L’Italia invia materiale d’armamento “obsoleto” alle forze armate del Niger
La cooperazione del governo italiano
con il continente africano? Solo regali di armamenti obsoleti ai regimi
golpisti.
Le Commissioni Difesa ed
Esteri dalla Camera dei deputati hanno espresso parere favorevole (a
maggioranza) allo schema di decreto trasmesso il 25 febbraio scorso dal governo
Meloni-Crosetto-Tajani, concernente la cessione “a titolo gratuito” di
materiale d’armamento a favore delle forze armate del Niger.
Nello specifico si tratta di
220 paracadute modelli T10-C e T10-R MIRPS che saranno impiegati per i
“lanci massivi” delle truppe d’élite nigerine. Valore delle attrezzature
militari 500.000 euro.
“I materiali oggetto della cessione
sono obsoleti in quanto l’Esercito ha
già avviato un programma che ne prevede la sostituzione con il sistema
paracadute EPC (Ensemble de Parachutage
du Combattant) che entrerà a pieno servizio nei prossimi mesi”, spiegano le
autorità italiane.
L’articolo 311 del Codice dell’ordinamento militare, entrato
in vigore nel 2010, consente al Ministero della Difesa la consegna di “materiali
non d’armamento, dichiarati fuori servizio o fuori uso, a Paesi in via di
sviluppo e Paesi partecipanti al Partenariato per la Pace, nell’ambito dei
vigenti accordi di cooperazione”. Stavolta il “dono” è però diretto a un paese partner governato da oltre 20 mesi da
una giunta militare (il Consiglio Nazionale di Salvaguardia della Patria) che
ha deposto con un golpe il presidente legittimamente eletto, Mohamed Bazoum.
Fa davvero i salti mortali lo
Stato Maggiore per giustificare la cessione di materiali d’armamenti alle forze
armate di uno Stato africano ormai inviso alle cancellerie occidentali, Francia
e Stati Uniti d’America in testa.
“Il Niger è tra gli ultimi
paesi al mondo secondo l’indice di sviluppo umano dell’ONU, con inconsistenti
servizi sociali erogati dallo Stato e il minimo dei fondi allocati allo
sviluppo”, si legge nella Relazione predisposta dai vertici militari italiani, allegata
allo schema di decreto.
“Più dell’80% della
popolazione vive nelle zone rurali del Sud del Paese e quasi il 40% del PIL
dipende dal settore primario (agricoltura e pastorizia). L’età media è tra le
più basse al mondo (15,2 anni) mentre il 40% circa dei bambini vive in
condizioni di malnutrizione e poco più del 50% della popolazione ha accesso
all’acqua potabile”.
Dopo il preambolo
ipocritamente umanitario, lo Stato Maggiore spiega le ragioni di tipo
strategico-militare per cui l’Italia è chiamata a sostenere la giunta golpista:
“L’estremo nord del Niger – che confina con Algeria, Libia e Ciad – è una zona
desertica, di difficile controllo statuale. Si tratta di un’area di grande
importanza per la sicurezza nazionale e internazionale, poiché rappresenta
rilevante snodo logistico per lo scambio di armi e per i traffici illeciti,
utilizzato dalle organizzazioni terroristiche operanti nel Sahel, prima fra
tutte AQIM (Al-Qaida nel Maghreb Islamico)”.
Pur consapevole delle
violazioni del diritto internazionale perpetuate dai nuovi padroni di Niamey,
con un contorto valzer machiavellico la Difesa italiana spiega perché sia
necessario restare nel martoriato paese africano.
