Countdown per la grande baraccopoli migranti di Messina
Bocche
cucite in Prefettura a Messina, ma alla fine qualcuno si lascia andare e tra i
denti conferma che a breve prenderanno il via i lavori di realizzazione di una
baraccopoli all’interno del Centro di “prima accoglienza” per richiedenti asilo
nell’ex caserma “Gasparro” di Bisconte Messina, dove da quasi quattro anni sono
stipati sino a 200 giovani migranti alla volta.
“Al Ministero dell’Interno la decisione è stata presa da tempo e non ci sono
più spazi di manovra per bloccare l’iter del progetto”, ci spiegano.
“Nonostante le diverse prese di posizione contro l’istituzione di un hotspot in
città, non sono state esercitate pressioni di alcun genere a Roma per ottenere
lo stop al progetto. Opporsi oggi è una battaglia del tutto persa in
partenza”.
Dopo un
lungo e tormentato iter della gara d’appalto (contraddistinto tra l’altro da un
primo affidamento ad una nota azienda modenese di
prefabbricati in legno, seguito da due ricorsi al Tribunale
Amministrativo Regionale di Catania da parte delle imprese escluse, la loro
riammissione, un secondo affidamento poi sospeso per l’offerta anomala della nuova
azienda risultata vincitrice), salvo imprevisti dell’ultima ora, sarà l’azienda
“Tomasino Metalzinco Srl” di Cammarata (Agrigento) a eseguire a breve i lavori
del nuovo Centro-hub (e/o hotspot) di Bisconte. Da quanto si evince dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana del 6 febbraio 2017, alla fine sembra aver prevalso la logica del
risparmio a tutti i costi, ovviamente sulla pelle dei futuri “ospiti” stranieri:
l’azienda siciliana infatti ha ottenuto l’affidamento dei lavori con un’offerta
per 1.249.550 euro più IVA, con con un ribasso di circa il 35,3% rispetto al
valore complessivo a base d’asta di 1.932.000 euro.
Secondo il
bando di gara, il contraente dovrà assicurare la “fornitura e posa in opera,
comprensiva di trasporto, installazione, montaggio, manutenzione e smontaggio
finale per la realizzazione di una struttura temporanea costituita da
tendostrutture e moduli prefabbricati, recinzioni e cancelli, pensiline, arredi
e cartellonistica per l’accoglienza dei migranti presso il comprensorio Caserma
Gasparro di Messina”. Le opere dovranno essere realizzate
entro 70 giorni dalla data di avvio dell’esecuzione del contratto; inoltre, la “Tomasino Metalzinco”
dovrà assicurare la manutenzione degli impianti per almeno due anni.
Alla
pubblicazione del bando di gara in molti avevano ipotizzato la realizzazione
nell’ex caserma di Bisconte di una nuova tendopoli per richiedenti asilo, una
sorella-gemella della struttura che aveva trovato posto per circa tre anni
presso il centro sportivo di contrada Conca d’Oro dell’Università degli Studi di
Messina e che la Prefettura aveva chiuso per le gravissime carenze igienico-infrastrutturali
e per le sempre più numerose denunce sulle disumane condizioni di vita dei
richiedenti asilo ospitati. Quando la gara fu assegnata in via provvisoria alla
Sistem Costruzioni Srl di Solignano di
Castelvetro, società attiva nella ricostruzione dei centri delle regioni Abruzzo
ed Emilia Romagna colpiti dai recenti eventi sismici, si pensò che a Messina sarebbero
stati allestiti alloggi in prefabbricati in legno come quelli utilizzati per i
terremotati; oggi, invece, è molto più probabile che i migranti saranno
costretti a vivere in monoblocchi in profilato di acciaio-zincato, trasformando
così il Centro di prima accoglienza di Bisconte in una grande zinco-baracappoli, dove le escursioni termiche, il
superaffollamento e l’assenza di spazi sociali renderanno ancora più
inaccettabili e insostenibili le condizioni di vita.
“Siamo specializzati nella progettazione, produzione e
installazione chiavi in mano di prefabbricati per campi di lavoro, uffici, sale
riunioni, attività sportive, servizi igienici, servizi per disabili, mense e
refettori, laboratori, strutture sanitarie e ludiche, postazioni per guardiania
o di controllo, magazzini”, riporta il sito internet della “Tomasino Metalzinco
Srl”. Fondata nel 1979 come società Artigiana costruzioni metalliche in
provincia di Palermo, l’azienda si è insediata nel 1985 nella zona industriale
di Cammarata. Suoi i container recentemente forniti all’AMAT e al Comune di
Palermo per ospitare biglietterie trasporti e i centri di assistenza turisti.
