L’Ateneo di Messina partner della Hebrew University of Jerusalem, in guerra contro Gaza
Parla di pace la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini (Forza Italia), ma lo fa con un inappropriato linguaggio militar-bellico. “Le università non si schierano con una parte o con l’altra, le università non entrano in guerra: hanno un’arma potentissima, la ricerca scientifica, la formazione, che è un’importante e potente arma di pace”. Un monito per quei pochi centri accademici che hanno scelto di schierarsi a fianco del popolo palestinese, vittima della scelletrata controffensiva scatenata dalle forze armate israleiane a partire del 7 ottobre 2023. Le università non entrano in guerra. Magari non tutte. Quella di Messina però ha scelto di schierarsi con la parte sbagliata, quella che ha trasformato la guerra in genocidio: a fianco cioè di una delle istituzioni universitarie più coinvolte nei programmi di morte del complesso militare-industriale e finanziario di Israele, la Hebrew University of Jerusalem.
Il 3
maggio 2021, l’allora rettore dell’Università degli studi della città dello Stretto,
il prof. Salvatore Cuzzocrea (poi costretto alle dimisisoni) e il prof. Barak
Medina, rettore della Hebrew University of Jerusalem hanno sottoscritto un accordo quadro di cooperazione
internazionale con lo scopo di “promuovere attività didattiche, di ricerca e
culturali congiunte così come scambi scientifici nelle aree di mutuo interesse”,
onde “mantenere i più alti standard di insegnamento e ricerca, tenere il passo
con i trend accademici e condividere le innovazioni”. Amplio l’elenco delle
attività previste per concretizzare la collaborazione tra i due centri
accademici: scambi e mobilità di docenti, ricercatori, dottorandi, personale
tecnico-amministrativo e studenti; progetti di ricerca; interscambio di
informazioni, lavori scientifici ed altri materiali didattici; programmazione
congiunta di seminari, lezioni, simposi, ecc.; accesso a IT (tecnologia dell’informazione, NdA) e alle attrezzature di ricerca e di altre strutture di
entrambe le istituzioni.
L’art. 3 dell’accordo generale
specifica che “gli obiettivi scientifici, le procedure di implementazione così
come i risultati attesi di ogni specifica attività di cooperazione saranno
definiti in specifici protocolli annessi al presente accordo di cooperazione”
ed impegna le due università a “trovare i necessari mezzi finanziari per
implementare ogni specifica attività”. Con il successivo articolo, viene fissata
a cinque anni la durata della partnership, rinnovabile per altri cinque anni, “a
meno che sei mesi prima dalla data di scadenza una delle Parti notifichi
all’altra la decisione di non rinnovarlo”. (1) Accordo valido dunque almeno per
altri due anni: non risulta ad oggi, purtroppo, che la sanguinosa e criminale
escalation dei bombardamenti contro la Striscia di Gaza, il sud del Libano e la
Siria abbia turbato più di tanto i nuovi organi istituzionali, né il corpo dei
docenti e/o gli studenti dell’Università di Messina, molto probabilmente
ignari, colpevolmente, della war
connection Hebrew University – forze armate e industrie belliche israeliane.
L’accordo con l’impresentabile
partner di Israele è stato firmato in tempi record: l’istanza di adozione della
convenzione quadro era stata presentata il 30 marzo 2021 dalla prof.ssa
Giovanna D’Amico del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne; una ventina di
giorni dopo è giunta l’autorizzazione del consiglio di amministrazione alla sottoscrizione
dell’accordo da parte del Rettore (l’istruttoria è stata protocollata il 22
aprile e reca la firma della responsabile D.A.