“L’onda lunga del golpe del 26
luglio 2023 ha avuto ripercussioni che vanno ben oltre i confini del Niger ed ha
aperto una situazione di crisi lunga e complessa, ancora lungi dall’essere
risolta”, aggiunge lo Stato Maggiore. “La giunta militare ha sospeso la
Costituzione entrata in vigore nel 2010 e, successivamente, ha deciso l’uscita
del Niger dalla CEDEAO (Comunità economica degli Stati dell’Africa
occidentale), ritenuta troppo influenzata della Francia”. Sempre in dissenso
con Parigi, la giunta golpista ha pure ordinato la chiusura delle missioni militari
EU (EUMPM ed EUCAP).
“Interagendo con dinamiche
regionali e globali, il golpe di Niamey ha contribuito ad accelerare il
processo di frammentazione e polarizzazione degli stati dell’Africa
occidentale, inaugurato dai precedenti golpe militari in Mali (agosto 2020 e
maggio 2021) e Burkina Faso (gennaio e settembre 2022)”, lamentano i vertici
militari italiani.
“Mali, Burkina Faso e Niger
hanno avviato una convergenza politica e militare, denominata Alleanza degli stati del Sahel (Aes),
annunciando parallelamente l’intenzione di abbandonare la storica
organizzazione regionale Ecowas, di cui sono stati membri fin dalla fondazione
nel 1975”.
A ciò è seguito il “precipitoso
ritiro” delle truppe francesi dal Niger e, il 18 marzo 2024, “l’invito senza
preavviso” della giunta di Niamey alle truppe degli Stati Uniti d’America di
abbandonare il paese.
“Nel frattempo, dal 10 aprile 2024
sono arrivate a Niamey le prime truppe russe”, allerta lo Stato Maggiore. “Nonostante
la modesta entità del contingente, per ora dislocato presso l’aeroporto della
capitale e con limitata proiezione sul territorio, non è da escludere che possa
trattarsi dell’avanguardia di un nuovo partneriato strategico con Mosca mutuato
sull’esempio del Mali”.
“Mentre il quadro regionale di
alleanze resta fluido, gli analisti segnalano il progressivo inasprimento delle
relazioni bilaterali fra gli stati del Sahel centrale afferenti a Aes da una
parte, e i loro vicini della fascia costiera affacciata sull’oceano Atlantico,
dall’altra. In particolare, l’esacerbarsi delle tensioni fra Niger e Benin, fra
Burkina Faso e Costa d’Avorio, fra Mali e Mauritania, lascia presagire il
rischio di un’ulteriore destabilizzazione di una regione già segnata dall’avanzata
dei gruppi terroristi d’ispirazione jihadista, dal radicamento della
criminalità transnazionale organizzata, e dall’impatto del riscaldamento
globale”.
Lotta
al terrorismo, alle migrazioni, ai traffici di droga, ai cambiamenti climatici,
eccetera, eccetera, ed ecco allora le “ragion di Stato” per cui l’Italia, unico
Paese occidentale “ancora presente e gradito” in Niger debba continuare a fare
da “interlocutore privilegiato” del governo militare.
“La cessione di materiale
d’armamento ha lo scopo di rafforzare la collaborazione e la cooperazione tra
le Forze Armate italiane e le Forze Armate nigerine”, spiegano militari e
governo. “L’attività si inquadra nell’ambito dell’attività di sostegno alle
istituzioni nigerine e avviene nell’ottica di accrescere l’interoperabilità tra
i rispettivi dispositivi, premessa indispensabile per operare congiuntamente e
sinergicamente nelle varie situazioni di crisi”.
Italia e Niger hanno
sottoscritto il 26 settembre 2017 un Accordo
di Cooperazione Generale in materia di Difesa, entrato in vigore il 30
agosto 2019. Un anno prima, nel 2018, aveva preso il via la “Missione
Bilaterale di Supporto in Niger (MISIN)”, con area geografica di
intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin, al fine di “incrementare
le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle
minacce alla sicurezza”.