Il Ministero dell’Interno ha prescelto Invitalia S.p.A., l’Agenzia
nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia,
quale centrale di committenza per la gara d’appalto di Messina (responsabile
unico del procedimento l’avvocato Cristiano Galeazzi). Invitalia S.p.A. (presieduta da Claudio Tesauro, contestualmente presidente di
Save the Children Italia Onlus e già membro del consiglio di amministrazione di
TNT Post Italia S.p.A. e sino al 2013 del board di Save the Children
International) ha sottoscritto con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione
del Viminale una specifica convenzione con l’obiettivo di “fornire il supporto
per migliorare il sistema delle strutture per l’accoglienza e il soccorso dei
migranti”. A tal fine, nel febbraio 2016,
Invitalia aveva pubblicato un bando di gara per le “attività di rilievo e
progettazione esecutiva e funzionale per adeguare il sistema di immobili all’interno dell’ex Caserma Gasparro
a centro di accoglienza per migranti”. Il compenso previsto per i
progettisti era stato fissato in 138.000 euro, valore “sottostimato perlomeno
di 140.990 euro” secondo una nota inviata il 4 aprile 2016 a Invitalia
dall’Ordine degli architetti della provincia di Messina. Il 7 aprile le
richieste dell’Ordine furono però rigettate dall’Agenzia presieduta da Claudio
Tesauro e fu riconfermato il 14 aprile 2016 come termine massimo per
l’espletamento della procedura. Per la cronaca, il 20 aprile dello stesso anno anche
il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e
Conservatori di Roma aveva chiesto inutilmente alla stazione appaltante di
“effettuare le opportune verifiche e integrazioni, mediante sospensione e
riesame in autotutela, della procedura di gara, con riserva, in caso contrario,
di valutare ogni opportuna azione tesa al ripristino della piena applicazione
delle norme vigenti”.
Nel bando di gara non sono contenuti i dati numerici
sulla futura capienza del centro di “prima accoglienza”, ma secondo le
indiscrezioni trapelate nei mesi scorsi è possibile che nell’hub di Bisconte
saranno trattenuti tra i 500 e i 1.000 migranti alla volta. Unione europea,
l’agenzia Frontex e il governo stanno rivedendo le modalità con cui verranno
reinterpretati nei prossimi anni l’intervento di “contenimento” e la gestione
dei flussi migratori ma secondo quanto annunciato da alcuni dirigenti del
Ministero dell’Interno, a Messina sarà realizzato uno dei nuovi hotspot
previsti in Sicilia, dove, sotto la
giurisdizione dell’Agenzia per il controllo delle frontiere
dell’Unione Europea e della Polizia europea EASO, i migranti appena sbarcati saranno
sottoposti alle operazioni di identificazione, fototesseramento e prelievo,
anche forzato, delle impronte digitali, “ai fini di uno screening che distingua
i richiedenti asilo dalle persone destinate al rimpatrio”. Con la nuova
zinco-baraccopoli è prevedibile che sarò proprio l’ex caserma “Gasparro” ad
essere riconvertita in struttura per la semidetenzione
dei migranti in vista della loro ricollocazione ed espulsione, come già accade nei
centri di Trapani-Milo, Mineo (Catania), Pozzallo (Ragusa) e nell’isola di Lampedusa.
Il CPA di Bisconte è stato più volte utilizzato anche
come “centro di primissima accoglienza” per
minori stranieri non accompagnati, in palese violazione delle leggi nazionali
e regionali in materia e del diritto internazionale. Nell’ex caserma ci sono ovunque muri scrostati e reti metalliche, per
bagni e docce sono utilizzati un paio di container esterni e solo tre stanzoni sono
adibiti ad alloggio con un centinaio di letti a castello, uno accanto
all’altro. Come documentato in diverse ispezioni di parlamentari, avvocati,
organizzazioni non governative, giornalisti, ecc., la “Gasparro” è già oggi una
delle peggiori strutture in termini di solidarietà e assistenza migranti di
tutta Italia: un vero e proprio lager di funesta memoria, dove imperano
sovraffollamento, precarietà e promiscuità e le giornate vengono trascorse dai
giovani “ospiti” nell’inutile attesa del nulla. Un limbo, un non luogo per non persone che per tanti ha avuto una durata insostenibile di
mesi e mesi. “Le peculiarità strutturali e la carenza di servizi che
caratterizzano questo centro delineano un’accoglienza di tipo contenitivo che
non solo si presenta in violazione delle leggi e della dignità della persona,
ma che a fronte della prolungata permanenza, ha delle conseguenze molto gravi
sulla vita dei migranti”, riportò l’onlus Borderline Sicilia dopo un’ispezione
il 7 marzo 2016. Dello stesso tenore le denunce presentate dalla Campagna
LasciateCIEntrare, dall’associazione Migralab “A. Sayad” e dall’Arci.