Ricerca e Internazionalizzazione, l’avvocata Danila Nostro); il 3 maggio,
infine, la ratifica del prof. Cuzzocrea. “La conclusione dell’Accordo
contribuirà a rafforzare la rete di rapporti di collaborazione di UniME ed a
rafforzare il processo di internazionalizzazione della didattica e la mobilità
internazionale, parametro significativo nella valutazione nazionale delle
Università”, spiegano i proponenti dell’Ateneo di Messina. (2)
L’impresentabile
curriculum militare dell’università partner di Israele
Una rapida consultazione delle
fonti aperte sul web avrebbe consentito al Cda di UniME e al suo Rettore di
prendere consapevolezza dell’assoluta impresentabilità della Hebrew University
of Jerusalem. Una dettagliata descrizione sulle sue strettissime relazioni con
l’apparato bellico israeliano era stata pubblicata a inizio 2020 da BDS Italia
(la sezione italiana per il movimento a guida palestinese per il boicottaggio,
il disinvestimento e le sanzioni contro Israele), prontamente rilanciata da
innumerevoli siti internet e dunque facilmente consultabile. “Questa università
israeliana sorge sul Monte Scopus in un’area occupata illegalmente da
Israele nel 1948 dove sorgeva il villaggio palestinese di Issawiyeh, che andò
distrutto nei combattimenti”, esordisce il report dal titolo Una partner strategica. La collaborazione
tra le università italiane e Israele. “Nel 1968 la Hebrew University
acquistò anche una porzione rilevante di terra nei pressi di Monte Scopus,
aldilà della green line, che era
stata occupata durante la Guerra dei Sei
giorni e dove poi furono realizzati un campus e alcuni dormitori per gli
studenti”.
Nel rapporto si segnalavano poi gravi discriminazioni tra
gli iscritti ai corsi accademici. “L’Università Ebraica ha
fornito consistenti borse di studio agli studenti impegnati nella guerra del
2002 contro Gaza (Defensive Shield) e
in altre successive aggressioni militari”, si aggiungeva. “In particolare,
durante l’intervento contro Gaza del 2014, l’ateneo ha assicurato assistenza
finanziaria e alcuni privilegi accademici agli studenti arruolatisi per contribuire alle
operazioni belliche”.
“Tutti i maggiori college e centri di istruzione
militari sono sotto la responsabilità educativa
della Hebrew University, compreso il Command and Staff College (PUM), il principale istituto di
formazione degli ufficiali dell’esercito israeliano”, segnalava il report di
BDS Italia. “L’università concorre al programma Talpiot destinato ai militari che
operano nel campo dell’intelligence, organizzando corsi specifici per gli
studenti-militari che alloggiano in una struttura ad uso esclusivo delle forze
armate all’interno del campus accademico. Talpiot accetta annualmente solo un ristretto numero di cadetti che
vengono formati in materie come la fisica avanzata, la matematica e le scienze
informatiche finalizzate allo sviluppo di programmi di contro-intelligence. I militari
formatisi con questo programma hanno avuto un ruolo chiave su ogni sistema
d’arma e di telecomunicazione utilizzato dall’Israel Defence Force (IDF) e
dall’intera comunità scientifico-industriale israeliana”.
A riprova dell’interdipendenza
della Hebrew University con l’apparato militare-industriale israeliano, il
rapporto segnalava inoltre come nel 2008 il centro accademico avesse vinto il
bando di gara per istituire una “scuola di medicina militare” destinata
specificatamente alla formazione dello staff medico dell’IDF. Poi una lunga
lista di docenti-generali-ministri della guerra alternatisi alla sua guida. “Dal
1968 al 1989 l’ateneo ha menzionato tra i suoi docenti più rinomati l’ex
generale Yehoshofat Harkabi, direttore del Dipartimento per le relazioni
internazionali e del Leonard David
Institute, a capo dell’intelligence militare dal 1955 al 1959 e consigliere
sulle Politiche strategiche del Primo Ministro Menahem Begin; Menahem Milson,
professore di Letteratura araba sino al 1976 quando fu nominato dal Ministero
della Difesa consigliere per gli affari
arabi per poi assumere l’incarico di capo
dell’amministrazione civile d’Israele nei Territori occupati nel biennio
1981-82”, annota il report. “In questa funzione ha diretto la campagna
repressiva contro il Movimento Nazionale Palestinese, rimuovendo diversi
sindaci e chiudendo le università palestinesi come punizione per la resistenza
studentesca contro l’occupazione. Dopo l’esperienza in West Bank, Menahem
Milson è tornato all’attività accademica nell’università di Gerusalemme,
divenendo prima responsabile del Dipartimento di Lingua e Letteratura araba e
poi direttore dell’Istituto di Studi sull’Asia e l’Africa e decano della
Facoltà di Scienze Umane”.
