Quale futuro per l’Arsenale Militare di Messina? Per i cittadini è top secret
Con un tweet l’Agenzia Industrie Difesa (AID) ha annunciato “l’allagamento” del bacino di carenaggio in muratura dell’Arsenale Militare di Messina, sito nello stupendo scenario della Zona Falcata della città dello Stretto. L’allagamento - fa sapere AID – “rappresenta il primo step per l’inizio delle lavorazioni sulle grandi navi”.
Che
tipo di lavorazioni e quali “grandi navi” saranno ospitate nell’Arsenale non
viene detto né è possibile sapere se esista un piano economico e di rilancio
dello storico Arsenale Militare.
Saranno
le grandi unità da guerra della Marina Militare italiana o dei partner NATO ed
extra-Nato nell'ambito del rafforzamento del “fronte sud” e della
militarizzazione del Mediterraneo centrale? O saranno le “grandi” navi da
crociera che già occupano stabilmente il molo centrale del porto di Messina
impedendo l'affaccio verso la zona falcata e lo Stretto di una città di mare
senza più mare?
E'
certo che qualsivoglia “rilancio” dell’Arsenale di Messina deve essere
affrontato previo confronto aperto e trasparente con le forze politiche,
sociali, sindacali e le associazioni ambientaliste cittadine. E non certo prima
che sia implementato un progetto serio di bonifica, risanamento e
riqualificazione ambientale degli stabilimenti e dei fondali, gravemente
inquinati in passato da lavorazioni estremamente “pericolose” per l'ambiente,
il territorio e la salute stessa dei lavoratori.
Sull’Arsenale
come sull’intera Zona Falcata - è notorio - sono consolidate le mire
affaristiche e speculative di gruppi privati.
LìArsenale
di estende su un'area di 55.000 Mq, di cui 24.000 Mq è al coperto, adibita a
uffici, reparti e magazzini. Il bacino di carenaggio in muratura “allagato” ha
una lunghezza di 150 Mt e una larghezza di 24,80.
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