Dal 1° dicembre 2016 il centro di
Bisconte vede come ente gestore le cooperative Senis Hospes di Senise, Potenza
e Domus Caritatis di Roma, rappresentate dall’imprenditore della ristorazione
collettiva Benedetto “Benny” Bonaffini, asso pigliatutto del business migranti
peloritano. Le due coop hanno vinto a fine giugno 2016 la gara bandita dalla
Prefettura per l’ospitalità di soli adulti migranti (importo base 30 euro al
giorno per ogni “ospite” per la durata di un anno), ma il passaggio di consegne
è avvenuto solo cinque mesi dopo. Senis Hospes e Domus Caritatis hanno
presentato un’offerta economica con un ribasso del 10,7% (26,79 euro per
migrante) e un’offerta tecnica di 53,4 punti su 60. La cooperativa di Senise gestisce a Messina
anche il centro di primissima accoglienza per minori stranieri non accompagnati
“Ahmed” e uno Sprar per categorie vulnerabili; si è candidata inoltre alla
gestione di altri due centri Sprar per minori stranieri e avrebbe manifestato
l’intenzione di collaborare alle attività che saranno realizzate dal Centro
polifunzionale per soli “immigrati regolari” che il Comune di Messina ha
realizzato in uno stabile della centrale via Felice Bisazza, nell’ambito del
PON (Programma Operativo Nazionale) Sicurezza per lo sviluppo -
Obiettivo Convergenza 2007-2013.
Nonostante l’amministrazione comunale e buona parte
delle forze politiche, sociali e sindacali di Messina abbiano ripetutamente
espresso la loro contrarietà alla conversione in hotspot dell’ex Caserma
“Gasparro”, alla pubblicazione della notizia sull’affidamento dell’appalto
per la realizzazione della zinco-baraccopoli non sono seguite prese di
posizione o reazioni pubbliche. Ad oggi solo il circolo “Peppino Impastato” di
Rifondazione comunista si è dichiarato contrario alle nuove “gabbie per
migranti” nel futuro hotspot di Bisconte. “Se invece di un centro per inscatolare migranti avessero deciso di
aprirne uno per inscatolare tonni o sgombri, siamo certi che già sarebbero
insorti furiosi, animalisti e gruppi di vegetariani”, è stato l’amaro commento
degli attivisti anti-razzisti peloritani. “Ancora una volta è l’ipocrisia a
caratterizzare i comportamenti degli amministratori e dei ceti dirigenti della
città dello Stretto in tema accoglienza. Tra tonni e migranti, Messina ha
scelto ancora una volta i tonni…”.
Intanto i dati ufficiali del Ministero dell’Interno
relativamente ai porti italiani maggiormente interessati nei primi cinque mesi
del 2017 dalle operazioni di sbarco dei migranti recuperati in mare da unità
delle marine da guerra Ue o di quelle di proprietà delle ONG, confermano il
ruolo chiave di Messina, al settimo posto nella classifica nazionale con 3.183
arrivi. In pole position c’è il porto di Augusta (base strategica delle flotte
USA, NATO e della marina militare italiana nel Mediterraneo) con 11.100 arrivi;
seguono poi in ordine Catania con 7.385; Trapani con 4.442; Pozzallo con 3.954.
In notevole crescita il ruolo dei porti della Calabria: la città di Reggio
Calabria, infatti, con 3.702 sbarchi si posiziona al 5° posto nazionale,
seguita da Vibo Valentia (3.656). Dopo Messina, i porti più utilizzati per gli
sbarchi nel corso del 2017 sono stati quelli di Palermo (3.059); Cagliari
(2.647); Salerno (2.355); Lampedusa (2.317); Crotone (1.821); Napoli (1.443);
Taranto (802); Porto Empedocle (699); Corigliano Calabro (565); Bari (249).
Quasi a conferma del processo di ipermilitarizzazione in atto delle operazioni
di sbarco in sud Italia, si tratta in buona parte di città dove sono operativi
importanti porti o basi militari o porti “civili” prossimi ai centri hotspot
per l’identificazione forzata e la reclusione dei
migranti.
Commenti
Posta un commento