Sempre
a fianco di aziende produttrici di sistemi di morte
Altrettanto stretti i legami
con le aziende leader del complesso militare-industriale israeliano. Il
presidente del Cda di Elbit Systems, Michael
Federmann, è stato membro del board dei governatori della Hebrew
University; anche Carmi Gillon (l’ex direttore
dei servizi segreti generali e dell’agenzia nazionale “Shabak”, accusata da
Human Righys Watch e Amnesty International di torture e gravi abusi nei
confronti di prigionieri palestinesi), è stato vicepresidente per le Relazioni esterne dell’università dal 2007 al
2013; Moshe Arad, direttore di Elbit Systems, ha invece ricoperto l’incarico di
vicepresidente della Hebrew University dal 1994 al 2004. “The
Hebrew University ha dato vita nel 1964 alla Yissum Research Development Company, società incubatrice d’aziende
e per il trasferimento di tecnologie e la conversione delle ricerche in
soluzioni commerciali”, aggiunge il rapporto di BDS Italia. “Nell’ottobre 2014 essa
ha sottoscritto un accordo strategico con la maggiore holding internazionale
nella produzione di sistemi d’arma, la statunitense Lochkeed Martin, per
avviare una serie di ricerche nelle scienze quantiche ed informatiche”.
Rilevanti i contributi finanziari erogati dal Pentagono e dai Dipartimenti di
US Navy e US Air Force all’Hebrew University: si tratta di 2.426.700 dollari
nel solo periodo 2010-2016 per studi e ricerche su svariati temi
scientifico-militari: semiconduttori e nanoparticelle metalliche per sensori di
esplosivi; cellule batteriche; uso di antivirali per la cura di sindromi
respiratorie acute; design e produzione di meta-materiali per
applicazioni in sistemi ottici avanzati; neuro-protettori contro agenti
nervini; individuazione e autogenerazione di
contro-agenti in caso di eventi emorragici e traumi. (3)
Nell’aprile
2019, la Hebrew
University of Jerusalem vinse pure il bando del ministero della Difesa per
l’esecuzione di un programma di “eccellenza accademica” a favore del settore di
intelligence delle forze armate israeliane, denominato Havatzalot (letteralmente gigli).
