Spada di Damocle ipersicuritaria sul nuovo centro migranti di Messina
Mercoledì 28 giugno sarà
inaugurato alla presenza delle maggiori autorità civili e militari il nuovo “Centro
Polifunzionale” per migranti del Comune di Messina, realizzato all’interno di
uno stabile della centrale via Bisazza. Prima che media, forze politiche e
sociali e cittadini prendano per buone le narrazioni dell’amministrazione
comunale guidata da Renato Accorinti (assessora competente Nina Santisi) è
opportuno soffermarsi sulle pesanti ombre del progetto, presentato come il fiore all’occhiello delle politiche cittadine
nel settore “accoglienza”. In verità la filosofia che ha condotto al
finanziamento e alla realizzazione della nuova struttura è intrinsecamente
legata alla visione sicuritaria, fortemente criminalizzante e discriminatoria,
di mera gestione dell’ordine pubblico e/o “contenimento” militare del fenomeno
migrazione, così come si è affermata in tutti questi anni nell’Unione europea e
in Italia.
Innanzitutto va rilevato come i servizi
che saranno forniti dal Centro e le attività che si svolgeranno al suo interno saranno
riservati esclusivamente agli “immigrati regolari”, come si legge nell’Avviso
Pubblico per manifestazione di interesse alla co-progettazione e co-gestione
delle attività del Centro Polifunzionale per Immigrati pubblicato qualche mese fa dall’Amministrazione
comunale. Sempre nello stesso avviso si specifica che il Centro è “finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo degli
immigrati regolari” e “alla realizzazione di interventi finalizzati a
sviluppare punti di aggregazione ad accesso
aperto per gli immigrati regolari”. Di fatto ci troviamo di fronte
ad un grave arretramento culturale nel settore dell’assistenza e dell’accompagnamento
della persona migrante: in questi anni, alcuni enti locali e numerose associazioni
si sono opposte alle logiche poliziesche e xenofobe che tendevano a differenziare
strumentalmente “regolari e “irregolari”, rifiutandosi di legittimare differenze
di trattamento e servizi a favore dei migranti e rivendicando il diritto-dovere
alla difesa, protezione e assistenza di tutte le donne e agli uomini giunte/i nel
nostro paese. L’opposizione alle pratiche di discriminazione e di divisioni tra
buoni e cattivi (regolari e non regolari) è stata dettata in tutti questi
anni anche a seguito delle disastrose conseguenze degli atti normativi dei
governi che hanno reso sempre più indeterminata la demarcazione tra i due
diversi status, ma soprattutto per un’architettura repressiva che ha reso
sempre più facile – per i migranti -precipitare dalla condizione di “regolarità”
a quella di “irregolarità”.
Faranno comunque bene i migranti “irregolari” di
Messina a tenersi in futuro lontani dal Centro polifunzionale di Via Bisazza.
Come infatti si evince ancora dall’Avviso pubblico del Comune di Messina, insieme
agli sportelli orientativi e alle sale destinate ad attività di formazione e
socializzazione, al secondo piano sorgeranno gli “uffici utilizzati dalla questura
per le attività dedicate all’accoglienza e integrazione degli immigrati”.
“Nello specifico – si legge ancora - il Centro Polifunzionale per immigrati
dovrà prevedere al suo interno l’offerta dei seguenti servizi e lo svolgimento
delle seguenti attività amministrative: Prefettura; Questura
– Uff. immigrazione; Circoscrizione
– Anagrafica”. Per ovvie ragioni, ONG e associazioni antirazziste si
sono opposte da sempre a condividere spazi e attività di ascolto, formazione,
supporto, assistenza migranti con quelli destinati alle procedure di identificazione,
schedatura e “regolarizzazione” in mano alle forze dell’ordine e agli apparati sicuritari.
A Messina, invece, si andrà in direzione opposta e contraria.
Il Centro Polifunzionale è stato
ereditato da Accorinti & C. dalla precedente amministrazione di
centro-destra, sindaco Giuseppe Buzzanca (già esponente del Msi-Dn e poi di
Alleanza Nazionale) e dell’assessore ai servizi sociali Dario Caroniti
(cattolico ultraconservatore). Nel novembre 2010, il Ministero dell’Interno
approvò un finanziamento di 751.600 euro a favore del Comune di Messina per la realizzazione
di un “Centro Polifunzionale per l’integrazione degli immigrati”, nell’ambito
del PON (Programma Operativo Nazionale) Sicurezza
per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013 - finanziato con fondi strutturali europei - che si è proposto
di “migliorare le condizioni di sicurezza nelle regioni Calabria, Campania,
Puglia e Sicilia” e “contrastare i fenomeni di illegalità e di esclusione
sociale”. Due anni più tardi, sempre nell’ambito del PON Sicurezza – Obiettivo Convergenza
2007-2013, il Ministero dell’Interno ha autorizzato il finanziamento del
progetto “Messina Sicura” (350.000 euro), relativo alla “fornitura di un sistema di video sorveglianza territoriale
del Comune di Messina”; il bando di gara per la videosorveglianza è stato preposto
dall’Amministrazione nel dicembre 2013.
A riprova della visione esclusivamente di controllo
dell’ordine pubblico” e ipersicuritaria del PON, il Ministero dell’Interno
specifica che “in particolare l’obiettivo globale del programma è quello di
diffondere migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i
cittadini e le imprese, in quelle regioni in cui i fenomeni criminali limitano
fortemente lo sviluppo economico, contribuendo alla riqualificazione dei
contesti caratterizzati da maggiore rilevanza e pervasività dei fenomeni
criminali nonché all’incremento della fiducia da parte della cittadinanza e
degli operatori economici”. Il Programma si è articolato in tre assi di
intervento, di cui l’Asse 2 ha avuto come fine la “diffusione di migliori
condizioni di legalità e giustizia ai cittadini ed alle imprese, anche mediante
il miglioramento della gestione dell’impatto migratorio”. “Particolare attenzione –
si aggiunge - è posta alle iniziative in materia di impatto migratorio
promuovendo procedure di inclusione sociale degli immigrati e rafforzando le
azioni di prevenzione e contrasto al favoreggiamento della manodopera
immigrata, in particolar modo quella clandestina”. Ogni commento è superfluo.
Ci limitiamo solo a ricordare che titolare del PON Sicurezza è il Dipartimento
della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno; esso vede inoltre la
collaborazione di tutte le Forze di Polizia (Polizia di Stato, Arma dei
Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, e Corpo Forestale dello
Stato) ed il coinvolgimento delle realtà istituzionali locali.
Motivi sufficienti, riteniamo, perché le associazioni di volontariato
antirazziste si tengano lontane dalla cogestione del nuovo Centro per migranti regolari di Messina; attività certamente
lodevoli non possono né devono essere strumentalizzate, mai, per legittimare lo
stato di guerra - interno ed esterno - alle migrazioni.
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