutenzione, stoccaggio e amministrativo per i sistemi
di processamento delle informazioni del sistema JTAGS”. La nuova installazione
si compone di un edificio con una superficie di 500 metri quadri e un’area
recintata con tre antenne di telecomunicazione satellitare del diametro di 4,5
metri, un raggio di elevazione compreso tra i 5 e i 90° e una
copertura completa all’orizzonte di 360°. Queste antenne ricevono le
comunicazioni satellitari trasmesse in banda Ku (frequenze comprese tra i 10.9 e
i 12.75 GHz) e banda C (tra i 3.7 e i 4.2
GHz). “Le fondamenta per sostenere le tre antenne saranno
adeguatamente rinforzate e tutte le utilities sotterranee saranno collocate
all’interno di condotte protette e connesse alle nuove antenne e all’edificio
che fungerà da centro di controllo”, si legge nel progetto NAVFAC. “Saranno
pure installati reti e sistemi d’illuminazione di sicurezza e videocamere,
mentre il nuovo edificio ospiterà gli uffici amministrativi, le sale per i
server e i sistemi di telecomunicazione elettronica. La stazione JTAGS opererà
24 ore al giorno, sette giorni alla settimana; il numero degli addetti
impiegati per gli scopi del programma sarà di 35 unità”. Sempre secondo le
indicazioni del Comando d’Ingegneria di US Navy, l’area prescelta per il nuovo
sito di guerra missilistico e nucleare è quella a ridosso dell’edificio n. 465
di Sigonella, in direzione sud-est, vicina anche al grande impianto di
trattamento acque di NAS 2 e della strada d’accesso agli hangar e alla pista di
volo.
La
“ricollocazione” a Sigonella della facility di pronto allarme missilistico è
stata inserita tra i programmi strategici delle forze armate USA nel bilancio
di previsione per l’anno fiscale 2016 (budget di spesa previsto, 1.850.000
dollari), congiuntamente alla realizzazione nella base siciliana degli hangar e
dei centri operativi dei nuovi droni-spia “Triton” di US Navy (40.641.000
dollari) e degli hangar e della facility di supporto per nuovi velivoli
pattugliatori P-8A “Poseidon” (62.302.000 dollari). Secondo il data base con i
contratti sottoscritti dall’Amministrazione USA, i lavori di realizzazione
della stazione JTGS hanno preso il via nella primavera 2016 e si sono
conclusi il 6 ottobre 2017.
Sulla
rilevanza strategica della nuova Joint Tactical Ground Station di
Sigonella si è soffermato il 13 aprile 2016 il generale David L. Mann (a capo
del Comando generale per la difesa missilistica strategica e spaziale di US
Army), durante la sua audizione nel Comitato per le forze armate del Senato
degli Stati Uniti d’America. “In supporto al Joint Force Commander, il nostro
Comando per la difesa missilistica continua a fornire il pronto allarme sui
missili balistici in diversi teatri operativi”, ha spiegato Mann. “I nostri
distaccamenti JTAGS sono installati all’estero per assicurare il controllo
missilistico da parte di USSTRATCOM e delle nostre forze militari operative
fuori dai confini nazionali. Continuiamo ad ottimizzare queste capacità e
quest’anno abbiamo ottenuto il sostegno del Governo d’Italia per ricollocare il
JTAGS in Europa presso la Sigonella Naval Air Station”. Nel 2016, presidente
del Consiglio era Mattero Renzi, ministra della difesa (come oggi) Roberta
Pinotti, entrambi Pd.
Il
Dipartimento di US Navy ha affidato i lavori di costruzione degli impianti
JTAGS alla D’Auria Costruzioni S.r.l. di Lamezia Terme
(Catanzaro), per un importo complessivo di 1.776.232 euro. Lo scorso
luglio, la società lametina è stata
attenzionata dai ROS dei Carabinieri e dalla Direzione distrettuale
antimafia di Reggio Calabria nell’ambito della cosiddetta operazione Mandamento
Jonico, relativa
all’infiltrazione criminale nella realizzazione di alcuni collettori fognari
nel Comune di Gerace e del depuratore consortile a Siderno. Secondo quanto
riportato da Lacnews24.it,
l’imprenditore Mario D’auria, titolare e amministratore unico della D’Auria
Costruzioni, è stato raggiunto da avviso di reato per “truffa in
concorso, aggravata dalle modalità mafiose”. Immediata la replica dell’azienda
calabrese che con una nota stampa ha smentito di aver ricevuto notifiche
relative ad indagini pendenti a suo carico. “Possiamo, soltanto, in questa
sede, limitarci ad evidenziare che in ordine a quei lavori di cui si fa cenno
in quell’articolo, vi sono stati controlli giurisdizionali che hanno
legittimato l’aggiudicazione della gara e riconosciuto l’esistenza dei titoli
funzionali all’aggiudicazione della stessa”, riporta la D’Auria Costruzioni.
In verità il nome di Mario
D’Auria compare tra i 291 indiziati di reato della monumentale ordinanza emessa
dalla DDA di Reggio Calabria. Nello specifico, gi inquirenti ipotizzano che
Antonio Barbaro e Rocco Perre, “membri della cosca Nigri, quale componente
della locale di Platì”, avrebbero
acquisito “con il concorso di Mario D’Auria della D’Auria Costruzioni S.r.l. e
altri, l’appalto pubblico per la realizzazione
di collettori fognari al servizio dei comuni di Canolo, Agnana Calabra, frazione
di Gerace, al depuratore consortile di Sidern”, gara finanziata dalla
Regione Calabria e gestita dal Comune di Canolo, per euro 1.088.447,
aggiudicata in data 26.06.2009”. La DDA annota inoltre che sempre sul conto di
Mario D’Auria, “con particolare riferimento ai pubblici appalti, alla Banca
Dati delle FF.PP. figurano due denunce in stato di libertà per subappalto non
autorizzato, la prima del Comando Stazione Carabinieri di Serrastretta (CZ), in
data 16 aprile 2006 e la seconda del Comando CC di Girifalco (CZ), in data 25
maggio 2010”.
I due presunti componenti
del clan di Platì, Antonio Barbaro e Rocco Perre, sono pure accusati di aver
acquisito “in modo indiretto, con metodi mafiosi, in concorso con altre
aziende, il controllo dell’appalto pubblico concluso tra la Provincia di Reggio
Calabria (Stazione Appaltante) e l’appaltatrice A.T.I. con capofila DE.MO.TER.
S.p.A. e successivamente alla subentrante Cubo S.p.A., per la costruzione e ammodernamento
della ex SS.112 Bovalino-Bagnara – Lotti D ed E (1° e 2° stralcio), attraverso
l’esecuzione di contratti di nolo a caldo stipulati con l’impresa appaltatrice
dal 2008 al 2012, per un importo superiore ad euro 500.000”. Coincidenza vuole che proprio la DE.MO.TER., S.p.A., con
sede sociale a Messina, eseguì per conto della Pizzarotti di Parma i lavori del
valore di 5,2 milioni di euro per il completamento del Residence Mineo, nell’omonimo comune siciliano, dove furono ospitati
per un decennio quattrocento alloggi familiari per il personale americano in
forza a Sigonella, poi riconvertito nel febbraio 2011 nel più grande Centro di mala accoglienza per
richiedenti asilo di tutta Europa.
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