Nello specifico si tratta di corso di laurea triennale per ufficiali cadetti
destinati a ricoprire incarichi di comando nelle IDF che include corsi di addestramento
al combattimento tattico, intelligence militare, leadership e studi
sull’islamismo ed i conflitti in Medio Oriente. Secondo quanto riportato dagli
organi di stampa israeliani, gli “studenti-soldati” ammessi al programma Havatzalot sono autorizzati a indossare
uniformi e armi durante la loro presenza nel campus universitario. “Il bando di
gara assegnato alla Hebrew University of Jerusalem è uno dei più complessi e
importanti che il ministero della Difesa ha condotto in questi ultimi anni”, ha
dichiarato il viceresponsabile per gli appalti e affidamenti della Difesa
israeliana, Bracha Hertz. “Lungo tutto il suo iter, noi abbiamo fatto in modo
di mantenere un importante equilibrio tra il programma di eccellenza militare e
una completa libertà accademica”. (4)
L’edulcorata versione della laedrship bellica di Tel
Aviv è stata smentita da alcune organizzazioni non governative e dalle
associazioni degli studenti palestinesi della Hebrew University. Con un video
diffuso sui social nel maggio 2020 è stata documentata l’ulteriore militarizzazione
del campus a seguito dell’avvio del “corso di laurea” Havatzalot. Oltre alla sempre maggiore presenza di militari in
assetto di guerra all’interno delle aule e dei laboratori universitari, il
video docuemntava una serie di pesanti discriminazioni perpetrate a danno degli
studenti palestinesi: il loro allontanamento forzato dai dormitori per
assegnare i posti letto ai membri delle forze armate; l’installazione di
videocamere, cancelli elettronici e guardie armate per “controllare” gli
studentati; l’impiego di cecchini nei tetti degli edifici universitari per
sparare contro i manifestanti in prossimità della cittadina di Issawiya. (5)
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la
furiosa controffensiva israeliana contro la popolazione di Gaza, la
militarizzazione delle infrastrutture e della stessa didattica all’interno dell’università
si è fatta ancora più asfissiante. “Mentre continua la guerra Israele-Hamas e
l’anno accademico è stato sospeso, tutte le principali università israeliane
hanno annunciato lo stanziamento di fondi d’emergenza per milioni e milioni di shekel,
mentre i loro campius sono stati trasformati in centri logistici e abitativi”,
riporta il periodico Times of Israel.
“Circa il 30% di tutti gli studenti
universitari è stato richiamato per adempiere agli obblighi di riservisti
durante la crisi odierna (…) L’Hebrew University of Jerusalem ha annunciato di
recente di aver destinato 15 milioni di shekel (3,82 milioni di dollari) di
fondi d’emergenza per sostenere i 4.000 studenti che servono come riservisti, o
che erano residenti vicino Gaza e sono stati vittima del recente attacco terroristico
e per quelli che sono stati evacuati dalla regione settentrionale”. Times of Israel ricorda inoltre che
l’Università ha aperto i campus di Gerusalemme ed Eilat per ospitare alcuni
degli sfollati, offrendo inoltre 450 computer ai bambini e inviando studenti e
personale tecnico delle facoltà di medicina, odontoiatria e giurisprudenza “per
assistere la popolazione”. (6)
The Hebrew
University in Tempi di Guerra
La vocazione interventista-bellicista della Hebrew
University of Jerusalem nella campagna genocida contro la Striscia di Gaza è
stata enfatizzata da un lungo documento pubblicato il 7 novembre 2023 dalle
“associazioni” internazionali “amiche” dell’istituzione, impegnate in
particolare nella raccolta di fondi per le sue attività “umanitarie” e
pro-forze armate. Dal significativo titolo The
Hebrew University in Times of War, corredato
con tanto di foto di soldati armati di mitragliatori all’internpo di un laboratorio
scientifico, il documento sottoliea come l’istituzione accademica di
Gerusalemme è “innanzitutto la prima università di Israele ma anche quella che
ha i più importanti legami con l’Israel Defence Force”.
“L‘Hebrew University è la sede del programma Talpiot ospitato
nel campus di Givat Ram”, confermano gli “amici-finanziatori” internazionali. “Talpiot è un programma di addestramento
di prim’ordine per le forze armate israeliane e per le reclude dotate di
talento che hanno dimostrato abilità nell’apprendimento accademico delle
scienze e con provate potenziali di leadership. I laureati di Talpiot sono stati coinvolti nei
maggiori programmi di sviluppu militare, come ad esempio quelli per il carro
armato Merkava e per il sistema missilitico avanzato Iron Dome”.
