Falchi italiani per la guerra in Congo
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ONU in Italia per le operazioni di guerra nel continente africano. Due aerei senza
pilota “Falco”, prodotti dall’azienda Selex ES (Finmeccanica), sono stati
acquistati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per essere impiegati con
la Missione militare nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO). I
droni-spia sorvolano dal 3 dicembre scorso la regione orientale del North Kivu,
al confine con il Ruanda, per “monitorare” i movimenti dei gruppi armati
antigovernativi e gli spostamenti delle popolazioni civili. I velivoli sono
giunti nella base delle forze armate congolesi di Goma il 15 novembre 2013, a
bordo di un C-130J “Hercules” dell’Aeronautica militare italiana. Il contratto
di acquisto di cinque velivoli senza pilota “Falco” (valore complessivo 50
milioni di euro) era stato sottoscritto con Selex ES dal Dipartimento delle
Operazioni di Peacekeeping dell’ONU a fine luglio. La consegna dei tre droni
rimanenti è prevista entro il febbraio 2014.
Il “Falco” è un aereo a pilotaggio remoto in grado di
volare a medie altitudini; ha un raggio di azione di 250 km, un’autonomia superiore alle 12 ore di
volo e può trasportare carichi differenti tra cui sensori radar ad alta
risoluzione che consentono di individuare,
di giorno e di notte, obiettivi in tempo reale e a notevole distanza. Prodotto nello stabilimento di Selex ES di Ronchi
dei Legionari (Gorizia), il drone è stato sperimentato la prima volta nel 2004
nel poligono sardo di Salto di Quirra.
“Useremo queste macchine disarmate e senza
equipaggio nella convinzione del loro forte effetto deterrente”, ha dichiarato Hervé
Ladsous, responsabile ONU per le operazioni di peacekeeping. Quella in
Repubblica Democratica del Congo è la prima missione militare in cui l’ONU
utilizza dei droni. Un paio di anni fa il Consiglio di Sicurezza aveva
richiesto l’autorizzazione a impiegare velivoli-spia senza pilota nella
martoriata regione africana, ma Ruanda e Uganda,in particolare, si erano duramente
opposti. “Abbiamo bisogno di avere un quadro più preciso di quanto sta
succedendo nella Repubblica Democratica del Congo e se l’uso dei droni avrà
successo, potrebbero essere utilizzati anche in altre missioni di pace dell’Onu”,
ha aggiunto Hervé Ladsous. Secondo il sito d’informazione Analisi Difesa, il Mali e la Repubblica Centroafricana potrebbero
essere i prossimi paesi destinati a ospitare i velivoli senza pilota ONU, “per
sorvegliare ampi spazi con contingenti militari di dimensioni limitate”. In
pole position per la fornitura di sistemi d’arma telecomandati c’è ancora Selex
ES. Dopo aver venduto i “Falco” al Pakistan, nel settembre 2013 l’azienda del
gruppo Finmeccanica ha annunciato di aver sottoscritto un contratto di 40
milioni di euro per la consegna di alcuni droni-spia a un paese mediorientale
rimasto segreto. In passato, Selex ES aveva avviato trattative di vendita dei “Falco”
con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, oltre che con le forze armate
di Algeria
e Malesia.
La
missione MONUSCO in Congo è la più grande operazione ONU in atto. Vi
partecipano oltre 20.000 uomini provenienti da diversi paesi africani, compresi
i 3.000 militari della Force
Intervention Brigade (FIB) creata il 28 marzo 2013 con la
risoluzione n. 2098 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha
prorogato il mandato dei caschi blu fino al 31 marzo 2014. Come dichiarato dal
portavoce delle Nazioni Unite, sia i droni made
in Italy che la nuova brigata di pronto intervento “rappresentano i nuovi strumenti
messi a disposizione dall’ONU per sostenere il rinnovato sforzo politico” nel
paese africano. La Force
Intervention Brigade è composta da tre battaglioni di fanteria, una
batteria di mezzi d’artiglieria e una compagnia di “forze speciali” forniti da
Sudafrica, Tanzania e Malawi. “Scopo della brigata è quello di contribuire a
ridurre la minaccia posta in essere dai gruppi armati contro le autorità
statali e la sicurezza dei civili e rafforzare le attività di stabilizzazione
nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo”, spiegano alle
Nazioni Unite. Nelle dichiarazioni ufficiali del Palazzo di Vetro si manifesta altresì
la necessità che la nuova task force non limiti il suo intervento alla mera
interposizione tra le parti in conflitto, ma operi pure attivamente nella
“neutralizzazione dei gruppi armati”, autonomamente o congiuntamente con le
forze armate congolesi. Una brigata combattente dunque, che per individuare i target da colpire e “neutralizzare” può
contare da oggi sui droni di Selex ES.
In stretto
contatto con i militari di MONUSCO e della Force Intervention Brigade opera pure la missione
EUPOL RD Congo istituita dall’Unione europea per sovrintendere alla “formazione”
e all’addestramento delle forze di polizia locali. Alla missione, che durerà
perlomeno sino alla fine del settembre 2014, partecipano una quarantina di agenti
di polizia specializzati provenienti da sette paesi europei Ue, con base a
Kinshasa e Goma.
Il
Congo è lacerato da uno dei conflitti più sanguinosi di tutto il continente
africano. Fomentato dai governi occidentali e dalle maggiori transnazionali che
puntano ad assicurarsi il controllo delle importanti risorse strategiche presenti,
vede protagonisti una decina di gruppi ribelli, armati e sostenuti dai governi
degli Stati confinanti con la Repubblica Democratica del Congo. Tra la maggiori
organizzazioni anti-governative spiccano l’M23 (March 23 Movement), sostenuto
apertamente dall’esercito del Ruanda; le Democratic Forces for the Liberation of
Rwanda (FDLR), organizzate da estremisti Hutu che nel 1994 presero parte al
genocidio in Ruanda e che poi si rifugiarono in Congo; le Allied Democratic
Forces and the National Army for the Liberation of Uganda (ADF-NALU); il Mai
Mai Kata Katanga. Tre mesi fa circa, le milizie dell’M23 riuscirono a sferrare
un attacco contro un accampamento militare della missione MONUSCO a Kibati,
località dove ha pure sede il comando della neo costituita Force Intervention Brigade a guida
ONU. Le Nazioni Unite e le forze armate congolesi hanno risposto lanciando
contro l’M23 una massiccia offensiva che a fine novembre ha prodotto la “disfatta”
delle milizie ribelli. Il 12 dicembre, i leader del Movimento
hanno firmato un “accordo di pace” con il governo della Repubblica Democratica
del Congo a Nairobi (Kenya), impegnandosi a rinunciare alla lotta armata e a trasformarsi
in forza politica.
Secondo fonti ufficiali
ONU, il conflitto militare in Congo ha già prodotto 2,6 milioni di sfollati e
più di mezzo milioni di rifugiati. Tra i 3,5 e i 5 milioni le persone che
avrebbero perduto la vita a seguito dei combattimenti, mentre 6,4 milioni di
congolesi necessitano urgentemente di cibo e assistenza sanitaria per non
morire nei prossimi mesi. Degli aiuti umanitari promessi dal Palazzo di Vetro,
sino ad oggi neanche l’ombra. In compenso arrivano ad alimentare la guerra i
droni di Selex ES, a 10 milioni di euro cadauno.
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