Missili, satelliti e fucili italiani per i torturatori d’Egitto
“Non
siamo disposti ad accettare verità distorte e di comodo e se non ci sarà un
cambio di marcia da parte degli inquirenti e delle autorità dell’Egitto, il governo
potrà ricorrere a misure immediate e proporzionate”. Il 5 aprile 2016, intervenendo
al Senato sul caso di Giulio Regeni, barbaramente torturato e ucciso al Cairo
il 25 gennaio, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha promesso il massimo
sforzo per far luce sui mandanti e gli esecutori dell’omicidio del nostro giovane
connazionale. Dopo il rifiuto degli inquirenti egiziani di consegnare i tabulati
di una decine di utenze telefoniche, il premier Renzi ha richiamato in Italia l’ambasciatore
al Cairo, Maurizio Massari.
Per
tanti analisti, il governo - stavolta - sembra voler fare sul serio. Peccato
però che ad oggi non esista atto concreto che rimetta in discussione la
consolidata partnership politico-militare-industriale tra Italia ed Egitto o
quantomeno congeli i trasferimenti di sistemi d’arma pesanti e leggeri alle
forze armate e di polizia del sanguinario regime di Al-Sisi. Al contrario, nelle
stesse ore in cui il ministro Gentiloni faceva la sua minacciosa sortita in Parlamento,
un’azienda leader nel settore aerospaziale controllata in parte dalla holding
Finmeccanica, Thales Alenia Space, annunciava la firma di un contatto di 600
milioni di euro per la fornitura di un sistema di telecomunicazione militare satellitare
al governo egiziano. L’accordo è stato raggiunto nel corso della recente visita
al Cairo del presidente Francois Hollande, sicuramente uno dei più accreditati sostenitori
internazionali dei dittatori d’Egitto. Oltre al satellite co-prodotto da Italia
e Francia, Hollande si è impegnato a fornire ai militari egiziani
cacciabombardieri e unità navali. In particolare, i cantieri francesi DCNS
consegneranno nel 2017 una corvetta tipo “Gowind 2500” a cui seguiranno altre
tre unità dello stesso tipo prodotte nei cantieri egiziani di Alessandria
tra il 2018 e il 2019. La commessa ha un valore superiore al miliardo di euro, a cui si aggiungeranno altri
3-400 milioni per la fornitura dei sistemi da combattimento che in buona
parte saranno prodotti da imprese controllate interamente o parzialmente dal
colosso Finmeccanica. Le quattro corvette “Gowind”
saranno armate infatti con cannoni 76/62
Super Rapido di Oto Melara (società di Finmeccanica S.p.A. con stabilimenti
a Brescia e La Spezia), missili antinave MM
40 Block 3 Exocet e VL MICA di
produzione MBDA (Matra
BAE Dynamics Alenia),
il maggior consorzio europeo nel settore missilistico, controllato per il 75% da
Aibus e BAE System e per il restante 25% da Finmeccanica.
Alla marina militare
egiziana è giunta pure una fregata multiruolo tipo FREMM realizzata nei cantieri navali del gruppo
DCNS. Anche in questo caso molti dei sistemi di combattimento parleranno
italiano. La nuova fregata sarà armata con i cannoni da 76 millimetri Super Rapido di Oto Melara, con i missili
antiaerei superficie/aria Aster 15 di
Eurosam (un consorzio europeo formato da MBDA e Thales), con quelli da crociera
Scalp Naval e antinave Exocet MM40 (di produzione MBDA) e con i
siluri anti-sommergibili MU90 (prodotti dal consorzio Eurotorp, costituito
dalle società Thales e DCNS e dalla Wass di Livorno del gruppo Finmeccanica). Proprio
grazie alle commesse missilistiche per la fregata FREMM all’Egitto e per i
cacciabombardieri Rafale che la Francia fornirà al regime del Qatar, il
consorzio MBDA - Matra BAE Dynamics Alenia ha registrato nel 2015 un
fatturato record di 5,2
miliardi di euro.
Nel
2013, un’altra importante azienda del gruppo Finmeccanica, AgustaWestland, si
assicurò un contratto di 17,3 milioni di dollari per la manutenzione e l’assistenza
al parco elicotteri delle forze armate egiziane. A fine 2012, sempre
AgustaWestland consegnò all’Egitto due elicotteri AW139 in configurazione
ricerca e soccorso (SAR) e trasporto truppe, armamenti e materiali. Il contratto, per un valore di 37,8 milioni di
dollari, fu sottoscritto con U.S. Army
Aviation and Missile Command (AMCOM), il comando aereo e missilistico
dell’esercito Usa che trasferì poi alle autorità egiziane i due mezzi italiani attraverso
il programma Foreign Military Sales (FMS).
Ad AgustaWestland furono pure assegnate le attività addestrative dei piloti e
del personale di terra e la fornitura delle attrezzature e dei ricambi
necessari per la messa in servizio degli elicotteri. Nel dicembre 2010, anche l’azienda
DRS Technologies, con sede e stabilimenti
negli Stati Uniti d’America ma intermante controllata da Finmeccanica, firmò con
l’esercito Usa un contratto di 65,7 milioni di dollari per consegnare alle
forze armate egiziane veicoli, sistemi di sorveglianza e altre apparecchiature
elettroniche.
“L’Italia
è l’unico paese dell’Unione europea che, dalla presa del potere del generale
al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la repressione interna nonostante la sospensione delle licenze di
esportazione verso l’Egitto decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio
dell’Unione europea”, denunciano la Rete italiana per il disarmo e l’Osservatorio permanente armi leggere (Opal)
di Brescia. “Nel 2014 l’Italia ha fornito alle forze di polizia egiziane
30.000 pistole, prodotte nel bresciano e nel 2015 di 3.661
fucili, per la maggior parte prodotti da un’azienda in provincia di Urbino. Nel 2012 il valore delle esportazioni di armi
italiane all’Egitto ha raggiunto i 28 milioni di euro e ha riguardato fucili
d’assalto e lanciagranate della Beretta, munizioni della Fiocchi, blindati
della Iveco di Torino e apparecchiature specializzate per l’addestramento
militare”.
Sempre secondo i
ricercatori della Rete per il disarmo e di Opal, nel 2011 il governo italiano autorizzò
l’esportazione alle forze armate egiziane di 14.730 colpi completi per carri
armati a cui si aggiunsero l’anno successivo 692 colpi con spoletta più altri
673, tutti prodotti da Simmel Difesa di Colleferro, Roma. Sempre nel 2011, fu
autorizzata l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard per missili Sparrow/Aspide a
cui sono seguiti, nel 2012, altre 1.000 componenti per la stessa centrale di
tiro prodotta dalla Rheinmetall Italia Spa di Roma. Quello stesso anno il
governo italiano autorizzò pure l’esportazione di 55 veicoli blindati Lizard prodotti dalla società Iveco, attrezzature
del cannone navale 76/62 Super Rapido
di Oto Melara e apparecchiature elettroniche e software di Selex Elsag (oggi Selex
ES), altra azienda del gruppo Finmeccanica.
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