Non poteva ovviamente mancare anche un elogiativo
riferimento al più recente programma Havatzalot. “Quest’ultimo addestra gli ufficiali del settore di intelligence
ai ruoli chiave della Direzione d’Intelligence dell’Israel Defence Force”,
annota il documento. “Havatzalot è il
primo e unico corso completo con differenti discipline e studi sul Medio
Oriente, Scienze politiche e Sociologia. I cadetti sono poi liberi di ampliare il
loro piano di studi con ulteriori opzioni di studio, in Matematica, Filosofia,
Scienze informatiche ed Economia. In aggiunta alle attività accademiche, i
cadetti devono svolgere un rigoroso addestramento militare e di intelligence,
con visite a varie unità delle forze armate e corsi di combattimento. Ai tre
anni di formazione ne seguono sei di servizio attivo nelle posizioni di comando
della Direzione di intelligence dell’Israel Defence Force”.
Tra le attività pro-forze armate, il rapporto The Hebrew University in Times of War ricorda quelle promosse dall’IRMM - Institute for Research in Military Medicine (l’istituto di ricerca di medicina militare istituio nel 2013 dalla Facoltà di Medicina dell’Università in collaborazione con il ministero della Difesa “con il fine di sviluppare nuovi trattamenti e tecnologie di rilevanza per la medicina militare e la gestione di disastri”) e dalla Facoltà di Odontoiatria con il programma denominato Bina Elite Dentistry (gli studenti si impegnano, dopo la laurea, ad arruolarsi nelle forze armate per almeno cinque anni all’interno delle unità del Dental Corps militare). “In ultimo, esclusivo per la Hebrew University è il programma Tzameret svolto in partnership con l’Israel Defence Force, destinato agli studenti di medicina che si impegnano ad entrare nelle forze armate dopo la laurea”, si legge ancora nel report. “Anche se questo comporta un impegno più lungo in campo militare, mentre svolgono i propri corsi di studi, agli studenti del programma Tzameret vengono offerte opportunità di formazione in diverse aree oltre ai normali studi di medicina per prepararli a intervenire a fianco delle vittime di una guerra e in caso di soccorsi durante calamità”.
In conclusione, gli estensori del report suggeriscono
tutta una serie di interventi per suggellare il ruolo del centro accedemico di
Geruslamme quale Università di guerra e
per la guerra. “La Hebrew University e le organizzazioni amiche presenti in
tutto il mondo hanno creato una campagna speciale sotto il titolo di We
Are One con il fine di
promuovere l’assistenza delle comunità e rafforzare la solidarietà in tempi di
guerra”, spiegano. “Ciò si traduce nel sostegno alle comunità in settori
come l’assistenza legale a favore delle famiglie degli ostaggi e delle persone
disperse; il sostegno psicologico alle famiglie dei soldati caduti; la
realizzazione di un asilo a Gerusalemme
per i bamnbini evacuati dal Sud; l’ospitalità e l’istruzione per le famiglie
sfollate”. Ci sono poi, immancabilmente, i compiti di tipo militare e/o a favore
degli studenti-soldato. “Nell’ambito del supporto alle forze armate,
l’Università ha fornito diversi equipaggiamenti logistici a parecchie unità
militari”, si aggiunge nel documento. “C’è poi il supporto ai riservisti
che sono stati richiamati e che non dovranno pagare le tasse per l’alloggio nel
campus a partire del mese di ottobre 2023. Così come è stato deciso da tutte le università israeliane, le scadenze
per il pagamento delle tasse universitarie sono state posticipate. Inoltre,
l’estensione delle frequenze ai corsi sarà assicurata ai riservisti quando essi
potranno riprendere i loro studi”. (7)
Giro di vite
per i docenti e gli studenti non allineati con il genocidio
Intanto nella Hebrew University of Jerusalem è stato
instaurato un vero e proprio clima di caccia alle streghe, principali vittime
coloro che non si omologano alla narrazione dominante che giustifica e legittima
l’aggressione anti-palestinese post 7 ottobre 2023. Un paio di giorni fa il
sito online Pagine Esteri diretto da
Michele Giorgio (pure corrispondente de Il
Manifesto da Gerusalemme), ha pubblicato un dettagliato articolo della
giornalista e attivista politica israeliana
Orly Noy, intitolato La
facoltà di “Scienze Repressive” della Hebrew University.