La missione MISIN prevede l’impiego annuale in Niger fino a un massimo di
500 militari, 100 mezzi terrestri e 6
mezzi aerei italiani. I reparti d’eccellenza dell’Esercito e dell’Arma dei
Carabinieri svolgono principalmente attività di formazione e addestramento
delle unità nigerine. Ad oggi sono stati realizzati oltre 400 corsi e formati più di
11.000 militari in vari ambiti. Dal 9
marzo 2021 è stata concessa all’Italia a titolo gratuito e fino al termine
della missione, una porzione di terreno all’interno dell’aeroporto di Niamey (lo
stesso dove opera il contingente russo), nonché ulteriori facilities.
Come enfatizza lo stesso Ministero
della Difesa, la “massima
espressione” della cooperazione militare con il regime di Niamey è
rappresentata dalla “più grande campagna lanci mai condotta in Niger”: nei mesi di novembre e
dicembre 2024, sono stati addestrati 150 nuovi parà nigerini in 754 operazioni
di lancio.
Quest’anno è previsto un ulteriore sviluppo delle
attività di cooperazione bellica. “Il 27 gennaio 2025 MISIN ha dato avvio al
nuovo ciclo addestrativo in favore delle forze armate nigerine”, spiega lo Stato Maggiore.
“L’Italia impegnerà, nell’arco del 2025, numerosi
teams di addestramento dell’Esercito per
sviluppare corsi basici e avanzati, per il personale all’aviolancio di unità e
materiali, alla condotta di operazioni fluviali e al Counter IED (contrasto di
ordigni esplosivi improvvisati, nda).
Inoltre, sono stati avviati i primi corsi con l’impiego di teams dell’Arma dei Carabinieri per la
formazione nei settori delle tecniche di investigazione e di intervento
operativo”.
Il 20 febbraio è giunto in visita ufficiale in Niger
il nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano
Portolano. “Le attività di MISIN sono di fondamentale importanza in quanto
l’addestramento, la consulenza, l’assistenza, il supporto e mentoring a favore
delle Forze di sicurezza e delle istituzioni governative nigerine contribuiscono
ad aumentare le capacità e l’autonomia del Paese nella sorveglianza delle
frontiere, nel controllo del territorio e nel contrasto ai fenomeni illeciti”,
ha spiegato Portolano.
Nel corso della sua visita a
Niamey, il Capo di Stato Maggiore ha annunciato l’avvio dei progetti per
equipaggiare le unità locali addestrate con barchini per il controllo dei
movimenti lungo il fiume Niger ed elicotteri da trasporto medio AB412 (produzione
di Leonardo SpA) per il controllo del territorio.
Anche nel corso della precedente
legislatura le Camere avevano espresso parere favorevole alla cessione “a
titolo gratuito” di materiali d’armamento al Niger. Allora si trattò di 250
giubbetti antiproiettile per addestramento, 250 elmetti in kevlar, 10 caschi
balistici, 8 tute antiframmento, 2 kit corazzato per tuta antiframmento e 10
contenitori per tuta antiframmento.
Tutto il materiale era già
presente in Niger perché utilizzato per l’addestramento del personale nigerino
nell’ambito delle attività MISIN.
“I giubbetti antiproiettile e
gli elmetti in kevlar risultano obsoleti a causa dell’impossibilità e della non
economicità ad effettuare degli interventi di rispristino e di mantenimento
delle caratteristiche prestazionali e di protezione originarie indispensabili
per poterli impiegare per fini operativi”, riporta senza falsi pudori la
relativa Relazione dello Stato Maggiore. “Le tute antiframmentazione RAV 501 risultano obsolete a causa della
vetustà del materiale e della progressiva scadenza di validità della protezione
balistica dei vari lotti che non hanno superato le prove per l’estensione della
vita”.
Ma il deserto del Niger è
forse una discarica dove l’Italia può disperdere rifiuti di guerra a costo zero?
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 7 aprile 2025, https://www.africa-express.info/2025/04/08/furbizia-italiana-armamenti-obsoleti-ai-regimi-golpisti-africani/
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