Noy, in particolare, si sofferma sulla sospensione decretata qualche settimana
fa dal consiglio di amministrazione dell’Università nei confronti della professoressa
Nadera Shalhoub-Kevorkian, importante studiosa di diritto e cittadina
palestinese di Israele. La decisione, emessa senza una regolare udienza, è
arrivata subito dopo la puntata del podcast di Shalhoub-Kevorkian su Makdisi Street, in cui esponeva le sue
posizioni critiche nei confronti del sionismo e dell’aggressione militare di
Israele a Gaza. La studiosa palestinese aveva pure firmato una petizione a fine
ottobre 2023 che chiedeva un cessate il fuoco e descriveva la guerra come un
“genocidio”.
“In una lettera al deputato Sharren Haskel per
spiegare la loro decisione, il presidente Cohen e il rettore Sheafer della
Hebrew University hanno accusato la Shalhoub-Kevorkian di essersi
espressa in modo vergognoso, antisionista
e incitante dall’inizio della guerra, schernendola per aver definito la
politica di Israele a Gaza un genocidio”,
spiega Orly Noy. “C’è poi molto da dire
sui quartieri palestinesi di Silwan e Sheikh Jarrah, entrambi a poche centinaia
di metri dal campus di Mount Scopus, che devono affrontare le espropriazioni di
terre e proprietà da parte dei coloni sostenuti dallo Stato. Ma è
particolarmente grave che la Hebrew University non ha mai ritenuto opportuno
protestare contro la violenta oppressione in atto nel villaggio di Issawiya, le
cui case sono chiaramente visibili dalle finestre degli edifici del campus, a
pochi metri di distanza”.
La giornalista israeliana ricorda infine su Pagine Esteri come la sospensione della
professoressa Shalhoub-Kevorkian si sommi ad una “lunga lista di persecuzioni
politiche e di indottrinamento militarista” promossi dall’istituzione accademica
nel corso degli anni. “Dopo tutto, questa è la stessa università che, nel
gennaio 2019, ha assecondato una brutta campagna di incitamento condotta da un
gruppo studentesco di destra contro la dottoressa Carola Hilfrich, sostenendo
falsamente che aveva rimproverato uno studente per essersi presentato al campus
in uniforme militare”, conclude Noy. “Invece di difenderla dalle false accuse,
l’università ha emesso una vergognosa lettera di scuse per l'incidente. Questa è la stessa università
che, pochi mesi dopo, ha scelto di trasformare il campus in un piccolo campo
militare, ospitando corsi per l’unità di intelligence dell’esercito israeliano
– una di una lunga serie di proficue collaborazioni con l’esercito – nonostante
le proteste di studenti e docenti. Questa è la stessa università che, più
volte, ha molestato e messo a tacere le associazioni studentesche palestinesi,
concedendo al contempo crediti accademici agli studenti che fanno
volontariato con il gruppo di estrema destra Im Tirtzu. E questa è la stessa
università che, negli ultimi cinque mesi, non ha detto nulla su come Israele
distrugge sistematicamente le scuole e gli istituti di istruzione superiore di
Gaza, tradendo vergognosamente non solo i loro colleghi assediati, bombardati e
affamati a Gaza, ma i principi stessi del mondo accademico”. (8)
Dopo aver letto tutto quanto è riportato sopra, ci
sarà adesso qualcuna/o nell’Università degli Studi di Messina che alzerà la
voce per chiedere la revoca dell’ignobile accordo di partenariato con
l’istituzione accademica bellico-sionista israeliana?
Note:
5) https://www.972mag.com/palestinian-students-militarization-hebrew-university/
(7)
https://austfhu.org.au/when-duty-calls-the-hebrew-university-is-always-there/
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